Libri > I Miserabili
Segui la storia  |       
Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    17/09/2013    8 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Capitolo IX









Quando Grantaire rientrò all’agriturismo Enjolras lo stava aspettando seduto sulla panchina sotto alla loro finestra.
La bandiera sventolava tranquilla nei raggi del sole calante e il ragazzo leggeva in silenzio, la fronte leggermente corrugata da chissà quale pensiero importante.
Alzò lo sguardo e vide Grantaire in fondo al vialetto che spingeva la bicicletta e, senza starci troppo a pensare, lo chiamò.
L’artista appoggiò la bici contro il muro e si avvicinò, fino a sedersi accanto a lui.
- Contrat Social? – domandò, accennando al libro.
Enjolras sorrise, scosse la testa e mostrò la copertina.
- Virgilio. L’ho comprato ieri dall’antiquario. – spiegò, porgendoglielo  con un movimento delicato affinchè non si sciupasse.
- Edizione del 1832… Wow, è vecchiotto! – osservò Grantaire con un fischio di ammirazione mentre sfogliava le pagine con una sorta di timore reverenziale.
- E’ un bel pezzo per la mia collezione… - fece il biondo, riprendendoselo.
Il compagno inclinò la testa da un lato e lo scrutò per qualche secondo.
- Collezioni libri antichi? Non lo sapevo… - confessò.
Enjolras arrossì leggermente e distolse lo sguardo, un’ombra lieve ad offuscargli gli occhi.
- Sì, è un interesse che ho ereditato da mio padre… - sussurrò, esitando sull’ultima parola.
Grantaire colse quella reticenza e preferì non indagare oltre.
Ripensandoci sapeva davvero poco di Apollo.
Certo, durante l’anno lo vedeva praticamente tutti i gironi, ma al di fuori dal Musain erano due perfetti sconosciuti. Non sapeva nulla di Enjolras prima che incominciasse l’Università. Ignorava le sue origini, non conosceva la sua famiglia, e quel poco che sapeva di lui lo aveva dedotto dalle conversazioni con Ferre e Courf, gli unici due che potessero vantare una conoscenza di vecchia data con Enjolras.
Sapeva che, come lui, viveva solo, ma davvero non aveva idea di che fine avessero fatto i suoi genitori.
Parlava spesso, ma mai di sé; alla sua persona preferiva la Libertà, la Patria, la Giustizia, e così attorno a lui si era creato un alone di mistero che nessuno aveva mai osato davvero penetrare.
- Dove sei andato oggi? – domandò a bruciapelo il rivoluzionario cogliendolo alla sprovvista.
Questa volta fu il turno di Grantaire di arrossire.
Strinse impercettibilmente la cinghia a tracolla della sua borsa di cuoio, quasi avesse voluto proteggerla da eventuali tentativi di scippo da parte del biondo.
- No, niente… ecco… Avevo un paio di cosette da sbrigare, nulla di che. Adesso vado a farmi una doccia, ci vediamo dopo! – e schizzò a gran velocità verso la 206.
Enjolras rimase perplesso da quel comportamento, chiuse il libro e andò a mettere a posto la bicicletta che Grantaire, nella fretta, aveva lasciato in giardino.
Fu in quel momento che si accorse di Joly.
Se ne stava seduto su una sdraio sul bordo della piscina, il cappuccio della felpa tirato fin sulla testa e le cuffiette dell’iPod nelle orecchie.
Quando si accorse di essere stato notato spense l’iPod e salutò Enjolras con un sorriso smorto.
- Stai un po’ meglio? – gli domandò, preoccupato da come aveva reagito alla sbornia della sera prima.
Il biondo fece spallucce.
- Un po’ di cerchio alla testa, ma sto bene. Tu che ci fai qui da solo? –
Joly sospirò.
- Mi ha telefonato mio padre, vuole una cartolina. Bossuet è andato da Courf e Jehan a giocare alla play. – spiegò con un mezzo sorriso.
Enjolras assottigliò gli occhi, poco convinto dall’espressione dell’amico.
- Sicuro che vada tutto bene? – domandò.
Joly annuì e rinfilò le cuffie.
- Tranquillo, tutto a posto. Ci vediamo a cena. –
Enjolras non osò replicare e lo salutò con un cenno della testa, incamminandosi verso camera sua.
Era evidente che c’era qualcosa che non andava, ma Joly era un tipo strano: era capace di far impazzire il suo prossimo con la sua maledetta ipocondria, ma quando aveva davvero qualche problema lo teneva per sé, terrorizzato dall’idea di essere un peso per gli altri.
Ma forse si stava facendo troppi problemi. Magari era solo stanco, con una bella dormita sarebbe tornato il solito Joly ansiogeno e divertente di sempre…
La mattina dopo tutto sembrava essere tornato alla normalità: i postumi della sbornia erano completamente scomparsi, Jehan sembrava aver perso quell’aria pensosa del pomeriggio precedente, Marius era finalmente tornato in sé…
Courfeyrac continuava a sfottere Combeferre per il fatto di non essere stato abbastanza uomo da dichiararsi per primo.
- Siete una coppia meravigliosa, te lo giuro! Eponine ha le palle che tu non hai! – scherzava, sfuggendo ai puntuali coppini della ragazza.
Cosette, affamata di gossip, continuava a farsi ripetere dalla sera prima come fossero andate effettivamente le cose e Grantaire aveva proposto un brindisi ai nuovi piccioncini del gruppo.
Alle otto di mattina.
Bossuet si era lamentato tutto il tempo del fatto che avrebbe voluto vederli ubriachi al locale, ma Courf lo aveva smontato subito.
- Lascia perdere, Ferre su di giri sa essere anche più odioso del normale... – e di fronte alla faccia di Combeferrre tutti erano scoppiati a ridere.
Solo Enjolras, nonostante si fosse unito alle risate degli amici, provava una sorta di disagio in fondo al cuore.
Mentre gli altri si complimentavano con Ferre e Ponine, lui si sentiva fastidiosamente fuori luogo. Non era stato capace di comprendere i sentimenti del suo migliore amico, e questo lo faceva sentire la persona più stupida sulla faccia della terra, a maggior ragione se, come dicevano gli altri, il feeling fra quei due era così evidente.
Certo, si era accorto anche lui che Combeferre e Eponine, ultimamente, passavano un sacco di tempo insieme, ma così estraneo all’amore com’era lui non aveva mai pensato a un risvolto simile nella loro amicizia.
Forse aveva ragione Grantaire, forse era davvero un blocco di marmo senza emozioni…
Eppure c’era qualcosa, una sorta di puntura a metà fra lo stomaco e i polmoni, un fastidio senza nome, come se qualcuno gli avesse stretto le viscere in una morsa ferrea.
Era gelosia? No, non ne aveva motivo. Era felice per Eponine, e lo era ancora di più per Combeferre.
Allora cos’era? Paura di restare indietro?
Era lui stesso a dire che l’amore era un sentimento che non faceva per lui. Era lui stesso a dire di preferire la chiarezza dell’amicizia al turbine della passione.
“Trovo Leonardo troppo equilibrato nella sua arte. Il tormento di Michelangelo è di gran lunga più affascinante…” aveva detto Grantaire qualche giorno prima.
Una semplice discussione sull’arte aveva tratteggiato alla perfezione i loro caratteri: Enjolras era l’equilibrio, l’ordine, la precisione; Grantaire era il tormento, la passione, il caos.
Erano agli antipodi, eppure Enjolras iniziava a domandarsi se lo scettico non avesse sempre avuto ragione, almeno in parte, se il suo modo sregolato di approcciarsi alla vita non fosse stato più indicato.
Grantaire sbagliava, sì, ma nell’errore era molto più libero e molto più saggio della rigida disciplina di Enjolras.
Apollo, abbagliato dalla lucentezza del sole a cui puntava, non riusciva a cogliere l’essenza della terra in cui si muoveva, restando intrappolato fra l’assolutamente alto e l’assolutamente basso.
Questo era, incompleto, e il suo essere a metà iniziava ora a farsi sentire come un peso. Forse anche Enjolras incominciava ad avere bisogno di qualcosa oltre all’amicizia.
Ma se l’amore si fosse insinuato nel suo cuore lui, così alieno ai sentimenti, avrebbe saputo riconoscerlo?
- Bella, eh? – lo richiamò sulla terra Combeferre, con un cenno della testa alla navata della chiesa di Santa Croce.
Enjolras annuì, senza aver ancora appieno realizzato quello che l’amico gli aveva detto.
- Credo che abbiamo perso Jehan. Dovremo lasciarlo qui, temo… – continuò Ferre.
Il leader si guardò intorno alla ricerca di Jehan e lo vide inginocchiato ai piedi di una statua.
- Cosa sta facendo? –
Courfeyrac apparve alle loro spalle.
- E’ la tomba di Ugo Foscolo, un poeta che gli piace. Voi non avete idea, ieri sera mi ha raccontato tutte le Lettere di Jacopo Ortis. – esalò.
Combeferre rise, Enjolras lo guardò, curioso.
- E chi è questo Ortis? –
- Un pazzo che si uccide perché la sua Patria è in mano agli stranieri. Boh, non lo so, è sto Foscolo che ha scritto queste cose senza senso…-
Ma alle parole  “Patria in mano agli stranieri” Enjolras era già partito, ben deciso a chiedere a Jehan ulteriori informazioni.
- Sei un idiota. – sentenziò Ferre, con calma assoluta.
- Annodami la lingua. – ribatté Courfeyrac con altrettanta calma, mostrando la lingua affinchè l’amico potesse procedere.
Nel frattempo Marius cercava di far alzare Grantaire da terra, dove si era inginocchiato in adorazione della tomba del Buonarroti.
- Dai, Taire, sei patetico! – lo spronò Eponine, ridacchiando.
- Voi non potete capire… - scherzò Grantaire,  anche se Cosette ebbe la terribile sensazione che non fosse poi completamente uno scherzo.
Riuscirono ad uscire dalla chiesa mezz’ora dopo, quando ormai era l’ora di pranzo.
Nel pomeriggio, per la gioia di Joly, andarono a vedere il museo della Specola.
- Non è meraviglioso? – continuava a ripetere, saltellando da un cadavere all’altro, indicando reni e intestini, polmoni e pancreas.
- Io lo trovo disgustoso… - sussurrò Cosette, decisamente nauseata da tutte quelle budella in bella vista, mentre Eponine la abbracciava e rideva di lei.
Combeferre, intanto, studiava l’esposizione tutto interessato, tempestando Joly di domande.
Quel ragazzo era una contraddizione ambulante: terribilmente schifato da qualsiasi cosa potesse essere portatrice di germi, era invece completamente a suo agio fra persone squarciate e altre macabre amenità.
- Non avrei mai immaginato che un museo simile potesse essere così interessante!  Per fortuna che Bossuet ha avuto quest’idea! – esclamò Jehan all’uscita.
Il ragazzo, che se n’era stato in silenzio per tutta la visita, si grattò la nuca imbarazzato.
- Beh, in realtà l’ho proposto perché sapevo che a Joly sarebbe piaciuto qualcosa di un po’ più macabro… - scherzò.
Ancora una volta una semplice frase fu in grado di scuotere l’aspirante medico dal profondo.
Il senso di tristezza e malinconia che l’aveva tenuto a testa bassa per tutta la giornata svanì nel nulla, spazzato via dal sorriso di Bossuet.
Dimenticò il dialogo del pomeriggio prima, dimenticò di essersi sentito un peso per l’ennesima volta, dimenticò che la sera prima, quando Enjolras l’aveva incontrato in piscina, era uscito dalla stanza di Courf e Jehan con una scusa qualsiasi, il groppo in gola troppo opprimente per restare ancora circondato dai suoi amici.
A volte Joly aveva bisogno di silenzio, di quiete per riordinare i suoi pensieri, per organizzare i suoi sentimenti.
Era così da quando era un bambino. Amava stare in compagnia, la solitudine lo terrorizzava, ma vi erano volte in cui solo qualche minuto di silenzio poteva aiutarlo a chiudere lo sconforto a doppia mandata in fondo al cuore affinchè non potesse essere un fastidio per nessuno.
Era sempre Bossuet, però, a frantumare le sue preoccupazioni e farlo tornare a sorridere come si deve, proprio come quel giorno.
- Grazie, mi sono divertito un sacco! – esclamò, mentre alle sue spalle Cosette si esibiva in espressioni alquanto eloquenti.
Bossuet gli mise una mano sulla spalla e abbassò il tono di voce, mentre gli altri si incammminavano verso il parcheggio.
- Questo ed altro per farti tornare il sorriso! – fece, allegro come sempre.
Eppure nei suoi occhi Joly scorse una preoccupazione che gli scaldò il cuore.
- Stai tranquillo, adesso va tutto bene… - sussurrò, prima di rivolgergli un sorriso più luminoso del sole che splendeva ancora alto nel cielo.
Quella sera cenarono alla tavernetta dell’agriturismo.
Enjolras si lanciò in un’arringa a difesa dei vegetariani, mentre Grantaire esaltava le proprietà della Fiorentina al sangue. Nonostante la sua eloquenza, il biondo si trovò sconfitto dagli stomaci affamati degli amici, che preferivano alle sue omelette di verdure la famosa bistecca toscana.
La bottiglia di Chianti che una cameriera aveva portato loro all’inizio del pasto fu presto seguita da altre due, che Taire si premurò di far sparire in fretta.
Enjolras ebbe la saggezza di controllare sempre nel bicchiere prima di bere, ma quella sera nessuno era in vena di alzare il gomito più del dovuto.
Rimasero a tavola per tutta la serata, il chiarore dell’esterno che pian piano svaniva, sostituito dalle lampade che mandavano la loro luce soffusa e aranciata nella saletta dal soffitto basso.
Verso le undici Cosette e Marius salutarono tutti, decretando di essere stanchi morti. Eponine e Combeferre li imitarono mezz’ora dopo.
- Buon divertimento! – augurò loro Courfeyrac con aria maliziosa.
Per tutta risposta gli amici gli mostrarono contemporaneamente il dito medio e se ne andarono ridendo.
Gli altri rimasero ancora un’oretta, poi, con uno sbadiglio, Grantaire annunciò che se ne sarebbe andato a dormire, seguito dal suo compagno di stanza.
- Dai, veniamo anche noi… - fece Jehan alzandosi da tavola.
- Voi non venite? – si informò Courfeyrac, già sulla porta.
Bossuet lo guardò come se avesse appena bestemmiato.
- Sei pazzo? Noi siamo nella stanza accanto a quella di Marius e Cosette! –
- Ci conviene aspettare ancora un po’, altrimenti rischiamo di dover passare un’altra notte in bianco… - spiegò Joly, facendo scoppiare a ridere gli altri quattro, nonostante a tutti fosse corso un piccolo brivido su per la schiena. Le occhiaie che Pontmercy esibiva alla mattina dicevano più di quanto non avrebbero dovuto…
- Allora a domani, buonanotte! – li salutò Enjolras salendo le scale.
- Per fortuna che stasera Joly si è un po’ ripreso. Stamattina era così smorto che mi stavo preoccupando. – osservò Courf dopo un po’ che erano tornati in camera, cambiando distrattamente canale alla tv.
- Poverino, deve esserci rimasto proprio male… A volte esageriamo un po’ con lui… - fece Jehan sciogliendosi i capelli e saltando a pesce sul letto, tanto che per il rimbalzo il compagno quasi non volò dritto sul pavimento.
- Cosa intendi dire? – domandò quando fu di nuovo stabile nella sua parte di letto.
Jehan incrociò le gambe e lo guardò con tanto d’occhi.
- Davvero non l’hai capito? E’ per il discorso che avete fatto tu e Bossuet ieri ai Boboli. Quando gli hai detto che a sopportare Joly deve essere un santo e lui ti ha risposto che non sa come faccia… -
Courfeyrac arrossì.
- Dio, non pensavo che l’avrebbe presa sul serio! Insomma, era uno scherzo! Joly sa che senza di lui Les Amis de l’ABC non sarebbero la stessa cosa! Oddio, mi sento una merda… - mugolò con aria colpevole.
Il poeta fece spallucce.
- Lo sai com’è fatto. Lesgle è il suo punto fermo, l’idea di poterlo perdere lo fa uscire di testa… -
Ma Courfeyrac non lo stava più ascoltando, adesso era tutto intento a rivoltarsi le tasche dei pantaloni e a guardare sotto il letto.
- Merda… - piagnucolò.
- Cosa c’è adesso? – sospirò Prouvaire, come al solito interrotto nelle sue elucubrazioni romantiche.
- A proposito di perdere… - iniziò Courfeyrac.
- Ho lasciato il cellulare in tavernetta. –
Nel frattempo, al piano di sotto, Bossuet stava finendo la bottiglia di Chianti riempiendosi l’ultimo bicchiere.
- D’accordo, adesso che siamo soli mi vuoi spiegare cos’avevi oggi? – domandò così a bruciapelo che a Joly andò di traverso il vino.
- Non avevo niente, cosa avrei dovuto avere? – balbettò, già sulla difensiva.
L’amico inarcò un sopracciglio, scettico.
- Joly, non hai aperto bocca per tutta la mattina e mi hai deliberatamente evitato. Credi che non me ne sia accorto? – replicò, pazientemente, ma con fermezza.
L’aspirante medico scosse la testa e abbassò lo sguardo.
- Ti dico che non è successo niente, Lesgle, ormai è risolto. – ma proprio la sua frase tradì i suoi sentimenti.
Joly non chiamava mai Bossuet per nome, a meno che non fosse molto serio, o molto preoccupato.
Quello si sporse in avanti e appoggiò i gomiti sul tavolo, spostando da un lato il bicchiere di Chianti.
- Joly, guardami. Cosa succede? Stai di nuovo male? Ti ha detto qualcosa tuo padre? Cosa c’è? –
Joly alzò lentamente lo sguardo sul ragazzo seduto di fronte a lui, dall’altro lato del tavolino.
Perché aveva reagito così a una frase che aveva sentito ripetere centinaia di volte da quando si conoscevano?
La risposta era tanto semplice quanto stupida.
Aveva paura, dannatamente paura, che Bossuet potesse stancarsi di lui.
Da quando l’aveva conosciuto qualcosa era cambiato nella sua vita.
Gli piaceva tornare a casa dall’Università o dall’ospedale e vederlo in cucina che armeggiava coi fornelli, le dita tutte bruciacchiate e i cocci di un piatto nel lavandino.
Gli piaceva quando la sera, dopo cena, si mettevano sul divano e Bossuet si addormentava mentre lui guardava Malattie Imbarazzanti su quel canale che trasmetteva improbabili programmi canadesi.
Gli piaceva quando, dopo un attacco di panico, restava con lui tutta la notte, finchè non si riaddormentava.
Gli piaceva andarlo a prendere al lavoro e andare al Musain insieme, gli piacevano le domeniche alle Tuileries, le colazioni d’inverno, quando fuori diluviava e loro erano ancora mezzi addormentati.
Ormai Bossuet era parte della sua vita, parte di lui. Non riusciva più a immaginare nemmeno un giorno senza di lui.
Qualsiasi cosa gli succedesse, qualsiasi imprevisto capitasse, Bossuet era sempre lì a dargli coraggio; anche quando i problemi gli sembravano insormontabili, Bossuet continuava a ripetergli che credeva in lui, che sarebbe diventato un grande medico, che non doveva mollare.
No, Bossuet non se ne sarebbe mai andato, e lui lo sapeva. Se avesse voluto avrebbe avuto già un sacco di occasioni per farlo, eppure era ancora lì, seduto di fronte a lui, che gli rovesciava addosso chissà quali domande in attesa di spiegazioni.
Senza nemmeno riflettere Joly si alzò in piedi, mandando indietro la sedia e puntellando le mani sulla superficie del tavolino.
Bossuet si zittì, stupito da quel movimento, e sussultò appena quando Joly posò le labbra sulle sue con una dolcezza che gli diede le vertigini.
Abbassò le palpebre e dischiuse le labbra, portando una mano ad accarezzare piano la guancia di Joly.
Non si fece nemmeno domande mentre l’altro approfondiva il bacio con timidezza; era Joly, il suo Joly. Era normale. Era giusto.
Era perfetto.
Jehan, dietro l’angolo della porta, teneva una mano premuta sulla bocca di Courfeyrac, che stava dando il meglio di se per non emettere strani gridolini acuti.
- Zitto, cretino! Vuoi rovinare tutto? – sussurrò il poeta con un sorrisetto, spingendolo verso le scale nella speranza di fare meno rumore possibile.
- Ma il mio…! – balbettò Courf.
- Domani, adesso non mi sembra proprio il momento… -
Sul tavolino, accanto al bicchiere di Chianti, il cellulare di Courfeyrac sarebbe rimasto lì tutta la notte…











 
Note:

Siamo tornate, siamo salve, siamo in preda ai feels assoluti e piene di idee!!!
Voi non avete idea di quanto Parigi sia la città perfetta.
Vi diciamo solamente che, da brave maniache quali siamo, abbiamo osservato la gente qua e là sulla metro alla ricerca dei visi dei nostri cari Amis e... li abbiamo trovati.
Cioè, non potete capire. Il tizio sulla linea 6 ERA GRANTAIRE. Proprio lui. In carne ed ossa.
Il nostro cuore non può reggere a cotanta bellezza... xDDD
Per non parlare di tutte le coppiette yaoi che abbiamo beccato in giro... No, seriamente, vogliamo tornare a Parigi. L'Italia fa schifo!!! çAAAAç
Va bene, adesso basta, piantiamola di dire stupidaggini e passiamo al capitolo.


hfflskdfhsakjghkfshgdfhgfdhgdlfghfdhgkfghdfkghadgh!!!!!
Avevamo detto che questo era uno dei capitoli preferiti di Koori, dovevate aspettarvi una reazione simile. xD
Aaaaaallora, andiamo con ordine!
Joly triste è l'amore. No, seriamente, voglio abbracciarlo e stritolarlo come se non ci fosse un domani -Koori e le sue strane manie- e Enj... Oh, Enj!
Il nostro leader starà forse incominciando a capire un po' come gira il mondo? Si starà forse rendendo conto che anche lui ha un cuore che batte oltre a un cervello che macina?
A quanto pare gli sviluppi della relazione fra lui e Taire sono giunti a un nodo bello complicato da sciogliere... Ma vedrete, vedrete! Abbiamo in serbo per loro dei bei colpi di scena... <3
Courf è un gran rompiscatole, non so come faccia Ferre a non mandarlo a quel paese... xD
Ma mai frase fu più vera di "
Eponine ha le palle che tu non hai!
", gentilmente offerta dalla nostra Ame durante una discussione sulla coppia... x°°
Ma adesso giungiamo a loro, le star del capitolo.
UN DEFIBRILLATORE, VI PREGO.
Quando abbiamo iniziato questa fanfiction la Bossuet/Joly mi piaceva. Cioè, erano carini, molto carini, ma mai avrei pensato che sarei arrivata a shipparli a questi livelli. Sono la mia nuova ossessione quei due. Sono zucchero sparato in endovena.
Okay, la pianto. xD
Comunque sì, Bossuet è un santo, checché se ne dica. 
E il Museo della Specola, per chi non lo sapesse, è una sezione del Museo di Storia Naturale nella quale sono conservate statue di cera che fungono da modelli anatomici dell'essere umano.
Sono strafighe, e anche se potrebbero disturbare gli stomaci deboli consiglio un salto su Wikipedia o Google Immagini giusto per farvi un'idea. -a Koori piace la roba macabra-
Tornando alla storia... Signori, si stappi lo champagne per Joly e Bossuet. Finalmente anche loro due ce l'hanno fatta!
Personalmente adoro i ragionamenti di Joly nella parte finale del capitolo e come faccia tutto senza ponunciare parola, lasciando Bossuet letteralmente di stucco.
Ma poi  insomma... sono così... kfgjghfkjdhgaskjhgfkjhgkjjg
D'accordo, d'accordo, smetto di fangirlare nello spazio dedicato alle cose serie(?)...
Come avrete certamente notato i capitoli hanno iniziato a farsi leggermente più seri dei precedenti.
Ebbene, visto che siamo sadiche e adoriamo lasciare mezzi spoiler a fine note di modo da farvi penare fino alla pubblicazione successiva...
Preparatevi. Oscuri eventi stanno per abbattersi sui nostri eroi...
Con questo vi lasciamo, a Venerdì! ~ <3

Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori

 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: Do_Not_Touch_My_Patria