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Autore: Lys3    17/09/2013    1 recensioni
Come sono arrivati Cato e Clove a rappresentare il Distretto 2? E cosa è accaduto loro nell'Arena? Questa è la storia di due ragazzi che volevano rendere fiero il proprio Distretto, due ragazzi che pensavano di vincere i 74esimi Hunger Games.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 16 – Non più Favoriti
 
Gli Hunger Games avevano preso una piega decisamente strana. Dopo l’episodio degli Aghi Inseguitori eravamo rimasti solo in nove, eppure i Giochi erano fermi da due giorni.
Eravamo ancora vivi io, Clove, Marvel, Jared, la ragazza del 5, i ragazzi dell’11 e purtroppo anche quelli del 12.
Eppure erano due notti che dormivamo sogni tranquilli, due giorni che nessuno fiatava. Cosa stava accadendo? Gli Strateghi erano concentrati sull’agonia di Peeta, a causa della mia profonda ferita, o sull’agonia di Katniss? Quante punture da parte degli ibridi aveva ricevuto? Abbastanza da essere confusa più di me.
Il suo fisico era gracile, non poteva resistere al veleno. Ma due giorni erano troppi per sperare in una sua morte.

Le nostre provviste di cibo, nel frattempo, erano al sicuro, e noi ci godevamo la vita con le nostre scorte nelle nostre tende.
Clove stava di nuovo bene e aveva ripreso a sorridere. E con lei sorridevo anche io.
Quando al terzo giorno dall’incidente con gli Aghi Inseguitori vedemmo del fumo nero salire dal fitto del bosco, tutto sembrava così strano.
“Chi sarà?” domandò Marvel.
“Qualcuno che non ha paura di farsi vedere” risposi io. Presi la lancia, strumento che non usavo spesso, in genere preferivo la spada. Subito vidi Clove prendere i suoi coltelli. “Vengo con te” mi disse con sguardo deciso.
Avrei voluto dirle di no. Avrei voluto spiegarle che dopo averla vista in fin di vita a causa del veleno anche la sola idea che mettesse un piede fuori dalla radura mi terrorizzava. Ma del resto erano gli ultimi giorni che trascorrevamo insieme prima della fine… Non volevo perdere nemmeno un istante con lei.
Annuii. “Jared!” Il ragazzino del 3 si voltò a guardarmi. “Vieni con noi. Abbiamo bisogno di te.”
Due lance e un set di coltelli si imbarcarono così nel folto della foresta, di corsa, seguiti da un ragazzino che come arma aveva solo un coltello.
Avevamo paura che, chiunque fosse, potesse sfuggirci. E non è una cosa da potersi permettere quando ci si avvicina alla fine. Fin quando eravamo in tanti, dovevamo approfittarne e ammazzarne il più possibile. Ma ormai eravamo troppo pochi per tentare di stanare qualche altro Tributo.
La nostra delusione fu palese quando, una volta arrivati, vedemmo solo dei rami e delle foglie che bruciavano pigramente.
“E’ stata la ragazza del 5” disse Marvel.
“No, è troppo furba. Chiunque sia non è molto lontano” continuò Clove.
Guardai attentamente le tracce sul terreno. Non ero molto bravo a capire tutte quelle cose che sapevano gli altri, ma capii che si trattava di due persone. Una delle due era la ragazzina dell’11: era l’unica rimasta nell’Arena a poter avere piedi piccolissimi come quelli stampati lì attorno.
“Cato, guarda” disse Clove. Mi voltai nella direzione da lei indicata e vidi dell’altro fumo.
Qualcuno si stava prendendo gioco di noi. Ripartii subito, di corsa, e gli altri con me. La rabbia mi dava la spinta necessaria per andare avanti il più veloce possibile. Se prima mi avvicinavo lentamente al primo fuoco, temendo che qualcuno potesse sbucare da un momento all’altro, qui andavo dritto verso la meta.
Chiunque fosse, insieme alla ragazzina dell’11, voleva condurci in un punto preciso, ma quale?
Arrivammo al secondo ammasso di foglie e rami. Bruciava lentamente e non potei far altro che arrabbiarmi ancora di più. Sfoderai un urlo liberatorio che risuonò per tutto il bosco, seguito da il rumore fortissimo di uno scoppio.
Poteva essere accaduta una cosa qualsiasi. Anche dall’altra parte dell’Arena. Tuttavia io ero pienamente consapevole che quel suono angosciante proveniva dal nostro accampamento.
Sempre di corsa, per niente sfiancati, tornammo indietro, giusto in tempo per vedere le nostre scorte fumanti sparse per tutto il terreno.
Niente più cibo o acqua. Niente tende e medicinali. Niente sacchi a pelo o lampade a olio. Niente più armi e coperte. Niente più zaini. Niente di niente.
Due lance, un set di coltelli e un ragazzino con un solo pugnale. Ecco cosa c’era rimasto. “Cosa diavolo hai combinato?!” strillai voltandomi verso Jared, furioso.
“Le nostre cose!” urlava Clove, disperata. Lei e Marvel corsero tra le macerie a cercare i resti di qualcosa.
“Io non c’entro, ero con voi! L’avete visto che ero con voi! Sarà stato qualcuno!” frignava lui.
“E allora perché non sento nessun colpo di cannone?! Dovevi tenerle al sicuro o far morire con loro chi tentava di avvicinarsi!” sbraitai.
“Scusami, Cato! Non sapevo sarebbe andata così!” piangeva a dirotto ormai.
“Nemmeno io lo sapevo” gli dissi con un fil di voce all’orecchio. “Altrimenti ti avrei ammazzato prima.” Presi la sua testa tra le mia mani e la girai.
Un colpo secco, un suono sordo, e il suo corpo si accasciò a terra in un secondo.
Lo guardai a terra, privo di vita, mentre il colpo di cannone rimbombava in cielo e i miei due alleati rimasti si voltavano a guardarmi. Non sapevo se provare pietà o disprezzo per lui.
Così incapace ma anche così vittima di un gioco per lui troppo grande.
Quanti anni aveva? Quattordici? Non gliel’avevo nemmeno chiesto. Perché lì non contava l’età, ma quanto si è bravi a sopravvivere. E lui non lo era per niente.
“Cato” la voce di Clove sembrava triste, e la sua mano quando strinse la mia era così fredda e tremante da farmi paura. “Cosa faremo adesso?”
Il nostro grande gruppo di Favoriti era diminuito velocemente. Da sei a quattro, da quattro a tre. Quanto ancora avremmo potuto durare noi sopravvissuti?
Non potevo concedermi di deprimermi in quel momento. Non dovevo pensare che il destino mio e di Clove era agli sgoccioli, dovevo agire. Lei e Marvel contavano su di me. Ero la loro guida, il loro capo.
Non li avrei delusi.
“Avete trovato qualcosa?” chiesi con finta calma.
Marvel mostrò il bottino: uno zaino bruciacchiato, cinque panini abbrustoliti e una boraccia d’acqua vuota.
“Andiamo nel bosco. Cercheremo un posto dove accamparci” dissi io, prendendo la mano di Clove e incamminandoci tra il folto della piantagione.
Vagammo a lungo, senza trovare un posto completamente riparato. Alla fine accedemmo un fuocherello e facemmo dei turni di guardia per tutta la notte.
Clove sembrava agitata, ma non appena mi avvicinavo a lei per sfiorarle la mano o altro, subito si tranquillizzava.
Anche io ero nervoso, ma tentavo di mantenere la calma.
Non era da me perdere il controllo, non l’avevo mai fatto prima d’allora. Forse perché non avevo nulla da perdere. Ora con la mia stessa vita in gioco e quella della persona che amavo le cose si complicavano.
L’indomani mattina, sentimmo delle urla. Qualcuno stava chiamando il nome di Katniss.
“Sembra la ragazzina dell’11” disse Clove scattando in piedi.
“Potrebbe essere un altro tentativo di portarci dove vogliono loro” risposi io.
“Andiamo a vedere”esordì Marvel.
Avrei dovuto concederglielo? Se ieri Clove fosse rimasta da sola a fare la guardia alle nostre scorte ora probabilmente poteva essere gravemente ferita. I Giochi si erano complicati.
“No” dissi, secco.
“Perché no, Cato? Abbiamo la possibilità di vendicarci per il nostro cibo!” continuò Marvel.
“Non possiamo rischiare di venire attaccati! Se ieri ci hanno portati lontani dalle nostre scorte per distruggerle, ora chi ci dice che non lo stanno facendo per tenderci un agguato?” sbraitai.
“Cosa ti prende? Siamo noi, i Favoriti. Siamo noi quelli di cui gli altri hanno paura. Siamo noi i più forti!” strillò Marvel.
Rimasi qualche istante in silenzio, meditando su cosa dire. “Eravamo i più forti, Marvel. Ora siamo solo dei ragazzi spaventati come tutti gli altri. Glimmer era forte, eppure è morta. Jared era in gamba, e ora non c’è più. Peeta sembrava apposto, e invece ci ha traditi. Nulla è come sembra. E anche se ora sembri invincibile, credi di potercela fare, non hai niente in più di loro.”
“La tua è solo paura!”urlò Marvel. “Vado a uccidere quella stupida ragazzina, e stasera quando tornerò vittorioso potrò sbatterti in faccia la tua codardia!”
Lo vidi allontanarsi, la lancia in mano. Il passo era svelto, di chi ha l’ansia di fare qualcosa.
Torna, torna pure con la tua vittoria, pensai. Io me ne starò qui a godermi un altro giorno con la ragazza che amo, uno dei nostri ultimi giorni insieme, e nessuno potrà portarmelo via.

Buongiorno a tutti! Eccomi tornata con un nuovo capitolo e scusate se vi ho fatto aspettare ma tra scuola e scuola guida non riesco a stare molto tempo a casa. Cosa ne pensate del capitolo? Vi piace? Fatemelo sapere tramite recensioni ^^ Ringrazio veramente di tutto cuore coloro che continuano a leggere la mia storia e ancora di più chi la recensisce dandomi utili consigli su come migliorare! Ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Vi adoro *-* a presto per sapere come andrà a finire questa storia che si avvicina alla fine! Ciao :*

 
  
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