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Autore: Martina_Yuki    17/09/2013    1 recensioni
Ciao a tutti!
Oggi faccio il mio ingresso nel mondo di EFP con questa storia scritta a 6 mani.
La protagonista sono io e altre due mie amiche (Gallifrey_96 e FluffyJpeg), comuni mortali, che un martedì mattina vediamo realizzarsi il nostro sogno: incontrare il Dottore.
Ma come al solito niente filerà liscio perchè il Dottore è in un mondo parallelo e il suo TARDIS è scarico.
A tutto questo si aggiungono morti improvvise e la comparsa di un alieno che tecnicamente non dovrebbe esistere.
Sperando di strapparvi un sorriso, buona lettura!
Genere: Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - 10
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Note-
Attenzione: il seguente capitolo è più ansioso e meno comico, rispetto agli altri capitoli. Questo grazie a Fluffy, che in questo capitolo ci ha messo l'anima per scriverlo! Ma state tranquilli, nessun sangue in vista. Solo acqua (e forse è peggio)! 8D 
Buona lettura!


Per tutta la stanza si sentiva il ronzio del cacciavite sonico, interrotto solo dal suono dei passi dei due uomini che stavano camminando in quella zona della palestra.
Il Dottore stava davanti all'agente, portandosi dietro il Biogeneratore, stando attento ad un possibile segnale della presenza di ELMEM.
Carlo, invece, continuava a guardarsi intorno agitato, camminando veloce, così da non rimanere troppo lontano dal Signore del Tempo.
Quest'ultimo, guardandosi attorno per un attimo dietro le sue spalle, intravide nelle mani dell'agente un'arma.
-Non ti servirà a molto quella, quando troveremo ELMEM.-
Carlo sussultò, totalmente colto alla sprovvista da quelle parole che avevano rotto il silenzio.
-C... Cosa?- balbettò.
-La pistola. Come hai detto tu prima, alla fine è composto da acqua... Sparargli non servirà a nulla. Se vuoi essere d'aiuto lascia parlare me e non usare quella... cosa.- concluse indicando l'arma.
-La fa facile, Dottore. Lei è abituato a questo genere di cose, ma la mia vita passa dal dare multe di eccesso di velocità a vigilare edifici, come in questo caso. Raramente mi è capitato di entrare in azione.
Il Dottore lo fissò con perplessità qualche istante.
-...Che c'è?- chiese Carlo.
-Niente, è che... che tristezza di vita che hai.-
Carlo rimase fermo qualche istante, dapprima senza capire. Pensava stesse per dirgli qualcosa di serio!
-Beh, grazie!- esclamò. -Comunque... in questo momento, la pistola, è l'unica sicurezza che ho. Cercherò ovviamente di non usarla, ma non le assicuro nulla.-
-Capisco...-
Il Dottore e Carlo lasciarono la stanza e sbucarono nel corridoio, illuminato pallidamente dalle luci artificiali appese al soffitto.
L'agente le guardò qualche momento, considerandole improvvisamente inquietanti in quelle circostanze; quando si ritrovò di nuovo a sussultare quando il Dottore gli porse un'altra domanda.
-Ma che diamine, non puoi avvertire con un colpo di tosse che vuoi parlare?! Mi farai venire un infarto!- esclamò esasperato.
-...Okay, scusa.- il Signore del Tempo tossicchiò poco convinto, quindi ripeté: -Hai mai considerato essere qualcosa di diverso da un agente?-
-Beh, io vorrei fare carriera e diventare capitano. Chi vorrebbe rimanere agente semplice, scusi?-
-No, no.- rettificò il Dottore. -Intendevo dire se hai mai voluto fare qualcosa di diverso da un lavoro in polizia.-
-Oh.- mormorò Carlo.- Sì... Da piccolo volevo essere un astronauta. Ma più o meno tutti i bambini vogliono esserlo.- gli scappò un sorriso nostalgico; ma l'ansia glielo tolse dopo pochi istanti. -...Poi avevo un altro sogno, prima della polizia.- aggiunse.
-Quale?- chiese il Dottore, mostrando una punta di interesse nella voce, nonostante fosse prevalentemente concentrato su altro.
Carlo rimase in silenzio qualche secondo, pensoso.
-Cavoli, mi sfugge il termine in questo momento.- mormorò.
-Beh, prova a descrivermelo, allora. Magari lo indovino!- propose l'altro.
Il primo sprofondò in un attimo di silenzio, rotto solamente dal ronzio del cacciavite sonico. Il non udirlo più fece fermare il Signore del Tempo, che si volse verso di lui.
-Che succede?- gli chiese.
Carlo guardò qualche istante il pavimento, prima di spostare lo sguardo sul Dottore.
-Non... Non riesco a ricordare.- mormorò di nuovo.
-Non ricordi nemmeno la descrizione?-
-No.- negli occhi di Carlo si riaccese la preoccupazione. -Cosa...?-
-E' l'ansia del momento, nulla di preoccupante!- tagliò corto il Dottore, sorridendogli apparentemente tranquillo prima di girarsi, e riprendere a camminare.
La verità era che non si sentiva affatto tranquillo, e non per la ricerca di ELMEM. Non totalmente, almeno.
C'era sicuramente qualcosa di strano in quella dimenticanza. Era vero che l'ansia poteva far dimenticare qualcosa; ma quello era un lapsus enorme, e da un agente di polizia! Qualcuno che, in teoria, dovrebbe essere abituato a controllare emozioni come l'agitazione e la paura!
Una mezza teoria si stava già formando nella sua mente; e non gli piaceva. Poteva sbagliarsi. Sperava di sbagliarsi.
Arrivò ad una porta che divideva la prima parte del corridoio dalla seconda. Abbassò la maniglia, e trovandola aperta, la spalancò e la superò, seguito da Carlo.
Gli rivolse un'occhiata esaminatrice.
Aveva bisogno di conferme.
-Hai famiglia?- gli domandò.
Carlo si prese un istante per rispondere. -Sì. Beh, quasi. Ho una fidanzata da tre mesi.-
-Come si chiama?-
-Helena. Perché lo chiedi?-
-Oh, nulla, curiosità.- tagliò corto il Dottore con una scrollata di spalle. Poi chiese: -Quanti anni hai?-
-Trentasei... Ma perché stai...?-
-E quand'è il tuo compleanno?-
-Cosa c'entra ora!-
-Tu rispondi!-
Il Dottore esclamò il comando con una tale foga che Carlo si paralizzò qualche istante, i muscoli tesi come quando era il suo capitano a impartirgli un ordine.
-In... Ehm...- mormorò, e il suo sguardo tornò perplesso, mentre vagava fino al soffitto, nel tentativo di ricordare una cosa tanto ovvia.
Il Signore del Tempo rimase silente ad osservarlo qualche istante, in attesa della risposta che tardava ad arrivare.
Non era un buon segno.
-Quanto fa 3x3?- gli domandò.
Carlo scosse la testa, avvertendo i suoi pensieri confusi nella mente.
-Perché lo stai...?-
-Rispondimi.- disse l'altro, addolcendo i toni.
L'agente sospirò, passandosi una mano trai capelli, gli occhi socchiusi.
-...Tre.. Trentatré?- balbettò infine, con quell'indecisione tipica di chi spara una risposta a caso. Lo sguardo corse dal soffitto, alle luci, e infine di nuovo al Dottore, che continuava ad osservarlo come fosse sotto esame.
-...Non fa trentatré, eh?- disse. -Perché non riesco a fare 3x3?-
-Non è niente...-
-Non è niente un cavolo! Non riesco a fare 3x3, non mi pare normale!-
-Carlo, devi stare calmo, l'ansia può fare brutti scherz... aspetta! Ti ricordi che non è normale?!-
Avevano ripreso a camminare, ma quest'ultimo accorgimento lo fece fermare di nuovo e voltare verso l'agente. Egli aprì la bocca per rispondere, ma non seppe cosa dire, e si limitò a scrollare le spalle confuso.
Il Dottore sospirò, distogliendo lo sguardo con aria pensosa. Lo riportò a Carlo dopo qualche secondo, con aria estremamente seria.
-Penso di...- iniziò, quando l'improvviso cambiamento del suono del cacciavite sonico annunciò ad entrambi che la creatura era vicina.
Carlo, già di per sé in ansia, andò completamente nel panico: agitava la pistola a destra e a manca e non smetteva di voltarsi in tutte le direzioni, dalla quale pareva arrivare un suono.
Il Signore del tempo era altrettanto teso, data la situazione. Questa volta si trovava di fronte a qualcosa di praticamente sconosciuto, della quale l'unica conoscenza che aveva erano poche informazioni, nemmeno sicure, avute da un libro di favole.
Il suo piano era decisamente fragile, perché le possibilità che un alieno, di cui non sapeva nulla, (nemmeno se sapesse parlare), fosse disponibile ad arrivare ad un accordo, erano estremamente poche.
Ma non aveva scelta se non di tentare. D'altra parte, ELMEM, era l'unica sua possibilità di poter ricaricare il TARDIS e di far ritorno al suo Universo.
-Dottore...- Carlo lo chiamò con voce strozzata, mentre indietreggiava terrorizzato.
Il Signore del Tempo si girò nella direzione che lui gli indicava tremando verso quella che pareva una semplice pozzanghera, ma che chiunque avrebbe saputo riconoscerne l'unicità. Essa infatti si muoveva, avanzando verso di loro a velocità crescente, richiamando al suo passaggio piccole quantità d'acqua che andavano a ricongiungersi a quello che, ipotizzò il Dottore, era il corpo centrale.
Il Signore del Tempo si mise di fronte a Carlo, tenendolo dietro di sé mentre indietreggiava.
-Beh, ora abbiamo la conferma che possa dividersi.- disse con semplicità.
-Non è una bella notizia, vero?- chiese l'agente, senza distogliere lo sguardo dall'essere acquoso di fronte a loro.
-Nno, direi proprio di no.-
L'ELMEM parve avere un brivido quando l'ultima goccia si riunì a lui, e poterono finalmente vedere ciò che cercavano in tutta la sua maestosità: il suo lungo corpo prese compattezza, mostrandosi come una via di mezzo tra un verme e un serpente, dal colore che passava dall'azzurro al blu, in curiose sfumature semi-trasparenti. Lungo la sua schiena correva una sorta di criniera argentea; riguardo al muso era lungo e dai lineamenti dolci, e nessuno dei due riuscì a scovare traccia degli occhi.
Carlo parve paralizzarsi alla vista di quella creatura tanto particolare.
Sul viso del Dottore invece apparve un sorriso.
-Oooh, ma guardati! Sei bellissimo!-
-Le sembra il momento per fargli i complimenti?!- esclamò Carlo, esasperato.
-Beh, non è da tutti i giorni vedere un essere così bello...- mormorò il Signore del Tempo, sovrapensiero. -Ma ha ragione, agente!- si rettificò poi, tornando serio.
La creatura rimaneva immobile, come in attesa di qualcosa.
-Allora, EMEM, immagino che sia stato tu a creare quella fessura. Un taglio nello Spazio che ti permette di passare da un Universo all'altro. E' corretto?-
Carlo guardò il Dottore, come colto di sorpresa.
-Ma ora che ci penso, mica era impossibile passare da un mondo all'altro?- chiese.
-Ed è così, infatti. Ma questa fessura è un cosa diversa. E' come se fosse un taglio naturale; che non crea alcun danno.- spiegò l'altro, mantenendo lo sguardo fisso su ELMEM.
-Detto in parole povere: immagina che il muro tra questo mondo parallelo e quello da dove provengo io sia un oceano. Cosa succede se butti qualcosa in questo oceano? Si crea un buco che però si richiude una volta che questo qualcosa è passato, senza lasciare cicatrici.
Probabilmente il taglio è stato aperto all'incirca due giorni fa, ma al contrario dell'acqua rimarrà aperto fino a quando quel qualcosa non tornerà indietro. In questo caso, fino a quando ELMEM non lascerà questo Universo.-
Fece una pausa.
-Non è esatto?- chiese infine, rivolto alla creatura ancora immobile di fronte a loro. Sembrava aver ascoltato e capito tutta la spiegazione; e alla domanda del Dottore, rispose semplicemente con un movimento della coda.
Il Dottore osservò quello che considerava una silente conferma, quando un pensiero lo colpì: perché ELMEM non li aveva ancora attaccati?
In fondo, non potevano difendersi, e dubitava che avrebbero avuto grandi possibilità se si fossero messi a scappare.
Era lui che aveva il coltello dalla parte del manico. Perché temporeggiava?
Fu in quel momento che si accorse di un particolare. Una cosa che non gli piacque.
Nonostante la paura, Carlo aveva trovato la lucidità per porgli una domanda. Ma finita la spiegazione, non aveva dato alcun segno di aver capito, né del contrario...
Avvertì un suono improvviso accanto a sé, che lo fece sobbalzare. Abbassando lo sguardo, vide la pistola dell'agente caduta a terra.
Era stato quello a provocare il rumore.
Sollevò gli occhi al volto di Carlo e ogni suo dubbio svanì, lasciando posto alla rabbia.
Il poliziotto aveva uno sguardo vacuo, vitreo, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
Il Dottore fece appena in tempo a vedere ciò, prima che egli cadesse a terra, come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.
Privo di vita.

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Note d'autore

Yuki: Yeeee! Finalmente sono riuscita a pubblicare anche questo capitolo! Mi sono impegnata un sacco per pubblicarlo entro stasera! Ho passato tuutto il pomeriggio a scrivere, scrivere,scrivere e a scrivere!
Gallifrey: Finalmente hai fatto qualcosa di buono! Mi stupisco di te, Yuki. Che dici, Fluffy... Domani nevica?
Fluffy: Mi sa di sì, sai! 
Yuki: Ma cos- COSA STATE INSINUANDO? Io mi impegno sempre in tutto... ç.ç
Però questa volta posso darvi abbastanza ragione: il capitolo è stato quasi praticamente scritto da Fluffy, con la supervisione mia e di Gallifrey. Per cui si merita un enorme abbraccio e anche una torta!
Fluffy: Sììì, una torta! Datemela ora. Subito. NOW.
Gallifrey: Okay, Fluffy, calmati. Riceverai la torta, ma calmati. Anche perché penso che... Ehm... Tu stia traumatizzando il nostro pubblico.
Fluffy: Nooo, non scappate! Sono una brava persona! LOGGIURO. *abbraccia tutti a caso*
Yuki: ...Penso che possiamo finire qui le note d'autore. Non vorrei che Fluffy soffocasse qualcuno.
Il prossimo capitolo arriverà tra un po', visto che ci stiamo lavorando proprio in questi giorni.
Ringraziamo tutti coloro che ci stanno seguendo e che hanno recensito. Davvero, grazie mille! <3
Un saluto,
Yuki, Gallifrey e Fluffy

 

  
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