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Autore: ILoveItBaby    17/09/2013    2 recensioni
[STORIA IN REVISIONE]
"Come cadere dal cielo e atterrare in piedi...più o meno...diciamo che atteriamo senza troppi danni...no, atterriamo e siamo già fortunati a respirare ancora...ma questa non é fortuna, é il destino che non si fa mai gli affari suoi!"
******************************
Saaalve a tutti!!!
Questa è una cosa (non saprei come altro definirla) che mi è uscita così, un giorno di Settembre! Spero che vi intrighi!
******************************
"Guardai la lista dei Pro-Suicidio.
Ora dovevo solo confrontarla con quella dei Contro."
[...]
"Era una lista decisamente piccola.
La giuria aveva deciso: prima avrei completato la lista dei Contro e poi avrei mandato tutto a quel paese."
******************************
Beh, per la nostra Cathy, il suicidio da lei premeditato non sarà così facile da attuare, si sa, il destino agisce quando uno meno se lo aspetta e, accidenti lei proprio non se lo aspettava.
Perchè il fato metterà sulla sua strada una persona con la testa dura e un adorabile tendenza per le cause perse.
Spero che vi piacerà questa piccola odissea, alla ricerca di un motivo per non buttare tutto all'aria.
Perché c'é sempre qualcosa per cui vale la pena vivere, anche solo per sè stessi.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Gioooorno....o meglio....seraaaa! ok, premetto col dire che sarà un capitolo luuuuungo! (Guardate quanto è piccola la barretta di scorrimento! :D) Sono 7 pagine di file di testo....mi dispiace, non avevo proprio cuore di spezzarlo in due XD
Spero davvero che vi piacerà! Non ho idea se sia venuto bene o male! ç.ç Ok, ora vi lascio leggere! Ci vediamo in fondooo!
Giu





La Fine di tutto. La Fine di noi.
 
Lista Completata.
Suicidio in Corso...

 
12 Dicembre
Mi svegliai alle 7 del mattino di Domenica.
Ergo, non volava nemmeno una mosca.
Il silenzio era quasi un pesante mantello che mi opprimeva il cuore.
Significava che nessuno sapeva, che nessuno immaginava, che nessuno mi avrebbe fermata.
Non volevo dover dire addio a nessuno.
Volevo solo avere una silenziosa morte. Volevo solo essere dimenticata, cadere nell'oblio del silenzio.
 
In dieci minuti fui pronta e avevo anche posizionato le lettere in bella vista sulla scrivania.
Rimasi a fissarle per un pochino. Quelle erano le uniche cose che sarebbero rimaste di me.
I ricordi sbiadiscono. Le persone scompaiono e alla fine nessuno più sa chi sia stata Catherina Deviria.
Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro.
Volevo che l'odore di casa mia mi restasse profondamente impresso nella mente anche da trapassata.
Sapeva di dolore nascosto e carta stracciata.
Aprì la porta ed uscì.
 
Mi era sempre piaciuto sentire il vento sulla pelle, sembra di...stare, come dire,...volando...di essere in pace con sé stessi.
No, io lo ADORAVO.
Ero lì, con le braccia aperte e il volto disteso dalla calma.
Avrei potuto arrivare e buttarmi subito, ma...volevo godermi gli ultimi attimi di pace, prima della morte.
Gli ultimi attimi prima dell'oblio.
Sarei morta nel silenzio.
E poi...la fine di tutto.
Suonava così pretenzioso, così ridondante. Eppure era semplicemente la verità.
Una folata di vento più forte e gelida mi fece rabbrividire di piacere.
L'acqua del fiume mi avrebbe congelato le ossa e spento la mente. Forse era la cosa migliore.
Non volevo aprire gli occhi mentre cadevo, volevo solo schiantarmi, senza l'ansia del: fra quanto?
Nel mentre dell'attesa del mio stato di pace completa, il cervellino sadico si mise ad analizzare tutta la mia vita. Fotogramma per fotogramma. Persona per persona. Sentimento per sentimento.
Stupido cervellino bastardo.
Avevo deciso di farla finita, perché doveva torturarmi ancora con le mie svariate macchie?!
 
Mia sorella maggiore...così bella e così buona. Io l'avevo uccisa. Era colpa mia.
Mia sorella minore...così piccola e così uguale a me, pestifera. Io l'avevo distrutta dentro.
Mia madre, da cui avevo ereditato la mia testardaggine...donna forte e coraggiosa...una che vinceva. Che ancora si torturava per lei. Colpa mia. Se fossi morta io quel giorno non avrebbe mai incolpato sé stessa.
Mio padre...duro fuori, dolce dentro. Lui era il mio papozzo. E avevo distrutto anche lui.
Mio nonno...così lontano nei miei ricordi, ma così vivido nei miei sentimenti. Lo avevo perso. E non avevo combattuto perché venissero rispettate le sue volontà. Che vergogna. Mi ero semplicemente seduta ad aspettare la mia di ora.
Il mio Preside, Dave,...così...insegnante! Avrebbero dovuto fare una categoria a parte, staccata dagli esseri umani, con il nome di Homo Insegnantus Torturatores Studentorum.
Mi diedi mentalmente il cinque da sola per aver usato (si fa per dire) il latino.
E poi c'era...Alex. Colui che avevo ferito e distrutto più di tutti.
Colui che più mi aveva amato e che da quel giorno non sarebbe mai più tornato lo stesso.
Che per me aveva litigato con il padre, aveva costretto il povero (si fa per dire, ho lo strano sospetto che per lui non fosse la prima volta, ma, dettagli...) Carlo ad uccidere, mi ha rivelato il proprio amore, aprendomi il cuore...e che io ho calpestato.
Lo so che sono stata malvagia, ma, in mia difesa vorrei dire che,...l'ho fatto per lui.
Ho tolto via tutto in un botto, senza prolungargli la sofferenza.
Era il minimo che avrei potuto fare per liberarlo da me. Glielo dovevo.
A volte odiare è il mezzo più facile per dimenticare il dolore di aver amato una persona.
Mi sta anche bene se per per il resto dell'esistenza mi ricorderà come una mostro, a patto che si ricostruisca una vita.
Lo amo e desidero che lui sia felice...anche senza di me.
 
Respirai a fondo.
Era tempo.
Aprì gli occhi e mi issai sul parapetto bello spesso di pietra, o ci provai.
Stupidi ponti di Torino, non potevano essere più facili come punti fondamentali per suicidio, più sottili e bassi?! Ci avrei messo una vita anche solo per scalarlo!
Quando finalmente, dopo varie ed estenuanti, si fa per dire, peripezie, finalmente fui sopra.
Avrei voluto intonare l'inno della vittoria, ma avrei potuto destare curiosi. E non ero per niente dell'umore adatto.
 
E i cieli si aprirono per intonare il canto di gloria...Aaallelujaaaaa!! Aaaallelujaaaa!!!
Ok, basta pensieri idioti, qui siamo per fare la storia dei Deviria, non per divertirci!
 
Sorrisi e stavo davvero per prendere il respiro a cui sarebbe seguito il tuffo da campionato olimpico, con tripla piroetta, carpiato, rotazione di 478563 gradi, spaccata, salto in lungo e per finire tuffo in entrata in acqua a bombazza, ad occhi rigorosamente chiusi, quando sentì una sgommata e frenata annessa.
Aprì gli le palpebre di scatto e non osai voltarmi.
Non volevo essere fermata. Ero una persona spregevole e lo meritavo.
Se fossi rimasta li avrei macchiati ancora di più.
Li amavo troppo per fargli una cosa del genere.
Dovevo buttarmi! ORA!
Portai una gamba avanti, sostenuta dal vuoto, stavo per posare tutto il mio (in)delicato peso su di essa, per inanellarmi nel vuoto, quando una mano mi afferrò e quasi mi fece schiantare dalla parte opposta del ponte, sull'asfalto.
Sbarrai gli occhi e riuscì a rimettermi in posizione retta sulla balaustra, anche se una mano ancora mi tratteneva.
La mia mente divenne un'enorme lampadina, rossa e urlante, che diceva “BIIIP BIIIP BIIP SCAPPARE TUTTI!!! PERICOLO DISTRUZIONE VOLONTÀ SUICIDIOOOO!!! BIIIP BIIIP BIIIIP!
E tra tutte le persone che avrebbero potuto esserci davanti a me, si presentò l'unica per cui avrei davvero mollato tutto. Non andava affatto bene.
Lo avrei ucciso dentro di questo passo.
Alex.
Ringhiai e strattonai, ma non mi mollava.
Era serissimo, quasi...arrabbiato.
Non avevo coraggio di aprire bocca. Temevo che sarebbero uscite le parole che non volevo dire, la mia resa.
Aveva gli occhi lucidi e gonfi...le occhiaie.
Quei bellissimi occhi sembravano allucinati dal dolore e dalla paura.
Fitta di senso di colpa.
Strattonai di più e questa volta ci riuscì.
Velocemente mi voltai di nuovo verso il fiume e mandai al diavolo il tuffo olimpionico. Sarebbe andato bene anche solo buttarsi così.
Ancora una volta lui mi fermò.
Anzi, salì accanto a me.
“Dove vai tu vengo anche io.” disse risoluto.
Lacrime copiose scendevano dai miei occhi. Ma quei due stronzi stavano sempre a lacrimare?!
Non osavo girarmi a vedere chi altri ci stesse fissando.
Sapevo che la macchina era del preside. Noi non ce l'avevamo.
Ringhiai di nuovo.
Era l'unico modo in cui potevo esprimere il mio dissenso senza dover parlare...e dire cose sbagliate.
Diedi un'occhiata veloce all'acqua che scorreva sotto di noi.
Sapevo che non mentiva.
Se mi buttavo io lo faceva anche lui.
Brutto Traditore! Come potevo salvarlo da me se non me lo permetteva?!
“Come hai fatto a trovarmi?” sussurrai.
Eravamo davvero vicini.
“Ti conosco come conosco me stesso.”
“Va' via.”
“Tu scendi, allora.”
“No!” ringhiai.
“Allora rimango.”
“Vaffanculo! Sto tentando di salvarti non lo capisci, brutto idiota?!”
“E da cosa?”
“DA ME!” urlai piano “IO SONO MARCIA! E STO INFETTANDO ANCHE TE! LO VUOI CAPIRE! DEFICIENTE!”
Mi fissò per un attimo.
“Non è stata colpa tua. Di nulla.”
“È sempre stata colpa mia! La catena di eventi l'ho innescata io e ho pure peggiorato le cose!”
Scosse la testa.
“VATTENE! IO NON TI VOGLIO QUI!”
“Non senza di te.”
“Impiccati!”
“Non senza di te.”
“Devi rifarti una vita senza di me.”
“Impossibile. Senza te sono nulla.”
“Frase sdolcinata che non vuol dire niente! Lo vuoi capire che il lieto fine esiste solo nelle favole?!”
“Non è vero. Noi siamo il nulla. E lo siamo insieme.” sospirò “Ti prego...non spezzarmi di nuovo.”
Sbarrai gli occhi.
Non poteva dirmi quello...io...io...come poteva farmi una cosa del genere! Come poteva spingere sui miei sensi di colpa! Era per causa loro che ora ero lì!
“Non posso continuare a vivere. Ho troppe colpe. Sono un mostro! Io lo MERITO!”
“Non è vero.”
“Stupido ragazzo testardo amante delle cause perse! CRESCI! La vita fa schifo e non puoi sempre salvare tutti!” gli sbraitai in faccia, ma lui non si mosse di un millimetro.
Non volevo essere salvata!
“Ti prego...” questa volta era il mio turno di sembrare patetica “...almeno una volta...lasciatemi fare la scelta giusta...lasciatemi morire...io voglio solo...sparire...io...”
“Non voglio! Non è la cosa giusta! Farai solo soffrire di più!”
“Sì, ma poi si...vi dimenticherete di me e sarete finalmente felici! VI STO LIBERANDO!”
“No, ci stai condannando a una vita da soli e di rimorso.”
Stava parlando di sé stesso.
Scossi la testa. Possibile fosse tanto cieco? Io spezzavo, rompevo, distruggevo. Non creavo nulla né potevo guarirlo. Non ne ero capace.
Mi fissava, semplicemente. Come se fossi una cosa meravigliosa. Il suo Santo Graal personale.
“Per colpa mia due persone hanno perso la vita, e molte altre hanno rovinato la loro!” gli puntai un dito sul petto.
“E tutto per causa mia! Io MERITO di morire!” sussurrai decisa.
Non mi avrebbe fermato.
“Diventeranno tre se lo farai.” affermò, più disperato che risoluto.
“Sarò morta quando accadrà.” dissi, con una freddezza che non avevo.
“E io con te. Ti perseguiterò per sempre!”
“E chissene frega!” sembravo insensibile alle sue suppliche.
Ne ero quasi felice. Odiavo l'idea.
Rimanemmo in silenzio per un attimo, a fissarci i piedi, ben piantati sulla balaustra.
Da una parte l'acqua, rinfrescante, purificante, dall'altra il duro asfalto, che non mi avrebbe mai permesso di volare, che mi avrebbe ancora legata ad un mondo che mi sputava addosso solo dolore e rimorso.
La scelta era facile. Allora perché non mi muovevo di un millimetro? Non volevo che lui si sacrificasse per me. Avevo già la coscienza abbastanza sporca.
Sapevo che ci stavano osservando, ma non men ne importava affatto.
“E io ti ho spinto addirittura ad uccidere! Sono una maledetta stronza manipolatrice!”
“Non mi hai costretto tu! E poi io ti ho obbligata a venire da me ogni santo giorno aspettando che tu ti innamorassi follemente di me! Ti ho ricattata!”
“Non c'è paragone!”
“Infatti. Sono io che merito di morire. Ho ammazzato!” esordì lui.
Lo fissai un attimo. Era sempre bellissimo. Era tremendamente serio. Non scherzava.
Mi voltai verso il fiume, ignorando la sua figura, praticamente attaccata al mio fianco.
“Stronzo.”
Sorrise.
“Ti starò sempre attaccato al culo.”
Sbuffai, furiosa.
“Fallo per me.” sussurrò all'improvviso.
“Mi ami. Lo so. L'ho letto.”
Mi infuriai.
“Avresti dovuto farlo dopo!” frase sbagliata, forse potevo ancora... “E POI ERANO SOLO MENZOGNE! CREATE PER NON FARTI SOFFRIRE! PERCHÈ NON TI SENTISSI IN COLPA! VUOI LA VERITÀ? BENE! IO NON TI AMO! NON PROVO NULLA PER TE SE NON PENA! GUARDA A CHI TI SEI LEGATO! COSA HAI FATTO PER UN AMORE IMPOSSIBILE E STUPIDO! IO NON TI AMO E NON LO FARÒ MAI!” tentai di calmare i nervi “Non saresti dovuto venire. Non hai fatto quello che ti avevo chiesto!”
“E TU AVEVI PROMESSO!” urlò Alex
“Avevi promesso!” ripeté.
Sentì un singhiozzo acuto e poi un sussurro “Ce lo avevi promesso.” la voce femminile dietro di me.
Carol. Maledì il suo udito finissimo.
Ma non mi voltai nuovamente.
Non volevo vederla, vedere il suo sguardo triste, lei era così delicata, così dolce...non potevo vederla distrutta per causa mia!
Se li avessi visti, tutti lì, avrei ceduto.
Così, per evitarli mi spostai su di lui. Grosso errore.
Nel suo sguardo trovavo dolore...la sua anima si era rotta...lo potevo vedere, lo potevo sentire dentro di me. Ed era doppiamente straziante.
Provava quasi male fisico. Tentava di trattenersi dal lasciarsi cadere. Non voleva ancora demordere.
Forse una piccola parte di lui sapeva, sperava che mentissi.
Ma ero una buona attrice e quando i suoi occhi incontrarono i miei quella sua speranza si spense. Lo vidi.
Perché gli occhi stessi si erano spenti.
Sembrava uno zombie.
Quanto male potevo ancora fargli? A quanto pareva non c'era fine.
Era così...maledettamente...difficile...mentirgli. Lui che mi leggeva dentro. Lui che mi amava.
Avevo ferito di più lui in quel momento che in qualsiasi altro momento da quando ci eravamo conosciuti.
Lui era venuto lì perché pensava che io ricambiavo, perché sperava di potermi amare liberamente.
Lo vedevo, si chiedeva cosa avesse sbagliato, si stava incolpando.
Come potevo ancora essere lì? Mi avevano salvato solo per soffrire di più!
BASTA! Doveva finire quella storia.
Mi rivoltai verso di lui e lo spinsi verso l'interno, verso l'asfalto, verso la vita, sperando che cadesse, invece riuscì a riprendere l'equilibrio. Ma non c'era tempo per pensare a lui.
Ero ad un divario. Tra vita e morte. Tra felicità mia e degli altri.
E per una volta, decisi di non essere egoista. Volevo liberarli.
Perché li amavo. Tutti.
Perché amavo lui.
Presi slancio e finalmente sentì l'aria e il vuoto. Rimasi sospesa, un attimo...e poi crollai.
Urla da sopra, sempre più lontane, sempre più disperate e due braccia forti si avvolsero attorno a me. Mi aveva seguita.
“Io non ti lascio...” sussurrò tra le lacrime.
Pensai che era un'idiota.
Anche le mie lacrime caddero, rimasero sospese nel vuoto sopra di noi, mischiandosi alle sue, come i ricordi dei momenti felici.
Alla fine ero riuscita a trascinarlo nell'oblio insieme a me.
Per un secondo il tempo si fermò e ci guardammo negli occhi, amandoci un'ultima volta.
Aveva sempre saputo che mentivo, dentro di sé. Lui mi conosceva. Lui era parte di me. Come avevo anche solo pensato che non avrebbe capito? Come potevo credere di potergli nascondere fino all'ultimo la mia anima?
Lo baciai e lui ricambiò, leggero.
Annusai il suo profumo meraviglioso. Me lo sarei portato dentro, come parte di lui.
“Ti amo” sussurrai, e il tempo riprese a scorrere normalmente.
Aspettai di sentirmi soffocare dall'acqua, di sentire il mio corpo schiantarsi.
Di sentire la mia anima finalmente distrutta.
Di sentire i nostri cuori fermarsi insieme.
 
Qui riposano...
...coloro che amano...
 
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Ma non successe. Il destino è infame, forse più della morte stessa.
 
“Capitano! Venga! Due giovani sono appena atterrati sul ponte della nave!”
“Due cosa? Dove? Ma sei sicuro di quello che...”
“Venga! Venga!”
 
Il corpo di Alex si piegò sotto di me e per un attimo sentì tutto sobbalzare dentro di me, di noi.
Ripresi a respirare, dolorosamente. Tremavo.
Aspettai che lo facesse anche lui. Ma non accadde.
Temetti che fosse morto.
Che ironia, non ero io quella che voleva ammazzarsi?
Pregai che non fosse così e giurai che non lo avrei mai più lasciato se fosse sopravvissuto.
Ti prego Dio...ti prego...io lo amo!...giuro che non lo lascerò mai, mai, mai più!
Mi alzai dal suo petto e lo fissai.
Forza...dai...
Mi piegai sul suo viso.
Non andava affatto bene...diedi un pugno al suo petto, quasi con rabbia.
Non poteva lasciarmi lì, da sola!
“Stupido! Se tu non fossi così idiota ora saresti lassù e saresti vivo!” gli urlai, altro pugno “Stupido masochista! Io meritavo di morire! E invece tu mi dai altre colpe! Non ti azzardare nemmeno lontanamente a lasciarmi qui! È anche colpa tua!”
Pugno, pugno, schiaffo, pugno.
Ormai ero disperata.
Le lacrime inzuppavano i suoi vestiti che coprivano ancora il corpo caldo.
Posai le mie labbra sulla bocca semiaperta di Alex e, tra gocce salate, che probabilmente ora gli stavano finendo in bocca, gli diedi la mia aria, gli offrì la mia vita in cambio della sua, e ad ogni boccata un pugno. Perché lo amavo. Perché soffrivo. Perché lo odiavo.
Non POTEVA morire, ero io a ribellarmi! Io lo avrei costretto a tornare qui.
“RESPIRA STUPIDO!” gli urlai e gli assestai uno schiaffo da rigirargli la testa.
Tossì e riprese a respirare, alzando il petto e sbarrando gli occhi per il dolore. Gli ero atterrata addosso da almeno 15 metri.
Lui aprì gli occhi e si portò una mano al viso, con uno sguardo da “Ahia”.
Io aprì gli occhi che non mi ero nemmeno accorta di aver chiuso. E respirai. Da quant'è che non respiravo? Intendo per DAVVERO, perché ero davvero felice? Da quant'era che il mio spirito non provava vera felicità?
Ci fissammo, trattenendo mille parole, mille grida, mille pensieri, e guardammo l'imbarcazione.
Eravamo crollati tra una marea di reti sul ponte di un peschereccio.
Sorrisi.
E poi gli tirai un altro schiaffo.
“Ma...perché?” era esterrefatto.
Mi alzai in piedi e con tono melodrammatico gli puntai un dito contro.
“NON TI AZZARDARE MAI PIÙ A TENTARE DI MORIRE!”
“Solo se anche tu lo farai! E poi non volevi morire?!”
Sbuffai.
“Ormai è tardi!”
“E perché?”
“Perché un'idiota mi ha fatta innamorare e mi ha ripescato dallo schifo di mondo in cui speravo di morire sola!”
“Già, un vero idiota.”
“Assolutamente.”
Allungò un braccio e mi costrinse, o meglio, mi lanciai su di lui, e ci abbracciammo, stesi.
“Puzzeremo di pesce per sempre.”
“Abbiamo tempo per lavarci dopo....e insieme.”
Lo baciai. “La cosa mi piace.”
 
I marinai ci guardavano con la mascella che toccava terra.
Li salutai allegra.
Ok, lo so, i miei sbalzi di umore sono orribili.
“Ehi, non è che potreste portarci a terra?”
Il più vecchio si riprese dallo stato di shock e annuì, ancora stranito.
“Ottimo!”
 
“COME DIAVOLO TI È VENUTO IN MENTE DI MOLLARMI DA SOLA QUI CON QUELL'OCA DI ALISA IN CLASSE?!”
Urlava Carol tra le lacrime e gli abbracci compulsivi.
“Non ce la facevo più.”
“M-ma...e io?! Stupida donna!” era a due centimetri dal mio orecchio ma continuava ad urlare. Avrei voluto picchiarla. Ma per ovvie ragioni mi trattenni.
“Brutta egoista! Io sola qui e tu lassù con gli amori della mia vita! Michael Jackson, John Lennon e Elvis Presly! Stronzaaa!!!!”
Risi. “Uhhh sì una bella orgia!”
Alex mi lanciò uno sguardo tra l'omicida e il geloso allo stato estremo.
Mi piaceva provocarlo. Mi piaceva punto.
“Vaffanculo!”
“Anche io ti voglio bene!” dissi ridendo.
“Loooo sooo, anche iooooo!” e riprese a piangere senza mollarmi.
Dopo 15 minuti riuscì a riprendere possesso del mio corpo.
 
Affrontai uno ad uno i miei draghi.
Non vi mentirò. Fu davvero dura, a volte avrei voluto essere morta piuttosto che dire a mia madre certe cose, eppure, nonostante le sapesse già per aver letto le lettere, mi ascoltò senza dire una parola.
Fu la cosa più difficile che avessi mai fatto...sì, anche più di lasciare Alex.
Però ora ci capivamo e...mi accorsi di esserle più simile di quanto immaginassi.
Anche io ero scappata dai problemi e avevo preferito prendere la strada più facile, la morte, piuttosto che tentare di fare qualcosa.
Ma da quel giorno non avrei fatto più la codarda.
 
“Vieni a casa con me?”
“Emh...”
“Ho un bagno superspaziale con l'idromassaggio.”
Non potevo rifiutare allora.
Sorrisi e gli diedi un bacio a stampo come risposta.
Sorrise anche lui.
“Cathy?”
Mi voltai.
“Sì?” chiesi al tappo davanti a me.
“Io ti voglio bene.”
“Anche io topo.”
“Cathy?”
“Sì?” chiesi di nuovo.
“Tu non te ne andrai come lei, vero?”
Scossi la testa. “Non contarci, sono a questo mondo per renderti la vita impossibile!”
Mi abbracciò le gambe.
“Ne sono felice!”
Non versò nemmeno una lacrima.
Che brava cucciola.
“Dai vieni.”
 
Così, lo baciai e lo amai.
E non lo avrei lasciato per nulla al mondo.
Nemmeno per i sensi di colpa.
Sbagliato una volta, la seconda ti fai furba.
 
Insomma, come cadere dal cielo e atterrare in piedi...più o meno...diciamo che atterriamo e siamo già fortunati a respirare ancora...ma soprattutto ad essere vivi...ed insieme.
Forse il destino non era poi così male.














Angolino Autrice!
Waaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! Siamo alla fineeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!! Lo stress prima o poi mi ucciderà......allora.......cosa ne pensate????
Ammettetelo, per un attimo avete detto: li ha fatti morire?! LI HA FATTI MORIRE! MA LA AMMAZZ....ah, no, ce n'è ancora un altro pezzo....ohhhh......^.^!!!
Eheheh ma quanto sono malefica ^.^???
Cmq....oddio ora mi vengono i dubbi da prestazione.....come sono andata???? La fine vi ha soddisfatte/i???? Devo ritirarmi????? Vi aspettavate di meglio??????? Non ho descritto bene i sentimenti????
Ho fatto schifo???? Sono stata troppo prolissa????? Non era un testo sul suicidio ma una commedia low cost con un cast scadente???? Avete 5 biglietti per un concerto dei Muse e me li volete regalare tutti??? Perché io li accetto... Ah, no vero?...beh, ci ho provato XD Ma accantoniamo la mia passione per i Muse.................
..............................................................
..............................................................
Sul serio, sto andando in pallone!
Credo che mi verrà un infarto!!!!
Insomma, questa è la mia prima long (non troppo long) che concludo e.............insomma ho il terrore che qualcuno mi rida in faccia dicendomi che è il chapter peggiore (e più sdolcinato) di tutta la ff!!!
In ogni caso le critiche le accetto.......poi piango in bagno, certo, ma le accetto.......ç.ç
Coooomunque, il prox sarà l'EPILOGO e poi pensavo di fare delle piccole Extras Stories, su questa ff....momenti belli e brutti del passato e del futuro....magari una giornata tipo di quelle che Cathy e Alex passavano insieme prima della dichiarazione....o....eheh...non vi do altri spoiler....chissà, magari una piccola storiella comica parallela...da vedere se vi piace l'idea!! ^.^
Ok, ho fatto una nota EEEENOOOOORRRRMEEE, come del resto il capitolo!
Nel prox spenderò il tmp per i ringrazieenti, fatti per bene!
Baci Giulia
   
 
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