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Autore: lirin chan    22/03/2008    8 recensioni
Secondo giorno di vera primavera. Gli alberi in fiore, il sole caldo, l'aria fresca, i vestiti leggeri, il cielo azzurro, i bambini che corrono, i fidanzati che si baciano, le mamme che sorridono, gli studenti che non vanno a scuola, le fragole, le ciliege, i profumi di vita. Tutto questo è Primavera. Tutto questo è qualcosa che segna la rinascita del mondo intorno a noi. Ed è proprio dal secondo giorno di primavera che inizia la nostra storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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22 Marzo

Secondo giorno di vera primavera.

Gli alberi in fiore, il sole caldo, l'aria fresca, i vestiti leggeri, il cielo azzurro, i bambini che corrono, i fidanzati che si baciano, le mamme che sorridono, gli studenti che non vanno a scuola, le fragole, le ciliege, i profumi di vita.

Tutto questo è Primavera.

Tutto questo è qualcosa che segna la rinascita del mondo intorno a noi.

Ed è proprio dal secondo giorno di primavera che inizia la nostra storia.


Happy birthday, Nee Chan!


Un testa bionda correva sotto gli alberi dai petali di ciliegio in fiore. Sulle spalle una cartella un po' sgualcita blu e rossa.

Il fiato corto si poteva sentire anche da lontano. Il sudore gli appiccicava le frange alla fronte, di conseguenza gli occhi color cielo venivano coperti per metà da quei ribelli fili biondi.

Da lontano si poteva scorgere un grande cancello in ferro battuto che si stava lentamente chiudendo.

"No!" esclamò disperato.

Aumentò il ritmo della corsa con tutte le energie che gli erano rimaste.

Per un pelo riuscì a passare tra le due ante che si chiusero subito dopo il suo passaggio.

Si fermò un attimo, poggiando le braccia sulle gambe e respirando a fatica.

"Sa.. Salvo"

Lanciò un'occhiata all'entrata della scuola. Oltre le porte di vetro vide passare una testa argentata inconfondibile.

"Ho parlato troppo presto!"

Ricominciò a correre a perdifiato.

Entrò come una furia nell'edificio. Corse dalla parte opposta a dove era andata la persona che aveva visto e cominciò a salire le prime rampe di scale che trovò.

In quel modo faceva la strada più lunga, ma doveva evitare in tutti i modi di farsi vedere.

Arrivato al secondo piano girò a destra e corse tutto il corridoio con tutte le sue forze.

I numeri delle varie classi passavano veloci. Finalmente raggiunse quella giusta.

Seconda classe, terza sezione.

Aprì di scatto la porta.

Molte facce si voltarono verso di lui, alcune sembravano divertite.

Dette uno sguardo alla cattedra dove non vide il professore.

"Ce l'ho fatta!"

Esclamò felice, ma fu subito ripreso da un'ombra che gli si parò davanti.

Un uomo sulla trentina con i capelli argentati spettinati, lo guardava con un sorriso malefico.

"Ben arrivato, Uzumaki Kun" disse, tranquillo.

Il volto del biondo sbiancò ancora di più.

"Ka.. Kakashi Sensei" balbettò.

"Uzumaki Kun, sarebbe così gentile da andare a prendere due secchi d'acqua? Ormai dovrebbe saper bene la strada"

Depresso, il ragazzo borbottò qualcosa di incomprensibile e uscì dall'aula.

Buttò la cartella per terra e si diresse verso la stanza delle scope.

Salutò il vecchio custode.

"Naruto! Mi vuoi fregare il lavoro?" chiese, sarcastico.

"Molto spiritoso!"

Aprì con rabbia la porta dello stanzino e prese due secchi blu un po' logori e sporchi. Con il piede la richiuse.

Entrò nel bagno vicino e mise i secchi nel lavandino.

I bagni erano abbastanza puliti per essere una scuola pubblica. C'erano le solite scritte sui muri e qualche macchia di sporco sulle pareti, ma niente di indecente.

L'acqua chiara aveva quasi sorpassato la metà del secchio quando il ragazzo la richiuse. Li riprese e tornò nel corridoio.

Si appoggiò al muro vicino alla porta della sua classe, con i secchi in mano.

Il ferro dei manici gli faceva male alle mani, ma continuò a tenerli.

Di solito avrebbe già lasciato i secchi per terra, ma oggi no.

Era di malumore.

Aveva bisogno di soffrire un poco per stare meglio.

Ieri avevano litigato, di nuovo.

Ormai era la terza volta in un mese.

Ed era tutta colpa sua.

Sospirò, lasciando andare i secchi che fecero un rumore sordo battendo sul pavimento. Il suono rimbombò per il corridoio vuoto.

Si lasciò scivolare già per il muro per sedersi.

Avvicinò le gambe al petto e si mise le mani tra i capelli.

"Fanculo" borbottò.


Feliz cumpleaños, Nee Chan!


La lezione di giapponese antico era barbosa come sempre.

Il giovane e attraente professore era ascoltato solo da delle sognanti ragazzine che fantasticavano, più che sui kanji, sul bel fisico dell'uomo.

Sospirò e passò lo sguardo fuori dalla finestra.

Pensò che, forse, cominciava a somigliare al suo compagno di banco, Shikamaru. L'eterno annoiato della classe che non faceva altro che guardare le nuvole o dormire.

Fuori dal cortile della scuola gli alberi di ciliegi del viale erano in fiore. Probabilmente tra qualche giorno avrebbero cominciato a cadere tutti i petali.

Alzò gli occhi al cielo. Questo era azzurro e nessuna nuvola lo copriva.

Abbassò d'istinto lo sguardo sul suo libro di testo.

Quel cielo gli ricordava tanto una persona molto importante per lui.

Lanciò un'occhiata al primo banco della fila centrale. Accanto ad una ragazza dai capelli rosa c'era un banco vuoto.

Fece una smorfia irritata pensando al suo ennesimo ritardo.

Il suo volto mutò di nuovo in uno semi depresso.

Ieri avevano litigato in un modo peggiore del solito e non avevano avuto ancora modo di chiarirsi.

Conoscendo la cocciutaggine dell'altro era praticamente impossibile che gli avrebbe permesso di avvicinarsi a lui per tutta la giornata.

Sospirò di nuovo e lentamente alzò la mano richiamando l'attenzione del professore.

"Kakashi Sensei"

Gli occhi dell'uomo si spostarono su di lui.

"Dimmi, Uchiha San"

"Potrei andare in infermeria? Non mi sento molto bene"

Il professore lo osservò un attimo. Non aveva l'aspetto di una persona che stava male.

Ma, infondo, Sasuke Uchiha era il migliore studente del suo anno. Non avrebbe mai detto una bugia solo per saltare la lezione.

"Certo"

Il ragazzo si alzò.

Istantaneamente tutti gli sguardi femminili furono puntati su di lui. Sulla sua figura distaccata, sui suoi capelli scuri, sulla sua pelle diafana e sui suoi occhi neri, come la notte senza stelle.

Passò velocemente tra i banchi e velocemente arrivò davanti alla porta.

"Fatti accompagnare da Uzumaki Kun. Almeno si rende utile"

Il professore alzò gli occhi al cielo, in un segno di esasperazione.

Sasuke annuì leggermente ed aprì la porta scorrevole per poi richiudersela alle spalle.

Si voltò istantaneamente a destra dove poté vedere Naruto, seduto per terra, che lo guardava stupito, ma che subito distolse lo sguardo con un gesto di stizza irritato.

"Che ci fai qui?" chiese, senza guardarlo.

"Devo andare in infermeria. Kakashi Sensei vuole che mi accompagni"

Con uno scatto quasi felino, il biondo si alzò in piedi e gli si avvicinò facendo, per poco, cadere il secchio d'acqua che aveva vicino.

"Stai male?" chiese, preoccupato.

Gli occhi azzurri passavano su tutto il corpo del moro cercando qualche segno di un qualche malessere.

Sasuke sorrise leggermente nel vedere la sua reazione.

"Ho solo un po' di mal di testa" mentì.

Si toccò la tempia destra, facendo una finta smorfia di dolore.

Improvvisamente si sentì afferrare per il braccio e trascinare con forza. Naruto lo spingeva lungo il corridoio.

"Come minimo sarai stato sveglio tutta la notte sui libri! Come sempre! Ma dico io, possibile che tu non ti preoccupi mai della tua salute?! Sei un bambino! Vuoi fare sempre quello che ti pare! Mi farai impazzire un giorno!"

Come una furia arrivò davanti alla porta dell'infermeria e l'aprì senza tanti complimenti.

Lo trascinò dentro.

La stanza sembrava vuota.

"C'è nessuno?!" chiamò guardandosi intorno.

Nessuno rispose.

"Ehilà!" provò di nuovo, ma sembrava proprio che l'infermeria fosse vuota "Ma guarda te! Uno sta male e non c'è un cazzo di nessuno!"

Lo guidò vicino al letto che c'era nella stanza.

"Tu siediti qui e non ti muovere!" ordinò, irritato.

Sasuke era tra il terrorizzato e l'esasperato. Naruto somigliava molto ad una mamma isterica quando si sentiva male.

In passato succedeva spesso dato che era di salute cagionevole. Era successo un sacco di volte che fosse malato e l'altro lo accudisse.

Una volta aveva rischiato di morire per la febbre troppo alta e Naruto era stato sempre vicino a lui, senza lasciarlo mai.

Per questo si era agitato tanto quando aveva detto che stava male.

Gli dispiaceva averlo preso in giro, ma altrimenti non avrebbe mai acconsentito a seguirlo.

Doveva parlargli a tutti i costi.

Lo fissò per un attimo trafficare tra i vari farmaci che l'infermiera teneva in una vetrina.

"Dannazione! Ma non esistono le Aspirine?!" continuava a imprecare l'altro.

"Naruto..." lo chiamò, ma sembrava che non lo sentisse.

"E poi possibile che non ci sia nessuno?! E se stavi male davvero?! Che facevo?!" continuava nel suo monologo.

"Naruto!" provò un po' più forte, ma non servì a nulla.

"Ma cosa la pagano a fare quella balena di un'infermiera se non c'è mai?!"

"Naruto! Sto bene!" urlò alla fine Sasuke.

Vide il corpo del ragazzo sussultare e, lentamente, voltarsi. Aveva una faccia incredula.

"Come stai bene?" chiese, un po' meccanicamente.

Sasuke sospirò.

"Non ho mal di testa. Volevo solo che tu mi seguissi" ammise, borbottando.

Lo sguardo del biondo era indescrivibile. Aveva gli occhi sbarrati e la bocca spalancata.

"Non guardarmi così" disse Sasuke, scivolando giù dal lettino.

All'improvviso Naruto si risvegliò e un lampo di rabbia passò sui suoi occhi.

"E come ti dovrei guardare?! Baka Uchiha! Lo sai che mi preoccupo se stai male!"

"Certe volte però ti preoccupi troppo, non credi?! Tutto questo casino per un mal di testa!"

A quelle parole Naruto si zittì all'istante, guardandolo stupito. Poi i suoi occhi si fecero freddi.

"Scusami se ti do fastidio" disse, irritato avvicinandosi alla porta "Dato che non hai niente, me ne torno alla mia punizione"

Fece per aprirla, ma questa venne subito richiusa da Sasuke che si era spostato velocemente da dove si trovava.

"No! Adesso noi parliamo!" disse, quasi con rabbia.

"Non vedo di cosa dovremmo parlare!" rispose acido il biondo.

"Del tuo strano comportamento delle ultime settimane! Mi eviti, le poche volte che mi parli sei da un'altra parte o litighiamo! Si può sapere cosa succede?!"

In quel momento Naruto arrossì e distolse lo sguardo.

"Niente..." borbottò.

"Non ci credo!"

"E non credermi! Adesso fammi uscire!" esclamò tentando di aprire la porta.

"Non ci penso nemmeno!"

"Sasuke! Apri!"

"No!" disse deciso il moro.

Naruto restò a fissarlo per un attimo con rabbia per poi lasciare andare la maniglia e sospirare.

"Non ti sopporto quando fai così"

"Me lo dici sempre" ghignò l'altro.

Sbuffò incrociando le braccia.

"Hai intenzione di farmi rimanere qui per molto?" disse, irritato.

"Finché non mi hai detto cos'hai!"

"Ma non ho nulla!"

"Ti conosco da quando avevo 8 anni! Saprò se hai qualcosa o no?!"

"Tu non sai niente!" esclamò preso dalla rabbia "Non ti accorgi mai di nulla!"

"Ma di cosa dovrei accorgermi?!"

Nemmeno ebbe il tempo di finire la frase che vide Naruto avvicinarsi velocemente, sentì stringergli la spalla ed avvicinarlo, gli occhi azzurri che si chiudevano, la sua bocca che incontrava quella dell'altro.

Non si può descrivere quello che provò.

Sicuramente stupore. Gli occhi sbarrati lo facevano notare molto bene.

Ma anche tranquillità e calore. Un calore che ti avvolge dall'interno, fino alla faccia, fino alla punta dei capelli e dei piedi.

Un calore che si spense ancor prima di averlo assaporato del tutto, quando il biondo si allontanò.

"Di questo" bisbigliò vicino al suo viso.

Poteva sentire il fiato caldo dell'altro sfiorargli le labbra.

Ma non poté sentire altro.

Naruto, troppo imbarazzato da quello che aveva fatto e dal silenzio che si era creato, era riuscito a spostarlo dalla porta con una spinta ed a uscire.

Sasuke, troppo sconvolto e imbambolato, non aveva avuto il tempo di reagire e, forse, nemmeno di capire cosa fosse successo.


Bon anniversaire, Nee Chan!


"Ho fatto una cazzata!" urlò con quanto fiato aveva in corpo.

La terrazza della scuola era completamente deserta, ma sicuramente qualcuno che si trovava nel cortile e, forse qualche classe dell'ultimo piano, avevano sentito l'enorme urlo proveniente dal ragazzo apparentemente disperato che era appena entrato come una furia sbattendo la porta di ferro blu scolorito.

Velocemente il biondino salì le scalette che si trovano vicino a questa che lo portavano nella soprelevazione del tetto. Qui si trovava la cisterna dell'acqua e qualche bottiglia di birra bevuta da qualche studente più grande. Cicche di sigaretta tappezzavano il piccolo terrazzino.

Prese tutta l'aria che poté nei polmoni.

"Sono un'idiota totale!" urlò di nuovo, questa volta molto più forte di prima.

Questa volta sicuramente tutta la scuola aveva sentito.

Dopo l'enorme esclamazione prese un'enorme boccata d'aria e espirò, adesso tranquillo.

"Mi sono sfogato" passò un secondo di silenzio "Ma questo non toglie il problema! L'ho baciato, cazzo! Baciato! Eppure avevo deciso di tenermi tutto dentro! Sono un coglione! E adesso che faccio?!"

Finalmente finì il suo monologo.

Ormai era una sua abitudine sviluppata in anni di vicinanza con il moro. Questi non era un gran chiacchierone, quindi spesso si ritrovava a parlare da solo, dato che odiava i silenzi.

Si sdraiò sul cemento freddo, ma in breve tempo divenne caldo.

Il sole lo riscaldava con i suoi raggi e il vento lo rinfrescava con il suo leggero soffiare.

Questo lo riportava a tanti anni fa, quello stesso giorno. Quando le loro due vite s'incontrarono.

Su quell'argine del fiume.

Lui stava tornando a casa.

L'altro osservava la superficie dell'acqua perso nei suoi pensieri.

Si ricordò che ne era stato subito attratto. Non lo conosceva, eppure gli saltò subito agli occhi.

Si fermò ad osservarlo.

Lui, probabilmente sentendo degli occhi puntati sulla sua schiena, si voltò.

Quando i loro sguardi si incontrarono per la prima volta si dissero tutto. Con un solo sguardo si conoscevano già.

Il biondo gli sorrise. Il moro esitò.

Naruto scese dall'argine dove stava camminando e gli si avvicinò, sempre sorridendo.

"Ciao!" disse, tranquillo.

Non capì mai perché, ma Sasuke quasi si spaventò. Sussultò e scivolò in acqua.

Naruto sgranò gli occhi per poi mettersi a ridere quando vide la testa del bambino riemergere.

La sua risata contagiò anche l'altro che cominciò a ridere pure lui.

Lentamente uscì dall'acqua aiutato da Naruto.

"Mi chiamo Naruto" disse, mentre ancora ridacchiava un po'.

"Sasuke" disse il moro.

Era completamente fradicio. Usciva acqua pure dalle scarpe, ma non sembrava importargli molto.

"Sei fradicio!" esclamò il biondo, come se lo notasse solo ora.

"Già" disse prima di fare un sonoro starnuto.

"Dovresti andare a casa" suggerì.

Sasuke scosse la testa.

"Ma così ti ammali!"

L'intera frase fu quasi coperta da un grandissimo starnuto del moro.

Infondo faceva ancora freddo. Anche se c'era il sole, il vento era sempre fresco.

Era soltanto il secondo giorno di primavera.

"Visto?"

Altri due starnuti scossero l'altro, dato che il vento si era un po' alzato.

"Tieni" Si tolse il piccolo gilè arancione e glielo mise sulle spalle.

"Ma lo bagno!" sbottò Sasuke mentre faceva per ridarglielo.

"Non importa! Non voglio che ti ammali! Voglio giocare con te la prossima volta che ci incontriamo!" ammise con un sorriso grandissimo il bambino.

Vide gli occhi neri di Sasuke allargarsi in stupore e un leggero rossore imporporargli le guance. Non sapeva cosa stesse pensando in quel momento, ma era felice.

Fin da all'ora sapeva che quel giorno non l'avrebbe mai dimenticato.

Il 22 marzo era diventato un giorno speciale, per lui.

Il giorno dopo era ritornato in quello stesso posto. L'aveva aspettato, ma non era tornato.

Ci tornò il giorno dopo. E quello dopo ancora. E il successivo. Sperando di incontrarlo di nuovo.

Fece così per una settimana.

Ormai aveva quasi perso le speranze, ma quando vide la piccola figura seduta sul bordo del piccolo ponte di legno e si fu accertato che non fosse un'illusione, il suo piccolo cuore si riempì di gioia.

Corse da lui mentre Sasuke lo notava e si alzava.

In mano aveva il piccolo gilè arancione.

"Ciao!" disse con il fiatone, Naruto.

Sasuke sembrava un pochino rosso e non lo guardava negli occhi. Ma forse era solo una sua impressione.

"Ti ringrazio. Scusami, ero malato. Ti ho riportato il gilè" disse tutto d'un fiato mettendogli davanti l'indumento, come a voler coprire la vergogna per qualcosa che aveva fatto.

Naruto lo guardò un po' incuriosito. Non aveva mai incontrato un bambino così. La cosa lo fece sorridere.

"Sei strano" disse, tranquillo mentre ridacchiava.

Sasuke sussultò, mentre una piccola traccia di paura e delusione gli passò dagli occhi.

"Mi stai simpatico. Diventiamo amici?" chiese, semplicemente.

Come se fosse una cosa semplicissima. Ma infondo cosa c'è di più facile?

Di nuovo Sasuke rimase interdetto. Lo guardò con gli occhi quasi sbarrati.

Naruto lo notò.

"Ma se tu non vuoi..." cominciò a dire.

"No no! Lo voglio!" esclamò subito dopo.

Poi di nuovo arrossì, come se si vergognasse a dirlo o si fosse accorto di aver quasi urlato.

Subito il biondino sorrise, felice. Gli andò vicino e gli passò una mano intorno alle spalle. Il moro si irrigidì un po' a quel contatto, ma non si ritrasse.

"Bene! Da oggi Naruto e Sasuke sono amici!" esclamò felice.

Intanto l'altro arrossiva di nuovo, ma con un piccolo sorriso che gli si allargava sul viso.

E pensare che quel bambino tanto timido sarebbe diventato forte più di lui.

E che gli sarebbe entrato dentro come un veleno di cui sperava non si sarebbe mai trovata la cura.

Aprì gli occhi, non si era nemmeno accorto di averli chiusi.

"Amici..." bisbigliò.


Alles Gute zum Geburtstag, Nee Chan!


Piedi veloci sbattevano ritmicamente mentre salivano le scale di corsa. Il fiato corto e le imprecazione facevano pensare a una persona che aveva molta fretta.

Ma non era giusto chiamare 'fretta' quello che lo faceva correre così tanto. Insieme a quella c'erano mischiati preoccupazione e disperazione.

Lo aveva cercato dappertutto.

In aula, in palestra, in bagno, nelle cucine, negli sgabuzzini, ovunque, ma di lui non c'era traccia.

L'ultimo posto che gli era rimasto era la terrazza.

Infatti adesso stava salendo di corsa le scale per raggiungerla.

Si fermò un attimo per riprendere fiato. Guardò su e vide la porta chiusa qualche gradino più su.

Altre quella porta di ferro blu c'era Naruto.

All'improvviso gli venne in mente che, è vero, lo aveva cercato in lungo e in largo, ma non sapeva il perché e non sapeva nemmeno cosa gli avrebbe detto quando l'avrebbe trovato.

Nel cervello gli passarono tante domande, ma gli parvero tutte inutili e futili.

Era sempre stato intelligente e aveva sempre saputo cosa voleva e come ottenerla, ma adesso sembrava che tutto questo fosse sparito.

Non sapeva niente. Ne il dove, ne il perché e nemmeno il cosa.

Scosse la testa e decise di non pensarci.

Corse gli ultimi gradini e spalancò la porta.

Il sole negli occhi glieli fece chiudere un attimo, per poi riaprirli lentamente.

Chiuse la porta alle spalle.

"Naruto?" lo chiamò.

Non sentì nessuna risposta.

"So che sei qui!" continuò.

Sentì un urlo di dolore proveniente dall'alto. Alzò il volto, ma vide solo il cielo.

Si voltò indietro e notò la soprelevazione e le scale per arrivarci.

Velocemente le salì.

Appena con il capo sbucò dalle scale, cercò con lo sguardo il ragazzo biondo.

Lo vide dalla parte opposta alla sua che si teneva la testa,mentre mugolava.

"Naruto!"

Salì gli ultimi gradini e corse da lui.

"Che hai fatto?" chiese, inginocchiandosi accanto a lui.

"Scivolato su una bottiglia" mugolò a denti stretti.

Sasuke sgranò gli occhi.

"Ma come diavolo hai fatto?!"

"Mi sono alzato di scatto e me la sono ritrovata sotto il piede" diede un calcio alla bottiglia vicino a lui "Brutta schifosa!"

"Fammi vedere" disse il moro avvicinando le mani a quelle di Naruto poggiate sul retro della testa.

Questo, all'improvviso, arrossì. Forse si era ricordato perché fosse scattato in piedi al solo sentire la voce di Sasuke chiamarlo.

Si allontanò un poco.

"No! Davvero! Sto bene!"

Sasuke lo guardò, dubbioso.

"Non mi pare"

"Ti dico che sto bene!"

Con una mossa degna di lui, Sasuke lo prese per le spalle e lo spinse a terra.

Naruto mugolò dolorosamente al contatto con il terreno. Digrignò i denti e strinse gli occhi per cercare di resistere al dolore.

"No! Non stai bene!" esclamò il moro.

Naruto aprì gli occhi e si ritrovò il suo volto a poca distanza dal suo.

Arrossì violentemente.

Poi vide gli occhi scuri di Sasuke rattristirsi.

"Sei cambiato" mormorò "Perché? Cosa è successo? Ho fatto qualcosa? Ho detto qualcosa? Spiegami il perché!" esclamò tutto d'un fiato.

"Tu non hai fatto niente" bisbigliò Naruto, senza guardarlo "è colpa mia. Sono io che sbaglio"

"Non capisco"

L'espressione del biondino si fece enormemente irritata.

"Ma allora ho ragione quando dico che non ti accorgi mai di nulla!" esclamò, spazientito.

Vide il moro sospirare e abbassare la testa. Sentì la sua fronte sfiorargli il petto.

"Allora spiegamelo" lo sentì bisbigliare "Spiegamelo perché io non riesco a capire"

Naruto lo fissava. Fissava quel mucchio di capelli neri e scuoteva la testa, disperato.

Sasuke era il migliore studente del suo anno eppure era sempre stato un completo idiota quando si trattava di sentimenti.

Metà delle ragazze della scuola gli andavano dietro e quando glielo faceva notare lui rispondeva tranquillo e con il suo solito tono pacato.

"Davvero?"

Lui ci rimaneva di sasso tutto le volte.

In effetti se lo era immaginato che non si era accorto che provava sentimenti per lui.

Ma fino a questo punto no!

Se una persona ti bacia la prima cosa che pensi è che si è innamorato di te!

Ma no! Sasuke Uchiha è troppo ottuso per capirlo!

Lo detestava quando faceva così!

Ma, infondo, era felice che tentasse almeno di capirlo.

Con delicatezza, prese a passare la mano tra i suoi capelli, arruffandoli un poco e sorridendo con dolcezza.

"è semplice, Sasuke. Mi sono innamorato"

Sentì sotto le sue dita l'irrigidimento improvviso del moro e lo vide sollevare il volto lentamente.

Lo guardò negli occhi. Il suo sguardo era stupito.

"Cosa?" chiese con un filo di voce.

Naruto fece un sorriso radioso.

"Mi sono innamorato" ripeté.

Lo sguardo di Sasuke divenne triste. Un dolore all'altezza del petto aveva cominciato ad espandersi per tutto il corpo.

Scivolò lentamente via da sopra di lui alzandosi in piedi.

Non capiva cosa succedeva.

Doveva essere felice per l'amico, invece no. Era arrabbiato. Irritato. Si sentiva tradito.

E non capiva il perché.


"Staremo sempre insieme Sas'ke! è una promessa!"


Quel piccolo ricordo si fece strada in lui.

Quando era piccolo era molto insicuro sul rapporto con le persone. Aveva una paura terribile di rimanere solo. Forse perché quando stava male i suoi genitori non c'erano mai con lui.

Si sentiva abbandonato a se stesso con la terribile paura di morire.

Ma tutto questo cambiò quando arrivò Naruto.

Qualche settimana dopo quella fatidica giornata in cui erano diventati amici, lui stette di nuovo male.

La febbre alta non gli permetteva nemmeno di alzarsi dal letto.

La cosa che gli dispiaceva di più era non poter vedere il suo amico. In poche settimane la sua compagnia era diventata quasi indispensabile. Si vedevano tutti i giorni. Giocavano e parlavano per ore.

Sempre su quella riva del fiume.

Ma la sua salute ne risentiva molto. Il dottore diceva che crescendo tutto sarebbe passato, ma fino ad allora doveva stare sempre chiuso in casa.

Ma a lui non importava. Tutti i giorni sgattaiolava fuori e correva al fiume.

Quella era la prima volta da quando erano diventati amici che non lo vedeva.

Si sentiva terribilmente solo.

Tutta la sicurezza che aveva acquisito stando con il biondino sempre sorridente era stata soffiata via con un nulla alla vista della sua camera silenziosa.

Si metteva la coperta fin sopra la testa e si rannicchiava.

All'improvviso sentì il rumore della porta che si apriva e si richiudeva.

La paura si trasformò in terrore all'istante.

Poi i passi che si avvicinavano al letto lo fecero quasi tremare.

Improvvisamente il silenzio. Non si sentiva niente.

Dopo qualche minuto si azzardo a tirare fuori la testa da sotto le coperte.

Sgranò gli occhi.

"Pensavo che dormissi" disse la bocca sorridente di Naruto.

"Tu.. Come..?" balbettò togliendo del tutto la testa dalle coperte.

"Una volta mi hai detto che abitavi da queste parti. Ci ho messo un'ora per ricordarmi il tuo cognome e per trovare casa tua!" Sorrise "Mi stavo preoccupando! Non venivi! Stai male?" chiese, innocentemente.

Sasuke annuì per poi tossire. Subito Naruto fu vicino a lui, gli mise una mano sulla fronte. A quel contatto il bambino moro divenne ancora più rosso di quel che era per la febbre.

"Hai la febbre altissima!" esclamò il biondino "Ma non c'è nessuno altre alla vecchia che mi ha aperto?" chiese, non vedendo nessuno con il bambino.

Sasuke fece segno di no, tristemente.

"E la vecchia non ti fa niente?!" esclamò saltando in piedi, indignato.

"No, dice che non è il suo compito" mormorò.

"Allora lascia fare a me!" disse battendosi il pugno contro il petto "Ci penso io! Aspettami qui!"

In un attimo era sparito senza dare il tempo al moretto di dire niente.

Qualche minuto dopo fu di ritorno con una bacinella d'acqua e un panno.

Si sedette vicino al suo letto.

"La mamma me lo fa sempre quando sto male"

Immerse il panno nell'acqua e glielo poggiò sulla fronte.

"Serve a far abbassare la febbre" disse in con un sorriso.

"Ti ammalerai anche tu se mi stai vicino" mormorò Sasuke.

"Ma cosa dici?! Io sono una roccia!" ridacchiò, stupidamente.

Da quel giorno stette sempre con lui quando stava male, certe volte si fermava pure a dormire per non lasciarlo da solo.

Grazie a lui era diventato più forte.

Si ammalava di meno e, pian piano, la sua insicurezza spariva facendo affiorare il suo vero carattere.

Quando ebbe 11 anni, improvvisamente, ebbe una ricaduta. Stette male per mesi, tra la vita e la morte.

Naruto non lo abbandonò mai e quando fu fuori pericolo, il biondino era lì vicino a lui.

In poco tempo poté finalmente uscire di casa.

Quel giorno chiese a Naruto quello che mai aveva avuto il coraggio di chiedere.

"Un giorno mi abbandonerai?"

Il ragazzino biondo ci rimase di stucco per poi mettersi a ridere facendo arrossire Sasuke.

"Non ridere, sono serio!" esclamò.

Subito l'altro smise di ridere.

"Ma cosa dici? Non potrei mai! Staremo sempre insieme, Sas'ke! è una promessa!"

Così la sua ultima insicurezza scivolò via.

Non ebbe mai più paura di rimanere solo.

Improvvisamente il bambino timido e insicuro si trasformò nel ragazzo sicuro di adesso.

Ma allo stesso tempo si chiuse in se stesso. Ignaro di quello che succedeva al resto del mondo. Completamente perso nell'unica visione di Naruto, ma, infondo, ignaro anche di quello che cambiava nel biondo.

Non si accorse mai dei gesti dolci, delle occhiate furtive, degli occhi che si illuminavano quando lo vedevano.

Lui era rinchiuso nel suo piccolo centro fatto del ricordo di un bambino biondo sempre sorridente non accorgendosi che quello stesso bambino stava crescendo e, quindi, cambiando.

Doveva comprendere che quel suo piccolo mondo non poteva durare perché era tanto impossibile quanto fragile.

Così fragile da essere distrutto da tre piccole parole.


"Mi sono innamorato"


Non aveva mai pensato a quel momento. Quando la persona per lui più importante si sarebbe allontanata. Non aveva mai pensato a quando Naruto si sarebbe innamorato e lo avrebbe abbandonato.

Ebbe paura. Di nuovo, dopo anni, la paura della solitudine lo immobilizzò.

Infondo, quando Naruto gli aveva fatto quella promessa, erano poco più che bambini. Come aveva potuto solo pensare che sarebbero stati davvero insieme per sempre?

"Sono uno stupido" mormorò con gli occhi oscurati dalle frange nere "Dovevo capirlo subito" alzò lo sguardo su di lui "Sono felice per te, Naruto" fece un sorriso tirato.

Il biondino lo guardò stranito. Si chiedeva se Sasuke avesse capito cosa sottintendeva la frase di prima.

Si alzò velocemente.

"Sei sicuro di aver capito cosa ti voglio dire?" chiese, dubbioso.

Sasuke aveva ancora quell'orribile sorriso falso.

"Certo" disse a denti stretti "Ti sei innamorato, era anche ora no? Chi è la fortunata?"

Naruto si schiaffò una mano sulla fronte.

Quell'idiota non aveva nemmeno azzeccato il sesso!

Ma non si sarebbe abbassato a dichiararsi apertamente! Mai!

Sorrise malignamente, mentre un'idea altrettanto maligna gli passava per il cervello.

"Non so se la conosci" disse "è una bellissima ragazza, dai capelli neri e gli occhi scuri come la notte. Ha un carattere forte, è intelligente, ma non ci capisce molto di situazioni amorose. Ho provato mille volte a farle capire cosa provo, ma lei non capisce"

Ad ogni parola che fuoriusciva dalle sue labbra, lo sguardo di Sasuke si oscurava sempre di più.

"Ed è molto insicura di se. Sempre rinchiusa in se stessa senza mai guardarmi, per lei sono ancora il bambino idiota di un tempo!" continuò, improvvisamente serio, il biondo "Non si accorge mai di niente! Perché non capisce che sono cambiato? Perché non vede cosa provo per lei?"

Quelle parole colpirono molto Sasuke.

Sembrava quasi che fossero rivolte a lui.

Vide Naruto avvicinarsi, scuro in volto.

"Basta scherzare Sas'ke. Davvero non hai capito?"

"Io.."

Era tornato il bambino insicuro di una volta.

Tutto perché sentiva il biondo allontanarsi da lui.

Questo, intanto, era arrivato vicinissimo a lui. Lo sentì sospirare e lasciarsi andare in avanti. Il suo corpo quasi senza forze si appoggiò al suo, rigido e teso come una corda di violino.

"Non so più cosa fare per fartelo capire" disse con voce stanca.

Sasuke non sapeva cosa dire. Non capiva cosa dovesse capire. Credeva di esserci arrivato, ma evidentemente c'era dell'altro.

Sentì le braccia di Naruto avvolgersi intorno alla sua vita e le sue mani afferrare la maglia dietro la schiena.

Il cuore cominciò a battergli all'impazzata.

"Come fai ad essere così idiota?" lo sentì bisbigliare, il calore del suo fiato passava dalla sottile stoffa della maglia fino alla sua pelle.

Sentì la stretta rafforzarsi, aveva quasi la sensazione che Naruto si stesse aggrappando a lui per non cadere o per non lasciarlo scappare.

"Così idiota da non capire nemmeno che si sta parlando di te al femminile! Stupido! Quanti altri indizi ti devo dare?! Te le devo dire chiaro e tondo?! Sei tu quella persona! E se nemmeno adesso lo capisci io non so più che fare con te!"

In quel momento sentì qualcosa rompersi.

L'ultimo residuo del suo mondo sparì completamente.

All'improvviso notò ogni piccolo cambiamento nel ragazzo che lo stava abbracciando.

Ogni gesto e occhiata che non aveva notato prima.

Vide davanti ai suoi occhi il bambino sorridente crescere. Il viso farsi più adulto, il corpo diventare più robusto, ma gli occhi rimanere quelli di sempre.

Azzurri, allegri e rivolti verso di lui.

Sempre verso di lui.

Come aveva potuto essere così cieco? Non vedere quello che aveva sempre avuto sotto gli occhi.

Con braccia quasi tremanti, lo abbracciò stretto.

"Hai ragione, sono davvero un'idiota" disse, piano.

"Almeno lo ammetti!" sbottò Naruto.

"Adesso smettila di essere così acido però!"

"Nemmeno per sogno! è quello che ti meriti dopo un mese di sofferenze! Ce ne hai messo per capirlo!"

Ci fu un attimo di silenzio, poi Sasuke allontanò da se il biondo e lo costrinse a guardalo negli occhi.

"Un mese di sofferenze?"

Naruto Mosse gli occhi in ogni direzione per non incontrare il suo sguardo.

"Bhe... è un mese che... insomma... Me ne sono accorto..."

Se lo ricordava bene quel giorno. Un giorno qualunque, come tanti, fatto di scuola, amici, professori che rompono e le ragazze che stavano sempre attaccate a Sasuke.

A lui non aveva mai dato particolarmente fastidio, anche se alcune volte era enormemente irritato dal comportamento di alcune di loro. Soprattutto una loro compagna di classe, Sakura Haruno.

Da prima le era persino piaciuta. Era una ragazza allegra, solare e molto carina. Era questo che pensava di lei.

Fino a quel giorno.

"Sasuke Kun, vuoi diventare il mio ragazzo?"

Ormai era la ventesima volta che glielo chiedeva, in quella settimana. E si era anche trattenuta, infondo.

Da prima non le aveva dato peso ed era rimasto impassibile, forse con uno sguardo malizioso verso Sasuke. Quest’ultimo ricambiò il suo sguardo con uno annoiato.

"No, Haruno San. E ti chiedo il favore non chiedermelo più. La mia risposta non cambierà." La sua voce era rimasta impassibile, con una punta di noia forse. Avrebbe usato lo stesso tono ad una domanda di un professore che riteneva anche troppo facile per essere stata posta a lui.

Sakura si rimase davvero male quella volta. Forse per il tono freddo o per l’immediata risposta che le aveva dato senza nemmeno pensarci un po’ su. Ma probabilmente quello che la fece arrabbiare furono le occhiate che i due si erano lanciati e la risatina ironica che il biondo aveva fatto subito dopo la secca risposta del moro. Non sopportava Naruto. Non sopportava che avesse quel rapporto così stretto con il suo Sasuke. Era una cosa che non concepiva reale.

Da sempre era stata lodata e ammirata da tutti per la sua bellezza, per il suo buon carattere e intelligenza. Aveva una miriade di ammiratori, ma l’unico ragazzo che avrebbe veramente voluto non la considerava nemmeno.

Con un gesto di stizza incrociò le braccia e indossò la sua maschera arrabbiata.

"Sasuke Kun rispondi così ogni volta a ogni ragazza che te lo chiede! Ma prima o poi dovrai innamorarti no?"

Togliendosi la maschera arrabbiata indossò quella sensuale. Si avvicinò a lui posandogli una mano sul petto e avvicinando il viso a quello del ragazzo.

"Potresti provarci con me, no? Molla l’impiastro biondo qui e andiamo a divertirci"

Naruto non seppe mai quello che gli capitò in quei pochi secondi.

Una sottile lastra di vetro si era appena incrinata e faceva fuoriuscire sentimenti che prima erano stati sigillati.

Rabbia.

Con un gesto veloce si avvicinò ai due e con forza dette una spinta alla ragazza facendola cadere a terra. Questa mugolò di dolore.

"Baka! Ma che cavolo fai?"

Le parole quasi le morirono in gola quando vide lo sguardo terrificante del ragazzo biondo. Gli occhi azzurri le stavano mandando saette dolorose e fuoco che le bruciava dall’interno.

Gelosia.

"Prova a toccarlo ancora e ti giuro che non la passerai liscia, capito?!"

Aveva esclamato con quando fiato aveva in gola e con quanto rabbia aveva in corpo. Non voleva che quella ragazza stesse vicino a Sasuke. Doveva stare sempre vicino a lui, lui soltanto.

Possessività.

Gli era stato accanto tutti quegli anni e non avrebbe mai permesso a nessuno di portarglielo via. Specialmente a una sciocca ragazzina con i capelli schifosamente rosa. Mai!

Faceva bene ad alzarsi ed ad andarsene con la coda tra le gambe quella lì! Altrimenti l’avrebbe uccisa!

"Naruto..."

Sentì mormorare il suo nome dietro di se. Si voltò.

Incontrò gli occhi neri dell’altro dove poteva leggere curiosità. Vide le labbra che si schiudevano per parlare.

"Che ti è preso?"

Vedeva la sua mano avvicinarsi per toccargli la spalla.

Istintivamente si allontanò da lui, quasi avesse paura di scottarsi.

Non sapeva perché, ma adesso vedeva Sasuke sotto un luce completamente diversa. I capelli neri che, fino a quel momento, continuava a criticare perché troppo ingellati gli parevano unici e belli. Gli occhi che era abituato ad incontrare in occhiate d’intesa non parevano più gli stessi. Troppo profondi per mantenerne il contatto. Il corpo che, fino a poco fa, toccava con tranquillità adesso bruciava.

Tentò di riprendere il controllo di quelle sensazioni e fece un sorriso tirato.

"N-Niente... Mi pareva che avessi bisogno d’aiuto... Tutto qui.."

Sasuke alzò un sopracciglio come era abituato a fare quando qualcosa non gli tornava. Si sorprese nel pensare che prima non lo aveva mai notato quanto lo facesse spesso.

"Non credi di aver esagerato un pochetto?" disse con voce atona.

Di nuovo si stupì di soffrire di quella voce senza apparenti sentimenti. Ci doveva essere abituato ormai. Non riusciva a capire i sentimenti del ragazzo. Cosa provava adesso? Era così tranquillo come si mostrava? O era agitato?

Insicurezza.

E prima? Con Sakura? Era proprio sicuro che lo sguardo che gli aveva lanciato prima fosse davvero di noia e non di vittoria? Forse lui voleva soltanto dirgli di andarsene per permettergli di parlare con la ragazza.

Solo adesso si accorgeva di quanto poco conoscesse le sensazioni del ragazzo. Solo adesso capiva di non conoscerlo per niente.

"Mi.. Dispiace..." Borbottò con lo sguardo basso.

Sentì Sasuke sospirare e vide i suoi piedi cominciare a muoversi. Lo sorpassarono mentre lui era rimasto fermo a osservare il luogo dove prima c’era la figura del moro.

Si accorse di avere il cuore che batteva a mille e sentiva la faccia in fiamme.

Si toccò una guancia non capendo cosa gli stesse succedendo.

"Dobe, che fai? Ti muovi?"

Sussultò a sentire la sua voce.

"Cr.. Credo che andrò a casa..." borbottò, incerto.

"Cosa? Perché? ? ancora presto, no?"

Si voltò verso di lui e cercò di fare il sorriso più naturale che poteva in quel momento.

"Non mi sento molto bene"

Sasuke lo guardò sospettoso per poi avvicinarsi a lui.

"Ti accompagno"

Naruto arrossì, improvvisamente agitato.

"No, no! Vai pure a casa anche tu!"

Di nuovo il moro lo guardò sospettoso.

"Dobe, si può sapere cosa ti prende?"

"Ma niente! Te lo giuro! Ci vediamo domani!"

Cominciò a correre sempre più forte verso casa sua.

Quando arrivò chiuse la porta dietro di se con forza. Vide sua madre affacciarsi dalla cucina con la sua faccia sorpresa.

"Ohi, è successo qualcosa? Perché sei tornato così presto?" chiese la donna, preoccupata.

Il figlio si limitò a togliersi le scarpe velocemente e a correre in camera sua borbottando solo qualche parola confusa.

"Studiare... Compito..."

Adesso che era nel silenzio della sua stanza i pensieri che gli affollavano la mente si fecero ancora più forti.

Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Mai nella sua vita aveva provato sentimenti così forti e diversi da quelli che, di solito, provava.

Lui era abituato a considerare Sakura una bella ragazza, le sue avance verso Sasuke solo un pretesto per prendere in giro l’amico.

Era abituato a toccare, guardare Sasuke. Parlargli. Quando aveva un problema andava sempre da lui.

Ma come doveva comportarsi adesso che il problema era proprio il moro?

Nei giorni successivi non fece altro che evitarlo. Inventava scuse e quando dovevano fare il pezzo di strada insieme per tornare a casa non parlavano.

Era una situazione che faceva soffrire entrambi.

Tre giorni dopo, lui era ancora a deprimersi nella sua stanza. Con sua enorme sorpresa, all’improvviso, vide sua madre fare capolino dalla porta.

"Naaaruto Chaaan!? Ti va la torta al cioccolato con la menta?" Disse con un sorriso enorme.

Il biondo distolse lo sguardo.

"No, mamma. Magari più tardi."

Velocemente, la donna si avvicinò veloce al figlio e, con una mossa di wrestling, lo imprigionò sotto di se mentre questo mugolava dolorante.

"Figlioo!! Non si rifiuta una torta al cioccolato con la menta in questa maniera!! Mi sembri quell’asociale del tuo amico!!"

L’amico asociale era Sasuke. Lo chiamava così dalla prima volta che era venuto a casa sua. La madre di Naruto gli aveva offerto la specialità di casa – Ramen al Miso – e lui, con freddezza, l’aveva rifiutato dicendo che non gli piaceva.

Da quel momento tra i due era nata una lotta silenziosa.

La donna, sentendo che il figlio non gli rispondeva, aumentò la stretta al collo.

"Dimmi cosa c’è!!" esclamò, facendo impaurire a morte il ragazzo.

"Ma.. Mamma! Mi soffochi!"

Lei, accorgendosene solo ora, lo lasciò andare.

"Scusa, figlio" si scusò togliendosi da sopra di lui.

Naruto si massaggiò il collo dolorante.

"Madre schizzata" borbottò.

"Non dire così, Nar’to Chan! Sono preoccupata! Sei così strano in questi giorni..."

Gli passò un braccio intorno al collo e con la mano gli accarezzò la testa.

"Cosa c’è, cucciolo?" chiese, con voce dolce.

Naruto, da prima, fu riluttante a lasciarsi andare, ma poco dopo abbracciò la vita della madre.

"Cosa mi sta succedendo, mamma?"

La donna sospirò.

"Credo di aver capito... Dopotutto dovevo aspettarmelo prima o poi... Riguarda quell’idiota vero?"

Naruto sussultò e, lentamente, alzò il viso incontrando gli occhi dolcemente azzurri della madre.

"Nar’to Chan... Dovresti accettarlo, no? Non sei più un bambino... Ci sono sentimenti che nascono così, senza che ce ne accorgiamo e che poi, all’improvviso, emergono... è stata la stessa cosa con tuo padre sai? Non lo sopportavo! Era una piattola sempre sorridente e mi dava enormemente sui nervi! Poi, un giorno, mi è parso diverso. Me lo ricordo ancora. Era il primo giorno del primo anno delle superiori, non ci vedevamo da un po’, dato che non frequentavamo la stessa scuola media... è stata un sensazione incredibile, notavo ogni suo piccolo gesto e sono quasi svenuta quando mi è venuto incontro tutto sorridente!" Rise con malinconia "è stato un periodo davvero bello... ma con tuo padre tutto diventava incredibilmente bello..."

Naruto distolse lo sguardo da sua madre. Suo padre era morto quando era appena nato e non ne aveva ricordi. Ma gli rimaneva sempre sua madre.

"Mamma... cosa dovrei fare adesso?" mormorò.

"Non so cosa risponderti, KitsuChan... I consigli non si danno, lo sai bene..."

La donna si alzò tornando verso la porta.

"Mamma..."

Si voltò.

"Sì, KitsuChan?"

IL ragazzo fece un sorriso grandissimo.

"Voglio la fetta più grande!"

Il giorno dopo andò a prendere Sasuke a casa. Quando lo vide uscire, gli sorrise. Lui lo guardò, un po’ stupito.

"Buongiorno, Sas’ke!" esclamò lui.

Il moro non rispose mentre l’altro si avvicinava mettendogli un braccio intorno al collo.

"Pronto per una nuova, fantastica giornata di scuola?"

Il moro si staccò da lui, bruscamente.

"Usuratonkachi"

Cominciò a camminare.

Naruto sorrise. Sasuke non gli avrebbe mai chiesto cosa avesse nei giorni precedenti, anche se fosse stato super curioso di saperlo. Lo conosceva bene, ormai.

Osservò la schiena dell’amico. Era forte e dritta, lo sguardo davanti a se. Era lontano il tempo del bambino timido e malato. Aveva trasformato un innocente bambino in un mostro! Rise interiormente, per poi avvicinarsi a lui.

"Uffa! Sas’ke! Mi offendi sempre!"

I giorni passavano e lui lo osservava. Osservava lui e le persone che gli giravano in torno. Notava che il moro non dava peso a nessuno di loro. Soffriva nel vederlo così distaccato, ma allo stesso tempo ne era felice perché l’unica persona che riusciva a toccarlo era proprio lui.

Ma notava anche quanto fosse distratto nello stargli accanto. Più volte era arrossito alla vicinanza stretta con lui per poi allontanarsi di scatto. Lui non si era mai chiesto il perché di quel comportamento.

Infondo al cuore, sperava che lui lo scoprisse.

Questo, era il motivo principale per cui avevano litigato il giorno prima.

Come ogni pausa pranzo dell’anno, Sasuke era circondato da ragazze starnazzanti, sognando un solo sguardo tutto per se da parte dell’oggetto dei loro desideri.

Naruto era, come sempre, vicino a lui. Mangiava in silenzio, guardando con invidia quelle ragazze che potevano mostrare il loro amore.

Al suono della campanella tutte uscirono, con immenso sollievo di Sasuke.

"Certo che potevi darmela una mano" si lamentò il moro.

Naruto continuò a guardare il libro di storia, fingendo di leggerlo.

"A far cosa?" domandò, con voce atona.

"Come cosa?! A liberarmi di quelle lì! Di solito inventi una delle tue buffonate e ce ne andiamo!"

Naruto strinse di più il libro.

"Non mi è venuto nulla in mente" disse a denti stretti.

Sasuke sbuffò.

"La verità è che ti diverte vedermi in quella situazione"

Buttò lì, senza nessuna malignità nella voce, ma bastò a far scattare in piedi Naruto. Il libro di storia cadde a terra.

"Certo! Mi diverte tantissimo! Come mi divertiva vederti malato a letto! Per tutti questi anni mi sono preso cura di te! Ti ho curato! Ti sono stato vicino! Ti libero da quelle piattole tutte le volte! Comincia a camminare con le tue gambe, Sasuke! Mi sono stancato!"

Con rabbia uscì dalla classe mentre entrava il professor Iruka.

"Uzumaki, dove..?!"

Ma il biondo non lo ascoltava. Passò oltre e scomparì.

Quello che successe dopo, lo sappiamo bene.

Adesso sono lì, davanti all’altro.

"Mi dispiace" mormorò Sasuke, dopo che Naruto finì di parlare.

Naruto scosse la testa.

"Non è niente. Sono io che ho sbagliato, dovevo dirtelo subito e liberarmi di questo peso prima che succedesse tutto questo"

Nel piccolo silenzio che si era creato, si sentì chiaramente la campanella dell’inizio della seconda ora suonare.

"Andiamo" disse Sasuke.

Naruto annuì, correndogli davanti, come era abituato a fare.

Sapeva che non era tutto chiarito, ma non gli importava. Lo aveva di nuovo vicino e questo bastava.


Buon Compleanno, Nee Chan!


Si sentiva irrequieto. Ed era una cosa terribilmente strana per lui. Manteneva il suo sangue freddo persino davanti a quella faccia da serpente del professore di storia Orochimaru!

Ma in quel momento tutto era diverso. Persino il dolce far niente di Shikamaru lo infastidiva, i suoi leggeri sospiri di noia gli sembravano gli urli striduli di Haruno.

E tutto per lui. Spostò lo sguardo sui primi banchi, davanti alla cattedra del professore. Naruto stava seduto accanto a Sakura, apparentemente normale. Ma lui lo conosceva bene, sapeva che, se avesse potuto, avrebbe fatto un sorriso enorme.

Non aveva realizzato veramente quello che il biondo gli aveva confessato fino a quando non si era messo a sedere nel suo banco. La consapevolezza di aver ricevuto una dichiarazione d’amore dal suo migliore amico lo colpì come una doccia freccia.

Non che gli facesse schifo averne ricevuta una da un maschio, anzi. Ne aveva ricevuto molte. Solo che non riusciva a capire come poteva essere successo. Non aveva niente da offrirgli, erano amici, certo e sapevano ogni cosa sull’altro.

Sobbalzò e abbassò lo sguardo.

Non era vero. Naruto sapeva tutto di loro due. Lui sapeva tutto di se stesso, ma del biondo ignorava molte cose. La prova era che non si era minimamente accorto dei sentimenti dell’altro.

Sospirò, quasi disperato.

Pensava di essere riuscito finalmente a cambiare. Pensava di non aver bisogno di nessuno. I suoi calcoli si erano rivelati sbagliati. Anzi, no, non erano sbagliati. Lui non aveva bisogno di nessuno, ma solo di Naruto.

Si coprì gli occhi con una mano.

Stava diventando terribilmente sentimentale, troppo sentimentale. E solamente perché quella stupida volpe aveva parlato troppo.

"Kitsune..." bisbigliò.

Il suo compagno di banco lo guardò.

"Hai detto qualcosa?" chiese questo.

Fu quasi preso alla sprovvista, ma riuscì a borbottare un ‘no’ e a scuotere la testa abbastanza convinto.

Shikamaru non gli lo degnò di altra attenzione e tornò a sonnecchiare.

Sospirò in sollievo.

Si ricordava quel giorno. Era un piccolo ricordo che aveva da quando aveva nove anni.

Era una di quelle sere in cui stava male ed era da solo in quella casa silenziosa. I suoi genitori erano andati a letto da molto ormai. Era notte fonda e lui era rannicchiato sotto le coperte, tremante. La stanza buia e silenziosa lo terrorizzava.

Quel giorno che era iniziato da, forse, qualche minuto od ora era quello del suo compleanno. Il 23 luglio.

Si fece coraggio pensando che domani sicuramente Naruto sarebbe venuto e gli avrebbe fatto gli auguri di compleanno, restando con lui per tutto il giorno.

Sorrise. Si sarebbero divertiti. E Naruto sarebbe rimasto solo con lui, solamente con lui.

All’improvviso cominciò a sentire dei piccoli colpetti alla finestra. Come un ticchettio insistente.

S’irrigidì subito. Mille ipotesi affollarono la sua mente di bambino, tra cui ladro, assassino, rapitore, mostro, demone e fantasma.

Tutto tremante abbassò di poco la coperta alzando lo sguardo verso la finestra che stava sopra di lui.

Le tende erano tirate e poteva solo distinguere una imprecisata ombra piccola e paffuta.

Fece un piccolo urlo e si ricacciò sotto le coperte.

"Sasuke!"

Si sentì chiamare, ma questo non lo tranquillizzò per nulla.

"Sasuke! Sono io! Naruto!"

Sgranò gli occhi e si alzò di scatto a sedere.

"Naruto?"

Vide l’ombra muoversi.

"Sì! Dai aprimi!"

Scostò velocemente le tende e vide il volto sorridente del bambino.

"Aprimi!" Ripeté.

Senza pensarci un secondo di più, Sasuke aprì la finestra e aiutò il bambino ad entrare.

Questi cadde sul letto facendoli molleggiare entrambi.

"Che ci fai qui?" Chiese il moretto.

Il biondino fece un largo sorriso tirando fuori dalla tasca del piccolo gilè arancione qualcosa.

"Buon compleanno, Sas’ke! Volevo essere il primo a farti gli auguri e a darti il regalo!"

Il piccolo bambino ci restò di sasso con gli occhi spalancati. Non riusciva nemmeno a pensare a cosa doveva pensare.

"é piccolo, lo so, ma non sapevo cos’altro farti!" Gli allungò ancora di più il pacchetto "Prendilo!"

Titubante Sasuke allungò la piccola mano afferrando il piccolo pacchettino malamente incartato. La carta blu e rossa era spiegazzata e gli strappi erano stati ricuciti con scotch malmesso. Una piccola coccarda arancione sgargiante faceva la sua figura in mezzo al tutto.

Continuò a guardare il pacchetto. Non sapeva nemmeno da dove cominciare a scartarlo, aveva paura di rovinare quel piccolo tesoro.

"Che aspetti?" Chiese impaziente Naruto.

Sasuke sobbalzò per poi cominciare a scartare velocemente il pacchetto.

Adesso tra le mani aveva un piccolo pupazzino morbido. Raffigurava un piccolo gattino nero.

Sentì il biondino ridacchiare.

"Quando l’ho visto ho pensato a te. Sei come un gatto, secondo me. Un po’ schivo e timido come lui!" All’improvviso sorrise, dolce. "Anche se sono sicuro che un giorno diventerai molto di più."

Di nuovo il rossore imporporò le guance del moretto. Non riusciva proprio a resistere.

"Kitsune..." Bisbigliò.

Naruto lo guardò stranito.

"Tu sei una kitsune. Sempre sorridente ed energico." Strinse a se il pupazzo. "Anche se sono sicuro che un giorno diventerai molto di più."

Sentì il bambino ridere, forse un po’ nervoso.

Quel piccolo ricordo era il più dolce che aveva. Forse anche il più prezioso.

Il pupazzo che gli aveva regalato quel giorno lo aveva ancora in camera sua, sempre in bella vista sul suo comodino. Era la cosa più preziosa che possedeva.

E Naruto sapeva che faceva lo stesso con la piccola volpe che gli aveva regalato qualche mese dopo per il suo di compleanno. Una volpe sorridente con un berretto da notte simile a quello che portava il ragazzo stesso.

Quanto era ridicolo quel berretto, pensò scuotendo la testa.

I suoi pensieri vennero interrotti dalla campanella di fine lezioni. Per oggi potevano tornare a casa.

Mise velocemente le sue cose nello zaino nero. Questi aveva un piccolo scoiattolo disegnato con il pennarello indelebile argento.

Quanto si era arrabbiato quando Naruto, per dispetto, glielo aveva disegnato precisamente al centro dello zaino. Lo scoiattolo aveva una faccia truce che guardava a destra. Era abbastanza ridicolo, lo sapeva, ma non aveva mai trovato il coraggio di comprarne una nuova. Alle persone che gli chiedevano perché la tenesse ancora dava come risposta solo un’alzata di spalle.

Dette uno sguardo a Naruto. Questo stava tranquillamente parlando con due loro compagni di classe, Kiba e Shino. Il biondo li riteneva amici, lui non li aveva mai considerati più di tanto.

Sul banco stava la sua cartella blu e rossa. Proprio al centro c’era disegnata una piccola volpe euforica che correva verso sinistra con scritto accanto, a caratteri cubitali, ‘Baka Kitsune’. La sua vendetta personale.

Prese la cartella e si avvicinò al gruppo.

Lo sguardo di Naruto si posò su di lui appena lo vide muoversi. Lo vide sorridere, felice. Si chiese come aveva fatto a non accorgersi di quel sorriso, prima.

"Andiamo?" chiese con la sua solita voce distaccata.

Il biondo annuì, salutando velocemente gli altri due che lo guardarono scuotendo la testa.

"Più che una volpe sembri un cagnolino fedele e scodinzolante." Sentì borbottare Kiba verso Naruto.

Questi lo guardò male.

"Kiba! Non ricominciare!"

Vide l’altro fare una faccia stizzita per poi allontanarsi. Shino lo seguì facendo a Naruto un cenno di saluto.

Sasuke li vide scomparire oltre la porta prima di concentrare la sua attenzione sull’amico.

"Di che parlava?" Chiese.

Naruto arrossì.

"Kiba lo sapeva" Disse non guardandolo negli occhi. "Non faceva altro che ripetermi di lasciar perdere."

Questo lo irritò parecchio.

"Inuzuka dovrebbe cominciare a farsi gli affari suoi" disse, acido.

Naruto ridacchiò un poco.

"Dai, non lo diceva per cattiveria."

Il moro scosse la testa, lasciando cadere il discorso.

Uscirono dalla classe e cominciarono a camminare per il corridoio.

Quasi immediatamente un gruppo di ragazze si accalcarono intorno a Sasuke, tra cui anche Sakura.

Naruto subito la guardò male, ma lei non si perse d’animo. Si attaccò al braccio di Sasuke e cominciò a tartassarlo con la sua voce stridula.

"Sasuke Kun! Hai passato una buona giornata? Che ne dici se facciamo la strada insieme? Se hai tempo puoi venire a casa mia, non ci sono i miei!"

La ragazza non si accorse, o fece finta di non vedere, i minacciosi sguardi furenti delle altre ragazze e di Naruto.

Sasuke però se ne accorse molto bene e un brivido gli corse per tutta la schiena. Il pensiero del ritorno della gelosia del biondino lo terrorizzò.

Scostò la ragazza, forse un po’ troppo bruscamente dato che questa finì addosso ad alcune ragazze.

"Haruno San, ti prego di smetterla una buona volta. Non mi interessi" Poi dette uno sguardo anche alle altre. Uno sguardo tagliente. "E lo stesso vale per tutte voi. Sparite"

Le ragazze sgranarono gli occhi a quelle parole e prima che cominciassero a disperarsi, Sasuke prese per la mano Naruto e lo trascinò via.

"Sasuke, credo che abbiano cominciato a piangere" Disse Naruto, un po’ dispiaciuto.

L’altro non lo ascoltò nemmeno e tirò dritto fino a mescolarsi con gli altri studenti all’uscita. C’erano le classiche coppiette, il gruppo di amici e amiche.

Naruto sentì improvvisamente che lui e Sasuke non appartenevano a nessuna di quelle categorie. In effetti lui si era dichiarato, ma l’altro non aveva minimamente detto niente. Probabilmente per non ferirlo.

Lo guardò di soppiatto. Però se era così doveva dirglielo! Non voleva essere trattato come quelle di prima. Illuso e poi distrutto. A quel pensiero, si sentì triste per quelle ragazze. Sasuke aveva esagerato.

"Non credi di aver esagerato con quelle ragazze?" Chiese a mezza voce, senza guardarlo.

"No, erano mesi che volevo dirglielo. Farlo è stata una liberazione" Disse, con una punta di sollievo mentre entravano nel cortile della scuola.

"Ma non pensi ai loro sentimenti? Loro ti adoravano, ti amavano. Gli hai spezzato il cuore, in questo modo" Terminò in un mormorio.

Vide Sasuke fermarsi mentre gli altri ragazzi gli passavano accanto, ignorandolo. Il suo sguardo era arrabbiato.

"Non mi interessa dei loro sentimenti, per me loro sono insignificanti"

Riprese a camminare, gli passò accanto senza degnarlo di sguardo alcuno.

Il biondo era rimasto stupito da quelle parole. Sapeva che Sasuke era un tipo freddo, ma non pensava fino a questo punto. Abbassò lo sguardo, dolorante. Anche questa volta comprese di non conoscerlo.

Alla fine, non era molto differente da quelle ragazze.

Si sentì prendere per la mano e trascinare via, di nuovo.

Sasuke camminava davanti a lui, facendosi spazio tra la folla.

"Non pensare mai più quello che stavi pensando, Naruto. O mi arrabbierò davvero" Disse il moro continuando a trascinarlo via.

Il biondo sorrise, infondo qualcosa che lo differenziava da quelle ragazze c’era.

Quel contatto.

Quella stretta alla mano così calda, forte e protettiva.

Quel capirsi.

Quella paura di non accorgersi dell’altro.

Quei ricordi piccoli e dolci.

Quegli oggetti così preziosi.

Quei disegni sulle loro cartelle.

Quel piccolo scoiattolo imbronciato e quella volpe euforica.

Quei momenti passati insieme.

Questo lo differenziava da quelle ragazze e differenziava loro dalle coppiette e dagli amici.

Perché loro non erano niente di tutti questo.

Erano solo due bambini soli che si erano incontrati sull’argine di un fiume anni fa e che adesso si tenevano per mano mentre tornavano a casa.

Anche se tutto quello che serviva loro era in quel piccolo contatto.


Questa piccola fic è dedicata a una persona molto importante per me. La mia sorellina è una persona davvero speciale. Mi aiuta molto anche se non se ne accorge, anche se non ci siamo mai viste, ne parlate di persona. Riesce a sopportare i miei deliri su Itachi e il fatto che io non sappia far altro che parlare di Naruto. Riesce a farmi ridere, anche se sono triste. Mi è stata vicina in tanti momenti, non finirò mai di ringraziarla.

Nee chan, sei una delle mie migliori amiche.

Non cambiare mai, questa fic è tutta dedicata a te e al giorno in cui sei venuta al mondo.

La tua Nee Chan, Lirin


   
 
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