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Autore: Slyth    18/09/2013    18 recensioni
Dal prologo:
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'Ti prego, no’… pensò sconfortata Hermione Granger.
'Per le chiappe dell’Oscuro Signore, ti prego, no’… pensò un po’ meno sconfortato e un po’ più terrorizzato Draco Malfoy.
“…il signor Draco Malfoy e della signorina Hermione Granger”.
“CHE COSA?” urlò Ron.
“PROFESSORESSA MCGRANITT!” esclamò Harry, con espressione ferita.
“Oh porca…” imprecò Ginny.
[...]
“Oh numi…” gracchiò la McGranitt.
“Oh numi un cazzo” sibilò Draco, afferrando una mela verde e mordendola selvaggiamente. “Non c’è ancora un posto libero ad Azkaban, vero?”.
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E' fondamentalmente una storia che ho scritto per divertirmi e far divertire. Sono una gran fan della coppia Draco/Hermione, e quindi ho voluto renderle omaggio.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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NOTE DELL'AUTRICE (IMPORTANTI DAVVERO, PER UNA VOLTA TANTO- LEGGERE ASSOLUTAMENTE)

Guess who's back? *schiva pomodori marci*

Ebbene sì, dopo una cosa come cinque mesi, sono tornata. E' inutile che sto qui a propinarvi scuse, sappiate solo che davvero, se non ho aggiornato è stato perchè non avevo la minima ispirazione ed avrei rischiato di scrivere uno schifo. E non volevo, ecco.

Invece adesso, avendo sostenuto gli esami e il test d'accesso per l'università, mi sento rilassata ed in pace col mondo, per cui eccomi qui, mi è tornata un po' d'ispirazione.

Magari ho perso un po' di smalto e questo capitolo non sarà granché, magari vi piacerà lo stesso, ma vi prego, in entrambi i casi, anche se non lo merito, fatemi sentire che ci siete ancora, altrimenti dovrò davvero bloccare la storia, se nessuno mi darà segni di vita.

Sappiate solo che vi amo e che mi ci son messad'impegno per scrivere il capitolo. Sappiate che sono le due ed ancora sono sveglia.

Per farmi ulteriormente perdonare, ho deciso di inserire alla fine del capitolo uno "special". Ora vi spiego. In questi mesi ho avuto molto modo di confrontarmi con altri fandom di Harry Potter -essendo stata anche al raduno di Harry Potter-, e molti mi hanno domandato come mai amassi così tanto la coppia DRAMIONE. Beh, io ci ho pensato tanto, e alla fine ho buttatò giù una cosuccia scritta, che ho deciso di inserire a fine capitolo. 

E' piuttosto seria rispetto al mio modo di scrivere molto frizzante e allegro (spero), però insomma, mi auguro gradiate.

Un regalino di bentornata a me come scrittrice, e a voi come lettori.

Lucia.

Ps: non so quanto passerà di qui al prossimo capitolo, ma di certo non cinque mesi! 

 


 


 

 

Dedico questo capitolo al mio ritorno come scrittrice, dopo cinque mesi.

Lo dedico a voi, se mi avete aspettata, perché vuol dire che qualcosa la mia storia vi ha lasciato.

E lo dedico alla coppia che amo con anima e corpo -alla Dramione, alla quale non rinuncerò mai, cascasse il mondo.

 


Capitolo V

Sorprese inaspettate 

 

 

 Quando Hermione e Draco si separarono, in una viuzza affollata del centro, nessuno dei due aveva minimamente intenzione di allontanarsi troppo dal punto in cui si erano dati appuntamento per un’ora dopo, seppur per motivi differenti.

La prima perché non aveva nessuna particolare compera da sbrigare –da persona pignola e previdente quale era, si era già premurata di portare a termine tutte le spese natalizie per tempo-; Draco, dal canto suo, preferiva rimanere nei dintorni giacché –anche se non lo avrebbe ammesso nemmeno sotto le più atroci torture- avventurarsi in vie sconosciute e affollate da babbani lo disorientava alquanto.

Se si fosse perso, sarebbe morto piuttosto che chiedere aiuto alla Granger –o ancora peggio ad un babbano. Quindi meditò che fosse molto meglio rimanere nei dintorni e cercare di scovare qualcosa di adatto ai suoi genitori nel raggio di cento metri.

Non appena si fu accertato che Hermione fosse scomparsa dalla sua vista, Draco tirò un sospiro di sollievo e si concesse di dare una breve occhiata alla via in cui si trovava. Sembrava decisamente molto frequentata ed anche piuttosto alla moda: la Mezzosangue aveva più buon gusto di quanto si sarebbe aspettato.

Leggermente più a suo agio, azzardò qualche passo in avanti, verso un negozio che aveva attirato la sua attenzione. Sull’insegna di ottone spiccava la scritta “gioielleria”.

Una gioielleria. Bene, perfetto. Avrebbe di sicuro trovato qualcosa di adatto a sua madre lì dentro, ne era certo. Narcissa aveva un debole per gli oggetti preziosi e tremendamente dispendiosi. E non importava se ne possedeva già a centinaia: Draco aveva imparato che, per una donna di buona famiglia, i gioielli non erano mai abbastanza.

Varcò la soglia del negozio con passo deciso e si ritrovò all’interno di un ambiente insolitamente gradevole. Stranamente, lui sembrava essere il solo cliente. E quella, a dirla tutta, adesso che la guardava meglio, non sembrava nemmeno una gioielleria. Non vi erano vetrine stracolme di ornamenti preziosi, né signore imbellettate a caccia di una collana o un nuovo braccialetto di diamanti (ad onor del vero, non c’era nemmeno uno straccio di commesso), né tantomeno Draco riusciva ad avvertire l’inconfondibile odore di denaro che si percepisce di solito entrando in posti come quelli. 

Piuttosto, gli sembrò un negozio di antiquariato, o di chincaglierie.

Uno spesso strato di polvere ricopriva gli scaffali di legno e gli oggetti che vi erano posati, così come il bancone, disordinato e ingombro.

Sopra ad un tavolino, in un angolo della stanza, erano buttati alla rinfusa orologi da taschino, medaglioni di metallo, braccialetti dal valore pressoché nullo e anelli di ferro con pietruzze incastonate che avevano tutta l’aria di essere più finte dell’occhio di Moody.

Con la strana sensazione che effettivamente quello non fosse il luogo più adatto per acquistare il regalo di Narcissa, Draco si apprestò ad uscire, quando una vocina roca e quasi inudibile lo costrinse a fermarsi ad un passo dalla porta.

«Salve, giovanotto»

Draco Malfoy si voltò lentamente, le sopracciglia aggrottate, lo sguardo guizzante in cerca della proprietaria della voce. Finalmente, da una porticina dietro il bancone, vide spuntar fuori un’anziana donna, apparentemente vecchia come il conte Dracula o forse anche di più. Indossava uno straccio color topo che definire vestito sarebbe stato un affronto –o perlomeno nell’ottica di un Malfoy, lo sarebbe stato- e portava i capelli brizzolati legati in una crocchia sulla nuca.

Un reticolo di rughe le attraversava il volto olivastro e le mani dalle dita snelle, e degli occhiali tondi erano calati sul naso adunco.

A Draco parve la vecchina più brutta che avesse mai visto.

«Mi scusi, ma lei chi è?» le domandò, raddrizzando la schiena e sollevando il mento.

L’anziana ridacchiò.

«Giovanotto, questa domanda dovrei rivolgerla io a te, dato che ti trovi nel mio negozio, non credi?» gli fece diplomaticamente notare poi.

Rifiutandosi categoricamente di perdere uno scontro verbale con un’ultracentenaria, il ragazzo arricciò le labbra e incrociò le braccia al petto con aria indignata.

«Gliel’ho chiesto prima io»

Stava violando almeno un centinaio di regole della buona educazione e sapeva di essere totalmente in torto, ma ovviamente questo non aveva la minima importanza.

«Sei insolitamente maleducato, ragazzo» lo apostrofò la signora seppur senza sembrare in collera «ma mi piaci, quindi ti dirò chi sono. Il mio nome è Astrid, e sono la proprietaria di questo negozio. Ora, di grazia, potresti farmi l’onore di rivelarmi il tuo nome?».

Draco socchiuse gli occhi e si maledisse per aver messo piede lì dentro. Non aveva tempo da perdere, dannazione.

«Il mio nome è Draco Lucius Malfoy, e mi scuso per il disturbo, ma me ne stavo giusto andan-»

«Draco Lucius Malfoy?» lo interruppe, ridacchiando di nuovo «santo cielo, che nome tremendo per un ragazzo così giovane!»

Colpito nel vivo, Mafoy dimenticò ogni intenzione di abbandonare il negozio. Tremendo, il suo nome? Quella matusalemme avrebbe fatto meglio a ricredersi o, per Salazar, l’avrebbe trasformata in cibo per ippogrifi prima che facesse in tempo a dire “cioccorana”.

Boccheggiò per qualche secondo prima di ritrovare l’uso della parola.

«Ma come si permet-»

«Oh, suvvia» lo interruppe di nuovo lei «non ti sarai mica offeso?»

«Ovviam-»

«Vieni qui ragazzo, ti offro un the»

«Assolutamente n-»

«Sai, non ho mai molti clienti»

«Inspiegabile dav-»

«Avanti, non mord-»

«Per le chiappe di Merlino, HO DETTO DI NO!» proruppe Draco che, stanco di essere bloccato sempre a metà frase, aveva cominciato a perdere la poca pazienza che madre natura gli aveva concesso. Maledetti babbani, trovano sempre un modo per risucchiargli tutte le energie. «Non voglio il suo dannatissimo the! Io non bevo the! Io non bevo the con i babbani! Io… non bevo!».

Ansimò cercando di calmare il respiro irregolare. Dio, perché a lui? La reclusione con la Granger non era già abbastanza?

Si passò una mano fra i capelli e poi sulla fronte.

Doveva andarsene da lì. Cosa voleva in cambio della sua libertà? Dei soldi? Glieli avrebbe dati.

Oppure avrebbe potuto fuggire… in fondo, era ad un passo dalla porta.

Preparò le sua gambe a scattare verso l’uscita e  contò mentalmente.

Uno, due, e tr- …

«E va bene, Draco»

Non era possibile.

«Cosa? Cosa va bene?»

Astrid diede una scrollata di spalle.

«Volevo solo essere gentile, ma capisco che hai fretta di andartene. Posso chiederti solo una cosa, prima che tu vada?»

Suo malgrado stupito, Draco annuì. Almeno non era costretto a darsela a gambe come un fuggiasco.

«Come mai sei entrato qui dentro? Cercavi un regalo di Natale?»

Malfoy annuì di nuovo.

«Per qualcuno in particolare?»

«Per mia madre. Ma non credo di trovarmi nel posto adatto. Lei ha gusti più… ricercati».

Come da copione, lei ridacchiò.

«Capisco, capisco. Ma se posso permettermi, perché non dai uno sguardo agli scaffali? Potresti trovare qualcosa per la tua ragazza».

Ragazza?

«Veramente io-»

«Non dirmi che non ce l’hai»

«Effettiv-»

«Non ci credo! Avanti, guardati pure intorno!»

Draco sentì qualcosa di molto simile all’odio pervadergli ogni singola parte del corpo.

E va bene. Avrebbe comprato una di quelle stupide cianfrusaglie e se ne sarebbe andato di lì. Aveva in tasca qualche sterlina (“sei pazzo Malfoy? Nella Londra babbana coi galeoni? Da’ qua, te li trasfiguro io!”), gli sarebbe bastato. Non avrebbe nemmeno dovuto metter mano al portafogli nel senso stretto del termine. 

Rassegnato, cominciò a girovagare per il negozio sotto lo sguardo vigile della proprietaria, classificando mentalmente ogni oggetto che gli capitasse sott’occhio.

Orribile, tremendo, pacchiano, babbano, inutile, oh mio dio, e questo cos’è?, improponibile, incommentabile, orren-… no.

Qualcosa catturò la sua attenzione.

Allungò una mano verso l’oggetto, afferrandolo con delicatezza. Era una collana in finto oro, dalla quale penzolava un ciondolo rosso a forma di fiammella.

Non doveva valere più di cinque sterline, ma era diverso dalla spazzatura che aveva visto finora. C’era qualcosa, in quella collana, di prezioso, nonostante l’effettivo poco valore economico.

La scrutò attentamente, facendola oscillare. In quell’istante, un debole raggio di sole passò dallo spiraglio della porta semichiusa e si andò a posare sulla pietra, facendole assumere un’affascinante sfumatura di arancio.

Draco strinse il ninnolo nella mano.

Di certo non era adatto per sua madre, eppure… il lampo di un’idea gli attraversò gli occhi chiari. Un’idea così assurda che per un attimo pensò bene di posare la collana ed andarsene, ma che continuò a stuzzicarlo seppur in tutta la sua assurdità.

Alla fine, Draco si riscosse. Si voltò velocemente, certo che se avesse esitato ancora avrebbe finito col cambiare idea di nuovo, e porse l’oggetto ad Astrid.

«Perfetto» annunciò «mi incarti questa. La prendo».

 

 

 ***


 

Se qualcuno avesse chiesto a Draco Mafoy di descrivere a parole proprie il concetto di “Natale”, di certo non avrebbe ottenuto una gran risposta perché diciamocelo, Draco Malfoy non aveva mai provato la calda sensazione di una chiassosa cena di famiglia davanti al caminetto, né l’emozionante rituale dello scartare i regali insieme a mamma e papà sul tappeto davanti all’abete addobbato… ma sicuramente –e su questo potete scommetterci- nell’idea che Draco aveva di “Natale”, non era contemplato nemmeno ciò che stava facendo in quel momento.

Perché in quell’esatto momento, Draco Lucius Malfoy, unico figlio maschio –nonché unico figlio e basta- della casata purosangue dei Malfoy, stava sbucciando dei cetrioli nella cucina di casa Granger  come un qualsiasi elfo domestico, mentre nell’aria risuonava una canzoncina che parlava di renne, slitte, e di un uomo in sovrappeso vestito di rosso che si divertiva ad ostruire i comignoli altrui.

Come si era ridotto a quel modo?

Tagliuzzò l’ennesimo cetriolo –procurandosi l’ennesima ferita-, imprecò, e lo gettò in un recipiente.

Non aveva voluto sentire storie, la Granger, quando le aveva comunicato che non aveva alcuna intenzione di dare una mano con la cena.

«Malfoy, serve aiuto? Le tue mani sembrano un campo di guerra » Hermione gli si avvicinò saltellando. Malgrado tutto, sembrava di buonumore.
Draco non rispose. Continuò imperterrito a tagliuzzare cetrioli, le maniche della camicia arrotolate sugli avambracci, il colletto sporco di verde. Le fece quasi tenerezza, concentrato com’era; non doveva averla nemmeno sentita.

«Malfoy, mi hai sentito? Forse dovremmo farlo insieme» riprovò.

E quella volta Draco alzò gli occhi su di lei, guardandola come se la vedesse allora per la prima volta, reclinando un po’ di lato la testa.

«Come?» domandò poi, sollevando leggermente il labbro superiore e strofinandosi le mani l’una contro l’altra nel tentativo di pulirle. Poi fissò i suoi occhi in quelli di lei. Ed il mondo per Hermione prese a girare più forte per qualche secondo, per poi fermarsi di botto lasciandola barcollante e incerta sulle proprie gambe.

«Mi chiedevo… se ti andrebbe di farlo con me».

 Malfoy alzò un sopracciglio.

«Prego?»

 «N-no, cioè, non in quel senso, io-»

 Calò un lungo silenzio, che definire “pesante” sarebbe stato come definire Bellatrix Lestrange “un tantino disturbata mentalmente”. Draco continuò imperterrito a squadrarla con il naso sporco di cetrioli e l’espressione sbigottita in volto. Stava d’un tratto iniziando a fare enormemente più caldo, o era solo un’impressione di Hermione?

«Granger, amplia, cortesemente, l’espressione “farlo insieme”

Niente. Hermione Granger si ritrovò, per la prima volta nella propria vita, senza nemmeno uno straccio di parola da profferire. Avrebbe voluto essere catapultata nello spazio a velocità supersonica per mai fare ritorno, e vivere il resto dei suoi giorni su un pianeta sconosciuto, ma soprattutto irraggiungibile.

«N-no, voglio dire, nel senso…» indicò con mano tremante il piano da cucina «i miei hanno quasi finito con gli addobbi in salotto, stanno per raggiungerci e…dovremmo darci da fare insieme, ecco».

 Se umanamente possibile, il sopracciglio del biondo di inarcò ancora di più.

 Oh dio, lo aveva detto davvero? Aveva sul serio appena proposto a Draco Malfoy di “darsi da fare insieme”?

«Ah, ecco» osservò il serpeverde, storcendo la bocca in una smorfia che minacciava tanto di dover prorompere in una risata da un momento all’altro.

Certa di non poter dire niente di più imbarazzante ed inappropriato, Hermione tentò di nuovo.

 «NO! Intendevo… » afferrò un cetriolo ancora intatto «magari ti serve una mano. Per te è la prima volta, io invece ho già esperienza coi cetriol- no, cioè… a volte possono essere dur-… no, volevo dire…».

La situazione le stava sfuggendo di mano.

Draco se ne stava appoggiato al bancone, rigirandosi beatamente un coltello tra le mani, un ghigno in volto.

Se la stava spassando, non c’erano dubbi.

«Ah però, Granger!» fu il suo commento «che audacia!»

Le si avvicinò di scatto, cogliendola impreparata, costringendola contro il marmo freddo del piano cottura. Aveva posato il coltello, ed ora le sue mani erano poggiate ai due lati del busto di Hermione.

La ragazza arrossì, trattenendo il respiro. Non poteva credere che Malfoy avesse davvero frainteso.

Ma no che non ha frainteso, brutta idiota!, -pensò poi- si sta prendendo gioco di te, e tu gli hai servito l’occasione su un piatto d’argento!

Ah, odiava la sua ingenuità.

Ed odiava Malfoy.

Sì, senz’altro lo odiava.

E allora perché non reagiva? Perché sembrava che ogni arto del suo corpo fosse incapace di muoversi? Perché il respiro di Malfoy sul collo le procurava uno strano calore all’altezza del petto?

«M- Malfoy» trovò la forza di dire infine «non è che potresti scansarti? »

E così dicendo gli rifilò una debole gomitata nelle costole.

Draco ghignò di nuovo e si spostò…

… si spostò con il busto ancora più vicino alla ragazza, annullando quasi ogni distanza tra i loro due corpi.

Le sue mani affusolate artigliavano ancora il bancone, ma stavolta con forza, tanto che le nocche sbiancarono, e i muscoli delle braccia si tesero sotto alla camicia.

Portò le labbra all’orecchio di Hermione, strusciando il naso contro il suo collo avvolto in parte da un maglione.

«Malfoy» ripeté lei, con la disperazione nella voce «togliti. Sai benissimo che io non intendevo- »

«Oh, ma io so benissimo che “tu non intendevi”, Granger» le sussurrò con tono appena udibile «ma questo non significa certo che io non intenda».

Hermione smise di respirare.

Forse anche il tempo smise di scorrere, forse anche la terra cessò di girare, e la radio interruppe la gioiosa carola di Natale che stava intonando.

Tutto si fermò per qualche secondo, anche la capacità della ragazza di ragionare a mente fredda.

Draco allungò una mano verso i suoi capelli e ne artigliò senza troppa forza una ciocca, tenendola tra il pollice e l’indice.

Le sue mani erano ancora sporche di verdura, ma chissà perché, ad Hermione non importò.

«Sai, mezzosangue, ho sempre pensato che…» mormorò contro il suo orecchio.

Cosa? Cosa aveva sempre pensato?

E perché improvvisamente le interessava?

«Cosa?» si ritrovò suo malgrado a chiedergli, maledicendosi subito dopo.

«Ho sempre pensato che…» si spostò lentamente con le labbra dall’orecchio allo zigomo.

«Che… ?»

Dio, perché lo assecondava?

Abbandonò lo zigomo e si mosse verso le sue labbra, con estrema calma.

«Ho sempre pensato che…» ripeté per la terza volta, senza smettere di attorcigliarsi i suoi capelli fra le dita. «Ho sempre pensato che…» ormai erano quasi labbra contro labbra.

Hermione si sforzò di non tremare e di non abbassare gli occhi.

Qualsiasi cosa, ma non abbassare  lo sguardo.

 «… che i tuoi capelli siano la cosa più orribile che io abbia mai visto. E credimi, ne ho viste di davvero brutte.»

CHE COSA?

Le si staccò di dosso repentinamente, mollando la presa sui suoi capelli e lasciandola ansimante e totalmente sotto shok appoggiata al bancone.

Non poteva averlo detto davvero.

Ci doveva essere un errore.

Eppure, avrebbe dovuto aspettarselo.

Era Malfoy.

Malfoy.

Malfoy, che adesso se la stava sghignazzando allegramente davanti a lei, fissandola di sbieco da sotto un ciuffo di capelli biondi che gli era scivolato davanti agli occhi.

Ah, gli avrebbe bruciato tutti quei dannati capelli ossigenati, e lo avrebbe fatto il prima possibile!

Sfoderò la bacchetta dalla tasca posteriore dei jeans e gliela puntò contro con veemenza, proprio in mezzo agli occhi. In quel momento, sarebbe stata davvero in grado di fargli saltare in aria la testa, e al diavolo il Natale e le buone intenzioni!

«Tu!» gli intimò.

«Io?» domandò lui con finta innocenza, per niente intimorito dall’avere una bacchetta puntata addosso ed una strega pronta ad ucciderlo proprio lì davanti a sé.

«Tu, brutto-» si bloccò, in cerca di qualche offesa abbastanza pesante o abbastanza volgare. Non riuscendo a trovarla, proseguì: «Tu, brutto… idiota!»

Draco rise forte.

«Seriamente? Idiota è l’offesa migliore che riesci a tirar fuori? Credevo di averti fatta adirare un bel po’!»

«Io- io giuro che ti uccido!»

Eppure, nel dire ciò, rinfoderò la bacchetta.

Prese un respiro profondo e gli voltò le spalle, poi chiuse gli occhi. Le serviva calma. Doveva restare calma. La calma era la virtù dei forti. E lei era calma, era calmissima, emanava calma da ogni poro della sua pel-

«Cosa c’è, Granger? Non è che hai creduto per davvero che volessi baciarti? Era solo uno scherzo, non te la prend-»

E poi lei lo colpì. Proprio come al terzo anno, proprio nello stesso modo, proprio nello stesso punto. Un bel pugno bene assestato al naso.

In fondo, se la prima volta era andata a segno, perché cambiare tecnica?

Malfoy incassò il colpo vacillando appena, ma un preoccupante “crack” all’altezza del setto gli fece temere seriamente per le sorti del suo naso. Portò una mano alla parte lesa, poi tutte e due, poi le ritrasse.

Sul palmo di ognuna di esse e gocciolante dalle narici fino al labbro superiore, scorreva del sangue.

«Du zei gombledamende folle» sibilò Malfoy in un tono che sarebbe dovuto risultare minaccioso ma che riuscì a sembrare soltanto comico. Evidentemente il pugno aveva rotto qualche osso, perché la voce di Draco era terribilmente nasale «Du zei dodalmende malada, zei un gaso glinico, zei da rigov-»

«Hermione? Paco?»

I coniugi Granger si affacciarono alla porta della cucina.

«Ber l’amor di dio, non mi ghiamo Bago! Mi ghiamo Drago!» esclamò Malfoy, continuando a sanguinare.

Aveva tutta l’aria di essere appena uscito da un’arena di gladiatori.

«Oh cielo!»

La signora Granger proruppe in un urlo terrorizzato.

«Oh cielo, oh cielo! Ma cosa-? Bob? » si aggrappò alla manica del maglione del marito e cominciò a tirarla furiosamente. «Bob, Paco è ferito!»

«Lo vedo, Jean, lo vedo!» si staccò dalla moglie in preda ad una crisi isterica e si avvicinò ai due ragazzi. «Hermione» chiese alla figlia, ignorando del tutto Malfoy «cos’è successo al tuo amico?»

«Beh, papà, veramente…»

«AZZAZZINA!» provò a dire la sua il serpeverde, tra un fiotto di sangue e un altro.

Hermione lo freddò con un’occhiata e si rivolse al padre.

«Beh, ecco… stava… hmm… stava prendendo una pentola dalla credenza lì in alto, ma la pentola è scivolata e gli è finita sul naso».

Dalla soglia della porta, Jean trattenne teatralmente il respiro e si sventolò col grembiule a fantasia natalizia.

Nessun padre avrebbe creduto ad una scusa del genere, soprattutto vedendo l’aria colpevole della figlia, e soprattutto considerando che loro le pentole le tenevano negli scaffali in basso appena sotto al lavandino, e non nella credenza.

Ma Bob Granger non aveva mai dubitato della sua pargoletta in vita sua, e non avrebbe cominciato di certo allora.

«Capisco, capisco…» borbottò, degnando finalmente il ferito di attenzione. «D’accordo, Paco»

«Drago»

«Sì, quello che ho detto» assottigliò gli occhi, gli afferrò un polso e lo costrinse a lasciargli esaminare il naso- che somigliava ormai più che altro ad una rossa sporgenza sanguinolenta. «Non sembri avere niente di rotto. Se lo avessi avuto, a quest’ora saresti steso per terra agonizzante»

Draco si domandò con una punta d’ansia se Bob Granger conoscesse il senso delle parole “ferito gravemente” e “necessitante di un medico”.

«Ad ogni modo» continuò l’uomo «seguimi di sopra, dovrei avere la cassetta del pronto soccorso in camera. Jean cara, vai a prendermi degli asciugamani puliti».

La donna annuì e sparì velocemente.

Bob si avviò a sua volta in direzione delle scale che conducevano al piano superiore, fermandosi dopo il primo scalino e voltandosi verso sua figlia e Malfoy.

«Hermione, metti del ghiaccio sul naso di quel povero ragazzo sbadato, poi mandalo da me».

E così dicendo sparì su per la scalinata a chiocciola.

Rimasti soli, Hermione e Draco si fissarono in silenzio per qualche secondo. Poi la ragazza sembrò riscuotersi, si diresse verso il congelatore, prese un pacco di piselli surgelati e lo passò a Malfoy.

«Sappi che sto cercando di non dire nulla per fare in modo che tu non trovi doppisensi anche in questi piselli che tengo in mano»

Dannazione.

«Granger»

«Malfoy»

«Dammeli e basta»

«Okay»

«Malfoy?»

«Granger?»

«Mi spiace»

«Lo spero bene!»

«Gi –ehi, aspetta un attimo. Questo non dovrebbe essere il punto in cui anche tu di scusi?»

«Dovrebbe?»

«ESATTO, dovrebbe»

Draco si spalmò meglio il pacco di surgelati sul naso con una mano, e frugò in tasca con l’altra.

Dopo qualche tentativo, ne estrasse un pacchetto dorato decorato con un nastro verde smeraldo.

Glielo porse senza guardarla.

«E questo cos’è?»

«Tu cosa ne dici?» le domandò.

Almeno la voce gli era tornata normale. Sarebbe stato tutto meno imbarazzante.

«E’ –è un regalo?»

«Certo che no»

«Ah»

«Per Salazar, Granger, certo che è un regalo! Cosa vuoi che sia così impacchettato? Ti decidi a prenderlo o vuoi che rimanga così ancora per molto?»

Titubante, Hermione prese il pacchetto e se lo rigirò tra le dita.

«M –ma io credevo che fossi andato a comprare qualcosa per i tuoi»

Draco rotetò gli occhi.

«E l’ho fatto. Senti, è una lunga storia, lo vuoi questo regalo, o no?»

«Certo che sai donare con così tanta grazia!»

«Mi hai appena spappolato il naso!»

«Se tu non avess –oh, al diavolo, ci rinuncio. Beh, grazie, Malfoy. Io però non ho un regalo per te» abbassò il capo, imbarazzata «a dire il vero ci avevo pensato, ma poi… non potevo sapere…»

«Granger, falla finita. Sono tuo ospite, ti ho comprato un regalo. E’ il bonton. Ora, prima che tuo padre scenda a reclamarmi, mi vuoi fare la cortesia di aprirlo? » sbottò.

Ed Hermione lo aprì. Strappò appena la carta bicolore –un detto babbano recita che non strappare la carta di un regalo arreca disgrazie- e scoprì che rivestiva una scatolina di legno, semplice, senza fronzoli, senza decorazioni superflue.

Le piacque.

Esitando appena, fece scattare il coperchio della scatola all’insù.

Adagiata su un cuscinetto bianco, c’era una collana.

Non aveva l’aspetto costoso ma, se lo avesse avuto, ad Hermione non sarebbe piaciuta di più.

Scoprì di amarla già dal primo sguardo.

Innanzi tutto, amava il colore del ciondolo.

Rosso. Una fiamma rossa, per la precisione. Non seppe spiegarsi il perché, ma sapere che Draco –Draco Malfoy!- avesse pensato a lei scegliendo quella collana le scaldò il cuore.

La catenina era dorata, fina, quasi invisibile.

Era bellissima.

«Alla luce del sole diventa arancione» la informò bruscamente Draco, posando il pacco di piselli vicino al lavandino, una volta accertatosi che il sangue avesse smesso di fluire.

«E’ –è stupenda»

«Bene»

«Malfoy…»

«Che c’è?»

«Grazie»

«Figurati»

Con mani tremanti, Hermione sollevò la collana e se la poggiò sul collo. Il ciondolo le ricadeva esattamente tra i seni, all’altezza del cuore.

Incerta, si rivolse al ragazzo.

«Malfoy, potresti… ti dispiacerebbe allacciarmela?»

Draco sgranò gli occhi, poi li sbatté, poi scrollò le spalle.

«Certo»

Si portò alle spalle della Granger e prese dalle sue mani i due estremi della collana. Quando Hermione fece per scostarsi i capelli da un lato, lui le bloccò con gentilezza il polso.

«Lascia, faccio io»

Le sfiorò il collo e le spostò i capelli su una spalla. Lei sussultò al tocco delle sue mani fredde.

Draco armeggiò due secondi con il gancetto della catenina, poi finalmente la lasciò penzolare al collo della ragazza.

«Bene» le disse, aggirandola di nuovo e, stavolta, avviandosi verso le scale.

Hermione lo fissava, in una mano ancora la carta strappata.

«Bene» gli rispose meccanicamente «Allora, grazie, Malfoy»

«Di niente, Granger» titubò un istante «Sai, quella –quella collana… ti dona».

«Ah»

«Già. Beh, meglio che vada a medicare il mio povero naso, adesso. Una pazza ha pensato bene di usarlo come sacco da boxe».

La giovane rise sommessamente, guardandolo arrancare su per i gradini.

«Malfoy!»

«Che c’è, Granger?» domandò lui senza voltarsi.

«La carta da regalo… verde e oro, è davvero un pugno in un occhio»

Draco sorrise, ma lei non poté vederlo.

«Spero che tuo padre sappia come riaggiustarmi il naso Granger, o gli farò causa» -disse soltanto.

Poi, riprese a camminare.

Verde ed oro –si ritrovò ancora a pensare Hermione, sola nella grande cucina- che abbinamento infelice.

Però poi ripiegò accuratamente la carta e, passando davanti al cestino dei rifiuti, lo ignorò e se la infilò in tasca.


 

 

***

 

 

Erano le nove quando finalmente Draco fu –più o meno- rimesso in sesto e tutti poterono sedersi a tavola per la cena.

Dopo una giornata così piena, niente avrebbe potuto riassestare Hermione meglio di un buon pasto.

E si sentiva più tranquilla dopo essersi accertata che un dito di Draco non fosse accidentalmente finito nell’insalata di cetrioli.

Scostò la sedia dal tavolino, godendosi l’odore di tortellini in brodo proveniente dalla cucina.

«Hermione!»

Jean irruppe nella sala da pranzo trafelata, i capelli spettinati, le guance arrossate.

«Hermione cara, è arrivato un gufo per te proprio cinque minuti fa! »

«Un gufo per me? La sera di Natale?»

Jean annuì.

«Sì, e sembrava piuttosto affaticato, povera bestiola. E’ lì fuori che aspetta una risposta a questa». E, così dicendo, le porse una lettera piuttosto stropicciata.

Hermione fece il giro del tavolo ignorando l’occhiata sospettosa di Draco –che aveva insistito per sedersi a capotavola- e strappò la busta dalle mani della madre.

Era di Ginny.

Ginny?

L’aprì con poche, veloci mosse, e si accinse a leggerla.

Sperò con tutto il suo cuore, fino all’ultimo, che fossero solo dei semplici, banali, innocui auguri natalizi.

 

“Cara Hermione,

penso di aver combinato un casino, e di aver messo in mezzo anche te e Malfoy. TI PREGO, non arrabbiarti, adesso ti spiego…”

 

Come non detto.

 

 

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Nota "special dell'autrice" (se avete letto la nota iniziale capirete, sennò... andatevela a leggere u.u):

 

In molti mi hanno domandato cosa mai ci trovassi di romantico o di bello in una coppia così inverosimile come la Dramione.

Perché diciamocelo, mie care compagne di fandom, può sembrare davvero una coppia campata in aria agli occhi dei più. Beh, non ai miei. Non me ne starò qui ad elencare i “101 motivi per cui shippare Dramione” o baggianate del genere, perché in realtà trovo che i motivi per cui amare Draco ed Hermione insieme siano molti di meno, ma molto più profondi.

Amo Draco ed Hermione perché l’uno è molto migliore di quanto voglia ammettere egli stesso, e l’altra a propria volta nasconde una parte oscura che non potrebbe svelare a nessun altro, se non a lui.

Li amo perché in fondo sono sempre stata una patita delle storie travagliate, perché penso che un amore sudato, dato per sbagliato e per innaturale –impossibile- fin dall’inizio sia molto più stimolante da raccontare.

Li amo perché sono fermamente convinta che l’odio possa essere tramutato in amore, gli schiaffi in baci, le labbra arricciate per il disgusto in labbra schiuse per la passione; perché in fin dei conti nessuna purosangue imbellettata saprebbe stare al fianco di Draco, così come nessun Ron, nessun Harry, nessun Krum e nessun McLaggen potrebbero tenere testa ad Hermione.

Perché due fuochi che ardono così voracemente rischierebbero di spegnersi se fossero lontani l’uno dall’altro. Perché l’immagine di loro due insieme mi colma il cuore. Perché alla fine sono una coppia così assurda che potrebbe persino funzionare. … O no?

 

Baci,

Lucia.

 

  
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