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Autore: rupertinasora    22/03/2008    0 recensioni
La storia della famiglia Weasley alla fine della battaglia con il Signore Oscuro. George è rammaricato dalla perdita del fratello e non riesce a sorridere. Riusciranno i familiari, soprattutto Ginny, a ridargli il sorriso?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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scambio culturale

- capitolo 4-

 Un triste giro tra tristi cimiteri. In ricordo di Fred.

 

 

 

Pensai molte volte cosa avrei potuto fare per mio fratello eore, ma più ci pensavo, più tardavo ad agire e meno idee mi venivano.

Chiamai Hermione e con lei mi sedetti in salotto per discuterne.

- Secono me dovresti lasciare che li passi da solo. Questo è un tipo di dolore che deve passare piano e con il tempo.- mi disse lei.

Mi rifiutai categoricamente.

- Non posso, Hermione. Mio fratello mi ha fatto davvero paura quando mi ha detto di voler stare con Fred. Mi ha fatto tremare. E ti giuro, Hermione, non è bello quando un fratello ti dice di voler morire.-

- Ma Ginny- replicò lei - George non ha detto di voler morire!-

Scossi la testa.

- No, non l'ha detto, ma era sottinteso. A volte bisogna saper leggere tra le righe, Herm-

Lei rimase in silenzio, con le mani giunte in grembo.

Entrarono Ron ed Harry. Alzai lo sguardo.

Harry aveva sempre gli stessi capelli sbarazzini e gli occhi verdi. Era davvero tanto bello, con quella piccola peluria che stava crescendo sul suo volto. Gli occhiali erano cambiati, ne aveva comprati di nuovi, e stava tanto bene.

Rimasi a contemplarlo per molto tempo, senza riuscire a spiccicare alcuna parola.

Ricambiò lo sguardo e sorrise.

Fred, quando sto con Harry sono così felice che mi sembra di volare senza scopa. Mi sembra che...

- Allora, che fate?-

Ron interruppe i miei discorsi mentali con Fred.

Gli scoccai un'occhiataccia. Come sempre rovinava tutto. Ero giunta ad un livello di enphasy mentale tale che avevo iniziato a fare un discorso serio con Fred.

Hermione gli prese una mano e lo fece sedere accanto a sè sul divano. Harry si mise sulla poltrona accanto al divano, ormai pieno.

Brevemente spiegò ai due la conversazione che avevamo fatto, e di quello che i miei avevano detto.

Tutti e quattro rimanemmo in silenzio.

Harry stava per parlare, e già pendevo dalle sue labbra, quando George si affacciò nella stanza. Aveva come sempre enormi occhiaia e gli occhi spenti. Le labbra non erano rivolte verso l'alto, come ormai da tempo.

Mi alzai e gli presi una mano.

- Vieni con me?- gli chiesi.

Lui mi guardò con aria spenta, ma annuì.

Lanciai uno sguardo agli altri e poi subito lo trascinai fuori. Sentivo li occhi di tutti puntati su di noi.

Uscimmo di casa e camminammo a lungo sul morbido prato in silenzio.

Le nuvole oscurarono il sole in pochi minuti e iniziò a scendere una leggera pioggiolina. Fingemmo di non sentirla cadere cadenzata sulla nostra pelle, bagnandoci.

Non eravamo qui, non eravamo nell'ora. Eravamo altrove. A quel giorno in cui la persona a noi cara scomparve, combattendo per la libertà. E insieme a lui tante altre persone.

Sapevo che pensava a Fred, ma non sapevo di preciso cosa pensava.

Alzai gli occhi su di lui e vidi il suo sguardo perso tra gli alberi. Si sentiva smarrito e non sapeva neanche perchè.

- A cosa pensi?- chiesi, rompendo quel silenzio.

Per non piangere mi feci forza, strinsi le mascelle e gli strinsi la mano, incondizionatamente.

Lui mi guardò. Aveva dipinto in volto la pazienza e il dolore.

- Tutti mi fanno sempre la stessa domanda, e ad ognuno rispondo le stesse cose: penso a Fred.- rispose un po scostato.

Mi sentii colpita con una spada infuocata.

- Scusa- sussurrai e abbassai lo sguardo. Allentai la presa. Lui non la strinse, al contrario di quel che mi aspettavo.

Gli lasciai definitivamente la mano. Non me ne andai, però. Non mi potevo arrendere, perchè arrendersi significava perdere e per nulla al mondo me lo sarei giustificato. Forse non dovevo essere così dolce e indiretta. Forse glielo dovevo dire chiaro e tondo che la nostra vita va avanti e lui non può buttare la sua così, in attesa di ricongiungersi con il gemello.

Gli afferrai violentemente la mano.

- Ora vieni con me- dissi irritata, nervosa, stanca di quella situazione.

Fred, il tuo gemello è proprio un cocciuto!

Sentii gli occhi di George fermarsi su di me per un attimo. Poi fu buio per qualche secondo. Sentii i polmoni che venivano compressi. E poi la luce.

Era così accecante quella luce, in confronto alla pioggia che avevamo lasciato sulla collina, che pensai di essere morta. Cercai con lo sguardo Fred, ma più mi abituavo a quella luce forte, vidi che eravamo dove volevo che fossimo.

George era impaurito.

- Dove siamo?- chiese titubante.

- Ti devo far vedere una cosa...-

Lo trascinai quasi di forza attraverso i pezzi di marmo dietro una chiesa.

Lo tenevo stretto per una mano, così se avesse voluto smaterializzarsi mi avrebbe portata con lui.

Volevo vederlo felice, e se con le buone maniere non c'era verso, allora meglio un approccio brusco alla morte del fratello e a un invito alla vita.

Arrivammo ad una tomba.

- George, siamo nel cimitero di Godric's Hollow- lo informai e gli mostrai la tomba.

Sull'epitaffio c'erano scritti i nomi dei genitori del mio ragazzo.

- Sono morti per la libertà loro.-

Mi guardò confuso.

- Lily e James Potter sono morti perchè avevano combattuto contro Voldemort. Per salvare la libertà del loro figlio, del loro unico figlio, hanno preferito farsi ammazzare-

Mi guardò impaurito.

- Adesso andiamo?- chiese nervoso.

- Non ho ancora finito- dissi sicura.

Ci trasferimmo in un altro cimitero.

Il tempo era più cupo, ma non pioveva.

Lo trascinai verso un'altra tomba. Era bianca, da poco posata.

- Remus e Ninfadora Lupin.- lo guardai in volto. Lo sentivo tremare. Ci avvicinavamo sempre di più, lo sapeva, a Fred. - Anch'essi sono morti per la libertà di loro figlio, sono sicura. L'hanno fatto per lasciare al piccolo Teddy un futuro migliore. Harry e Teddy hanno avuto la stessa sorte, e insieme combatteranno contro chi vorrà togliergliela. Non glielo permetteranno. I loro genitori sono morti combattendo l'Oscuro Signore. Harry ha avuto l'occasione di vendicarli e di vendicare tutti gli altri morti, spesso innocenti. Teddy, sono sicura, avrà lo stesso sangue freddo e lo stesso tempismo.-

Mentre parlavo mi salivano le lacrime agli occhi.

- Sono morti anche e soprattutto per amore, George.-

Guardai il suo viso, e lo vidi rigato dalle lacrime.

Mi alzai sulle punte e gliele tolsi.

- Basta piangere, George. Facciamoci forza.-

Lanciammo un ultimo sguardo alla tomba. Posai un bacio sulla lapide e sorrisi.

Piangevo anche io. Sapevo che mai avrei più rivisto la faccina allegra di Tonks, capace di mutare aspetto, e il trasandato Remus Lupin, così dolce da piangerne le disavventure patite in vita. Ma le ha superate, e si è realizzato. E' morto per amore e per la libertà.

E ce l'ha fatta.

Anche noi dobbiamo fare come lui, come hanno fatto tutti.

Ci smaterializzammo ancora.

E ancora una volta entrammo in un cimitero.

Questo però mi aveva lasciato addosso un'inquetudine enorme. Sentivo che ci avvicinavamo al sangue nostro, alla tomba di Fred.

Era da quando lo avevamo seppellito che non ci tornavo.

George seppe esattamente dove ci trovavamo. Corse.

- Aspetta George, non correre!- gli urlai dietro.

Ma la pioggia aveva iniziato a scendere sempre di più ed era difficile così farsi sentire.

Ti prego, Fred, fa che non combini nulla di pericoloso!

Continuai a correre, ma lui era molto più veloce di me.

- George!- lo chiamai.

Si fermò. E seppi perchè l'aveva fatto.

Era abbracciato a una lapide e piangeva disperatamente.

- Fred, Fred...- continuava a ripetere.

Lo raggiunsi. Avevo il fiatone e la pioggia mi dava proprio fastidio. Ma ero preoccupata per mio fratello.

Gli presi le spalle e le strinsi al mio corpicino. Sembravo una bimba in confronto a lui.

- George...basta, George...-

Ma lui continuava a piangere.

- E' morto...è morto...- continuava a ripetere.

- George, no...non è morto...-

Mi girai in modo tale che potesse vedermi.

- George, lui è...-

- Non dire scemenze Ginny! Lo vedi?? Vedi il suo epitaffio, la sua foto? E' morto, Ginny. Morto. Non tornerà!-

- Ma George- urlai più di lui, mentre piangevo per le cose che aveva appena detto.

- Tu non pensi mai a Fred? Non gli parli nella tua testa?-

- Sì!- rispose- ma ciò non toglie che l'ho perso per sempre, l'abbiamo perso per sempre!-

Mi scosse violentemente e sentii che dovevo vomitare.

L'odore del prato tagliato bagnato dalla pioggia mi entrava nel naso, stordendomi più di quanto non lo sia stata.

Gli presi le mani e vi affondai le unghie.

- Lui non è morto. Vive dentro di noi, e dobbiamo vivere per far vivere anche lui.- dissi.

Calò il silenzio rotto solo dal fruscio del vento e dal battere della pioggia cadente.

Gli presi la mano e ci smaterializzammo fuori casa.

Lo aiutai ad alzarsi e lo feci entrare.

La mamma stava ad aspettarci con il viso tra le mani sul divano.

Appena varcammo la porta ci venne incontro.

- Fred!- disse.

Poi ci guardò meglio.

- George...caro mio...-

Ci venne vicino e abbracciò George.

Lui la scostò in malo modo e con sguardo vuoto salì le scale.

Gli volevo correre dietro ma sentii mamma che mi teneva un braccio.

- Vai a lavarti. Basta, non vedi come è stanco?-

Quando vidi il suo viso, notai che aveva ripreso a piangere.

Mai più, lo sapevo, avrebbe chiamato quel figlio che ora è carne per vermi con quel tono preoccupato e ansioso. E scambiare un gemello per un altro deve essere stato uno shock non solo per George, ma anche per mamma stessa. E per me.

Mi rattristai, ma mi feci forza.

Fred è vivo. Dentro di me. Non è morto del tutto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 ***

Mi scuso per il tremendo ritardo di questo piccolo capitolo. Ringrazio come sempre chi ha recensito. Continuate a farlo.

 

   
 
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