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Autore: _Cthylla_    18/09/2013    3 recensioni
Freezer si sente minacciato. Qualcosa, o qualcuno, lo osserva. Lo ascolta. Nella sua vita "perfetta" in cui è lui ad avere il controllo su tutto si è aggiunta una variabile imprevista...l'ultimo esponente di una razza ormai estinta.
Cosa vuole da lui? L'ombra è veramente lì per cercare di fargli del male?
O è solo una sfortunata creatura che è finita lì per caso?
A questo punto...non resta che leggere e scoprirlo.
- Avviso: qui non esistono Goku, Vegeta e nessun altro sayan. Niente "scimmioni", ragazzi, mi dispiace.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cooler, Freezer, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Ombre'
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= L’ombra dell’incubo =

 

 

 

 

 

 

“ le cose sono due: uccido lui, o mi uccido io “ pensò Zoisite.

Prendendo in considerazione la prima alternativa saltavano fuori diversi quesiti:

 

- come ucciderlo?

- lei, che non aveva mai ucciso nessuno, sarebbe riuscita a trovare il coraggio di farlo fuori?

- cosa le avrebbe fatto, se il tentativo fosse andato male?

- se fosse andato bene, quali sarebbero state le conseguenze? Sarebbe stata libera, o avrebbe dovuto passare la vita a guardarsi le spalle dal clan Cold?

 

Alla prima domanda Zoisite non sapeva rispondere, non aveva la minima idea di come riuscire a uccidere quell’icejin che sembrava indistruttibile.

Poteva sgozzarlo all’improvviso? No, Freezer era troppo veloce, non ci sarebbe riuscita.

Avvelenarlo? Difficile. Vuoi che quello lì non avesse un antidoto, o che non si accorgesse del tentativo? L’avrebbe tenuta costantemente sott’occhio, avendola ammanettata al proprio polso, e proprio per questo gli altri milioni di modi in cui avrebbe potuto ucciderlo erano da escludere, le sarebbe servita più libertà di movimento.

La seconda domanda: avrebbe avuto il coraggio di ucciderlo?

Non lo sapeva. Quel bastardo l’aveva stuprata mentre era svenuta, o così sembrava, visto che le aveva detto “credo proprio che ti lascerò nel dubbio”. Sapeva come infliggere un tormento psicologico, già l’idea di aver subito una violenza era orribile, ma quel “forse sì, forse no” le rodeva ancora di più l’animo.

Zoisite però pensava che in teoria, se veramente le aveva fatto quel che “forse” le aveva fatto, avrebbe dovuto esserci del dolore; un dolore che non c’era, perché si sentiva a posto. Non che ciò cambiasse nulla, restava sempre un bastardo.

Terza domanda, le conseguenze di un tentato omicidio fallito. Risposta : “meglio non pensarci, altrimenti finirò per non provarci neppure”.

E la quarta era una domanda sciocca, era ovvio che il clan Cold l’avrebbe fatta cercare in lungo e in largo… MA se fosse riuscita ad abbandonare in tempo la sezione nord della galassia c’era l’85% di possibilità di farla franca.

Prendendo in considerazione la seconda alternativa le cose erano diverse, ma non per questo più semplici.

 

- aveva modo di uccidersi?

- aveva il coraggio di farlo?

 

Se Zoisite fosse stata veloce avrebbe potuto infliggersi una ferita mortale o avvelenarsi, certo, e quanto al coraggio di farlo… beh, l’avrebbe trovato, pensando al suo destino. Almeno sarebbe morta rapidamente, e da donna libera, non da sposa e schiava di Freezer.

Mosse appena il braccio ammanettato, e lui si svegliò immediatamente. « ho il sonno leggero. Non pensare nemmeno di provare a liberarti, me ne accorgerei » le disse.

« sai com’è, non è molto comodo dormire con braccio attaccato a quello del tuo stupratore » sibilò.

« quanto la fai lunga. Dovevi pure concederti a qualcuno prima o poi, e inoltre non ho mai detto di averlo fatto. Ho detto forse sì, forse no…»

Zoisite ebbe l’impulso di voltarsi e strangolarlo quando lo sentì ridere, e lo sentì toccarla. « giù le mani! »

« fattene una ragione piccola shadowjin, mi appartieni, quindi faccio di te quello che voglio. E poi ti ribadisco che moltissime donne sarebbero felici di essere al tuo posto ».

La shadowjin si voltò a guardarlo in faccia con un tale disprezzo che, se fosse stato un raggio energetico, avrebbe distrutto la testa di quel maledetto verme. Sfiga sua, non aveva abbastanza potere per fare una cosa del genere. « ah sì, l’ho vista la fila sterminata di donne che ti fanno la corte » disse in tono ironico « ma per piacere, chi ti si fila? Sei sexy quanto la Lolita di Nabokov interpretata da Renato Zero…»

Freezer non sapeva né chi fosse Lolita, né chi fosse Nabokov né tantomeno chi fosse Renato Zero, ma non gli ci voleva molto a intuire che non era un complimento. « non sei nelle ombre. Ti consiglio vivamente di moderare i toni ».

« e io ti consiglio vivamente di andare al diavolo. Sei stato talmente vigliacco da approfittarti di me quando ero incosciente! » fu tentata di sputargli in un occhio, ma era già abbastanza nei guai, quindi dovette trattenersi « verme!  Sei solo un verme, una larva d’uomo, razza di figlio di p-» il tiranno le chiuse la bocca con una mano.

« non finire la frase » le intimò duramente « altrimenti dovrò convincere mio padre ad accettare una nuora già mutilata, e nessuno vuole questo, vero piccola shadowjin? »

Zoisite tolse la sua mano dalle labbra. «mi chiamo Zoisite, non piccola shadowjin, razza di idiota! Vai all’inferno, ti auguro di finire tagliato in due e di crepare su un pianeta prossimo ad esplodere, e fatto fuori da un sayan, almeno oltre al danno pure la beffa! »

Questo era decisamente troppo. Guai a tirare in ballo i sayan, e Zoisite ne pagò le conseguenze, ritrovandosi dopo pochi colpi a guardare, sanguinante, il tiranno che la guardava di rimando ed era ancora sopra il letto.

« tutto questo te lo sei voluto tu. Te lo sei cercato tu, e continui imperterrita a cercartelo. Cos’è, stai facendo di tutto per farti uccidere, adesso? Non funzionerà, ma ricorderò ogni singolo insulto quando sarà il momento ».

« per ricordarti le cose dovresti avere un cervello funzionante » sibilò la ragazza.

Freezer alzò gli occhi al cielo. Ma perché quella ragazza doveva essere così ostinatamente irriverente? « Zoisite, falla finita. Non tentare oltre la fortuna ».

Lei non sapeva se piangere o ridere. Alla fine scelse una risatina amara. « e la chiami fortuna, questa? Essere incatenata a te?! » scosse il braccio « questa non è fortuna, tutto questo è la cosa peggiore che potesse capitarmi! »

« credimi, non lo è, e se sei qui da un mese lo sai. Rialzati » le ordinò, facendole cenno di tornare sul letto.

Lei scosse la testa. « non ci penso nemmeno ».

« prima ti abitui meglio è ».

« ho detto no » ribatté, per poi abbassare lo sguardo su di sé e ricordarsi di non avere niente addosso, e istintivamente cercare di coprirsi, cosa che fece solamente ridere l’icejin che già da prima non aveva fatto altro che guardarla ben bene.

« puoi anche farne a meno, tanto ho già visto tutto » le ricordò « e metti giù quel soprammobile, tanto lo acchiapperei al volo quindi è inutile che me lo lanci ».

Zoisite lo guardò truce per poi lanciargli lo stesso addosso il pesante soprammobile di cristallo nero che, come le aveva anticipato, lui prese al volo e mise sul comodino.

« ma perché perdi tempo? Tanto ormai sei condannata, al posto tuo cercherei di vivere il tempo che ti rimane nel modo migliore possibile ».

« sai cosa c’è? Hai ragione » disse la shadowjin « vivrò nel miglior modo possibile, e farò tutto quello che poi non potrò più fare. Sputarti in un occhio, per esempio…»

Gridò quando il tiranno la riportò a forza nel letto, e qualsiasi tentativo di liberarsi o di incrociare le braccia davanti al petto fu inutile. « mi stai stancando ».

« e allora dormi. O meglio ancora vai in coma perpetuo, e t-toglimi le mani di dosso! » esclamò. Ma lui non sembrava avere intenzione di darle retta.

« la sai una cosa? » Zoisite rabbrividì nel sentire le sue braccia stringerla, nel sentirselo alle spalle, vicino, troppo vicino.

« s-se parli di cos’hai in testa si, il vuoto pneumatico! » strillò lei.

Lui la strinse di più. La shadowjin avvertì che quella stretta stava diventando pericolosa, anche più del resto.

« no. Volevo dirti che hai un buon profumo ».

Zoisite sgranò gli occhi. « ma che cazzo dici?! »

« la verità » ribatté lui, sorvolando sul linguaggio.

Zoisite a quel punto ricominciò a tremare. A Freezer la cosa parve piacere, tanto da fare un sorrisetto -di cui lei si avvide- e che detestò profondamente nonostante quel che le aveva detto l’avesse lasciata un po’perplessa. Restare ferma lì però non era buona cosa. Era suo dovere rispondere, altrimenti si sarebbe reso conto che anche lei pensava la stessa cosa, e non era un bene che si rendesse conto di quella strana “sintonia”, per quanto il suo atteggiamento sembrasse rivelare che forse se n’era già accorto.

“ricordati, il bastardo ti ha violentata!… in teoria” si disse Zoisite. « hai poco da ridere con quella testa a palla da tennis che ti ritrovi ».

La stretta divenne quella di un pitone. « visto, sei tu che te le cerchi, non io ».

« sai com’è, violentare una ragazza non è il modo migliore perché questa ti si affezioni ».

Si stupì quando Freezer la lasciò bruscamente per tornare steso sul letto e chiudere gli occhi senza dire una parola.

“cos’è, adesso fa l’offeso? Ma andasse a fare in culo allora”, pensò. « sei finalmente crepato? »

Freezer non aveva tutti i torti a dire che Zoisite se le andava a cercare. Vedendo che, più o meno, l’aveva lasciata stare avrebbe dovuto essere intelligente e stare zitta, o cercare di incrociare le braccia davanti al petto per sparire nelle ombre, anche se sarebbe stato un tentativo inutile.

« ti piacerebbe, ma no. Sto cercando di controllarmi pensando a quel che ti farò, altrimenti ti ucciderei davvero e purtroppo, a causa degli ordini di mio padre, non posso ».

« insomma, dopo tutto questo vorresti anche avere ragione?! »

« io non voglio avere ragione, io ho ragione, e adesso fai silenzio, perché per colpa tua sono tre notti che non dormo! Ormai di Mario so vita, morte e miracoli anche se soffre di amnesia ».

A Zoisite scappò una risatina, non tanto per l’idea di averlo tenuto sveglio tre notti quanto piuttosto per quel che aveva detto: era la prima battuta che gli sentiva fare! « chi l’avrebbe mai detto, allora hai anche tu un po’di senso dell’umorismo ».

« ne ha di più mio padre. Dovrai sposare qualcuno che detesti, e giurare amore eterno a qualcuno che ti ucciderà. Non è ironico? E tutto questo indovina, avverrà domani ».

Difficile vedere una shadowjin impallidire, ma fu esattamente quel che accadde a Zoisite. Il giorno dopo?! Oh no, no, no, no, e NO.

Doveva assolutamente impedirlo…doveva  farla finita. Oh, ma perché non le prendeva una malattia mortale fulminante che le risparmiasse il doversi uccidere?

Fu a quel punto che ebbe un’illuminazione.

Una malattia. Una malattia che le impedisse di fare il viaggio fino da re Cold, che impedisse a Freezer di portarsela dietro. Non c’era alternativa: doveva infettarsi. Pensò anche di infettare lui, ma se gli avesse ficcato un ago sotto la pelle se ne sarebbe accorto, e qualche ora era necessaria perché il virus -o il batterio- scelto facesse effetto.

Pensò che fosse comodo non essere vincolata all’incrociare le braccia se si trattava di far apparire e scomparire le cose nelle ombre -e volendo Zoisite avrebbe potuto portarsi dietro una casa intera, con quel giochetto- era solo con quelle maledette manette che non le riusciva, probabilmente erano un residuato bellico specifiche per gli shadowjin.

“ Doc, amico mio, non l’avrei mai detto ma ti ringrazio per i virus e i batteri che mi hai donato quando mi sono separata dal gruppo. E io che l’avevo reputato di cattivo gusto…” pensò.

Dopo la morte dello Shadowjin che l’aveva accompagnata inizialmente, Zoisite non aveva sempre viaggiato da sola: era capitato che si incontrasse con altri alieni, viaggiatori come lei, spesso ricercati, ed avessero viaggiato in gruppo per qualche tempo prima che lei salutasse tutti e riprendesse a esplorare le galassie in solitaria.

Il gruppo in cui era rimasta più a lungo, quasi un intero anno, era quello “capitanato” da Doctor Virus, soprannominato Doc e dal vero nome sconosciuto. Lui era uno zetaliano della galassia ovest ricercato per la sottrazione di batteri e virus letali a dei laboratori che li avevano prodotti con lo scopo di utilizzarli in guerra. Da un certo punto di vista, più che un ricercato Doc era un eroe.

Comunque gli era rimasto il pallino dei virus e batteri, e in ogni pianeta in cui andavano ne raccoglieva quanti più campioni possibile, oltre a rubarli - formule comprese - dai laboratori qualora fossero usati per scopi illeciti. Inutile dire che ne aveva raccolti un vastissimo campionario, e alcuni di quelli meno pericolosi erano stati il suo regalo d’addio a Zoisite.

“mi raccomando…” le aveva detto. Poi le aveva lanciato un’occhiata. Era bastata perché capisse il messaggio.

 

“…usali solo in caso di estrema necessità. O meglio ancora, non usarli per niente”.

 

Zoisite pensò che un polmonite doppia con annessa bronchite sarebbe bastata, e si era preparata a far comparire dalle ombre la siringa.

Poi aveva visto Freezer muoversi e in procinto di riaprire gli occhi, e in un attimo di tensione, pensando a quel che sarebbe potuto succedere, sfortuna sua sbagliò.

Non poteva saperlo, ma quel che si era iniettata era un cocktail letale tra virus e batteri vari che avrebbe fatto più danni di una doppia broncopolmonite.

« che stai facendo? »

« mimo l’atto di strangolarti nel sonno » replicò Zoisite con un sospiro, infilandosi sotto le coperte e dandogli le spalle.

« alla fine ti sei arresa ».

“ non esattamente”.

 

 

 

 

@@@

 

 

 

 

 

Fu solo un’ora dopo essere riuscita ad appisolarsi che la shadowjin si svegliò bruscamente, ed urlando.

Aveva sognato il suo vecchio gruppo ucciso da un virus, Hayun - lo shadowjin - fare la stessa fine, e valeva anche per…un sacco di Shadow sconosciuti.

Chiaro che le cose non fossero andate così, era stato solo un incubo, forse indotto dalle sue azioni. Doc e suoi di sicuro stavano bene, Hayun era stato ucciso ma non da un virus, e lo stesso dicasi per gli altri Shadow, inclusi i suoi genitori.

Si toccò la biogemma che aveva sull’addome. Cominciava a scaldarsi, segno che la doppia broncopolmonite stava cominciando a girare nel suo organismo. Se avesse saputo di essersi iniettata un cocktail potenzialmente letale, sarebbe stata meno contenta. Sentiva anche freddo e, ripensando all’incubo, cominciò a tremare.

« si può sapere che hai? Mi ero tanto bene addormentato…» disse Freezer, seccato.

Zoisite non rispose.

« un incubo? Povera bambina » la prese in giro il tiranno.

Lei si rimise sotto le coperte dopo avergli lanciato un’occhiata truce.

«…che cos’era? » le chiese poi.

« che cos’era cosa? » Zoisite non si voltò nemmeno.

« quel che hai sognato ».

« fatti gli affari tuoi. Tanto nessun incubo è peggiore di quanto sia stato vedere la tua faccia dopo essermi svegliata » ribatté “gentilmente” la shadowjin.

« non fa ridere ».

« non deve farti ridere, deve convincerti a farti una plastica » sbottò, per poi tossire.

« punizione divina » fu il commento di Freezer a quella tosse « almeno impari ».

Che razza d’ingrata. Mezzo assonnato lui provava ad essere più accomodante e tanto lei lo prendeva a male parole…

« “almeno impari” con quel tono lo dicono i bambini di sette anni ».

E non gliene faceva passare una. « chiudi la bocca e torna a dormire ».

« ciao sono Mario, ho quarantadue anni, soffro di amnesia…»

Si zittì solo quando lui la minacciò con un raggio letale.

 

 

 

 

@@@

 

 

 

 

Un paio di ore dopo fu il turno di Freezer di svegliarsi all’improvviso. Di solito non sognava, o se lo faceva poi non ricordava mai quel che aveva sognato. Quella notte invece era successo, e il sogno era perfettamente impresso nella sua memoria.

C’era sua madre. Lui le era davanti, le parlava, ma lei restava immobile come una statua guardandolo con occhi vitrei e spenti.

Lui cercava di scuoterla, lei non reagiva, come non reagiva da quando l’aveva messo al mondo essendo finita in un profondissimo coma pur di salvare lui.

Forse era anche per quel motivo che Cooler lo detestava, mentre era il prediletto di suo padre, il quale aveva pensato che se sua moglie si era lasciata finire in coma per salvarlo Freezer doveva essere destinato a diventare “qualcuno di grande e di onnipotente”, come Cold aveva sempre ripetuto questo a suo figlio da quando era piccolissimo.

« e poi dici a me…e fammi dormire, sono stanca » bofonchiò flebilmente la shadowjin.

« una volta per uno non fa male a nessuno ».

Zoisite lo guardava con gli occhi socchiusi. A Freezer parve strana, ma forse era perché era assonnata.

« e che hai sognato? Di morire? »

Dopo quella frase cambiò idea, era la solita. « no » disse, per poi fare un’aggiunta « ho sognato mia madre che mi guardava ».

Zoisite ci mise un po’a rispondere. « non ci vedo nulla di strano ».

« lei è finita in coma il giorno in cui sono nato, ed è ancora così ».

Zoisite si voltò dall’altra parte. « se non altro tu l’hai vista in faccia. Io di lei e mio padre ho solo l’anello che ti sei preso » disse piano.

Freezer non ribatté, e scivolò di nuovo sotto le coperte.

Zoisite adesso cominciava a sentirsi piuttosto male, ed avrebbe solo voluto dormire, ma sembrava che Freezer fosse di tutt’altro avviso.

« ogni tanto mi chiedo cosa mi direbbe se potesse vedermi, parlarmi. Sono il grande Freezer… grande come di certo avrebbe voluto lei » lo sentì mormorare, più a se stesso che a lei.

Peccato che tra il possibile stupro, le botte, e pure i sintomi del cocktail di malattie, Zoisite non fosse dell’umore di starlo a sentire o di lasciarlo continuare a chiacchierare. Si voltò a guardarlo in faccia, e fece perfino un sorriso sarcastico degno dello stesso Freezer. « sei un viscido e insopportabile stronzo tirannico egocentrico, nonché uno stupratore. Ti detesterebbe come e più di tutti gli altri, e quel che ti direbbe, guardandoti con disprezzo, sarebbe “e io mi sono lasciata finire in coma profondo per far venire alla luce questo maledetto mostro e aborto della natura? Avrei dovuto lasciarlo crepare. Che sbaglio che ho fatto”. È questo che ti direbbe » dalla faccia che aveva fatto il suo aguzzino, Zoisite capì di aver toccato un nervo scoperto, e quel punto si voltò. « ‘notte ».

Freezer era rimasto paralizzato, con gli occhi già grandi completamente spalancati.

Gli  aveva addirittura fatto male. Non se lo sarebbe mai aspettato.

Si voltò lentamente dall’altra parte dando la schiena alla shadowjin, con il volto assente di sua madre ancora davanti agli occhi e le parole di Zoisite nelle orecchie.

Appena aveva visto un suo punto debole, appena si era aperto un po’, lei l’aveva colpito subito scattando come un cobra.

“ il grande Freezer non ha punti deboli” si disse.

Ma gli ci volle parecchio per addormentarsi di nuovo.

   
 
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