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Autore: BrokebackGotUsGood    18/09/2013    2 recensioni
Leonardo DiCaprio e Kate Winslet, colleghi e inseparabili migliori amici.
Ma può essere che da una bella amicizia possa nascere qualcosa di più...
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kate 





 
 
Mi ci volle un po' per assimilare le parole che giunsero alle mie orecchie: il mio cervello, già ridotto in pappa, era ancora più confuso. 
O non reggevo proprio lo champagne e stavo sognando tutta la scena, o Leonardo mi aveva appena detto di amarmi, o almeno...che credeva di amarmi. 
Il cuore prese a battermi con una velocità anormale, come se stesse cercando di sfondarmi la cassa toracica, e sentivo migliaia di ali di farfalla battermi nello stomaco; rimasi di stucco, con gli occhi spalancati e la bocca semi-aperta, a fissarlo come una scema e a chiedermi se avessi sentito bene. 
«C-come, scusa...?» balbettai, sbattendo le palpebre un paio di volte.  
Lui deglutì, abbassò ancora una volta lo sguardo e si passò una mano tra i capelli biondi, visibilmente imbarazzato e anche dispiaciuto, avrei osato dire, forse per non avermelo detto prima. «All'inizio non lo avevo capito, o forse non lo volevo capire...ma poi, quando ti vedevo, mi ritrovavo  a fissarti pensando a quanto fossi bella, a quanto fossi fortunato ad averti nella mia vita... e quando invece non ti vedevo pensavo a come mi sentissi vuoto senza te al mio fianco. Occupavi -e occupi tutt'ora- il centro dei miei pensieri, non c'era un secondo della mia giornata in cui non pensassi alla tua mano stretta nella mia, al tuo sorriso, alla tua voce, e...e allora ho cominciato a farmi qualche domanda. Questa è stata la conclusione». Inspirò a fondo e poi mi guardò, annuendo. «Sì, credo di amarti». 
Quella non poteva essere la realtà, era troppo bello per essere vero: quella cosa meravigliosa non poteva accadere a me, Kate Elizabeth Winslet, non era scientificamente possibile. 
Insomma, Leonardo, il ragazzo di cui ero follemente e perdutamente innamorata, si era dichiarato lì, davanti a me, nella mia cucina? Ma dai, per favore! 
Eppure, la luce che splendeva nei suoi occhi, il calore del tocco della sua mano e il suo respiro che si fondeva col mio mi dicevano che tutto questo stava realmente accadendo, che non era un sogno, un'allucinazione o una mia fantasia, e capii che le sue parole erano sincere. 
Alle prime non reagii, mi limitai a guardarlo e a cercare di controllare il mio battito cardiaco, ma poi la gioia e l'emozione presero il sopravvento e delle lacrime impiastrate di mascara iniziarono a colarmi dagli occhi, mentre un sorriso prese possesso delle mie labbra. 
Questa volta erano lacrime di gioia, finalmente erano lacrime di gioia, e solo allora mi resi conto di quanto avessi impazientemente, ardentemente, disperatamente desiderato l'arrivo di quel momento. 
«Credi?» chiesi, emettendo qualcosa di simile a una breve risata «Molto gentile da parte tua». 
Sorrise anche lui, e pensai che non ci fosse niente di più bello al mondo. «Ti amo». 
A quel punto il cuore mi stava per scoppiare, e non potei trattenermi un secondo di più dal gettargli le braccia al collo e far finalmente incontrare le nostre labbra, che subito iniziarono a rincorrersi e cercarsi in una corsa frenetica. 
Ora non esisteva più nulla, né il mondo esterno né la gente che vi abitava, niente aveva più importanza se non noi due, che dopo un tempo che mi sembrò un' eternità potemmo ritrovarci e unirci per formare una cosa sola, un legame che niente e nessuno avrebbe potuto spezzare e la cui energia avrebbe travolto i nostri cuori per il resto delle nostre vite, vite che, l'uno senza l'altro, non avrebbero avuto assolutamente senso. 
E ora che lo sapevamo, ora che lo avevamo capito niente avrebbe più potuto ostacolarci. 
Il bacio, che da casto e dolce si era trasformato in appassionato e... poco romantico, a dire la verità, durò parecchio, non avrei saputo precisare quanto, era come se mi fossi teletrasportata in una dimensione magica in cui il tempo non esisteva. 
Quando ci staccammo per riprendere fiato, lui mantenne il contatto fisico poggiando la fronte alla mia, mentre io continuavo ad accarezzargli delicatamente i capelli, mentre un'unica domanda si impossessò della mia mente e sentiva la necessità di ricevere una risposta, una domanda forse un po' affrettata e che nasceva da un'inaspettato desiderio di non lasciarlo più andare, ma che valeva la pena di porre. 
«Resti qui, stanotte...?». 
Fu poco più di un sussurro, pronunciato a fior di labbra e con la speranza che non avesse afferrato male in concetto. 
Ma la sua risposta, che arrivò senza troppa esitazione, non lasciava spazio alla malizia, fu semplice e implicita, data con un leggero cenno della testa e un tenero sorriso. 
Un sorriso che diceva più di quanto le parole avrebbero potuto dire. 
''Resterò''. 

 
Cuore nero scuro Cuore nero scuro Cuore nero scuro

L'eco di uno squillo di telefono, debole e lontano, ruppe il silenzio che dominava la stanza vuota e buia in cui mi trovavo. 
Poi un altro, un po' più forte e un po' più vicino. 
Non riuscivo a capire da dove provenisse, né se fosse reale.
Un altro ancora, stavolta chiaro e potente, e mi ritrovai nella mia camera da letto, sdraiata sulle fresche lenzuola . 
Gli squilli non cessavano, e dopo un po' capii che si trattava del cordless sul mio comodino, il quale display mostrava la scritta ''Signora Nucci''. 
La madre di Danny. 
Spalancai gli occhi e mi alzai con con uno scatto felino, e contemporaneamente a me si svegliò Leonardo, che fino a un attimo prima mi stringeva tra le braccia. 
Accesi la luce, afferrai il telefono e premetti il tasto con la cornetta verde, cercando di riprendermi completamente dal sonno, mentre lui mi guardava con la fronte aggrottata. 
«Pronto?» dissi, l'agitazione palpabile nella mia voce. 
Ma che svanì quando sentii la serenità dall'altra parte del telefono. 
«Kate? Sono Deborah, la madre di Danny. Scusa tanto per l'ora» 
«Oh, si figuri»
«Leonardo è lì con te...? Ho provato a chiamarlo a casa, ma non ha risposto» 
«Sì, è qui, glie lo passo subito»
«Grazie».
Passai il cordless a Leonardo con un sorriso rassicurante sulle labbra, e i suoi occhi si illuminarono di speranza. 
«Deborah?» chiese, sistemandosi meglio sul letto. 
Non sentii le parole della signora, ma dal sorriso che andava crescendo sempre di più sulle labbra di lui capii che si trattava di buone notizie, e la cosa, ovviamente, non potè fare a meno di sollevarmi. 
Vederlo finalmente sereno, senza più la preoccupazione a rabbuiare il viso che di solito splendeva più del sole, fu come un'ondata di calore in una gelida giornata d'inverno, e pensai che non era mai stato più bello di così (anche i capelli scompigliati facevano la loro parte).
«Dice sul serio? Ma è grandioso!» esclamò dopo un po', abbattendo definitivamente quel muro di ansia che stava cercando di ergersi dentro di me. 
«Ma certo, lo farò. La ringrazio di cuore. A presto!». 
La telefonata terminò e lui tirò un sospiro di sollievo, guardandomi con gli occhioni colmi di felicità. 
«Beh?» domandai, avvicinandomi un po'.
Il suo sorriso si allargò ancora di più, e arrivai a chiedermi se non gli facessero male le guance. «Ha ripreso conoscenza e i danni si sono rivelati meno gravi di quanto si pensasse. C'è la possibilità che venga rimesso già fra due settimane». 
A quelle parole, non potei trattenere un gridolino di gioia, e strinsi forte Leonardo tra le mie braccia. 
«E' fantastico, Leo!» 
«Già, lo è». 
Mi guardò dolcemente, mi posò una mano sulla guancia e annullò la distanza tra le mie labbra e le sue, rendendo così definitivamente perfetto quel momento di felicità ed euforia. 
Da allora in poi, speravo, avremmo potuto farlo ogni volta che volevamo.
   
 
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