CENA TRA AMICI

Caldo infernale. Sudore freddo. Uno sbalzo termico improvviso. Poi più nulla…
Luna alzò lo sguardo: la bocchetta della doccia si era bloccata. Sbuffò. Tra meno di un’ora Neville sarebbe passato a prenderla per la “cena tra amica”. Luna sorrise al pensiero. Amici…! Le piaceva, quell’espressione, perché finalmente sentiva di appartenere a un gruppo.
Era immersa in questi pensieri quando, sfiorando involontariamente la leva, l’acqua ricominciò copiosa a scorrere, inumidendole la pelle e inzuppandole i capelli. Uscì dalla doccia e, rabbrividendo, si avvolse subito in un asciugamano color ruggine. Attraversò il monolocale in direzione dell’armadio di legno. Spalancò le ante e si accasciò sul bordo del divano-letto.
Odiava scegliere cosa indossare perché sapeva che, qualunque indumento avesse preferito, sarebbe sempre stata guardata e trattata dall’alto in basso. Si ricordò quando, ad Hogwarts, i suoi vestiti venivano sempre nascosti, per poi ricomparire solo poche ore prima della partenza. Il fatto che non si lamentasse e non desse di matto (come avrebbero sicuramente fatto altri) non significava che non le dispiacesse. Era una sognatrice, sì, ma era comunque una persona e, come tale, fragile e sensibile.
Suonò il campanello. Con gli occhi lucidi, Luna andò ad aprire.
“Ciao!” esordì Neville, strizzato in un tight a righini, esibendo un mazzo di fiori di campo. “Sei bellissima!”
“Veramente è l’asciugamano…” spiegò lei afferrando l’omaggio floreale. “Non dovevi!”
Lui arrossì violentemente e ringraziò mentalmente sua nonna.
“Sono in ritardo?”
Neville guardò l’orologio: “Un pochino”. Aveva imparato a partire sempre un quarto d’ora prima a causa del traffico babbano.
Luna chiuse la porta, lasciando l’amico ad aspettarla. Rinfrancata dal fatto che Neville non avesse distinto il suo asciugamano da un elegante tubino ruggine in stile impero, si cacciò addosso i primi pantaloni alla zuava e la prima camicetta fiorata che le capitarono in mano. Inutile dire che sembrava una “figlia dei fiori”!
L’auto partì sgommando e, dopo un breve tragitto, venne posteggiata sotto una luminosa insegna neon: PIZZERIA.  Entrarono e un cameriere indicò loro un tavolo apparecchiato con una tovaglia a quadretti, due bicchieri tozzi e due menù.
La serata trascorse piacevole, ricordando i “bei tempi andati” della scuola. Non mancarono però i problemi, come quando il cameriere chiese loro: “Cosa porto da bere?” e loro risposero: “Due Burrobirre”. Oppure quando si trattò di pagare con quelle strane banconote con la testa di una giovane donna abbiente, che venivano chiamate “pence”.
Neville riportò Luna al suo monolocale e ripartì poco dopo in direzione della propria abitazione. O meglio, di sua nonna, siccome abitava ancora con lei…