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Autore: Ellies    18/09/2013    1 recensioni
Albus era la mentalità vintage in un contesto troppo moderno.
Lorcan era questo: la gioia di un bambino che si ritrova in un mondo sempre nuovo.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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The Proposal.


Il loro amore non era qualcosa che era arrivato all'improvviso. Certo, il colpo di fulmine c'era stato, e da entrambe le parti. Ma per arrivare a quell'amore completo, perfetto anche con le loro piccole imperfezioni, avevano dovuto lavorare.

Avevano dovuto combattere situazioni ambigue, fraintendimenti, litigi, periodi di lontananza e di pausa.

Non si erano mai lasciati, però. Nemmeno per un momento avevano smesso di amarsi, segretamente o apertamente, serbando il loro sentimento nel cuore senza saperlo o sentendo che quel desiderio fremeva per essere liberato.

Dopo tanto tempo in cui le loro vite si erano incrociate, e le loro anime e i loro cuori avevano trovato il modo perfetto di incastrarsi, potevano dirsi felici.

 

La voce delicata del ragazzo lo riscosse e il biondo aprì gli occhi, aspettandosi di trovare il cielo davanti a sé, dello stesso colore limpido dei suoi occhi, ma incontrò il suo viso, le labbra modellate in un sorriso e gli occhi verdi socchiusi per il sole.

Con ancora la testa appoggiata sulle sue gambe, Lorcan voltò la testa verso destra, incontrando una distesa d'erba di un colore tanto intenso da sembrare dipinto. Aveva insistito tanto perché Albus venisse con sé in quel luogo, il suo luogo, talmente calmo da far pensare che fosse un mondo a parte.

Il vento gli scompigliò i capelli e gli fece cadere una ciocca sugli occhi, che provvide a spostare, mentre il sole gli scaldava piacevolmente il volto e le membra.

«Albus?» rispose, qualche attimo dopo, afferrandogli delicatamente una mano e sfiorandone la pelle morbida e senza imperfezioni del dorso. 

Lorcan aveva sempre amato le mani delle persone, e ancor più quelle di Albus.

Erano la parte di una persona, dopo gli occhi, che più esprimeva le emozioni, e lui si perdeva sempre nell'ammirare i piccoli gesti che poteva compiere.

Albus aveva le mani piccole e affusolate, le lunghe dita che sembravano perfette per suonare il pianoforte. Eppure Albus preferiva utilizzarle per scrivere lunghe lettere. Avrebbe voluto sentirlo suonare, immaginò, ma si limitava ad ascoltare ciò che riuscivano a produrre le sue dita. Dopotutto, anche le lettere di Albus erano bellissime. Ogni volta che si scrivevano era a dir poco piacevole leggere ciò che aveva creato, la perfezione con cui le lettere si incastravano le une con le altre, i suoni armoniosi di quelle parole forse non più così usate.

Albus era mentalità vintage in un contesto troppo moderno. Probabilmente lo amava anche per questo. Per i suoi discorsi su Wilde e letteratura, cose che non molti potevano ancora comprendere.

«A che ora arriva tuo padre?»

«Non lo so, non ricordo. Restiamo qui.» lo pregò, guardandolo con quegli occhi troppo azzurri, troppo fanciulleschi per appartenere ad un uomo, sempre persi in qualche fantasia. 

Lorcan era questo; la gioia di un bambino che si ritrova in un mondo sempre nuovo.

Albus amava perdersi nelle sue storie. Era il suo principe azzurro, e per una volta non gli dispiaceva fare la parte della principessa.

«Albus, voglio che la nostra casa sia su un albero.»

«Un albero?» chiese, ridendo, e i capelli gli caddero appena sugli occhi, coprendone il verde intenso. Lorcan allungò una mano per sistemarglieli, perché nulla doveva mettersi tra di loro. Quello sguardo era come una certezza.

«Sì, un albero.» si imbronciò lui, guardando alle sue spalle e allungando una mano verso una spiga di grano. «E sarà una casa bellissima.»

«Allora avrai la tua casa.»

«La nostra.»

«Nostra.» ripeté Albus, porgendogli la spiga che stava osservando e guardandolo giocherellare con essa. 

Se c'era una cosa che a Lorcan piaceva, era stare così. In mezzo alla natura, soprattutto in un prato verde, con un campo di grano e alberi da frutto. Tutto ciò era segno di quanto egli fosse semplice. Il biondo accarezzò la spiga e la trovò più forte di quanto si fosse aspettato. Ne accarezzò lo stelo liscio, fino a giungere alla sommità, dorata, piena, protetta soltanto da una sottile pellicola. 

Lorcan sorrise. Era da lui perdersi in quei piccoli particolari.

Si alzò lentamente, e si posizionò davanti al suo viso. Albus lo guardava con un sorriso, come in attesa di vedere quale sarebbe stata la sua prossima mossa, e lui non si fece aspettare. Spezzò delicatamente lo stelo e si avvicinò ai capelli corvini riuscendo, in qualche modo, ad incastrarla tra di essi.

«Sei perfetto.» sussurrò, sorridendo e poggiando delicatamente una mano sulla sua guancia, accarezzandola. Dopo qualche secondo chiuse gli occhi e si chinò sulle sue labbra, lasciando su di esse un bacio casto e leggero.

Le labbra di Albus erano particolari. Sempre morbide e calde, così belle e perfette, piene. Erano un invito a restare sempre su di esse, e Lorcan non si faceva mai pregare troppo. Adorava i baci. Adorava tutti quei piccoli gesti che potevano dimostrare quanto il suo amore fosse forte.

Tornò con la testa sulle sue gambe, e chiuse gli occhi nel momento in cui Albus prese ad accarezzargli i capelli in quel modo dolce e delicato che apparteneva solo a lui. Era l'unico a cui permetteva di toccare i propri capelli, forse per il modo perfetto in cui riusciva a farlo rilassare.

«Tu lo sei molto di più.» sorrise Albus, chinandosi verso di lui e spezzando, in qualche modo, la magia del momento. «Dobbiamo andare, mio principe.» gli sussurrò, alzandosi lentamente e lasciandolo un attimo a terra, a guardarlo dal basso.

Il biondo ci mise pochi secondi ad alzarsi in piedi, e allungò una mano verso di lui, sporgendosi verso la sua figura con tutto il corpo. «Albus, aspetta!» esclamò e, quando egli si girò, gli porse un fiore, con un sorriso.

«Sei l'uomo della mia vita.»

«Anche tu lo sei.»

«Davvero?» sussurrò allora il più grande, cominciando a correre tra le spighe cercando di raggiungere la loro piccola casa in campagna prima dell'altro, che sapeva benissimo essere rimasto indietro, fermo.

 

Albus stava fissando il fiore con gli occhi spalancati. Lorcan non sarebbe cambiato mai, avrebbe fatto tutto nel suo personalissimo, strambo modo.

«Certo che sì!» urlò al vento, e al suo uomo, sapendo che lo aveva sentito ma non potendo vedere un grande sorriso spuntare sulle sue labbra.

 

Nel fiore era posato un piccolo anello.

 


Angolo dell'autrice.

Ce l'ho fatta. Io... WOW. Sono riuscita a scrivere qualcosa di non-angst e che mi piace pure.
Per me è questo il bel rapporto che hanno Lorcan e Albus. Il primo sempre perso nel suo mondo, anche un po', assente e distratto, ma che non dimentica mai di essere dolce e romantico.
L'altro, beh. Con i piedi per terra, o perlomeno più di Lorcan, perché Albus è comunque un sognatore.

Una proposta di matrimonio proprio in stile Scamander.

Spero sia piaciutaa voi quanto è piaciuto a me scriverla. 

   
 
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