Lifeguard
.Capitolo 3.
.The Date.
-Keaton POV-
“Scusa
se ti ho portata fuori, ma dentro è praticamente impossibile parlare.” Le spiegai.
“Tranquillo,
avevo bisogno di prendere una boccata d’aria.” Aggiunse lei sorridendo. Mi distrassi
osservando le sue labbra curvate, ma subito dopo continuai il mio discorso.
“Ecco,
ti volevo chiedere una cosa …”
dissi con voce insicura. “Ti va di
uscire insieme un giorno di questi?”
Aspettai la sua
risposta impazientemente sperando con tutto me stesso che fosse affermativa.
Quando aprì leggermente la bocca per iniziare a parlare in mio cuore prese a
battere senza sosta.
“Davvero
vorresti uscire con me?” Chiese
lei incredula.
“Certo,
beh … sempre che vada anche a te.”
Le risposi sempre più insicuro di me stesso.
“Mi
va.” Esclamò lei
sfoggiando il più bel sorriso che avessi mai visto. Quell’affermazione mi fece
diventare il ragazzo più felice del pianeta e non potei fare a meno di
sorridere a mia volta.
**
Sarei dovuto passarla a
prendere tra esattamente cinque minuti, ma ero già lì, davanti al cancello di
casa sua aspettando che si facesse l’ora per poi suonare il campanello.
Suonai, e un minuto
dopo uscì dalla porta Sarah in tutta la sua bellezza. Ancora non potevo credere
che avesse accettato di uscire con me.
“Ciao
Keats!”
Disse felice lasciandomi un tenero bacio sulla guancia. Diventai rosso come al
solito ma cercai di nasconderlo, non volevo sembrare uno di quei bambini timidi
che arrossiscono per tutto.
Ricambiai il saluto e
l’aiutai a salire nella mia macchina. Dopo una decina di minuti passati ad
ascoltare la radio, arrivammo nel luogo in cui avevo ideato il nostro
appuntamento. Non era niente di particolare, non sapevo cosa le potesse piacere
dato che ci conoscevamo poco, ma stasera lo avrei scoperto. La condussi nel
ristorante dove avevo pensato di portarla.
“Indiano?”
Chiese lei.
“Che
c’è? Non ti piace?”
Domandai allarmato.
“No,
io lo adoro. Penso sia il mio ristorante preferito. Come facevi a saperlo?”
“In
realtà non lo sapevo, ti ho portato nel posto in cui io preferisco mangiare.” Risposi accennando un sorriso.
Gentilmente il
cameriere ci accompagnò al nostro tavolo e lasciò i menù.
La cena fu un ottimo
momento per conoscerci, per scoprire i suoi gusti e per capire cosa provavo per
lei. In realtà già sapevo cosa provavo per lei: mi piaceva, mi piaceva tanto.
Era una ragazza magnifica con la quale potevi stare delle ore a parlare,
perdendo la cognizione del tempo. Questa cena aveva solo confermato il tutto.
“Ti
va di fare una passeggiata?”
Le proposi io una volta usciti dal ristorante indiano.
“Perché
no!” Esclamò
sorridendo. Quel sorriso non l’abbandonava mai, era sempre presente sul suo
volto, e io lo amavo.
Cominciammo a camminare
in silenzio, lasciando spazio al rumore delle poche macchine che passavano a
quell’ora. Presto però riconobbi anche un altro suono. ‘Skateboard’ pensai, e chi altro poteva essere sullo skateboard a
quell’ora se non il solito gruppetto di diciottenni che si credevano i re della
città? Inizia a pregare che non mi notassero, che continuassero a sfrecciare
veloci sull’asfalto, che non rovinassero il miglior appuntamento di sempre come
avevano fatto con la mia vita. Ma le mie preghiere non furono accolte e quei
ragazzi frenarono pochi metri più avanti a noi. Mi bloccai anche io e cercai di
non guardarli negli occhi.
“Forse
è meglio se cambiamo direzione.”
Sussurrai a Sarah,
“Ok” Disse lei facendo dietrofront seguita
da me.
“Ehy
voi, dove scappate. Non ci salutate?”
Urlò ironico uno di quei ragazzi con un sorriso sghembo sulle labbra. Feci
finta di non sentirlo e continuai a camminare, ma ben presto lui e la sua banda
ci raggiunsero.
“Sarah,
ma con chi ti fai vedere in giro? Con questo sfigato? Davvero? Devi essere
proprio disperata mia cara!”
Disse sfiorando la guancia di Sarah come se le stesse facendo una carezza.
“Lasciami
stare Joe!” Gridò lei
per poi togliere quelle mano che la stava toccando.
“Va
bene, ti lascio stare, ma ricordati che non ci fai una bella figura ad uscire
con uno come lui. Non venire a cercarmi quando nessuno vorrà stare con te
perché ti avranno classificato come sfigata. Io ti ho avvisato.” Concluse infine andandosene. Io
rimasi tutto il tempo senza dire una parola, perché non volevo peggiorare le
cose. Sapevo che tutto quello che Joe aveva detto era vero. Io ero uno sfigato,
lei era una bellissima ragazza, non poteva veramente voler stare con me.
Lasciai che quel ragazzo riprese il suo skate e continuò il suo giro insieme ai
suoi amici per poi iniziare a parlare rivolto verso Sarah.
“Mi
dispiace, forse lui ha ragione. Non dovresti farti vedere con me …” Iniziai io, ma venni subito bloccato
da lei.
“Dici
sul serio Keaton? Dai ragione a lui? Tu non lo devi stare ad ascoltare. Dimmi
una cosa, ma sii sincero …”
disse lei per poi continuare. “Ti
piaccio veramente?”
Se mi piaceva? Certo
che mi piaceva, anche tanto.
“Si,
mi piaci veramente, ma lui … “
“Ma lui niente Keaton.” Mi interruppe lei. “Se ti piaccio non ti deve importare cosa
pensa lui, perchè mi piaci anche tu, e molto. Non ho intenzione di finirla con
te solo perché uno stronzetto ha detto la sua.”
“Dici sul serio?” Chiesi io incredulo per quanto aveva
affermato prima.
“Certo che dico sul serio.” Mi confermò lei. Leggevo sincerità
nei suoi occhi e non riuscì a trattenere l’enorme sorriso che apparve sul mio
volto. Mi avvicinai a lei abbracciandola per poi guardarla mentre eravamo ancora
intrecciati, lentamente ridussi le distanze tra i nostri volti e poggiai le mie
labbra sulle sue delicatamente. Fu un bacio casto ma sincero, uno di quelli con
cui vuoi esprimere ciò che provi per l’altro e farglielo capire. Dopo un po’
sentivo il bisogno di sentirla ancora più vicino a me. Sfiorai le sue labbra
con la mia lingua e lei capendo il mio intento non tardò ad acconsentire. Fu il
più bel bacio di tutta la mia vita.
-Lydia POV-
Era
lunedì mattina e come sempre occupavo la torretta 22. Era una bellissima
giornata con il mare calmo quindi la spiaggia era affollatissima, piena di persone
che ne approfittavano per prendere il sole. Anche io stavo prendendo il sole,
non perdendo d’occhio però l’oceano. Improvvisamente sentii il suono di un
pianto di una bambina provenire poco lontano dalla torretta. Mi affacciai per
individuarla e per un attimo mi sembrò di rivedere me stessa quando a sette
anni corsi verso i guardaspiaggia per avvisarli che non trovavo mio fratello.
Sperai con tutto il cuore che quella bambina non fosse nella stessa situazione
e mi precipitai giù andandole in contro.
“Ehy bella, che è successo?” Le domandai con voce rassicurante.
“Non trovo più la mia mamma.” Rispose lei singhiozzando.
“Non ti preoccupare, adesso la
troviamo. Me la puoi descrivere?”
Chiesi dolcemente.
“E’ alta come te, bionda con gli occhi
azzurri ed è bella.”
“Ti ricordi come era vestita oggi?”
“Si, aveva quel costume che mi piace
tanto, quello viola!”
“E dove l’hai vista per l’ultima
volta?”
“Lì.” Disse indicando con il dito un punto
non molto chiaro.
“Ed eri da sola con lei?”
“Si.” Affermò, continuando a piangere.
“Perfetto, adesso io e gli altri
bagnini la cerchiamo ovunque, e vedrai che la troviamo.” Cercai di consolarla.
Lei
annuì e si asciugò le lacrime con la sua piccola mano. L’abbracciai
istintivamente perché sapevo cosa stava provando. Tramite una radiolina sparsi
il messaggio della scomparsa di questa donna alle altre torrette e ben presto
ci fu un’intera squadra pronta a cercarla. Dopo circa dieci minuti mi fecero
sapere che era stata avvistata una donna con le stesse caratteristiche
descritte dalla bambina. Non appena la bimba sentì quelle parole smise di
piangere e iniziò a guardarsi intorno.
“Mamma!” Esclamò felice, notando da lontano
una signora correre verso di noi. Lasciò la mia presa e le corse in contro. La
donna, che presto scoprii chiamarsi Jane, ci ringraziò e poi si allontanò con
la figlia. Fortunatamente questa volta era andato tutto per il verso giusto e
tutto si era concluso bene. Tirai un sospiro di sollievo e iniziai a tornare
verso la torretta.
“Ciao Lydia.” Mi sentii dire.
“Ciao Drew.” Risposi con un veloce gesto della
mano.
“Come stai?” mi chiese lui.
“Tutto bene, ho appena fatto felice
una bambina.” Affermai
sorridendo. “Tu?”
“Sono stato meglio.” Disse abbassando lo sguardo.
“Perché? Che è successo?” Domandai curiosa.
“Mi sono lasciato con Vanessa.”
“Oh, mi dispiace!” Mi dispiaceva veramente? Mi
dispiaceva che lui era triste, ma quella notizia mi rese ancora più felice di
quando non fossi già.
“Tranquilla, non è niente.”
“Se vuoi puoi parlarmene, ma solo se
vuoi.” Cercai di
convincerlo a raccontarmi cosa era successo, dato che non capivo il motivo
della loro separazione. Mi erano sembrati innamorati quando li avevo visti.
“In realtà non c’è molto da dire.
Siamo sempre stati migliori amici, fin da quando eravamo piccoli. Poi qualche
mese fa abbiamo deciso di provare a stare insieme dato che tutti ci scambiavano
per fidanzati. Pensavamo potesse funzionare, ma a quanto pare non è stato così.
Non c’è stato un vero motivo per il quale ci siamo lasciati, semplicemente ci
siamo accorti di non essere fatti per stare insieme. Le volevo bene, ma come
amica, non sono mai riuscito ad amarla, poi in questo ultimo periodo penso di
essermi preso una cotta per un’altra ragazza.” Mi raccontò lui.
Aveva
una cotta per un’altra ragazza? E chi era questa? ‘Fa che sia io’ mi ripetevo mentalmente. Ma perché volevo essere
io? Drew mi stava iniziando a piacere? Con ancora tutti queste domande per la
testa mi feci coraggio e cercai di consolarlo.
“Vedrai che andrà meglio con quest’altra.” Dissi sorridendo. Lui annuì e mi
guardò negli occhi ricambiando il sorriso.
“Grazie.” Esclamò. “Senti, ti andrebbe di venire a sentirci suonare stasera?” Mi
chiese.
“Cerco che mi va, non vedo l’ora.” Risposi entusiasta.
“Allora a stasera! Suoniamo alle nove
e mezzo al locale dove siamo stati sabato.”
“Perfetto, a stasera!” Lo salutai, poi lui si girò e tornò
per la sua strada.
**
“Lydia, cosa ci fai qui?” Mi chiese Wesley non appena entrai nel
pub.
“Drew mi ha chiesto di venirvi a
sentire. Perché ti dispiace?”
“No, anzi!” Rispose lui sfoggiando il suo
perfetto sorriso. “Adesso vado a
prepararmi, spero ti piaccia il concerto!” Disse prima di allontanarsi.
Essendo
arrivata un po’ prima mi riuscii a posizionare nelle prime file e aspettai il
loro ingresso sul palco che arrivò dieci minuti dopo. Fecero una breve
presentazione e poi comunicarono il titolo della canzone che avrebbero cantato:
My Calling.
I dream of black shades
Driving with the top down
Not a care in the world
as the sun sets to the ground
Two birds of a feather sharing in this world
a change for the better, yeah
…
This is my calling, I tell you
This earth is falling down on you and
Wisdom is power to controlling knowledge, yeah
The future of the world is in the minds of kids
Mi innamorai
di quella canzone al primo ascolto e rimasi sorpresa dalle loro voci così
belle, forti e particolari. Insieme poi, erano perfette. Sembravano essere
fatti per cantare insieme. ‘Questa deve
averla scritta Drew’ pensai, ma non essendone sicura mi ripromisi di
chiederglielo a fine concerto. Mi ripresi dai miei pensieri non appena
attaccarono con un altro brano.
Spazio Autrice.
Allora,
cosa ne pensate di questo terzo capitolo??
Me
lo fate sapere con una recensione?
Ho
aggiornato prima rispetto alle altre volte, MIRACOLO!
Spero
vi sia piaciuto come gli altri!!
Se volete seguirmi su Twitter io sono @StylesItaly
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Al prossimo capitolo,
Baci, Alice. xx