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Autore: Memento_B    22/03/2008    5 recensioni
Ah, ma noi artisti siamo diversi, sì. Accendiamo speranze e passioni senza chiedere nulla in cambio. Siamo davvero in pochi ad essere veri artisti, perché nessuno si può improvvisare tale, nessuno può simulare il dono che la natura ci diede per compensare la bruttezza d’animo e fisica. Noi non viviamo, soffriamo. Ma ciò non c’importa, della sofferenza facciamo la nostra arma e la nostra vita, si può quindi dire che nella sofferenza viviamo.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La visione del mondo del poeta e protagonista della one-shot è piuttosto pessimista e pesante. Differisce moltissimo, se non del tutto, dalla mia.


L’addio del poeta

Born from silence, silence full of it.
»
Nato dal silenzio, silenzio pieno di esso
. Dead Boy’s Poem – Nightwish

Siete tutti qui riuniti attorno alla mia tomba, dame, conti, principe ma anche contadini e mercanti.
Dove eravate tutti voi durante la mia vita? Dove eravate tutti voi quando io giacevo abbandonato e malnutrito in un orfanotrofio fuori città? Eravate forse con me quando scrissi il mio capolavoro? Eravate forse con me quando esalai l’ultimo respiro?
No, nessuno di voi mi ha mai conosciuto, nessuno di voi è venuto a farmi visita nella casa dove vivevo. Per voi io sono sempre stato e sempre sarò nient’altro che parole.
Ora siete ammassati in questa Chiesa, bestie, siete qui e versate lacrime ipocrite sul mio corpo, come se potesse dispiacervi la perdita di un vecchio poeta.
Mia madre mi mise al mondo sessanta anni or sono, mi abbandonò in un orfanotrofio perché gobbo; sopportai le prese in giro degli altri orfani; venni cacciato quando ne uccisi uno a soli undici anni. Fui abbandonato a me stesso, privo di parenti, schivato da tutti.
Imparai a cacciare, imparai a vivere, dentro di me rabbia e sete di vendetta attecchirono inesorabili. Crebbi nel silenzio e in balia di sentimenti violenti.
Fui adottato ed appresi l’arte dello scrivere, imparai ad esprimere i miei pensieri e a lasciar sfogo ai miei sentimenti.
Imparai subito che quel che leggevo era tutto falso: alla violenza si può rispondere solo con la violenza, se non si vuol venire sopraffatti bisogna sopraffare per primi, appresi che ogni persona a me sorridente era pronta a pugnalarmi senza alcuna esitazione, ogni amico in realtà è solo un altro nemico.
Non esiste nessuno in grado di comprenderci, siamo soli, abbandonati senza alcuna clemenza. Tutti abbiamo una colpa mortale ed una ragione di vita.
La mia ragione era la scrittura. Nulla è paragonabile all’estasi che nutrivo a quando scrivevo una poesia, quando riuscivo ad esprimere ciò che provavo, quando scrivevo l’ultima parola di un sonetto. Ogni parola era un passo verso l’immortalità.
Scrissi dei sentimenti, della flora, delle passioni ma non scrissi dell’uomo. Nessuno, uomo o donna che sia, merita di passare all’eternità, siamo tutti una massa di bugiardi pronti a mentire e a tradire. Definiamo bestiale ciò che è solo umano: quale lupa ucciderebbe il proprio cucciolo? Ammazzerebbe un cane un suo simile solo per divertimento? Genti, mi rivolgo a voi luride carogne, potete quindi definire bestiali i nostri comportamenti?
La natura umana è qualcosa di sorprendentemente orribile e fortunatamente unico. Ripudierebbe forse il cielo una stella? Per un padre è normale ripudiare un figlio malformato. Muoverebbe guerra un leone ad un membro del proprio branco? Non è forse ciò che facciamo continuamente noi umani? Non continuiamo a guerreggiare fra di noi senza una vera ragione se non la prepotenza di un re?
Esistono forse razze e discriminazioni fra i volatili? A quanto pare il nostro sire crede che le razze vengono prima di ogni cosa e sostiene la propria come la più pura e perfette fra tutte, dichiara i bianchi sputi e i negri escrementi e pretende che ci comportiamo come tali.
Si misura forse la forza e la potenza di un animale con delle costruzioni? Costruiamo case, torri e campanili per manifestare la nostra potenza, dilapidiamo patrimoni familiari per mostrare la ricchezza, edifichiamo mura per proteggerci dal mondo esterno ed isolarci completamente.
Non possiamo dire di vivere come bestie, gli animali soffrono, dormono sotto un tetto fatto d’aria e su un letto fatto da erba, fango e pioggia, a stretto contatto con la natura rischiando di morire di fame e stenti ogni istante della loro vita. La nostra morte è invece preannunciata e quel che noi chiamiamo sofferenza nulla è per il resto della fauna.
Viviamo secondo valori che ad ognuno paiono più giusti: chi vive sotto il valore del coraggio, chi vive sotto l’impronta del servilismo, ammazziamo poiché i valori dell’altro ci sembrano sbagliati solo perché diversi dai nostri, lodiamo persone simili a noi, ridiamo chi crede a cose che a noi sembrano ridicole –ma nulla in questo mondo è ridicolo se non l’essenza del ridicolo stesso-, malediciamo chi a sua volta ride di noi.
Per quale motivo, quindi, non poniamo fine a tutti questi orrori? Perché imponiamo le medesime sofferenze ai nostri figli? Egoismo.
La razza umana è egoista, tutti cercano di sottomettere tutti e tutto ma solo chi vede aldilà degli altri può capirlo.
Chi sono costoro? Chi vede luccichii, acquai e sabbia dove gli altri vedono mare, chi chiama brezza ciò che gli altri chiamano vento leggero, chi ode il canto dell’usignolo quando gli altri sentono solo un cinguettio, chi odora la viola mentre gli altri odorano solo il fiore, chi tocca seta laddove gli altri toccano tessuto, chi distingue l’odore del giorno da quello della notte al contrario degli altri che sentono solo un profumo indistinto, chi narra amore, morte, gioia e dolore mentre gli altri non narrano.
O più semplicemente sono gli artisti.
Scrittori, poeti, pittori, scultori, musicisti, attori, non importa cosa essi siano, restano artisti, gli strani, quelli da evitare, coloro che sono diversi.
Ah, ma noi artisti siamo diversi, sì. Accendiamo speranze e passioni senza chiedere nulla in cambio. Siamo davvero in pochi ad essere veri artisti, perché nessuno si può improvvisare tale, nessuno può simulare il dono che la natura ci diede per compensare la bruttezza d’animo e fisica. Noi non viviamo, soffriamo. Ma ciò non c’importa, della sofferenza facciamo la nostra arma e la nostra vita, si può quindi dire che nella sofferenza viviamo.
La fine della nostra esistenza è il tramonto di una società e di una cultura ma è l’alba della nostra vita, ed è per questo che io con gioia vi saluto, umani. Addio ad un mondo dove non tutti trovano un posto. Addio a sofferenze immani, addio a voi carogne. Buona fortuna, artisti, spero che voi possiate farvi cullare fra le braccia dell’oblio eterno il più presto possibile, lo spero per voi stessi.
Addio.


  
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