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Autore: Brida    19/09/2013    1 recensioni
Un mito oggi, a parti invertite, che diventa reale negli occhi di un giovane che ha perso l'amore.
Non brucia.
Mentono i libri e anche i film.
Non fa male. Non è dolore, non è paura.
E' come un nulla, una sospensione infinita che ti scolla dal mondo, ti disconnette.
Non senti quasi niente, né gelo, né calore.
Ed è peggio di qualsiasi sofferenza, di qualsiasi sensazione.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non brucia.

Mentono i libri e anche i film.
Non fa male. Non è dolore, non è paura.
E' come un nulla, una sospensione infinita che ti scolla dal mondo, ti disconnette.
Non senti quasi niente, né gelo, né calore.
Ed è peggio di qualsiasi sofferenza, di qualsiasi sensazione.

E quella sera ero lì, tra le luci suffuse, appoggiato ad un bancone mentre davanti a me centinaia di ragazzi e ragazze si divertivano, con questo nulla dentro, che mi annebbiava la vista e mi rendeva cieco a qualsiasi opportunità di lasciarmi andare.
Perché quello era l'unico motivo per cui ero venuto lì, per divertirmi e dimenticare, e invece riuscivo solo a rimanere in quella posizione ad aspettare che la serata giungesse al termine.

Ero davvero annoiato ed era tutta colpa di Liam.
"E' ora che la dimentichi, non pensi?" aveva detto.
Sì, certo. Come se fosse davvero facile.
Ero stato uno stupido ad accettare la sua richiesta. Le sue suppliche e battute mi avevano dato come una leggera scossa, ci avevo quasi creduto, per un attimo.
Ma mi era bastato entrare nel locale per capire che non era di quello che avevo bisogno.
Non delle labbra o dei fianchi di una di quelle tante ragazze che strusciavano alla ricerca di qualcuno a cui donarsi, ma del respiro di Karen, del suo sorriso e delle sue risatine quando la sfioravo.

Era di quelle cose che avevo davvero bisogno, eppure ora le avevo perse e non c'era davvero nulla che potessi fare per tornare indietro.
"Ehi, se davvero non vuoi buttarti nella mischia, almeno accompagnami a fumare una sigaretta" urlò la voce di Liam distogliendomi dai miei pensieri.

Annuii e lo seguii fuori.   
                   
"C'era una bionda da urlo, e la brunetta di fianco a lei! Meno figa, ma mi ha dato appuntamento sul retro del locale fra cinque minuti. Ci sarà da divertirsi... ehi, ma mi stai ascoltando?"
"Sì, scusa. Mi ero distratto un attimo" presi una sigaretta e l'accesi sperando di riuscire così a rilassarmi un secondo.
Liam mi lanciò un sorriso sconsolato "Sei proprio un caso perso, avresti bisogno di qualcosa di più potente di quella roba" accennò indicando la mia sigaretta.
Era da un po' che io e Liam non ci vedevamo. Prima ero come lui, prima di Karen.

Uscivo, cercavo delle ragazze, me le portavo a letto. Era tutto semplice anche se senza senso.
Poi era arrivata Karen e aveva cambiato ogni cosa. Mi aveva fatto aprire gli occhi su di me, su Liam, su di lei, su ogni cosa.
Avresti mai detto che una ragazza è capace di fare tutto ciò? Prima di lei ero stato uno sfaticato donnaiolo, che stava buttando via la sua vita senza un motivo.
Dopo di lei ero riuscito a prendere bei voti e ad essere accettato in un College decente.
Era iniziata una nuova fase della mia esistenza, ma ora cos'avevo? Cosa mi era rimasto ora che lei mi aveva lasciato per stare con qualcuno migliore?

Migliore.

Per un attimo sentii la rabbia salirmi in corpo. Migliore solo se un damerino pieno di soldi e belle parole può definirsi tale.
Già, forse era dannatamente meglio di me, tuttavia non riuscivo ad accettare di averla davvero persa, di essere stato superato proprio da un tipo come lui.
Era terribilmente umiliante e mi faceva sentire una nullità.

Sì, una nullità. Il nulla. Ecco cosa riflettevo davvero bene, ecco cosa mi rappresentava davvero di più.
"Devi tirarti su, non puoi rimanere bloccato così! Eddai, cazzo. Guarda. Ecco, quelle due ci stanno lanciando delle occhiate che non lasciano dubbi. Ora andiamo lì e tu te la spassi, capito? Avevi detto che ti saresti divertito ed è questo che io, in qualità di tuo migliore amico, mi assicurerò che tu  faccia, capito??" le sue parole mi fecero sorridere.

"Migliore e unico, forse" aggiunsi. Già, nonostante tutto quello che era successo per lo meno non mi aveva voltato le spalle e aveva deciso di far finta che le cose fossero come prima di Karen, di ripartire da lì.

Non so quanto avesse ragione, ma di sicuro, per lo meno, grazie a lui non ero solo.

"Dettagli... Andiamo!" mi spinse verso le due ragazze.
"Ehi belle, venite a ballare con il mio amico? Ha proprio bisogno di qualcuno che lo tiri su, sapete? Una stronza l'ha appena scaricato" fulminai con lo sguardo Liam.

Qualche settimana prima se avesse chiamato Karen una stronza, gli avrei dato un pugno, eppure anche se adesso non era più così, mi infastidiva lo stesso sentire parlare di lei in certi termini.
"Mi dispiace, se vuoi possiamo consolarti sulla pista" disse quella che tra le due pareva la più intraprendente.
"Io intanto vado sul retro" Liam mi fece l'occhiolino "Ci vediamo dopo, mi prometti che ti diverti?".
No, non ne ero proprio in vena.
"Liam, ascolta io..." cominciai, ignorando le due ragazze e poi un flash.

Un fulmine, una luce.
E nulla del genere allo stesso tempo.
Ad essere colpite furono prima le orecchie, che gli occhi.
La musica d'improvviso cambiò, divenne quella musica, la sua. Ma non per davvero, solo nella mente. La sentii risuonare chiaramente, quella canzone che le avevo dedicato, che le avevo suonato con la chitarra, quella che lei mi aveva regalato per il mio compleanno.

Una ballata dolce e malinconica, la melodia che l'aveva fatta piangere di fronte ai miei occhi e che mi aveva donato le sue dolci lacrime.
Era stato tutto perfetto quella notte, tutto. I suoi baci e i suoi abbracci.
Il sapore salato delle sue lacrime sulle mie labbra, sul mio corpo.
E le carezze, il suo profumo su di me, i suoi capelli scapigliati.

Era stato tutto magnifico.

Ma furono i miei occhi a cancellare qualsiasi altra cosa, anche il suono illusorio di questo dolce ricordo. Le due giovani, che superai senza nemmeno lanciar loro uno sguardo, Liam che mi fissava stupito mentre mi allontanavo a passo deciso, tutti furono cancellati da lei.
Il buio e la luce, solo il biondo di quei capelli, che si muovevano in pista si rifletté prepotente nel mio sguardo.

Ma non dei capelli qualsiasi, i suoi capelli.
Legati, come li teneva lei, del suo stesso colore, su un corpo che era il suo, doveva essere il suo.
Mi avvicinai a lei – era davvero lei? - con solo il desiderio di riaverla in corpo.
Era così vicina ormai, la vedevo muoversi in mezzo alla mischia, scatenarsi, mentre la musica in realtà era veloce e psichedelica. Karen aveva mai ballato così?
Che importava, era lei, aveva tutto di lei.

O almeno per quello che potevo vedere, da dietro. Aveva le sue gambe, il suo sedere e i suoi bellissimi capelli.
Se l'avessi sfiorata, lei forse mi avrebbe respinto. Ma cosa sarebbe accaduto se invece fossi rimasto dietro di lei, nascosto nell'oscurità e l'avessi guardata senza timore di essere riconosciuto, mentre i nostri visi si tenevano a distanza?
Ma mi bastava averla negli occhi?
Ormai era così vicina che potevo quasi toccarla.
Era lei e io doveva di nuovo averla, dovevo almeno provarci.
Così allungai un braccio senza paura e mi aggrappai ad un suo fianco.

Era il suo?

Non importava.
Lei mi prese l'altra mano e la spostò sull'altro fianco muovendosi addosso a me, con tutta se stessa contro i miei vestiti, contro il mio corpo.
Era come se fosse lei, Karen, mi sembrava quasi di avvertire il suo profumo e i suoi sguardi.
Erano i suoi occhi quelli che ogni tanto si giravano verso di me come per avermi ancora di più?
La ragazza si stava quasi voltando per potersi concentrare completamente su di me, quando io la fermai."Non voltarti" le dissi, baciandole il collo e sentendola ridacchiare.
Era la sua risata? Quasi non l'avevo avvertita, in mezzo a quel rumore. E ringraziai di non averla distinta davvero, di poter ancora vedere Karen nei suoi gesti e nei suoi movimenti.
Nel suo corpo che continuava a strofinarsi addosso il mio, regalandomi la certezza di averla al fianco, Karen, la ragazza che amavo.

Ero in estasi. Lei era mia, di nuovo, e non avrei permesso a nessuno di portarmela via. Nessuno mi avrebbe potuto separare più da lei.
E sentii tutti i nostri ricordi passarmi dentro la mente, tutte le nostre parole e i nostri sorrisi. E sarebbero tornati indietro, ne ero certo.
Non dovevo solo guardare il suo viso, non dovevo solo scoprire la sua identità, rimanendo nella certezza che può darti un'illusione.
Mi bastava così poco, solo non avere il suo volto e sarebbe stato di nuovo tutto perfetto.

La sua mano poi raggiunse la mia. "Vieni" disse cercando di trascinarmi fuori dalla folla.
Io non la fermai, la seguii, mentre ci dirigevamo fuori, alla luce della luna, lontano dall'oscurità di quel locale.
'Sei mia, lo sarai. Non voltarti solo, non guardare il mio volto. Non farmi vedere il tuo.'
Il mio cuore batteva all'impazzata mentre uno strano pensiero mi attraversò la mente.

Una storia, molto lontana e antica.

Quella di Orfeo ed Euridice, separati dalla morte, ai quali era stata data un'unica possibilità di poter di nuovo tornare a vivere insieme e di amarsi ancora.
Orfeo avrebbe dovuto continuare la sua ascesa dall'Ade, per riaverla con sé, senza mai guardare il  volto dell'amata, e invece non lo fece.

Si voltò, la guardò e la perse per sempre.

Si voltò, la guardò e si ritrovò sconfitto dal suo stesso amore.

Si era voltato e quello era bastato per distruggere qualsiasi sua speranza.

'Non guardarmi, non voltarti. Lasciami sognare' pregai dentro di me, mentre ormai eravamo quasi sgusciati fuori dalla mischia, vicini all'uscita dalla quale penetrava una striscia di luce.

Non brucia.

Mentono i libri e anche i film.
Non fa male. Non è dolore, non è paura.
E' come un nulla, una sospensione infinita che ti scolla dal mondo, ti disconnette.
Non senti quasi niente, né gelo, né calore.
Ed è peggio di qualsiasi sofferenza, di qualsiasi sensazione.

Quello avvertii quando il suo viso si girò, sorridente, quando ormai stavamo varcando la soglia.
Un volto che non era il suo, come non lo era stato il corpo, i capelli, le carezze e i fianchi.
Lasciai la sua mano, mentre lei apriva la porta e scivolava fuori dal locale.

E così la persi, persi Karen per sempre.

Persi l'unica notte in cui avrei potuta riaverla indietro, come Orfeo ed Euridice.

Ma in questa storia non vi erano due sconfitti, solo uno.

Io, rinchiuso nelle tenebre di un Ade simile ad un disco-pub, con gli occhi stanchi e morti.
Morti come la mia anima, come il mio futuro.

Era bastato uno sguardo per portarmi via ogni cosa, ogni desiderio, ogni sogno.
Uno sguardo per cancellare il suo viso e la sua presenza.

Un'amara illusione a cui mi sarei aggrappato, con cui avrei, di nuovo, creduto di averla al mio fianco.

E per sempre mia.
 
 
 
 ----

Orfeo ed Euridice è sempre stato uno dei miei miti preferiti, proprio per il finale drammatico e così ingiusto, pieno di amore allo stesso tempo. E' da un po' che mi frullava l'idea in testa di parlare di loro in chiave moderna, con un'ambientazione assolutamente contemporanea e personaggi nuovi che pure possano ancora identificarsi con quella coppia appartenente alla mitologia.  E dunque ecco come è nata questa flash-fic.


Spero abbiate apprezzato il tentativo e nel caso, sia per consigli, critiche o apprezzamenti, lasciatemi pure una piccola recensione qua sopra! 

Un saluto e grazie a chiunque legga! 


xxx

Brida


 
  
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