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Autore: EaterOfCarrots    19/09/2013    7 recensioni
[Bastille]
Incontrai la sua mano calda e affusolata. Non so perché ma la strinse così forte da sentirla formicolare tra le sue dita, si piegò in avanti, i suoi occhi azzurri incontrarono i miei, volenterosi di non lasciarlo più andare via, di incatenarmi ad esso, furono momenti interminabili, ebbi il tempo di analizzare ogni suo dettaglio, il riflesso del suo sguardo, le pieghe delle sua labbra, la vena che pulsava sul collo, le punte dei capelli che si flettevano, le gocce di sudore che scendevano senza sosta sulla sua fronte, ma ebbi anche il tempo di guardarlo e andare lontano con la mente.
La musica di sottofondo e lui che mi guardava.
{estratto dal 4° capitolo}
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SPAZIO AUTORE. 
 CIAO A TUTTI! MI VERGOGNO TANTISSIMO, SONO QUASI DUE MESI CHE NON POSTO, LO SO SCUSATE O' VOI POCHE CHE LEGGETE! 
TRA LA VACANZA, ISCRIZIONE ALL'UNIVESITA', PREPARAZIONE ALL'ESAME E POI ESAME (SONO ENTRATA, PER LA CRONACA) NON HO AVUTO PROPRIO TEMPO, SCUSATEMI! VA BE' ORA SONO QUI, E' LA PRIMA VOLTA CHE SCRIVO LO SPAZIO AUTORE ALL'INIZIO MA VI VOLEVO DIRE ALCUNE COSE.
UAN° HO PRESO SPUNTO PER IL LAVORO DI GIOIA DA BURLESQUE, CHE E' UN FILM CHE ADORO. 
CIU° MENTRE LEGGETE IL CAPITOLO VI INVITO A SENTIRE QUESTA --> CANZONE <--
TRI° SE MI FATE UNA RECENSIONCINA MI FARESTE TANTO TANTO FELICE
FOR° VI AMO TUTTE, UN BACIO ♥  



Capitolo 7: Are you (fuckin’) kidding me?


Il 'Red Ice Lounge' era un vecchio teatro semi abbandonato, con delle piccole scale antincendio di metallo che correvano lungo una parete di mattoni rossi; un insegna luminosa segnava l'entrata e un'enorme porta a vetri faceva intravedere il finto sfarzo degli interni. Aprii il portone e mi investì un ondata di musica ritmata, due giovani alla mia destra, seduti su un divano di pelle, si girarono e mi sorrisero, tenevano un Martini in mano. Notai subito l'abbigliamento bizzarro della ragazza, indossava un gonnellino bianco, un gilet rosso con degli splendidi ricami di pizzo sulle spalle, calze a rete, tacchi vertiginosi. Quello era il mio posto. Distolsi lo sguardo dalla coppia e mi guardai in giro. Le pareti erano ricoperte da carta da parati beige con sfumature dorate, alla mia sinistra c'era un pesante drappo bordeaux, poco più avanti delle grandi scale a chiocciola.
Scesi al piano di sotto. Dopo qualche grandino la scala si trasformò in un lungo pianerottolo ricoperto di parquet scuro e venato, per poi terminare nuovamente con una scala che dava sul teatro. Al di sotto c'era uno spazio enorme. Un palco grande il doppio di quello a cui ero abituata in Italia, con tanto di scale e area per la band, una zona tavolini e una zona bar.  
Mi accolse un uomo con un elegante cappello bianco e nero in testa. L'uomo mi scrutò da dietro i vetri.
"Mai stata in un posto così tesoro?" mi chiese, non appena mise in cassa i soldi datogli da uno degli ultimi clienti.   
Scossi la testa e mi sporsi dalla balaustra sopra il bar. "Sono 20 sterline mia cara"  
Arricciai il naso. "Ho un appuntamento con Coco" dissi senza guardare l'uomo. I clienti arrivavano uno dopo l'altro, scendevano l'ultima rampa di scale, ordinavano i cocktail più strani e poi si accomodavano in un dei tavolini, gentilmente decorati con vasi di fiori freschi, sotto il palco.
"Ormai lo spettacolo inizia, sono 20 sterline". L'uomo insistette e cacciai dal mio portafoglio queste benedette 20 sterline.
"Lasciami il tuo nome, lo passerò a Coco" mi disse con tono soddisfatto. "Joy" gli urlai mentre stavo già scendendo le ultime scale.
Mi sedetti su uno degli sgabelli del bar e ordinai un drink. Anche i ragazzi del bancone avevano lo stesso cappello dell’uomo dell’entrata, inoltre portavano finemente una sottile riga di eyeliner.
Dopo poco le luci si affievolirono, un pianoforte iniziò a suonare lievemente, una bella ragazza bionda uscì da dietro le quinte, indossava un vestitino ricoperto di grandi piume bianche, delle scarpe tempestate di piccoli diamantini, si muoveva sinuosa verso il centro, dall’oscurità dei lati del palco emersero in modo inaspettato altre otto ragazze con solo la lingerie addosso.                                                                                       
Rapita dallo spettacolo, non mi accorsi nemmeno che una donna con un lungo abito da sera verde smeraldo si avvicinò a me.
“Tu devi essere Joy”  disse sensualmente la donna. Mi girai e la scrutai. Era così sexy.
“Coco?” 
Mi sorrise e fece increspare le sue labbra porpora.
“Ho sentito tanto parlare di te”
“Da chi? Mi è sembrato strano il tuo invito!”   
Due mesi prima, in Italia, nel pieno dello spettacolo, Rox mi aveva chiamata nel suo ufficio, mi aveva porto una lettera e mi invitò a leggerla con cura. Era scritta in inglese ma riuscii a capire che una donna, titolare di un locale di Burlesque, mi voleva a tutti i costi nel suo Lounge. Non capii, nessuno capii, come e perché il mio nome ‘Joy’  fosse arrivato fino a Londra.
“Un assiduo frequentatore del locale mi ha parlato di una bella ragazza italiana che quando si esibisce fa rallentare il tempo, fa vibrare gli animi, zittisce i rumori” 
La guardai perplessa. Quella di certo non ero io.
“Voglio vederti esibire” si alzò e io feci lo stesso. Lei mi diede una pacca sul sedere e mi invitò a seguirla fino dietro le quinte.
 
“Allora sei delle nostre!” la ragazza bionda che prima avevo visto esibirsi, si era avvicinata a me e mi aveva appoggiato una mano sulla spalla.
“Piacere Patty” mi porse la mano con fare cordiale.
“Joy” le ricambiai la stretta.
Non appena finii la mia esibizione di routine, Coco si era avvicinata entusiasta e mi aveva che era più che felice di avermi tra loro e poi aveva aggiunto che aveva in mente grandi cose. In realtà non avevo la più pallida idea del perché mi trovasse così interessante, ero allo stesso livello delle altre ragazze.
Patty mi guardò a lungo prima di parlare nuovamente.
“Dove abiti?” mi chiese con uno strano sorriso sul volto.
“Sto in un hotel in centro” le risposi, poi guardò dietro di lei, una ragazza dai lunghi capelli castani stava ascoltando la nostra conversazione e ridacchiava.  
“E come ci ritorni?” disse insistendo.
 “Penso che chiamerò un taxi” risposi frettolosamente cercando di allontanarmi da quella situazione che non riuscivo a capire.
“Oh ma cara, c’è Duncan che può accompagnarti, non ti devi preoccupare qui siamo tutti amici” mi sorrise poi si girò e chiamò il ragazzo poco più in fondo, lo avvertì della situazione e lui accettò di accompagnarmi.
Duncan era un bel ragazzo di colore, con dei pettorali ben scolpiti, gli occhi chiari e un sorriso che metteva buon umore.
Mi guidò fino alla sua macchina, che era a qualche centinaio di metri dal Lounge, non appena fummo arrivati iniziò a scrutarmi. “I vestiti te li vuoi tenere?” disse ridendo.
Guardai in basso e mi accorsi che indossavi i vestiti striminziti che mi aveva dato Coco per esibirmi. Alzai le spalle e aprii la portiera. Poi li avrei restituiti.
 
Camminammo per una ventina buona di minuti ma da cinque non riuscivo a capire dove stessimo andando. Ero convinta che la strada non fosse quella. Guardai preoccupata Duncan mentre fissava la strada buia davanti a se. “Penso che tu stia sbagliando strada” dissi con agitazione.
“E’ una scorciatoia” mi sorrise e mi fece vedere la sua dentatura perfetta.
Iniziai a guardarmi in giro, alberi e buio, c’era solo questo. E la cosa mi preoccupava.
Passarono altri cinque minuti poi lui frenò di colpo facendomi spaventare.
“Ora devi scendere” sussurrò lui, poi mise una mano sul cambio, frettoloso di andarsene.
“Come devo scendere? Mi stai prendendo in giro?” sussurrai con un sorriso nervoso poi guardai il suo volto impassibile e capii che era serio.
“Si, scendi” lui si allungò verso la maniglia della mia porta e la aprì con forza, poi mi diede uno spintone facendomi sbalzare fuori dalla macchina.    
“E’ stato un piacere!” rise sguaiatamente e poi se ne andò di tutta fretta.
Mi guardai in giro. Sembrava di vivere in prima persona una storia dell’orrore. E il panico mi assalì.
 

DAN POV’S   
            Appena salii in macchina notai sul cruscotto la luce rossa e fissa che segnava le 2.35.
Non mi ero proprio accorto che fosse già così tardi. Accesi la macchina e partii. Decisi di prendere la strada più lunga, ma meno trafficata, spesso le notti estive a Londra poteva diventare spiacevoli. Preferii prendere una strada deserta ma più scorrevole.
Percorsi appena metà strada nel più completo buio poi in lontananza vedi una prostituta. Non pensavo che si spingessero così lontano dal centro. Di solito quella strada non era tanto frequentata. Man mano che mi avvicinavo, si faceva più chiara la conformazione della ragazza. Era giovane, senza alcun dubbio, portava una minigonna rossa e nera, una canottiera striminzita con del pizzo e aveva delle bellissime gambe nude in vista. Mi avvicinai ancora. I suoi capelli neri tagliati in un caschetto le sfioravano il collo abbronzato e notai che si stringeva a se, tremava, e si accarezzava la pelle. Era troppo giovane per fare quel lavoro. La sorpassai e dallo specchietto vidi che piangeva allora mi fermai. Scesi e aspettai che si avvinasse, ma non ne aveva l’intenzione. Lei mi fissava e solo allora capii che quella ragazza la conoscevo.
“Joy” esclamai.  Lei socchiuse gli occhi, forse al buio non mi aveva riconosciuto.
“Dan!” urlò lei.  Corse verso di me, si sciolse in un abbraccio e iniziò a far venire giù fiumi dagli occhi.   
  
   
 
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