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Autore: RememberToBeBrave    19/09/2013    3 recensioni
Dominique, finalmente, riuscì a dare un nome a quella sensazione logorante che sentiva all’ altezza del petto ogni volta che vedeva il ragazzo in compagnia di una delle sue spasimanti. Riuscì a dare un nome a quella insana e naturale voglia di ridere che provava quando faceva qualcosa di buffo e a quella sensazione che le attanagliava lo stomaco, alla sua vista. A dare un nome perfino alle scintille che vedeva volare ogni volta che sorrideva. E quel nome suonava come una condanna.
{Always James and Dominique. ♥}
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dominique Weasley, James Sirius Potter | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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The way you move is like a full on rainstorm

and I’m a house of cards.


You’re the kind of reckless that should send me running,

but I kinda know that I won’t get far.



 
                                                                                                                                    
Il sole brillava, a Villa Conchiglia, scaldando la sabbia, ed una brezza fresca  spazzava via le nuvole dal cielo azzurro.  I due bambini stavano correndo in riva al mare, bagnandosi i piedi e rincorrendosi.
Dominique, che era la più veloce, era già un metro più avanti rispetto a James, che sprecava le sue energie ridendo e urlando un “Dai, fatti prendere, Dom!”.  I due cugini continuarono a rincorrersi l’un l’altro finché entrambi furono rimasti senza fiato.  A quel punto si lasciarono cadere sulla sabbia, sospirando e sorridendo allegramente.

«  Te l’avevo detto che ti avrei presa, Dommie! » Esclamò James, gonfiando il petto, tutto fiero, e girandosi per guardare meglio la bambina dai capelli biondi.

« Non è vero che mi hai preso! » Ribatté lei, incrociando le braccia al petto e drizzando la schiena, assumendo poi un’espressione oltraggiata.

« Certo, Dom-Dom, certo.  » Esplose in una risata contagiosa, afferrando la mano della cugina e tirandola verso di sé, per farla girare. « Dai, ammetti di aver perso! »

« Io non ho perso, mi sono solo lasciata prendere! Ecco! » Disse lei, tornando a guardarlo e facendogli  la linguaccia.
E così, Dominique e James  passarono  il pomeriggio a discutere su chi avesse ragione e chi torto, fino a quando, dopo aver iniziato una battaglia con la sabbia, James le chiese se le andasse di giocare a nascondino, facendo dimenticare ad entrambi il dilemma di prima.



And you stood there in front of me

 just close enough to touch,

close enough to hope you couldn’t see what I was thinking of.



 
 
« DOOM! EHII, DOM, RISPONDI AL TUO CUGINETTO PREFERITO! » Dominique sentì la voce familiare di quel rompi-pluffe di suo cugino alle sue spalle. Era un afoso giorno d’estate e, per festeggiare il tredicesimo compleanno di James Sirius, il clan Potter-Weasley aveva deciso di andare in campeggio.  Non c'era una sola nuvola, in cielo; era tutto fermo.  Non c’era nemmeno un filo di vento.  La bionda si girò, alzando gli occhi al cielo, per poi posarli sul ragazzo, sdraiato all'ombra di un albero a giocherellare con un Boccino.

« Che vuoi adesso, James? » Sibilò, lanciandogli un'occhiata di sottecchi. Era da un po’ che non passavano del tempo solo loro due, pensò Dominique, più o meno dal primo giorno ad Hogwarts. La mezza francese sentì una morsa stringerle lo stomaco, provocandole una sensazione spiacevole.
“La rovina della famiglia”, “la pecora nera dei Weasley”.  Sapeva che nessuno dei suoi famigliari l’avrebbe mai definita così, ma, nel profondo, la giovane era a conoscenza della delusione che avevano provato quando era stata Smistata in Serpeverde.
Perché lei era diversa. Non era l’esuberante Lily,  l’intelligente Rose, la determinata Roxanne o la spumeggiante Victoire.
 Molti l’avevano definita “come un ghiacciaio”,  se solo, come avevano aggiunto, lei si fosse sciolta. Ma non l'aveva mai fatto.  Era sempre sulla difensiva, sempre chiusa a riccio, sempre nascosta dietro una maschera. Una maschera in cui si vedeva perfetta. Una maschera in cui non aveva paura di niente e nessuno. Una maschera di ghiaccio, come i suoi occhi. 

« Dominique…DOMINIQUE!  »  James scoppiò a ridere, vedendo la ragazza sussultare, come se fosse stata riportata improvvisamente alla realtà. « Resta sulla Terra, mi servi qui. » Anche a distanza di qualche metro la Serpeverde riuscì a vedere il cugino farle l’occhiolino.  « Dato che sei disponibile e generosa come al solito, Dom,  porterai uno di quei piatti con la macedonia anche a questo bellissimo, simpaticissimo e perfetto ragazzo, vero? » Esclamò, indicando se stesso, mentre liberava dalla presa delle sue dita il Boccino d'Oro e lo riacchiappava dopo qualche attimo.  Dom. Nessun altro, a parte lui, la chiamava più così.  Era un soprannome troppo dolce per il suo carattere freddo, e la ragazza aveva finito per odiarlo. Strinse gli occhi a fessure e, puntando il dito verso suo cugino con fare minaccioso,  disse:

« Chiamami un'altra volta Dom e giuro che--»

A quel punto, però, James si mise a canticchiare una melodia inventata, un qualcosa che suonava molto come "Oh Doom, Doom, Dom-Dom, DOOOM". La ragazza in questione si ripeté di mantenere la calma e inspirò profondamente. Quando, però, alla sua reazione il Grifondoro alzò la voce,  Dominique perse le staffe. In un istante gli fu accanto, il piatto, che aveva in mano, ora vuoto, e quello che era il contenuto rovesciato sui capelli del primogenito di Harry James Potter e Ginevra Molly Weasley.

« Questo » disse Dominique, secca « È il minimo che poteva capitarti. »

Inutile dire che il ragazzo, un secondo dopo, era già corso verso la tenda che condivideva con Fred, Ted e Louis gridando e piagnucolando un "I MIEI CAPELLI, I MIEI BELLISSIMI, ADORABILI CAPELLI".



Drop everything now,

meet me in the pouring rain,

kiss me on the sidewalk,

take away the pain,

’cause I see sparks fly whenever you smile.



 
Il ticchettio dei suoi passi rimbombava nel corridoio di Hogwarts come un orologio che scandisce il tempo.  La maggior parte degli studenti del quinto anno erano ancora ad Hogsmeade, ma Dominique aveva deciso di tornare al castello per svolgere i compiti di Trasfigurazione.  
Quasi inciampò nei suoi stessi passi quando, con occhi sgranati, riconobbe tra i due corpi avvinghiati contro il muro il volto di James, i capelli più arruffati del solito e le labbra arrossate. 
Dominique, finalmente, riuscì a dare un nome a quella sensazione logorante che sentiva all’ altezza del petto ogni volta che vedeva il ragazzo in compagnia di una delle sue spasimanti. Riuscì a dare un nome a quella insana e naturale voglia di ridere che provava quando faceva qualcosa di buffo e a quella sensazione che le attanagliava lo stomaco,  alla sua vista.  A dare un nome perfino alle scintille che vedeva volare ogni volta che sorrideva. E quel nome suonava come una condanna.
 


Get me with those green eyes, baby, as the lights go down:

give me something that’ll haunt me

when you’re not around,


’cause I see sparks fly whenever you smile.

I run my fingers through your hair and watch the lights go wild,

just keep on keeping your eyes on me:

 it’s just wrong enough to make it feel right.



 
 
Il fuoco scoppiettava nel camino, intiepidendo la stanza e donandole un po’ di colore. La cucina, che soltanto a cose normali sembrava straripare dei piccoli oggetti usati quotidianamente, quella sera appariva obiettivamente troppo piccola per contenere tutte quelle persone. Ma, forse, era proprio quello il bello di passare le vacanze di Natale alla Tana: regnava una piacevole sensazione d’ intimità e calore, a cui nemmeno Dominique sapeva sottrarsi. Quello sarebbe stato il suo ultimo anno ad Hogwarts, dopodiché aveva deciso di intraprendere la carriera della giornalista, lavorando per il Settimanale delle Streghe. La giovane donna alzò gli occhi dal libro che stava leggendo ed essi furono attirati, come una calamita, da James, che si stava vantando per essere “il miglior studente del suo anno in Difesa Contro Le Arti Oscure”.

 « Oh, Rose, non fare l’invidiosa, per essere al sesto anno, hai una buona preparazione! Mai quanto la mia, ovviamente. »  Stava appunto dicendo.  « Ma non farti demoralizzare da questo! Insomma, io sono il migliore in tutto. »  Con un sorriso malizioso, alzò la voce per sovrastare quella della rossa, che dopo essersi trattenuta aveva iniziato una dettagliatissima spiegazione secondo la quale lui non solo era uno sbruffone egocentrico, ma anche un bugiardo.  « Puoi chiedere in giro, ci sono molte ragazze che possono testimoniare quanto io sia bravo in tutto. »

Proprio in quell’istante, gli occhi color cioccolato del ragazzo incontrarono quelli azzurri di sua cugina Dominique. Durò un qualche secondo, perché la bionda distolse lo sguardo, ma bastò per provocare dei brividi lungo la schiena ad entrambi. Intanto, il silenzio era calato nella stanza e tutti i più giovani della famiglia Potter-Weasley fissavano i due come se stesse per scoppiare una bomba.

« Io devo andare »  La ragazza si alzò, le mani strette in due pugni lungo i fianchi ed uno sguardo indecifrabile dipinto sul volto,  per poi uscire dalla stanza con gli occhi di tutti puntati addosso, chiudendosi la porta alle spalle.
Nella cucina ripresero tutti a chiacchierare, come se quegli avvenimenti fossero all’ordine del giorno. James, però, non aveva smesso nemmeno per un momento di fissare la porta, da cui era da poco uscita sua cugina.
Non ce la faceva più.
Sapeva che, da un bel po’, qualcosa, tra di loro , si era spezzato. E non era stato allo Smistamento, né nell’anno seguente e quello dopo ancora. In realtà, il ragazzo non riusciva a collocarlo ad un fatto ben preciso, né conosceva il motivo per cui, da un giorno all’altro, l’aveva persa.
Ma era l’ora di finirla, aveva bisogno di  sapere.
Si alzò anche lui in piedi, con uno sguardo serio che appariva raramente sul suo viso. Quando si fu chiuso la porta alle spalle, salì le scale che conducevano ai piani superiori, aspettandosi di trovare Dominique nella sua camera. Invece lei era lì, in quel breve corridoio, accostata al muro, con un’ espressione sofferente sul volto e la mano sullo stomaco, come se si sentisse male. In un primo momento il Grifondoro ne rimase sorpreso, quasi sbalordito.
Dom che non piangeva mai, nemmeno da bambina. Dom che diceva di non aver paura di niente, di non soffrire. La sua Dom, che in quel momento trasalì, rendendosi conto del suo arrivo, e ricomponendosi all’istante. Era tornata ad indossare la maschera. Ma James le era già accanto e, quando cercò di toccarle il braccio per aiutarla –qualsiasi fosse la causa del suo dolore- lei si spostò, lasciandolo con un espressione delusa.

«  Dom. » La chiamò, ma la ragazza si era già voltata, stringendosi impercettibilmente nelle spalle, e fatto un passo avanti.  «  Dominique! Fermati. » Disse, con il cuore che batteva furiosamente nel petto. Ma lei aveva fatto un altro passo e un altro ancora, finché James non agì d’impulso.

« Dominique, fermati, dannazione. » Quasi urlò. In un attimo le fu di fronte e la spinse contro il muro, facendole aderire la schiena contro la parete fredda. Le mani del ragazzo erano ai lati della sua testa, e lei riusciva a sentire il calore che emanava il corpo di lui, premuto contro il suo, il respiro caldo ed affannoso contro la sua pelle diafana, e persino il battito del suo cuore. Tenne lo sguardo basso, cercando di non guardarlo negli occhi, ma quando il moro le sollevò il mento con delicatezza fu inevitabile che i loro sguardi si incrociassero.

« Dominique. » Merlino, quanto amava il suo nome pronunciato da quelle labbra. « Dimmelo. »  Dalla sua voce trapelava di delusione e rabbia. « Dimmi cosa diavolo c’è che non va, perché sono anni che sopporto in silenzio, perché ho bisogno di sapere. Perché sto impazzendo, il tuo atteggiamento mi sta facendo impazzire. » La Serpeverde sussultò, vedendo quanto fosse arrabbiato e, accorgendosene, lo sguardo del cugino si addolcì un po’.

«  No. » Sussurrò lei, girando con forza la testa per poter staccare gli occhi dai suoi. « Lasciami. » Sibilò, anche se avrebbe voluto stare tra le sue braccia per sempre.

« Per Godric, non ti permetterò di rovinare tutto definitivamente. » Spinse ancora di più il corpo contro quello della ragazza. « Non capisci?! Ho bisogno di sapere perché diavolo ti comporti come se mi odiassi! Perché se mi odi--» Dominique scoppiò in una triste risata, interrompendolo.

« Odiarti?! Odiarti? Ma come puoi solo pensare una cosa del genere? Dio, quanto vorrei riuscire a farlo. Odiarti. »  Disse, come se fosse la cosa più bella e terribile al mondo, con un tono così pieno di dolore che portò James a chiedersi dove fosse finita quella bambina che correva con spensieratezza sulla spiaggia di Villa Conchiglia. “E mentre lei scompariva, tu dov’eri?” Gli suggerì una vocina sgradevole dentro la testa.

« Dominique. Per favore, Dom. Io davvero non riesco a capire. » Scosse la testa, e dalla sua voce persino un cieco avrebbe capito quanto fosse confuso.

«  Ma certo che no. Certo che non capisci. » Aveva un tono così triste ed amaro. « Non hai mai capito. Non ti sei mai accorto di niente, perché eri troppo occupato ad uscire con ogni studentessa di Hogwarts per preoccuparti del resto. Non hai mai visto che ogni volta che eri distratto io ti guardavo. Non hai mai visto che ogni volta in cui qualche stupida, sciocca ragazzina flirtava  con te, io me ne andavo. O non ti parlavo. Non ti sei mai accorto che l’unico, la sola persona che voglio sei--» Ma James non voleva sentire altro, non contava altro. Quello che fece non fu premeditato, fu fatto seguendo l’istinto e il cuore.  Prese il volto della ragazza tra le mani, con passione e delicatezza, e –senza pensare alle conseguenze, senza pensare che chiunque li avrebbe potuti vedere, senza pensare a niente se non a loro e alla loro felicità- premette le labbra sulle sue, finché lei non si sciolse fra le sue braccia, lasciandosi andare ad un bacio più profondo.
Sentiva il fuoco.
Lei, che fino a quel momento aveva sempre vissuto nel ghiaccio, stava bruciando. E Dominique pensò che se quello era uno sbaglio, che se tutto quello –dalle labbra del ragazzo che si muovevano sulle sue, con le sue, dentro le sue, dalle mani di lei che lo attiravano a sé, dai loro corpi che si scontravano, si accostavano come se fossero stati creati per colmare i vuoti dell’altro, ai loro respiri che si facevano sempre più corti- era uno sbaglio, avrebbe preferito finire all’inferno che farne a meno.
Non seppero per quanto tempo andarono avanti, per quanto tempo si assaggiarono, sfidarono, come se si conoscessero ma volessero scoprirsi di più, scoprirsi sempre. Quando si staccarono, però, la prima cosa che sentirono fu la voglia di tornare alla carica, l’uno sulle labbra dell’altro, misto ad un qualcosa che nessuno dei due aveva mai provato prima.

« Dom. » Disse James, col fiato corto, e fece scorrere le dita dalla guancia alle labbra di lei, per poi  tracciarne il profilo con la punta di un dito. Poi riaccostò le labbra a quelle arrossate della ragazza ed entrambi si sciolsero in un bacio più lento, calmo ed intenso. Era come se si stessero gridando dei “Non mi importa”, “Conti solo te”.

« James. » Lo chiamò, quando si staccarono per riprendere fiato.  « Cosa stiamo facendo? Se ci scoprissero, James, posso solo immagin--
Il cugino le posò un dito sulle labbra, facendola tacere, per poi sussurrare. « Questo » Prese la mano di Dominique tra la sua e la posò sul petto, per farle sentire il suo cuore batteva contro la cassa toracica. Una scarica elettrica percorse la schiena di entrambi, al contatto. «  Non mi è mai successo prima. E forse sono avventato, forse dovrei farti allontanare prima che sia troppo tardi, ma in realtà lo è già. Non sei mai stata una semplice cugina, sei sempre stata-- » Si interruppe, come se non trovasse una parola abbastanza importante. Scosse la testa e sospirò, incerto. La Weasley capì: le parole erano inutili, in quel caso. E accadde di nuovo. E ancora una volta entrambi furono travolti da quelle emozioni nuove, perfette. E Dominique pensò di star toccando il cielo, così come James capì che non avrebbe voluto nient’altre labbra sulle sue, nient’altre mani a stringergli i capelli, che non avrebbe mai avuto bisogno di sentire nessun’altra. Perché, Dominique,  la sentiva davvero, perché lei era lì, era nei suoi occhi,  era nel suo cuore, era ovunque, e capì che avrebbe lottato anche contro il mondo intero per tenerla con sé.




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Ok, ok, non è un granché, lo so. Però ho avuto l' ispirazione e non sono riuscita a trattenermi. Era da tanto che volevo scrivere qualcosa su di loro, la mia OTP (o meglio, una delle tantissime). <3
Un GRAZIE speciale a Carme, autrice di Famous Last Words, perché, anche se non lo sa, è stata lei a darmi il coraggio di postare questa One-Shot, dato che non pubblico mai ciò che scrivo.
Mi piacerebbe davvero sapere cosa che ne pensate!
A presto (credo). ;___;
  
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