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Autore: Lady Moonlight    19/09/2013    12 recensioni
Freya è un'arma, una guerriera creata e plasmata per conquistare Asgard.
Il suo destino sembra tracciato, ma il fato prende una piega diversa la notte in cui i suoi genitori vengono uccisi.
Sfuggita alla morte, viene accolta da Odino e cresciuta insieme ai suoi figli.
Mille anni dopo, conclusosi l'attacco a New York, Loki è condotto su Asgard in catene, in attesa di conoscere il giudizio del Padre degli Dei.
Privato dei suoi poteri, è costretto a osservare mentre un nuovo nemico minaccia la sua vita e quella di Odino.
Freya e Loki.
Diversi, quanto simili, si troveranno a condividere insieme più tempo di quanto entrambi desiderino e il loro passato segnerà in modo indelebile il futuro di Asgard.
[…]"Tu sei come queste farfalle, figlia" le aveva detto un giorno suo padre.
"Ora sei solo una piccola larva, un bruco. Ma un giorno ti trasformerai e, come queste farfalle che si librano inconsapevoli tra i prati, diventerai un'arma perfetta. Tu sarai lo strumento che mi permetterà di avere Asgard tra le mie mani."

[Post Avengers] Loki/Nuovo Personaggio
Possibili accenni Loki/Sigyn
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Capitolo 3: Il profumo della neve
 
 
 


 
Thor non l'ha vista. Non ha visto lei.
Lo sguardo di suo cugino è diretto in un punto alle sue spalle. Sul lato ovest dell'arena... in fiamme.
Freya crede che il fuoco sia stato generato da alcune torce cadute durante la fuga precipitosa dei presenti. In ogni caso, le fiamme stanno rapidamente aumentando.
Thor serra la mascella e la supera senza degnarla di un'occhiata. Solo in quell'istante si rende conto di aver utilizzato il Seiðr per celarsi agli occhi di tutti.
Freya corre. Sale le scale, rintracciando le ultime tracce di magia lasciate da Aster. All'esterno dell'arena il caos è ancora maggiore. Tra valchirie e soldati di Odino, ci sono una trentina di guerrieri che stanno presidiando il luogo.
Individua Aster in una zona d'ombra, mentre a mani nude lui spezza il collo di una giovane valchiria[1]. La ragazza cade al suolo, ma nessuno sembra farci caso nella confusione persistente.
Freya si fa largo tra la calca di persone e afferra la lancia della valchiria. Questa volta non si farà prendere alla sprovvista. Ha già innalzato una barriera di protezione tra lei e il mondo esterno. Spera solo che Heimdall non si accorga proprio di lei tra tutti quegli asgardiani.
"Stupida sciocca." mormora la voce cavernosa di Aster.
Freya si volta all'improvviso e l'asta della lancia attraversa l'addome di Aster, perforando la corazza e rompendogli le costole. Un fiotto di sangue nero cola giù dalla ferita.
"Una sciocca preparata." replica, strattonando la lancia all'indietro.
Dei cinque guerrieri al seguito di Aster ha perso ogni traccia, ma nessun altro nemico sembra essere nei paraggi.
Il serpente verde sulla maschera di Aster si agita e Freya ha quasi l'impressione di sentirlo soffiare come se si trovasse lì in carne e ossa. Un'illusione... inutile per chi come lei sa riconoscere i segni del Seiðr.
L'altro sogghigna, riprendendo una posizione eretta. Il sangue ha smesso di scorrere come se la ferita si fosse rimarginata.
"Per quanti sforzi tu possa fare... Non riuscirai mai ad uccidermi."
"Cosa sei?"
"Un incubo, un fantasma, un'ombra... un dio." aggiunge, facendo un gesto vago della mano. "Asgard conoscerà il sapore della mia vendetta."
"Perché?" Freya prende un nuovo pugnale e piega le ginocchia pronta per attaccare. "Da che mondo provieni?"
"Un mondo che tu non puoi, e mai potrai, conoscere." prosegue con una nota quasi accondiscendente nella voce.
Il dolore alla gamba arriva improvviso e Freya ruota rapida su se stessa per colpire lo sconosciuto che l'ha ferita. Si libera del pugnale conficcato nel suo polpaccio, digrignando i denti per il dolore.
Riconosce quel nemico come uno dei cinque seguaci di Aster e lo atterra con un calcio al petto, costringendolo a terra con il suo peso.
"La fine di questo regno... si avvicina." sussurra la voce di Aster, facendosi sempre più distante.
Freya vorrebbe voltarsi, ma è costretta a rinunciare quando il guerriero sotto di lei comincia ad agitarsi nel tentativo di liberarsi.
Utilizza il Seiðr per paralizzarlo e allunga le mani per sfilargli il cappuccio che gli copre il volto. Vuole sapere chi è, avere risposte alle domande che affollano la sua mente, ma sa anche che non ha tempo.
Presto Thor o qualche guardia raggiungerà quel posto e lei dovrà essere già scomparsa per quel momento.
La stoffa è ruvida tra le sue mani e il guerriero geme come se quel contatto lo ferisse. Freya strappa il cappuccio con un gesto vicino e ciò che vede...
Niente.
C'è solo ombra; un velo di tenebre che occulta i lineamenti del suo avversario.
"Cosa siete?" dice, quasi ringhiando. "Non conosco nulla di simile a voi."
Non ottiene alcuna risposta se non lamenti e sibili indistinti.
Freya si alza, costringendo l'altro a fare lo stesso e lo trascina lungo le vie di Asgard.
"Caleranno le tenebre... sulla città dorata."
Freya si guarda attorno. Non le piacciono e mai le sono piaciute le minacce. Quella, in particolar modo, le provoca un brivido freddo lungo la schiena.
"Ragazzina ingenua. Tu non potrai fare nulla."
"Lo vedremo." bisbiglia come risposta.
La voce ride, una risata lunga e stridula, simile al latrato di un cane ferito.
"Asgard cadrà. Odino cadrà... Sarà solo una questione di tempo."
 
 
La voce scompare così come è apparsa, lasciando Freya al familiare abbraccio della notte. Il suo sguardo si sposta sul prigioniero, ma le mani ora stringono solo un mucchio di stracci logori.
Non c'è più alcun corpo da stringere, quasi questo fosse evaporato come neve al sole.
"Uno Spettro..." mormora pensierosa.
Le luci di alcune torce si fanno più vicine, insieme allo sferragliare delle armature. Freya getta a terra la lancia della valchiria morta e si muove furtiva verso Vàlaskjàlf. Zoppica alla gamba destra e più volte è costretta a fermarsi per riprendere fiato.
La fasciatura improvvisata sul momento gronda sangue ed è quasi certa che la lama del pugnale fosse avvelenata.
I giardini del palazzo non sono ben sorvegliati quella sera e Freya li attraversa senza incorrere in nessuno degli ospiti graditi ad Odino. Non ci sono state feste quella sera; la regina era indisposta.
Freya si è spesso chiesta se Frigga condivida con qualcuno le visioni che i suoi occhi le mostrano. Immagini del futuro, infiniti futuri, e si domanda quanto quella conoscenza debba pesare sulle spalle della regina.
Sa che da qualche parte esiste una sala piena di pitture disegnate da Frigga stessa con scene di avvenimenti futuri, ma non ha mai indagato.
Per questo, si chiede se Frigga fosse già a conoscenza del tradimento di Loki o... di lei.
Ad Asgard si racconta che Frigga non possa rivelare ciò di cui è a conoscenza perché perderebbe il suo dono, ma a cosa serve conoscere il futuro se non è possibile cambiarlo?
 
 
Freya ha imparato a riconoscere a memoria tutti i passaggi segreti celati tra le mura di Vàlaskjàlf all'età di tredici anni. A quattordici ha scoperto quali erano quelli ancora sorvegliati dalle guardie di Odino, a quindici quelli da evitare per non rischiare di finire in trappole potenzialmente mortali.
Raggiunge in fretta il passaggio che da al suo appartamento, quello che sarebbe spettato a Víli in quanto fratello del sovrano.
Getta i vestiti nel camino, lasciando che diventino cenere, e sparge una pomata curativa sulla ferita al polpaccio.
Il sollievo è immediato, ma l'espressione di Freya è tesa. Quel nemico non è come tutti gli altri che ha affrontato nell'ombra. È protetto dal Seiðr ed è...
Freya si rende conto che non ha idea di cosa sia Aster o chi sia la voce che le ha prospettato la fine di Asgard.
Si addormenta sognando un mondo di ombre e dolore.
 
 
"Sei venuta presto." commenta Loki, osservando infastidito Freya.
Certo, quella è una presenza migliore di Sif, ma ugualmente indesiderata.
"Zoppichi." osserva, mentre lei appoggia una pila di libri sul pavimento.
"Una caduta da cavallo. I Tre guerrieri hanno soffocato le loro risate in boccali di vino quando l'hanno saputo." replica con una smorfia.
"Non ti ho chiesto nulla." le fa notare, solo per il gusto di irritarla.
Freya sospira, scuotendo la testa, ma non coglie la sua provocazione.
"C'è stato un violento temporale questa notte." dice vaga.
Questa volta è il turno di Loki di ignorare quella considerazione. Sa benissimo che Freya deve conoscere ciò che è accaduto la sera precedente, ma non le darà la soddisfazione di vederlo chiedere notizie di Thor.
Freya apre un libro e ne studia l'indice dei capitoli con interesse. Le dita sfiorano le parole con attenzione, quasi temesse che l'inchiostro potesse rovinarsi.
In effetti, Loki nota che è un volume antico e si domanda cosa Freya possa mai cercare. Nei suoi ricordi non la rammenta né come una ragazzina acuta, né come guerriera.
Mediocre, la definirebbe, eppure trova i suoi gesti terribilmente familiari; le mani di chi è abituato a sfogliare libri notte e giorno.
"Storia dei nove regni." legge Loki. Si china in avanti, verso Freya, e con una mossa fulminea le ruba il libro, sogghignando di fronte alla sua espressione stupita. "Una lettura... pesante. Cosa vuoi sapere?" sfoglia alcune pagine illustrate con finto interesse.
"Qualcosa su..." Freya esita "...nulla."
Loki stringe i pugni. "Dimmelo!" ordina. Si rende conto che il suo è un capriccio infantile, ma non sopporta l'idea che altri gli mentano e getta il libro addosso alla parete. La prigione, decisamente, non gli fa bene. "Pensi che non lo scoprirò? Pensi che solo perché Odino mi ha rinchiuso qui dentro... non sia più una minaccia?" La rabbia che tiene dentro da giorni esplode all'improvviso e Loki non può fare nulla per dissimularla o tentare di recuperare la calma. È bastato uno stupido libro e pochi frasi scambiate con Freya per farlo esplodere come il mostro verde, Hulk.
Si tocca i braccialetti che Odino gli ha imposto per impedirgli di usare il Seiðr e guarda l'apparente stato di calma di Freya. Detesta quegli occhi grigi che un po' gli ricordano le piane ghiacciate di Jotunheim e detesta quello sguardo carico di... compassione?
No, non è compassione e Loki non sopporta l'idea di non sapere cosa quella asgardiana pensi di lui.
"No. Io credo che tu lo sia una minaccia, Loki." Freya si massaggia la gamba con fare stanco. "Non la più pericolosa, ma pur sempre una minaccia."
"Cosa...?" Loki è stupito, infuriato. Come osa, quell'inetta, affermare che Asgard debba temere nemici più forti di lui? "Tu dovresti temermi." ringhia, rendendosi conto troppo tardi di dover apparire simile ad un animale ferito.
Freya si alza dall'angolo in cui si era seduta e recupera il libro che lui ha gettato.
Le mani di Loki si muovono di propria iniziativa e le dita si stringono attorno al pallido collo della ragazza. I loro occhi si incrociano, ma in quelli di Freya non si rispecchia la paura e il timore che lui agognava vedere.
Loki rafforza la stretta, ma Freya nemmeno tenta di difendersi. I segni delle sue mani sul collo sono ben visibili; rossi come il mantello di Thor.
"Lasciala!"
Sif fa irruzione nella prigione con la lama sguainata, afferrandolo brutalmente per le spalle e gettandolo in un angolo.
"State bene?" domanda a Freya, sfiorandole il collo.
"Sì." La voce di sua cugina esce forte e sicura e Loki ne rimane impressionato.
C'è qualcosa in Freya... qualcosa che lo disorienta e gli fa desiderare scoprire i segreti che lei gli cela.
Non è normale il comportamento che ha tenuto, come se sapesse che volendo avrebbe potuto liberarsi facilmente di lui. Nemmeno Sif sarebbe riuscita a rimanere tanto impassibile se qualcuno avesse tentato di strangolarla.
"Venite." mormora Sif, invitando Freya a seguirla fuori dalla cella. "Racconteremo l'accaduto alla regina e-"
"No." la risposta di Freya è secca e decisa. "Non dirai nulla a nessuno, Sif. Non è accaduto nulla."
"Cosa?"
Loki inclina la testa di lato e arriccia appena le labbra, notando l'espressione sconvolta della guerriera.
Sif si riprende in fretta, abbassando di poco l'arma. "Non siete lucida. Loki ha tentato di uccidervi, il Padre degli dei dovrebbe essere inform-"
"Sono perfettamente in me, Sif. Ti ringrazio per l'interessamento, ma sto bene. Piuttosto, ci conosciamo da quando eravamo ragazze, dovresti smetterla di rivolgerti a me con il protocollo di corte."
Lo sguardo di Sif si incupisce. "Devo insistere, Freya. Permetti almeno ad un guaritore di verificare il tuo stato di salute. Potrebbe darti qualcosa anche per la gamba."
A Loki non sfugge il modo in cui Freya si irrigidisce e lui non può che rimanere ancora più incuriosito dallo strano comportamento della cugina. "Una caduta da cavallo, eh?" commenta divertito.
Sif non coglie la sua insinuazione -come potrebbe, ottusa com'è?- ma Freya incrocia i suoi occhi ed è finalmente paura la scintilla che scorge in quello sguardo.
"Farò come dici, Sif." commenta Freya in modo accondiscendente.
"Vi accompagno dal guaritore."
Freya posa una mano sul braccio di Sif, sorridendole in modo incoraggiante. "Non occorre."
Loki conosce quel sorriso di circostanza, che coinvolge solo i muscoli facciali. È l'espressione che lui ha utilizzato per anni quando le circostanze richiedevano che mettesse in atto le sue doti di ingannatore.
"Ci vediamo domani, cugina?" domanda Loki, sia per irritare Sif che per infastidire Freya.
In risposta, sente solo il freddo metallo della spada di Sif premergli sulla gola.
 
 
Ci ha messo dieci minuti per liberarsi di Sif ed è da quando ha lasciato la cella di Loki che ha l'impressione di aver sbagliato tutto. Ha sbagliato.
Decine di anni a simulare timidezza ed ecco che proprio di fronte al dio degli inganni la sua recita va in frantumi.
Per qualche motivo le risulta difficile fingersi ciò che non è davanti a lui. In Loki vede ciò che sarebbe potuta essere lei se suo padre non fosse stato assassinato; il suo futuro mancato.
Per questo non può fare a meno di tentare di capire il comportamento di Loki e cercare di cambiarlo.
Il figlio di Laufey può non essere innocente, ma nemmeno il Padre degli dei è privo di colpe che hanno decretato la fine di numerose razze.
Nessuno ad Asgard può essere considerato innocente. Su tutti loro gronda il sangue di numerosi popoli e illudersi del contrario è pura follia. Sono un popolo di guerrieri e i guerrieri uccidono.
Loki può aver scatenato una guerra, ma le scelte che ha compiuto non sono state che conseguenze di azioni messe in moto da altri.
Lei stessa aveva un destino nato sotto il segno del sangue.
 
 
"Fa male, madre." La voce di Freya è un sussurro, ma Skaði la sente comunque.
"Sfrutta il dolore. Il dolore è forza, il dolore fortifica." sibila Skaði, colpendola con un incantesimo.
Freya non riesce a trattenere i singhiozzi. Per quanto si sforzi non riesce a muovere la spalla sinistra e il cuore batte troppo velocemente.
"Domina la tua mente e potrai apprendere i segreti del Seiðr."
"Non... non ci riesco. Fa troppo male, madre."
Il colpo al petto è immediato e Freya sente l'aria sfuggirle dai polmoni troppo in fretta, troppo velocemente.
Batte la testa sul pavimento e l'ultima cosa che vede sono gli occhi di ghiaccio di sua madre; così chiari e distanti che la fanno rabbrividire.
"Impara in fretta, Freya. La pazienza di tuo padre ha un limite."
 
 
"Fratello, Sif mi ha detto..." Thor scuote la testa, quasi a volersi liberare di un pensiero fastidioso. Il dio del tuono guarda Loki e spera che sia lui a continuare il discorso. "Ciò che hai fatto a Freya... potevi ucciderla, Loki. Non credevo che saresti arrivato a tanto. Nostra cugina-"
"Tua cugina." lo corregge Loki con un lampo di furia negli occhi. "E quante volte ti ho già ripetuto di non chiamarmi fratello?"
Thor ignora l'ultimo commento con un sospiro sfinito. "Ho passato la notte a cercare coloro che vogliono la tua testa."
"Appesa su una picca immagino." interviene Loki.
Thor scuote la testa di fronte alla cocciutaggine del fratello. È stato fuori fino all'alba e ciò che ha ricavato è un manipolo di prigionieri che ad un primo interrogatorio non sembrano sapere nulla. La loro unica colpa è quella di aver partecipato alla riunione dell'individuo con la maschera che vuole Loki morto.
Suo padre non ha apprezzato il discorso tenuto da Aster, che Heimdall gli ha riferito, ed ha ordinato di catturare l'uomo mascherato.
"Non dovresti prenderti gioco di chi attenta alla tua vita."
Loki si siede sul letto della sua cella e gli rivolge uno sguardo gelido. "Commovente. Vuoi farmi credere che ora ti importi qualcosa? Non mi era parso la pensassi così a New York, quando mi hai condotto in catene davanti ai tuoi amichetti."
"Non ho mai desiderato la tua morte, Loki."
In precedenza, Thor non è mai stato in quella cella ed è sollevato nel vedere che non è una delle solite prigioni date a comuni delinquenti. Non avrebbe sopportato l'idea di sapere Loki in uno spazio tanto piccolo da avere l'impressione che mancasse l'aria.
"Ma tu mi hai ucciso, figlio di Odino. Privandomi del Seiðr mi lasci alla mercé di chiunque."
Thor accusa il colpo e si sforza di non apparire turbato. "Le guardie sorvegliano ogni accesso alla tua..."
"Prigione?" lo deride Loki, completando la frase al suo posto. "Questo luogo ha tutte le caratteristiche per diventare la mia tomba. Un sollievo, immagino, per Padre sapere che non occuperò il mausoleo di famiglia."
"Stai dicendo assurdità." interviene Thor, sfilandosi l'elmo dal viso.
"Oh, questa è una novità. Credevo che fossi tu quello solito a dire sciocchezze." replica Loki, tagliente.
Entrambi rimangono in silenzio per alcuni minuti, mentre fuori dalla finestra il sole tramonta all'orizzonte.
"Madre è preoccupata." rivela Thor.
Lo sguardo di Loki si addolcisce un poco e il dio del tuono si dice che non tutte le speranze di far rinsavire il fratello sono perdute. "Sta ricamando un arazzo per la tua camera, per quando... tornerai in te." si affretta ad aggiungere.
Loki distoglie lo sguardo, dandogli le spalle. "Allora è tempo sprecato." si limita a dire.
 
 
Frigga l'ha fatta chiamare nelle sue stanze e Freya non può che obbedire agli ordini della regina. La trova su una delle tante terrazze di Vàlaskjàlf, circondata da tre ancelle che si affretta a congedare quando la vede.
"Come sta mio figlio, Freya?" La voce di Frigga è stanca, ma è un sorriso carico di affetto quello che le rivolge quando la invita a sedersi.
"Bene. La prigionia gli darà il tempo di riflettere sulle sue azioni."
... e su un piano di fuga.
"Confido nel tuo aiuto. Il futuro è così oscuro..." mormora la regina e Freya non può fare a meno di irrigidirsi. "Mi dispiace impedirti di tornare alla tua casa. So che non ami la vita di corte. Loki sa essere molto irritante quando vuole."
"Loki è mio cugino, farò quanto in mio potere per aiutare la mia famiglia." replica Freya.
Lo sguardo di Frigga appare turbato e la regina le consiglia di ammirare il tramonto. "Da piccolo, Loki veniva sempre qui per vederlo. Mi obbligava a rimanere con lui perché Thor preferiva allenarsi con suo padre."
Freya se lo immagina: un ragazzino dalla pelle più pallida degli altri che fissa l'orizzonte con un'attenzione insolita per qualcuno della sua età.
Loki è come il tramonto in un certo senso, non è né luce né oscurità. È una creatura smarrita che ha perso la strada da seguire. Quanto ora si trovi lontano dal sentiero, Freya non saprebbe dirlo.
"Mi manca mio figlio." le dice Frigga. "Convincerò Odino a relegarlo nelle sue stanze. Senza Seiðr, Asgard non ha nulla da temere da lui." c'è una pausa e Freya fissa il punto in cui rimangono le rovine del Bifrost. Quante volte, lei stessa, lo ha utilizzato per visitare Svartálfaheim e altri mondi conosciuti?
"Fui io ad iniziarlo ai segreti della magia." spiega Frigga. "Loki non ha mai posseduto la forza e l'abilità di Thor per il combattimento. Si sentiva inutile... Ora, vorrei non avergli mai mostrato l'utilizzo del Seiðr. Quanto accaduto è anche colpa mia." termina la regina.
Freya schiude le labbra, ma tace.
Prova invidia nel sentir parlare di Loki con tanto affetto da Frigga.
Il dio degli inganni non riesce a comprendere la fortuna che ha avuto avendo Frigga e Odino come genitori, ma lei se ne rende perfettamente conto.
La rabbia e l'odio per Víli e Skaði è sempre lì, in agguato.
Freya è nata femmina, anziché maschio, e non ha avuto l'occasione di Loki di essere trovata da qualcuno che l'ha amata, nonostante le differenze.
Per anni, Víli l'ha fatta sentire inutile decretando che avrebbe desiderato vederla morire alla nascita.
"Perdonami, ti sto annoiando con le preoccupazioni di una madre. A volte dimentico come devi sentirti tu, senza la presenza dei tuoi genitori..."
"Siete stata la sostituta migliore ad una madre che io potessi mai desiderare, zia." la rassicura Freya, appoggiandosi alla balaustra. "Non avete nulla da rimproverarvi."
No, Freya è sicura. Tra tutti gli asgardiani, Frigga è l'ultima che Loki potrebbe mai odiare.
 
 
Freya è seduta in un campo di fiori e Loki, al suo fianco, sta leggendo un libro che lei non ha mai visto nella biblioteca del palazzo. A lei non presta alcuna attenzione, ma quando Frigga si allontana con le sue ancelle Loki segue con attenzione i movimenti della regina.
Da lontano, Frigga lo nota e saluta entrambi con un cenno della mano ed un sorriso che a Freya fa quasi male.
Da qualche parte, tra gli alberi, Thor e i Tre guerrieri stanno gridando qualcosa a Sif, mentre Loki borbotta qualcosa a proposito della stupidità del fratello.
Freya trattiene a stento un sorriso, incrocia le braccia dietro la schiena e si lascia cadere all'indietro.
Al profumo dei fiori, per un istante, si sostituisce quello della neve.

 
 
 
 
 
 
Capitolo betato da: Jales
 

[1]              Valchirie: guerriere d’élite al servizio di Odino.
 
 
 
 
Note: Appena concluso il primo giorno di lezione all’università e sono sfinita ù_ù
Quindi, poche parole. Grazie infinite a tutte le persone che hanno aggiunto la ff tra preferite-seguite-ricordate! Se vorrete farmi sapere cosa ne pensate della storia prometto che non ucciderò nessuno LOL
A presto!


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