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Autore: Melliola    23/03/2008    2 recensioni
May Flower è una promessa, un desiderio rubato alle stelle... è un incontro segreto e intrigante, è un abbraccio proibito, un bacio fugace. May Flower è un cammino tortuoso, illuminato da una luce incatenata.
é la mia prima FF sulla coppia Remus/Tonks, un pò malinconica.. con la promessa di continuarla dopo l'uscita del settimo libro (per modellare un pò la fine sulla decisione che zia Row avrebbe preso :p). Ed infatti eccomi qui, a lavorare sul finale. Per il momento vi presento May Flower, spero vi piacerà.
Grazie!E' vietato inserire il doppio tag br nelle introduzioni.
Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La canzone, per chi non la riconoscerà, è degli Oasis, la bellissima Wonderwall

La canzone, per chi non la riconoscerà, è degli Oasis, la bellissima Wonderwall!

Buona lettura! =)

 

May Flower

 

 

I don't believe that anybody feels
The way I do about you now

And all the roads we have to walk along are winding
And all the lights that lead us there are blinding
There are many things that I would
Like to say to you
I don't know how




…e anche l’ultimo raggio di sole di quella magica giornata scomparve dietro la linea d’orizzonte.
Lentamente, portata dal vento, una foglia gialla si staccò dall’albero, disegnando in aria alcune piroette e cerchi, fino a posarsi sulle pagine invecchiate di un libro aperto a metà. Una mano la scostò gentilmente, e la foglia tornò a disegnare qualche altra danza prima di cadere a terra, affianco alle sue compagne.

Presto sarà l’inverno, e tu verrai spazzata via, rovinata dalla gelida neve..

La mano gentile, invece, scostò dal viso una ciocca di capelli, prima di tornare a posarsi sul libro aperto. Gli occhi marrone, rapiti dallo scorrere della lettura, non si accorsero di nulla, neanche del fatto che si stava facendo buio.
“Interessante?” chiese una voce di donna, poco più distante. Ma la voce parve disperdersi nel vento, perché gli occhi marrone non si affrettarono ad alzarsi per guardare chi aveva parlato.
“Professor Lupin? È interessante il libro che sta leggendo?” chiese quindi di nuovo, con un tono di voce leggermente più alto.
“Buonasera… sì, molto interessante!” questa volta il messaggio era arrivato, e la risposta non aveva tardato.
E gli occhi marrone, finalmente misero a fuoco una ragazza, sulla quindicina, abbastanza alta.
Aveva indosso un grazioso vestitino autunnale con un tema colorato di azzurro e verde, mentre lunghi capelli rossicci erano raccolti in un grazioso nastro. La ragazza notò lo sguardo perplesso del professore, quindi, come se ci tenesse, si affrettò nel dire:
“è il giorno delle visite oggi… e mia madre mi ha pregato di vestirmi in questo modo. E per un giorno l’anno ho voluto accontentarla, ma tra poco corro a cambiarmi”.
“Difatti è la prima volta che mi capita di incontrarla vestita così, signorina Tonks. Dovrebbe farlo più spesso, sta bene vestita così!” azzardò il professore.
Lei arrossì vistosamente, fece un piccolo inchino per ringraziare non trovando le parole.
“Che libro legge?” chiese per stroncare l’imbarazzante silenzio.
“I soliti di Creature Magiche… Bestie di Mondi Paralleli… “ rispose il professore, mettendosi a sedere più comodamente tornando ad appoggiare la schiena contro l’albero. Lei invece azzardò qualche passo avanti, con le mani intrecciate dietro la schiena.
“Quindi anche le sue domenica pomeriggio sono dedicate alle Creature Magiche, non solo tutto il resto dell’anno!” scherzò la ragazza.
“Non avevo di meglio da fare… dato che voi studenti eravate così presi da queste inaspettate visite di parentele! A proposito: come mai lei è qui?”chiese curioso Remus.
Mia madre è dovuta tornare subito a casa… mio padre invece, babbano, non ha mai messo piede qui ad Hogwarts, e non credo ve lo metterà mai!” disse scherzosamente, facendo sorridere anche il professore.
“E come mai proprio da queste parti? Pensavo che questa zona del Giardino… questo panorama… fosse stato dimenticato da tutti..” chiese adesso il professore, curioso, mentre la ragazza continuava ad avvicinarsi lentamente.
E gli studenti non avevano tutti i torti a tenersi lontani da quella zona: al limitare della Foresta Proibita, dove il sole batteva di rado e la neve non scioglieva fino ai primi di Aprile. Ve n’erano di posti migliori di quello! Ma il panorama era assolutamente fantastico da lì…
“é un bel panorama questo… specie al tramonto. E soprattutto, lontano da occhi indiscreti, dove si può leggere tranquillamente un buon libro, o fare una calma passeggiata di domenica sera senza essere disturbati” rispose misteriosa lei.
“Ha ragione! Come vedo, abbiamo qualcosa in comune” sorrise di nuovo Remus.
“Già…” sussurrò lei. Era arrivata ai piedi dell’uomo ancora seduto per terra col libro chiuso in mano… si inginocchiò al suo fianco con estrema lentezza e calma, quasi come per paura di rovinare quell’armonia stabilitasi tra i loro corpi e tutto quello che li circondava…
Si posizionò di fianco a Remus, appoggiandosi con una spalla sull’albero. Le gambe incrociate si accomodarono sull’erba e sulle foglie secche, a sfiorare le gambe dell’uomo. Poi, come se fosse la cosa più naturale del mondo, poggiò una mano sulla spalla di Remus, mentre con l’altra cominciò ad accarezzare qualche capello arruffato.
“Lontano da occhi indiscreti… perfetto per incontri segreti!” sorrise, prima di poggiare le labbra appena inumidite sulle morbide guance di Remus.
Lui si girò verso di lei, le passò una mano fra i capelli e l’altra attorno alla schiena.
“Mi sei mancata, Nin…” disse, accarezzandole la testa e lasciando cadere a terra il nastro celeste, mentre le sue labbra finalmente si unirono con quelle di lei per l’ennesima volta dopo tanto, troppo tempo, in un bacio passionale e desiderato a lungo durante le noiose lezioni di scuola o le notti senza fine.
Le sussurrò quelle parole sul collo, proprio come a lei piaceva, e rise divertita.
Rideva sempre, ogni volta che la chiamava Nin.
Ricordava il primo loro incontro come se fosse ieri… Remus disperatamente aveva cercato una soluzione, dato che la ragazza odiava il suo nome (Ninphadora) e di certo non poteva chiamarla per cognome… come un professore ad uno studente… ehm… bè, in effetti lo erano! Ma non nei loro momenti…

“Bè allora posso chiamarti Nin… Nin è carino! E buffo… proprio come te”

“Anche tu mi sei mancato” disse lei a sua volta, prima di tuffarsi nelle sue braccia appoggiando la testa sul suo petto. Chiuse gli occhi: adorava farlo in quei momenti di pace, quando poteva sentire il profumo di lui, senza curarsi di tutto il resto. Gli unici momenti di pace, dal momento che non esattamente tutta la scuola era al corrente della loro storia.
Remus, a sua volta, la strinse a … e tornò a poggiare la testa verso l’albero, pensieroso.
“A che pensi?” chiese lei dopo alcuni istanti.
“A niente” mentì lui. A qualcosa si doveva pur pensare, sempre. Ma lei non indagò oltre. Si stava facendo buio, presto si sarebbe avvicinata l’ora di cena, e chissà dopo quanto tempo si sarebbero rivisti. Come… o dove!
“Forse dovremo rientrare… è tardi”propose Remus.
“Già.. vado prima io allora” si levò da quella posizione facendo un tremendo sforzo contro la sua volontà, per tornare in ginocchio. Prima di alzarsi, gli stampò un nuovo ed ultimo bacio, morto lì troppo presto. Ma era davvero troppo tardi.
“Sì vai… vai!”
Così si alzò da terra. Remus la seguì con lo sguardo che si allontanava verso il Castello con la sua solita camminata buffa. Ormai aveva imparato ogni piccolo dettaglio di Nin, tutte quelle piccole cose che rientravano nella sua quotidianità. La sua camminata buffa era inconfondibile anche a chilometri di distanza. Oppure il modo di vestirsi abbastanza trascurato (ad eccezione di quella magica domenica pomeriggio), o il modo di mangiucchiarsi le unghie… e il modo di trovarla diversa ogni mattina, a seconda di come aveva in mente di tenere i capelli! Si stava troppo affezionando, e forse non doveva…
Dopotutto, una ragazza così eccezionale aveva bisogno di un ragazzetto in gamba, e non di un Lupo Mannaro nonché suo professore, oh no.
Assorto nei suoi pensieri, raccolse il libro da terra e si tirò in piedi.
Era cominciato tutto per scherzo con lei: da quando Peter, james e Lily erano morti e Black aveva comprato un biglietto di sola andata per Azkaban, Remus aveva vagato per qualche anno in giro per la Londra Babbana. Poi, la inaspettata lettera da Silente, che lo invitava ad insegnare ad Hogwarts come assistente di Cura delle Creature Magiche: sapeva di aver ricevuto pietà da Silente, ma non ci pensò su più di tanto ad accettare, anche se lo stipendio non era dei migliori, sempre meglio della vita che aveva condotto a Londra.
Ed ecco che, un giorno, per un fortuito caso, Silente ammette ad Hogwarts una ragazzina Metamorfomagus, una cugina di Black.

“Una Metamorfomagus, è una parente di Sirius Black, sa chi sei… o almeno sa che una volta tu e suo cugino eravate in buoni rapporti. Era molto legata a lui. Tienila d’occhio, Remus, è una Metamorfomagus abbastanza inesperta e non controlla appieno i suoi poteri. Ho pensato che magari potresti aiutarla…”

gli aveva spiegato Silente. E da allora si erano conosciuti.
Da subito Remus si accorse di quanto era in gamba, anche se molto distratta e molto pasticciona, ma dalla mente brillante. Si era distinta molto in fretta dal resto della sua classe, e piano piano aveva imparato a controllare i suoi poteri.

“La ringrazio, professor Lupin! Ora riesco a controllare quasi bene i miei poteri. Mi chiedo come lei sappia tutte queste cose”

Ovviamente Nin non era a conoscenza della sua duplice vita, del suo essere Mannaro. Nessuno lo sapeva, tranne ovviamente il corpo insegnanti. E nessuno doveva saperlo, altrimenti Remus avrebbe rischiato il suo posto di lavoro.
Col tempo, i rapporti tra i due si erano saldati: molto spesso Nin si fermava a studiare con lui sempre in cerca di approfondimenti vari per arricchire la sua già vasta cultura su praticamente tutto. E Remus ne era più che entusiasta di accontentarla!
Proprio durante questi tempi che Remus imparò a conoscere ogni singola cosa di Nin e Nin di Remus. Proprio di questi tempi che Nin lo baciò per la prima volta. Inutile dire che lo lasciò spiazzato…
In una delle loro “riunioni di studio”, Nin si era alzata per andarsene, ma scattò indietro per ringraziarlo con un fugace bacio sulla bocca.
“Ed ora eccomi qui a seguirla da lontano…”.
Sospirò.

* * * * *



La domenica era passata, ed anche il lunedì successivo. Più i giorni passavano, più si avvicinava il nuovo Plenilunio.
Come al solito, Severus era stato così ehm… gentile, da preparargli la Pozione, che Remus avrebbe dovuto bere qualche tempo prima del tramonto. Così, a fine giornata, un ultimo fugace sguardo verso il tavolo dei Corvonero dove Nin le rispedì un largo sorriso. Si alzò, e uscì di gran carriera dalla Sala Comune pregando che la ragazza non lo seguisse come avvolte era solita fare. Una volta lontano dagli schiamazzi provenienti dalla sala, cominciò a correre per i corridoi, su per le scale e raggiunse la sua stanza… la Pozione era lì sul tavolo.
Aveva il brutto presentimento che qualcuno… Nin, potesse entrare da un secondo all’altro, così bevve di fretta tutta la Pozione, si spogliò del Mantello pulito che aveva indosso e ne indossò uno liso buttato su una sedia di fronte a lui prima di uscire di nuovo dalla sua stanza.

Senza poche scuse, si era congedata dalle sue amiche fingendo un mal di pancia pazzesco, quindi era scivolata via dalla rumorosa Sala Grande. Remus l’aveva guardata, forse voleva stare un po’ con lei!
Difatti eccolo lì, dietro una colonna. La guardò, poi con uno strano cenno alla testa la invitò a seguirla. Indossava uno strano mantello tutto sporco che non gli aveva mai visto indosso prima… ma non si fece altre domande, si strinse nel suo e cercò di seguirlo, nonostante Remus correva come un pazzo. Chissà cosa aveva in mente!
Girarono per il corridoio principale, Remus correva ancora e lei non riusciva a stargli dietro, quando lo vide sgusciare fuori nel giardino dal portone principale.
Tonks si fermò, perché Remus era così strano? Perché non la stava aspettando?
Forse aveva in mente una…. sorpresa? Magari per lei?
Animata da questo pensiero, lasciò cadere la sua borsa a terra e cominciò a correre anche lei verso il portone, quindi lo aprì e anche lei scivolò fuori nel buio… eccolo lì di nuovo, non aveva affatto arrestato la sua corsa forsennata. E si stava dirigendo verso…
“… il Platano? Se non si ferma andrà a sbattergli contro… “ sussurrò a sé stessa.
Difatti l’uomo si fermò; si imbambolò come stesse fissando qualcosa… e il Platano Picchiatore cominciò a muoversi ed agitarsi… Tonks era al corrente della pericolosità del Platano Picchiatore, e sembrava che Remus non si fosse accorto di nulla, restava lì imbambolato.
Remuusss!” gridò più e più volte, ma l’uomo sembrava non sentire la sua voce. Così decise di avvicinarsi, e cominciò a correre sul prato.
Era quasi arrivata, quando il Platano Picchiatore (che nel frattempo aveva aizzato un grosso ramo verso Remus) si bloccò all’istante, immobile, ed una specie di varco strettissimo si aprì ai piedi del grosso albero, dove Remus parve scomparirvi dentro. Indecisa su dafarsi e incredula, si buttò all’inseguimento dell’uomo, arrivando ai piedi del grosso albero appena in tempo, prima che quest’ultimo ricominciasse ad agitarsi.
Uhff… per un pelo” disse, accostandosi su una parete di quel che sembrava un lunghissimo tunnel senza fine, per riprendere fiato.
Ma adesso aveva un altro problema: era sola, era buio, faceva freddo e soprattutto: di Remus nessuna traccia. Non poteva neanche tornare indietro, volendo, non distingueva più il passaggio da cui era entrata… e non aveva la bacchetta con sé, lasciata dentro la borsa…
“Accidenti!” disse, battendo i pugni all’aria.
Si levò da quella posizione e cominciò a camminare dritto davanti a sé. Remus era entrato, di questo ne era sicura! Quindi non poteva non essere lì, o oltre la fine di quel tunnel.
Passarono interminabili minuti, il tunnel non accennava di finire, era sempre più freddo ed umido, Tonks stava quasi per perdere le speranze, quando una flebile luce la colpì appena il tunnel svoltò leggermente.
“Finalmente!”disse, accellerò l’andatura, fin quando arrivò ai piedi di una scalinata breve, fatta di terriccio e radici. Si aiutò con le mani per salire, e quando fu su entrò in una costruzione, una casa rovinata dal tempo piena di polvere. Travi in legno buttati qua e là bloccavano un’entrata alla sua destra, mentre alla sua sinistra una seconda scalinata, questa volta di legno e con tanto di scorrimano, anche se impolverato e scheggiato. Una lampadina sopra la sua testa oscillava ogni qualvolta qualche spiffero di vento entrava da una finestra rotta. Aveva un non so che di spettrale familiare quella casa… così buia…
Poi, uno sbuffo di vento proveniente da quello che una volta doveva essere un camino la fece sobbalzare dalla paura, tanto che inciampò e cadde con la faccia su un divano durissimo, sollevando una quantità enorme di polvere. Alcuni topi squittirono da sotto il divano, mentre alcuni pipistrelli, dapprima dormienti su una delle travi del soffitto, volarono per tutta la stanza, prima di scomparire fuori o su per la cappa del camino.
Uhuu” rabbrividì, rialzandosi senza neanche spolverarsi, tanto era impossibile. Fece qualche passo indietro dopo aver sentito un rumore proveniente dal piano di sopra.
Forse Remus era lì…

Se mi ha giocato un brutto scherzo giuro che...

Prese a salire le scale in tutta furia, scricchiolando di tanto in tanto… una luce proveniva da una stanza a destra, con molta calma si affacciò dentro, appoggiandosi alla porta.
Ma la stanza era deserta… un mezzo letto con le molle saltate per aria era al centro della stanza, un comodino pieno di… raschi… uno specchio rotto.
Un ombra alle sue spalle, uno scricchiolio e una mano che le tappava la bocca… voleva urlare ma la mano le stava otturando le vie di respirazione, non riusciva a parlare…
“Zitta! Sta zitta e ferma…” le sussurrò una voce all’orecchio. Era Remus, smise di agitarsi. Lui la lasciò e si voltò.
“Sei pazzo! Dove mi hai portato, potevi aspettarmi almeno!” disse, cacciando fuori tutta la rabbia accumulata in tutti gli istanti di terrore appena vissuti.
Remus la guardava strano.
“Tu sei pazza, che ci fai qui!!!!!”urlò poi, a sua volta.
“Non dovevi seguirmi! Chi ti ha detto di farlo! Vai via, ora subito VELOCE!” urlò ancora più forte. Tonks non sapeva cosa fare, immobile a fissarlo. Perché era così furioso, e soprattutto cosa era venuto a fare lì?
“Ma tu… insomma, tu mi hai fatto cenno con la testa di seguirti e… eri dietro la colonna…” tentò. Ma forse Remus non le aveva fatto nessun cenno, prima al Castello… era frutto della sua immaginazione?
“Quale cenno? Che colonna, io non ti ho vista! Tu non puoi stare qui!”disse lui, agitatissimo. “Ma perché! Cos’è questo posto! Remus!” disse, cominciando ad agitarsi anche lei.
Senti” disse lui, facendo qualche passo avanti prendendola per le spalle, “non c’è tempo per le spiegazioni. Ti chiedo di andartene, e in più fretta possibile” disse. Tonks lo guardò più attentamente… alcuni peli cominciarono a crescere a vista d’occhio in faccia, gli occhi cominciarono a scurirsi e a diventare più grossi, taglienti… i capelli ad allungarsi, avvertiva una strana sensazione anche sulle sue spalle dove un ammasso di pelo la stava dividendo dalle mani di Remus.
“C-cosa…” disse spaventatissima.
T-ti prego… la via… al contrario… vai Nin, vai… prima che sia.. troppo.. troppo ta-tardi… VAI!” si staccò da lei spingendola verso le scale, mentre col poco autocontrollo che gli era rimasto, fece dietro-front e scomparì in una delle stanze buie della casa.
Lei decise di fare come aveva detto Remus. Non ci stava capendo nulla, con le lacrime agli occhi tentò di fare un breve resoconto di quanto stava per accadere.. forse non doveva andare via, doveva aiutare Remus, stava diventando un ammasso di peli!
Tornò al piano di sotto fino alla breve scalinata di terra, scese maldestramente proprio quando un terrificante ululato fece tremare tutta la casa. Poi, un rumore di zampe pesanti cominciò a farsi sentire che zampettavano per tutta la casa. Tonks si strinse attorno al mantello, avrebbe voluto urlare dalla paura, ma si trattenne coraggiosamente, prima di iniziare la folle corsa lungo il tunnel.
Era quasi a metà, quando un secondo ululato avvertì Tonks che molto probabilmente Remus era sceso sotto al tunnel.
“No!” gridò questa volta, si voltò ma subito riprese la corsa, urtando di tanto in tanto verso le pareti. Anche la bestia cominciò a correre dietro di lei, la sentiva sempre più vicina…
Finalmente arrivò alla fine del tunnel. L’ingresso non si vedeva, così Tonks cominciò tastoni a trovare qualcosa, qualche leva, maniglia, per poter aprire quel dannato passaggio!
Intanto la bestia si avvicinava sempre di più, ringhiando… aveva una paura pazzesca.
“Se solo non avessi lasciato la bacchetta, accidenti ACCIDENTI!” disse.
Era la fine, la bestia l’aveva raggiunta, aveva perso le speranze, quando sentì con la mano qualcosa che assomigliava ad un rametto… o una radice! La tirò su e giù, nulla. Verso di lei: niente.
“APRITI MALEDETTA!” la tirò verso la parete e finalmente uno spiraglio di luce di una grossa Luna Piena la beccò in piena faccia… si tirò su verso l’uscita e questa si richiuse dietro di lei proprio in tempo.
Il Platano era calmo immobile, proprio come quando era entrata… e ne approfittò per scappare via, verso il Castello.

Quando rientrò fu così sfortunata da essere sorpresa dal custode Gazza.
“Cosa ci fa qui una Corvonero, dovresti stare al letto, l’ora di gironzolare è scaduta da tempo!”le disse, con un ghigno malefico in volto.
“Sono venuta per… ehm… ritrovare la mia borsa, infatti eccola lì, grazie signor Gazza!” disse lei, intravedendo la sua borsa buttata a terra proprio come lei l’aveva lasciata qualche ora prima, scappando dalle grinfie del Custode ammutolito.
Recuperò la borsa, sentendosi rilassata al tocco con la bacchetta, e corse via verso la sua Sala Comune, pensando a Remus… era forse il caso di avvisare Silente che Remus era in pericolo? E come spiegare in fatto che lei sapesse cosa gli stava succedendo? Forse avrebbe messo nei casini Remus… forse invece poteva salvargli la vita..
Ma, alla fine, optò per non dire nulla a nessuno. O almeno per quella notte.

* * * * *



La mattina seguente, si alzò dal letto, si vestì in fretta e furia e scese in Sala Grande una delle prime. Prese posto dove poteva ben controllare l’ingresso ed il tavolo Professori… eppure la Sala Grande si riempì poco a poco, Tonks parve non accorgersene neppure. Ma di Remus, neanche l’ombra.
Così, aspettò il momento opportuno, che si presentò poco dopo quando Silente si alzò da tavola da solo; lei lo imitò e lo raggiunse appena sulla soglia.
“Professor Silente… professore?” lo chiamò.
“Signorina Tonks… c’è qualcosa che non va?” rispose lui, con il suo solito sorriso tirando su col dito gli occhiali a mezza luna.
“Bè, ecco… dovevo… dovevo consegnare una relazione al Professore Lupin ma non l’ho visto e mi chiedevo..”tentò. tutta la notte aveva pensato all’eventualità di mentire dapprima, e così aveva fatto.
“Il professore purtroppo è malato in camera sua, per due giorni non frequenterà le lezioni, mi spiace.” disse lui dispiaciuto.
“Quindi è in camera sua??? E sta bene???” chiese molto curiosa, senza pesare bene le sue parole.
“Certo che è in camera sua, ma non mi pare il caso di andare a disturbarlo. La tua relazione potrà aspettare!” disse, e sorrise di nuovo.
“Oh oh certo professore, non volevo
intendere… va bene, grazie!”disse, arrossendo come un peperone.

Così sta bene…

Un sorriso ebete si dipinse sul suo volto, così si tirò su la borsa e corse via, la campanella era appena suonata.

Due giorni erano trascorsi molto lentamente. Tonks si divideva tra la sua Sala Comune e la biblioteca, doveva studiare molto quest’anno per i suoi G.U.F.O., inoltre tendeva a distrarsi molto facilmente ogni qualvolta qualcosa la faceva pensare a Remus.
Ripose i libri nella borsa, stanca, almeno per oggi, di studiare… si trascinò fuori dalla biblioteca verso la Sala Grande per la cena. Remus non si era fatto vivo neanche quel giorno, magari stasera l’avrebbe trovato lì, seduto al tavolo dei Professori. Difatti era lì!
Quasi meccanicamente si era girata verso il tavolo e lo aveva visto parlare animatamente con la McGrannitt, quindi lei gli sorrise. Remus all’inizio parve non vederla, ma Tonks fu sicura di scorgere il movimento dei suoi occhi scuri su di lei e di nuovo sul piatto che aveva dinanzi. Delusa, continuò goffamente la sua camminata fino al tavolo dei Corvonero al solito posto. Continuò a fissarlo per molto tempo, nonostante lui non si degnò di guardarla neanche per un secondo. Fino a quando non si alzò da tavola augurando la buonanotte ai colleghi per uscire via. Tonks lo seguì poco dopo, con una nuova scusa per le sue compagne, verso la Guferia, dove scrisse un veloce bigliettino e lo legò alla zampa di un gufo.

Il rumore di un becco che batte sul vetro lo distrasse… alla finestra, difatti, vi era un piccolo gufetto che batteva eccitato alla piccola finestrella. Remus corse ad aprirla, permettendo al gufo di planare dentro. Gli sfilò una lettera, due parole scritte su un pezzo di pergamena, la scrittura era inconfondibile:

Caro Remus,
ho assolutamente bisogno di parlarti, di far chiarezza su tutto quello che è successo la scorsa notte. Ho mille domande da porti, è per questo che non puoi far finta che non esista. Sono stata davvero in pensiero per te..

Nin



Rilesse il bigliettino. Non sapeva cosa fare. Ma non poteva evitarla, questo era vero… così intinse una piuma al calamaio, e buttò giù due righe dietro la pergamena:

Nin, vieni alla solita ora, nella mia stanza.

Non sapeva cosa aggiungere, neanche firmò il foglietto e subito lo rilegò alla zampa del gufo che, contento, viaggiò fiori dalla finestrella da dove prima era entrato.
Remus sospirò e si buttò sul letto. Non sapeva che fare, che pensare… e quel che era peggio è che lei, proprio lei la sua Nin ci era capitata di mezzo. In mezzo alla sua vita da vagabondo.
È strano… quando la vita sembra sorriderti per la prima volta… quando delle persone speciali ti accettano per quello che sei, persone che non badano affatto ai tuoi difetti… qualcuno è pronto lì a distruggerti tutto. Perché non è potuto morire anche lui con james, Lily e Peter? Perché anche le ultime persone che lo avevano accettato lo avevano abbandonato così presto?
Forse si addormentò pensando a tutto quello… perché quando qualcuno bussò alla porta molto violentemente trasalì dallo spavento.
“Ecco, eccomi…” disse, un po’ confuso.
Aprì la porta, sulla soglia c’era lei con un paio di libri in mano.
“Dormivi? Scusami…” disse, vedendo Remus abbastanza arruffato. Lui la guardò con uno strano sguardo, e lei capì al volo.
“Ah ehm sì… Professor Lupin, buonasera. Mi scusi ma ho bisogno di chiederle una cosa riguardo la Creatura che abbiamo studiato ieri a lezione!” disse, alzando di poco il tono della voce.
“Non si preoccupi signorina Tonks, entri pure…” disse, e con un gesto da galantuomo la fece accomodare dentro.
Era solito chiudersi la porta dando le spalle alla stanza dopo aver recitato quella solita scenetta (a scanso di equivoci, qualora qualcuno fosse passato di lì in quei momenti), tanto che Nin le sarebbe saltata addosso appena la serratura fosse scattata. Ma questa volta non successe nulla. La serratura scattò, e con grande dispiacere di lui(riluttante anche nell’ammettere quel desiderio con se stesso), nessuna Nin le si attaccò al collo.
Si voltò, lei si era seduta sul letto, quindi Remus preferì sedersi su una sedia, come per rimanere a debita distanza.
“Mi ero appisolato” disse lui, per rompere il silenzio, “Ma non preoccuparti” aggiunse subito dopo.
Tonks alzò le spalle, poggiò il libro sul letto ed incrociò le mani, non sapendo da dove cominciare. “Spiegami… perché ti sei trasformato in un ammasso di peli, perché il Platano Picchiatore si è fermato per farci passare sotto quel tunnel, perché mi sono spaventata a morte!!” disse finalmente, liberandosi di un enorme peso che portava da tre giorni.
“Non l’hai ancora capito? Eppure non è difficile…” disse lui, abbassando lo sguardo. Lei non aggiunse nulla, era un attesa di una risposta.
“La Luna Piena, il mio periodico assentarmi dalle lezioni mensilmente, la mia trasformazione in un ammasso di pelo, non ti dice proprio nulla? Lupo Mannaro, questo neanche ti fa riflettere???” disse, con un tono quasi arrabbiato.
Lei tacque ancora. L’unica cosa che riuscì a fare fu… ricacciare indietro una lacrima che minacciava pericolosamente di scivolare via.
Remus si alzò dalla sedia, cominciò a passeggiare avanti e indietro.
“Tuo cugino Sirius… lui e altri, gli unici amici che io abbia mai avuto, ogni mese potevano trasformarsi con me, da Animagi, ed accompagnarmi nella Stamberga Strillante passando da un tunnel, scavato sotto il Platano Picchiatore. Non potevo rimanere qui al Castello durante le mie notti da Lupo Mannaro, ero troppo pericoloso, avrei potuto uccidere qualcuno. E quella sera avrei potuto uccidere te. È per questo che adesso devi prendere i libri e andartene via, Nin” sussurrò.
Lei rabbrividì, come al solito, quando la chiamò così… il sussurro di quelle dolci lettere che quella piccola bocca, solo lei, osava pronunciare per chiamarla. Quella bocca che tante volte aveva passionalmente baciato, che le aveva sussurrato al collo tante parole dolci, quelle stesse labbra che ora la stava scacciando via per sempre.
Privandola dell’unico spiraglio di vita, dall’unico pensiero davvero felice che ogni giorno la alimentava, quel desiderio indispensabile.
“Non mi interessa se sei un Lupo Mannaro o meno, Remus…”riuscì a dire. Aveva detto la verità, ma non tutta la verità, voleva digli di più, fargli capire che lui per lei era davvero importante.
“Ma interessa a me” la riprese lui, guardandola negli occhi per la prima volta.

E la guardò, ne trovò il coraggio per la prima volta da quella sera.
Era ancora seduta su quel letto in una sua strana e goffa posizione, con una mano dietro la schiena e l’altra in bocca… mangiucchiava, come al solito, le sue unghia…
Avrebbe voluto tanto sgridarla, come faceva sempre..

..e lei magicamente smetteva di mangiarsi le unghia, per cominciare la tortura dei capelli! Quanto era buffa

No, non poteva lasciarsi andare. Non immaginava neanche, tempo fa, la pericolosità di quel bacio innocente. Non poteva immaginare una sua alunna… una ALUNNA accidenti!
Ma Nin era qualcosa di più di una studentessa del quinto anno, per lui, non sapeva cosa fare.
E, un’ultima volta, i suoi pensieri si rivolsero di nuovo a jamie… a tutte le persone cui aveva voluto davvero bene, e che adesso non c’erano più, scomparse chissà dove in un’altra dimensione o in un carcere… senza di lui.
“Mi spiace Nin… io… non posso. aggiunse, con un grosso sforzo.
“Ma COSA REMUS? Non sai altro che dispiacerti, ma non pensi a me? Pensavo fra di noi esistesse qualcosa di davvero speciale, e non dire, per favore, di essere troppo vecchio per me, quello che davvero importa è il bene che ti voglio! Ecco, te l’ho detto, ma a te non importa, sicuramente…
perché TU non puoi, a TE interessa… e io?Io non conto, vero? Il mio parere non conta, vero? Credi che io potrei spifferare ai quattro venti cosa sei? Non mi importa in cosa puoi trasformarti… non mi importa se potresti farmi del male, so che non lo faresti mai. Ma a te questo non importa” disse, in preda al panico.
Non l’aveva mai vista così… era furiosa, arrabbiata… ed i suoi occhi erano tristi. Non poteva aggiungere altro, aveva preso la sua decisione… Nin, la sua piccola Nin, non poteva rischiare la vita solo per un piccolo capriccio, solo perché lui, Remus Lupin, lei si era affezionato davvero. “REMUS!” gridò lei, ancora e ancora.
Le si gettò ai piedi in ginocchio, cercandolo con lo sguardo, ma lui continuava a girare la testa.
Così si alzò, lentamente… fece qualche passo verso la porta,e prima di aprirla si girò verso l’uomo che le dava le spalle, che…

Quel modo di inclinare la testa in avanti mentre sorrideva e la prendeva in giro… quel modo di legarsi con un codino i capelli… quel modo di incrociare i piedi…

…tornò sui suoi passi, si piegò verso di lui… gli poggiò una mano sulla guancia sinistra, mentre sulla destra gli stampò un piccolo bacio, sfiorandolo appena. Remus spalancò gli occhi incredulo, stupito da quella magica dolcezza. E non si mosse di mezzo millimetro, intento a sentire il profumo di lei di nuovo a contatto con la sua pelle..
Quasi straziante, il momento in cui lei si staccò ed uscì velocemente dalla sua porta.

* * * * *



Presto sarà l’Inverno, e tu verrai spazzata via, rovinata dalla gelida neve.. ma poi tornerà la Primavera, a ridare vita a fiori e foglie,e tu potrai rinascere dalla tua tomba.

L’Inverno era passato, così come la Primavera, molto tranquillamente.
“Un anno abbastanza tranquillo, non trovi Ninpha? Gli unici guai sono stati qualche esplosione di tanto in tanto provenienti dall’aula di Pozioni… mi stai ascoltando? Cosa guardi?” chiese la rossa seduta di fianco a lei.
“Non chiamarmi Ninpha!” disse lei, di tutta risposta.
Aveva lo sguardo rivolto verso il Tavolo dei Professori. Da tre giorni Remus non si faceva vedere e, cosa fondamentale, non era periodo di Luna Piena.
Da quella notte in camera sua, le cose fra di loro erano cambiate… ridimensionate al rapporto Professore-alunna. Non c’erano stati più incontri di studio, Tonks aveva passato le ultime due stagioni chiusa in biblioteca sforzandosi notevolmente di più.
Si era promessa di non pensare più a Remus… anzi, al professor Lupin; doveva dare i G.U.F.O. a fine anno, non poteva permettersi distrazioni.
L’unico piccolo stralcio di conversazione extra che avevano avuto al di fuori delle lezioni era stato quando lui, sì proprio lui, si era presentato in biblioteca per restituirle i libri che quella notte aveva dimenticato in camera, buttati sul letto.
“Grazie” le aveva risposto timidamente. Lui le aveva chiesto come stava, prima di sparire di nuovo, per sempre.
“Ma tu non mi stai proprio ascoltando!” disse ancora la rossa.
“Senti, ho un terribile mal di testa, vado in infermeria” rispose Tonks. Uno dei suoi soliti giochetti. Non poteva sopportarla ancora a lungo… così, decise di tornare in Sala Comune.
Quella domenica mattina aveva molte cose da fare… da studiare, era meglio mettersi al lavoro.
Arrivata su un Sala Comune, incrociò tutto il resto delle compagne di stanza che scendevano a colazione, le congedò con una seconda scusa trovata sul momento e salì le scale fino al quinto piano.
Spalancò la porta, notò subito un gufo appollaiato sul trespolo del suo letto, poi una lettera sul letto e… un fiore, adagiato sulle coperte.
Un bellissimo fiore arancio e rosa, dal gambo sottile e con qualche spina, che non aveva mai visto. Uno spiraglio di vento gelido di inizio maggio quasi non fece volare via la lettera, quindi si apprestò a chiudere la finestra, prima di afferrare la pergamena.
La aprì facendo attenzione a non strapparla, quindi estrasse un grazioso bigliettino all’interno. Era di…
R-remus…?”
Tremò, al sol pensiero di quello che poteva esserci scritto…

Cara Nin,
perdonami se l’unico modo che ho trovato per salutarti è questa lettera.
Sto lasciando Hogwarts, per sempre… Silente non ha potuto più assicurarmi il posto, dato che da pochi giorni corrono voci per tutto il Castello sulla mia natura… o almeno per un paio di anni non metterò più piede al Castello.
Mentre tu leggi questa lettera, io mi affretto a fare i bagagli, tornerò a Londra, forse c’è ancora un posticino per me in una vecchia biblioteca dove tempo fa ho lavorato per un vecchio babbano.
Nin… vedi quel fiore?
È
un modo per scusarmi, e ringraziarti di tutto. Niente di formale, se non l’hai riconosciuto quello è un fiore che chiamano Fiore di Maggio, cresce solo di questi tempi, ed è un fiore molto raro.
Stacca delicatamente i petali in senso orario, assaporane l’odore… ed esprimi un desiderio prima di aver finito.
È l’unico regalo che ho per te… forse, un giorno, il tuo desiderio si avvererà, anche se sarà dura, come le spine sul gambo del May Flower.

Addio Nin, sappi che ti voglio comunque bene.

Remus

 

Prima di pensare qualsiasi cosa, prima di reagire, questa volta lasciò scivolare la lacrima, che da tanto aspettava quel momento…
Poggiò la lettera sul letto ed afferrò il fiore delicato; si avvicinò alla finestra e guardò fuori…
Lo vide per l’ultima volta, Remus, il suo Remus, salutare Silente e la McGrannitt, per poi dirigersi verso i cancelli che lo avrebbero portato ad Hogsmeade,in seguito al Binario,poi a Londra e, infine, lontano da lei.
Assaporò l’odore del Fiore di Maggio… chiuse gli occhi, e prima che ebbe finito di staccare anche l’ultimo petalo, anche l’ultima lacrima cadde a terra, confondendosi con le altre.

E dai fiori nasceranno dei nuovi frutti… in Estate.

   
 
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