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Autore: Roev_Chan    19/09/2013    1 recensioni
"La musica è l'armonia dell'anima."
Roev è una studentessa del corso speciale per esorcisti. Pessimo carattere, fredda, asociale e silenziosa, quando non studia, lavora in un negozio di strumenti musicali nella città della Vera Croce, nascondendo a tutti la sua incontenibile passione: ama suonare il pianoforte. Ed è proprio questo che la farà cacciare nei guai, entrando (senza accorgersene) a far parte del sadico gioco del preside dell'Accademia, Mephisto Pheles...
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-Facciamo un patto, Roev-Chan? ♥- 
-Un patto?-
-Si, un patto! A te piace suonare il piano, no? Bhe, io ti darò la possibilità di suonarlo ogni volta che vuoi, ma in cambio dovrai sottostrami e obbedire a ogni mio ordine! Ci stai?- [...]
-D’accordo, ci sto.-
-Sapevo che potevo contrattare con te, Roev-Chan! Ma ti avverto: se smetterai di suonare, io mi prenderò la tua anima! ♥-

[cap. 4 - "Il patto"]
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Quando Roev si svegliò, fuori c’era un tempo da lupi. Pioveva a dirotto, e ogni tanto nel silenzio della casa irrompeva qualche tuono. Si alzò immediatamente e cercò un ombrello. Doveva andare a mangiare qualcosa, era da molte ore che non metteva qualcosa sotto i denti, e la fame si era fatta violenta. Si mise in tasca chiavi e portafoglio, il cellulare lo lasciò nella sua sacca. Avrebbe lasciato a casa anche Murasame, non le serviva andare in giro per la città con una spada. Indossò la giacca e uscì di casa. Controllò l’ora su un tabellone digitale lungo la strada: erano quasi le due e mezza di pomeriggio. Aveva dormito molto, contando che era arrivata a casa sua a notte fonda. Si fermò a mangiare in un fast food, e quando si fu riempita lo stomaco, andò in un supermercato ad acquistare del junk food. La sua marcia procedette verso un negozio di fiori; entrò, e salutò la commessa. Fece un breve giro per il negozio e il suo animo si turbò non appena vide un vaso di gigli bianchi. Rovistò di istinto nella tasche della giacca, e per caso vi trovò un bigliettino rosa. Assunse un’espressione malinconica, osservando a lungo quel biglietto , quando la commessa interruppe i suoi pensieri. Roev si ricompose e rinfilò il bigliettino in tasca. Ordinò due bouquet, di gigli bianchi, per poi avviarsi verso casa. Si era fatto pomeriggio tardi, e la pioggia era andata diminuendo. Adesso una pioggerellina leggera adornava il tempo atmosferico,mentre pian piano nel cielo  cominciava a comparire qualche debole raggio di sole. La ragazza rientrò a casa, stando di nuovo attenta che nessuno la vedesse. Chiuse rigorosamente a chiave la porta e camminò lungo il corridoio semibuio, raggiungendo le lapidi in giardino. Si chinò sulla lapide di suo fratello, osservando intensamente i fiori.
-Sai Masama, all’Accademia ho conosciuto alcuni demoni. Uno era un mio compagno di classe, l’altro era il preside della scuola. In un certo senso, lui mi ha aiutato molto in questi mesi. La prima volta che mi ha rivolto la parola, mi ha offerto un mazzo di gigli bianchi.- Li appoggiò sulla lapide del bambino, poi aprì la mano con la cicatrice del marchio –Ho fatto un patto con lui, e quando l’ho infranto, invece di prendersi la mia anima, mi ha salvato la vita. Voleva prendermi in affidamento, mi disse che non ero più sola. In un certo senso, ero felice di quello che mi aveva detto. Mi rendo conto solo adesso che in fondo i demoni non sono tutti cattivi. Fa strano detto da me, vero?- Accarezzò la lapide –Ma io sono fuggita da lui e dalla nuova vita che mi stava offrendo. Mi sento una sciocca. E ho paura.- Sentì le lacrime venirle su, ma le soppresse. Estrasse il bigliettino dalla tasca e lo guardò di nuovo intensamente –Il suo nome è Mephisto Pheles.- Poi, le lacrime presero a scorrerle, inevitabili. Di nuovo quelle dannate lacrime. Non doveva piangere, aveva fatto una scelta. Scavò una piccola buca sulla terra smossa della lapide di Masama e ci sotterrò il biglietto con l’e-mail e il numero di cellulare del demone –Spero che possa proteggere anche te nel viaggio che ti aspetta.- Detto quello, si voltò verso la lapide della madre, e appoggiò anche lì i fiori. Stava per alzarsi, quando sentì un verso alle sue spalle. Dal tronco di ciliegio, apparve un Green Man grosso come un orsacchiotto di peluche, che camminò verso di lei. Era di un colore verde pallido, con delle macchie rosa sul corpo. Dietro di lui, dei Green Man ancora più piccoli lo seguivano. Avevano in testa dei fiori di ciliegio. Roev si chinò verso quel piccolo demone –Tu sei stato nascosto nel mio giardino per tutto questo tempo?- Gli chiese. Il Green Man alzò piano la zampina, emettendo un altro verso –Vorrei chiederti un favore: avresti voglia di proteggere questo luogo per me? È molto importante.- I piccoli del Green Man, guardavano curiosi i gigli bianchi ed emettevano dei versetti gioiosi. Il demone fece un cenno con la testolina, e si voltò, tornando a nascondersi nel ciliegio. La ragazza diede un ultimo saluto alla sua famiglia, e se ne tornò in casa. Andò in bagno e controllò che ci fosse ancora l’acqua. Aprì il rubinetto e si sorprese nel vedere che non l’avevano ancora staccata, così ne approfittò per farsi una doccia. Quando finì, tornò in camera sua ed estrasse il termos dalla sacca rossa. Aveva ancora dell’acqua calda all’interno, così si preparò una cena a base di junk food. Mentre si vestiva con dei leggings azzurri e una maglia di lana grigia, prese il telefono e vide una serie di chiamate perse da un numero sconosciuto. Ignorò alla grande quelle notifiche e rimise il telefono nella sacca, consumando un pasto veloce. Fu pronta per mettersi a riposare tranquilla, così spense la candela. La stanza fu avvolta dall’oscurità più totale, e Roev chiuse gli occhi cercando di dormire.
Non le ci volle molto tempo per cadere in dormiveglia. Quella notte, anche se tentava di addormentarsi, era estremamente vigile, aveva un brutto presentimento. Fu quando i suoi occhi; seppur chiusi, furono attraversati da un lampo di luce. Una luce troppo forte e nitida per provenire da un fulmine. Aprì immediatamente le palpebre e si tirò su dal letto di scatto, nascondendosi dietro il muro di fianco alla finestra. La luce proveniva da un faro posto sulla strada di fronte casa. Sentì delle voci che discutevano, così, cercando di non farsi vedere, si vestì in fretta: indossò degli scaldamuscoli grigi, una spessa sciarpa color crema e un berretto di lana scuro. Infine, afferrò degli scarponcini scamosciati, allacciandoseli in fretta e furia. Quando si alzò per prendere Murasame e la sua sacca, la porta al piano di sotto venne sfondata. Roev agì in fretta: chiuse a chiave la porta della sua camera e aprì la finestra che dava al lato posteriore della casa, e con cautela si arrampicò sulla mensola. Si gettò dal secondo piano e cadde a terra. La caduta le scombussolò le gambe, ma riuscì ad alzarsi in piedi quasi subito, appena sentì altre voci provenire del giardino. Un gruppetto di uomini le puntarono delle torce elettriche contro.
-Eccola!- Riconobbe i cappotti degli uomini, ma soprattutto riconobbe la spilla appesa al petto di ognuno di loro: erano esorcisti della Vera Croce. Uno di loro le puntò la pistola contro.
–Ferma!- Ordinò. Ma lei ignorò l’ordine, e corse lungo il giardino della casa. Gli uomini presero a inseguirla, ma furono bloccati da una barriera di radici: i Green Man del guardino la stavano proteggendo. Roev scavalcò il muro di casa sua e atterrò sulla strada, cominciando a correre a perdifiato. Che cosa volevano da lei gli uomini della Vera Croce? Perché le davano la caccia? Erano stati inviati da Mephisto? Le domande che le percuotevano la testa erano troppe, e lei era troppo impegnata a fuggire per darsi una risposta. Fu quando andò a sbattere la testa contro un braccio che apparve da un angolo, che si rese conto che Mephisto non centrava nulla in quella storia. Cadde di schiena, mentre il sangue cominciò a colarle dal naso per la botta. Dall’angolo, apparve il Paladin Arthur, vestito delle sue solite vesti bianche.
-Non opporre resistenza, ragazzina.- Le disse puntandole la spada alla gola. Roev si infuriò, e non proferì parola, ma fece parlare Murasame al suo posto. Si tirò in piedi sguainando la spada e cominciando ad attaccare l’uomo con ferocia, che parava e rispondeva ad ogni suo attacco –Sei lenta e prevedibile, mi pare di avertelo già detto tempo addietro.- Le disse con calma, ma fu quando degli spuntoni di ghiaccio apparvero dalla lama della spada, che il Paladin si rimangiò le parole. Si scansò di lato, ma il ghiaccio riuscì a graffiargli di striscio il braccio.
-Non te lo aspettavi, vero?- Fece Roev con un ghigno soddisfatto. Arthur la guardò indignato.
-Quel sorrisetto così irritante… proprio identico a quel demone di Mephisto.- Roev stava di nuovo per attaccarlo, quando una scarica di dardi tranquillanti le perforarono tutta la schiena. Erano molte fiale, talmente tante che la ragazza cadde immediatamente a terra quasi priva di ogni movimento. Prima di perdere i sensi, sentì Arthur chinarsi verso di lei e parlarle –Roev Akuma, ti dichiaro in arresto per possesso di armi demoniache e per alto tradimento verso il Vaticano, con l’accusa aver sostenuto e collaborato con il traditore Mephisto Pheles.- Roev avrebbe voluto insultarlo a non finire, ma la vista gli si sfocò e svenne per effetto dei tranquillanti.
 
 
 
Arthur camminava a grandi passi lungo il corridoio delle prigioni della sede centrale della Vera Croce. Era fiero per aver portato a termine l’incarico, per aver catturato la traditrice Roev e la progenie di Satana, Rin, come Ernest Egin, il nuovo papa, gli aveva ordinato. Aprì la cella che dava alla stanza dove in una delle celle era chiuso Mephisto, che stava seduto su una panca giocherellando col cilindro. Appena vide il Paladin, il demone alzò lo sguardo dal suo intrattenimento.
-Contento di vedermi, Mephisto?- Chiese il biondo piazzandosi davanti alla sua cella. Il demone chinò leggermente il capo.
-Sempre lieto, Angel.- Sorrise –A quale onore devo la tua visita?- Si permise di chiedere. Arthur assunse un’espressione di disapprovazione.
-Non sono venuto per te, sono qui per rinchiudere gli altri prigionieri.- Mephisto si fece attento. Arrivarono i primi due esorcisti, che trascinavano Rin per le braccia, e lo rinchiusero nella cella di fronte a Mephisto. Il Principale non si sorprese di vederlo.
-Beh, tutto qui?- Fece quasi deluso. Il Paladin gli fece segno di attendere, e arrivarono altri due, trascinando Roev, anch’essa per le braccia mentre le gambe strisciavano a terra, segno che non era cosciente. La gettarono senza riguardi nella cella di fianco a Mephisto, e lui parve sconcertato. Roev aveva ancora conficcati nella schiena i numerosi dardi che le avevano sparato. Non si erano nemmeno presi il disturbo di rimuoverglieli.
-Che le avete fatto…- Mormorò il demone aggrottando le sopracciglia, incredulo per quel genere di trattamento inumano. Arthur si parò davanti alla cella.
-È in complotto con te, e l’abbiamo arrestata per ordine di Ernest Egin.- Chiusero la cella di Roev, e Mephisto si alzò di scatto, afferrando le sbarre.
-Lei non è in complotto con me!- Esclamò iroso –Se n’è andata due giorni fa dall’Accademia!- Arthur gli mostrò le foto e i documenti per la tutela della ragazza, concessi a Mephisto dal tribunale dei minori. Sventolò i fogli sotto il naso del demone  –Io sono ancora il Principale della Vera Croce, e pretendo che voi trattiate i miei studenti con riguardo, nessuno escluso.- Ringhiò minaccioso.
-Sei dietro le sbarre. Non hai alcun potere, e non hai voce in capitolo- Lo ammonì Arthur. Si voltò e abbandonò le cella con il resto degli esorcisti. Appena se ne furono andati, Mephisto passò attraverso le sbarre utilizzando i suoi poteri. Guardò Roev con affetto, e la fece stendere a pancia in giù, cominciando a rimuoverle i dardi tranquillanti dalla schiena. Quando ebbe finito, le tirò su la maglietta di lana, con scrupolosità, e la curò dai buchi che gli aghi le avevano inferto sulla pelle.
-Sta bene?- Chiese Amaimon, che si era tramutato nel piccolo criceto verde e stava sul cilindro del fratello, appoggiato alla panca della cella adiacente. Mephisto, una volta finito di curarla, le tirò giù la maglia e fece comparire una poltrona,  sedendosi e prendendola in braccio con sé.
-Si Amaimon, sta bene.- La coprì col suo mantello bianco -È solo stordita per i sedativi che le hanno sparato.- Amaimon arricciò il nasino peloso e annusò l’aria con sospetto.
-Fratello, non so se è il caso che tu stia nella sua cella…- Mephisto appoggiò la testa a quella di Roev.
-Lo so…- Fece malinconico -È solo colpa mia se le hanno fatto questo.- Si alzò e spostò una brandina, mettendola attaccata alle sbarre. Adagiò la ragazza sul materasso, e le lasciò il mantello. Passò di nuovo attraverso la cella e si sedette accanto a lei, appoggiando la testa alla sbarre. Proprio in quel momento, Rin Okumura si svegliò. Si guardò attorno stordito e appena vide Mephisto e Roev, scattò in piedi.
-Mephisto? Perché tu e la Akuma siete qui?- Chiese il giovane demone. Mephisto lo guardò, mentre teneva la mano destra appoggiata sul capo della giovane addormentata.
-Sono stato incolpato dal Vaticano per aver condotto ricerche sulla vita artificiale, mio caro.- Rispose –Ma io sono innocente, il mio laboratorio in Polonia è stato fatto chiudere anni fa e io non ci ho più messo piede… e la signorina Akuma… Beh, lei credono che sia in complotto con me.- Spiegò senza soffermarsi sui dettagli. Rin rimase un momento sbigottito.
-Mephisto… tu lo sai che diavolo sta succedendo?- Chiese di nuovo. Mephisto si alzò in piedi, e si trasformò nel cagnetto bianco, uscendo dalla cella.
-Purtroppo si, e sarà un bel macello la fuori, tra non molto.-
-Fammi uscire!- Rin cercò di far smuovere le sbarre della cella.
-Assolutamente no. Quindi, ciao ciao.- Lo salutò voltandosi ed entrando nel condotto di areazione. Rin lo chiamò, ma inutilmente. Subito dopo, nella cella entrò Arthur accompagnato da quattro esorcisti e un uomo anziano coperto da una maschera. Aprirono la cella di Rin e lo ammanettarono, facendolo uscire. Il vecchio lo salutò con un sorriso.
-Salve, nipote.- Il giovane rimase perplesso.
-Vostra Santità, Mephisto è scappato.- Fece Arthur guardando la cella. Poi, il suo sguardo si spostò su Roev, e la prima cosa che notò, fu il mantello che la avvolgeva.
-Ha lasciato un ricordino.- Disse uno degli esorcisti mentre prendeva la ragazza, ancora sedata. Quando Angel le diede una sberla, lei parve riprendersi un pochino, e pian piano aprì gli occhi.
-Sveglia, Akuma.- Lei mosse la bocca, ma non riuscì a parlare. Il vecchio Ernest Egin si avvicinò.
-Lei è la ragazzina che Mephisto vuole e ha tenuto tutto il tempo sotto la sua ala protettrice?- Chiese con severità. Arthur annuì.
-Quando l’abbiamo catturata aveva questa.- Il Paladin estrasse da sotto il mantello la katana Murasame. L’anziano uomo abbozzò un sorriso compiaciuto.
 -Allora portatela all’altare assieme a Rin. Pagherà per suoi crimini assieme alla prole di Satana.- Ordinò. La trascinarono fuori dalla cella tenendola per le braccia, mentre Ernest Egin prese sotto custodia Murasame, assieme a Kurikara –Queste serviranno per il rito.-
 

Angolo autrice:
Arthur, sei sempre inopportuno è_é
Buonsalve (?)  a tutti quanti! Spero apprezziate questo capitolo incredibilmente lungo, in questi giorni sto scrivendo come 
una pazza, questa fic mi sta esaltando davvero tantissimo! I miei progetti sarebbero di finirla entro il 9 Ottobre, al compimento dei suoi
due lunghi anni dalla pubblicazione del primo capitolo! Quindi mi sa che mi devo velocizzare, eheh... xD
Beeene, vi lascio andare, e vi saluto tutti quanti! :)

Roev_Chan

 
   
 
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