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Autore: johnnyaddict    19/09/2013    5 recensioni
«ho perso una scommessa.» Lexis arricciava sempre il naso «è una scusa vecchia?» «già»
«Allora esci con me.» e lei aveva accettato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Seeing photographs '
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a tutte le mie amiche
che mi sostengono e mi vogliono bene
non avete idea di quanto siate importanti per me 
 

 

one hundred strokes of the brush


 
 

Londra è silenziosa questa notte. Dalla finestra aperta della stanza da letto, Lexis vede le macchine sfrecciare nelle strade, la leggera pioggerella cadere e le luci che illuminano la città.
Lexis non riesce a prendere sonno, troppi pensieri le impediscono i sogni. Appoggiata alla testiera del letto, con le gambe magre stese vicino alle lenzuola sgualcite e i capelli lunghi e scuri che cadono sul cuscino, si limita ad ascoltare il suo respiro regolare.
Silenziosamente - «come un gatto, il mio gatto» - si alza dal letto e ruba una spazzola dal mobiletto sopra il lavandino nel bagno adiacente.
Ora, seduta sul letto con le ginocchia rannicchiate al petto, i capelli nascondono le sue spalle esili e le solleticano i piedi.
«il segreto di ogni modella?» diceva sempre sua madre «cento colpi di spazzola prima di andare a dormire.»
Così Lexis comincia: uno, due, tre. I suoi lunghi capelli scuri sono sempre stati il suo punto di forza, anche più delle gambe lunghe e il sorriso grande. Ricorda ancora il primo casting per modelle a cui partecipò: una stanza piena di ragazze bellissime e le sue mani che si torturavano vicenda «non mi prenderanno mai mai mai.» E invece l’uomo in giacca e camicia con due bottoni aperti, seduto nella sedia più a destra fra i giudici, ne era rimasto subito colpito.
Tredici, quattordici, quindici. Ricorda anche com’erano acconciati durante la sua prima sfilata a Londra: un alto chignon che le lasciava scoperta la fronte alta e le spalle troppo esili. Ricorda l’emozione prima di salire in passerella, le luci dei fotografi, la birra nei camerini una volta finito lo show. E il verde prato dei suoi occhi.
Ricorda i bisbigli delle altre modelle e le occhiate che le lanciò Claire, la costumista.
Un sorriso furbo, ma anche imbarazzato, delle fossette ai lati della bocca e la voce roca. «ho perso una scommessa.» un’alzata di spalle e le chiese il numero.
Lexis si era sentita morire. Le avevano parlato di quanto i ragazzi inglesi fossero carini, ma quello non era carino: lui era un’onda sul bagno asciuga, che ti prende in pieno e si ritira, lasciandoti le gocce addosso e la sensazione del freddo.
«comunque mi chiamo Harry.» «Lexis.» «so come ti chiami.»
E da lì comincia tutto.
Venticinque, ventisei, ventisette.
Cominciano le chiamate mentre la parrucchiera cerca di acconciarle i capelli. «ho perso una scommessa.» Lexis arricciava sempre il naso «è una scusa vecchia?»«già»
«Allora esci con me.» e lei aveva accettato.
Lexis accenna ancora un sorriso al pensiero. Trenta, trentuno, trentadue, trentatré.
«dove mi stai portando?» e non aveva risposto, si era limitato a sorridere e mostrare quell’adorabile fossetta.
Avevano deciso di uscire, di provarci, di ignorare i paparazzi sempre fuori dai ristoranti e le minacce che lei giornalmente riceveva. «scusami.» «non è colpa tua.» «invece sì.»
Lui che la cercava, lei che voleva essere trovata.
Quarantaquattro, quarantacinque, quarantasei, quarantasette.
«li abbiamo seminati?» il loro fiatone per le corse nelle strade di Londra, lui che conosceva i posti dove appartarsi «direi di sì.» il suo sorriso con quelle dannate fossette.
La risata di Lexis e le labbra di Harry che cercavano le sue. Mani nell’incavo del collo o fra i ricci, occhi che sorridevano.
«con me starai bene.» «ne sono sicura.»
Occhiali da sole nei centri commerciali, magliette larghe a pranzo, lenzuola inutili.
Baci sulle labbra in piena notte, dita che tracciano percorsi fra i tatuaggi, mani grandi fra i capelli fini. E Lexis si sente piena, di lui, di loro.
«in bocca al lupo per il concerto.» e, Dio, aveva sorriso, mostrando ancora quelle dannate fossette «ti amo.» 
Un bacio veloce ed era salito sul palco.
Cinquantasette, cinquantotto, cinquantanove, sessanta.
La luce che entrava delicata dalla finestra, lei con la sua maglietta dei Ramones, lui con addosso solo i tatuaggi. «Europa.» era partita a tracciare quelle curve immaginare dal suo petto con una delle sue sottili dita «America.» ora era arrivata all’addome «Australia.» e si era fermata. Aveva sollevato gli occhi grandi e azzurri «avrai tempo per pensare a me? Mentre sarai in tour?»
Lui le aveva preso le mani piccole e delicate fra le sue grandi e ferme «avrò sempre tempo per pensare a te.» e l’aveva baciata.
Sessantanove, settanta.
La casa, quella che avevano deciso di condividere, quella che lui aveva preso «per me e per te.» ed eccole lì ancora le fossette.
Settantatre, settantaquattro, settantacinque. Le luci delle lampade a basso consumo - «che TU hai voluto comprare.» -, i vestiti abbandonati sul divano in pelle - «che TUA madre ci ha propinato.» -, le loro urla.
«Sai cosa ti dico? Vai e conquista pure una spagnola, se tanto devi provarci con tutte le ragazze che ti passano sotto il naso!» il braccio di Harry che cercava di fermarla, Lexis che raccoglieva la borsa, la porta che sbatteva.
Ottanta.
Harry, poi, era dovuto partire per il tour. Durante l’ultimo concerto a Londra aveva sperato, pregato, sognato di vedere Lexis nei camerini ad aspettarlo, ma non l’aveva vista. Perché in realtà lei c’era, ma aveva guardato il concerto da una tribuna, lasciando che lacrime solitarie scendessero lungo le sue guance magre e che Harry partisse, col suo tour, la sua band e la sua carriera.
Ottantacinque, ottantasei, ottantasette, ott…
Mentre ancora sta passando la spazzola fra i suoi capelli, Lexis sente il materasso che si muove, le lenzuola che si spostano e una voce, assonnata, «hei.»
La stanza è al buio, ma lei è certa di vedere un sorriso sul suo volto «perché sei sveglia?»
«Non riuscivo a dormire.» si giustifica alzando di poco le spalle magre.
Qualcuno che bussava alla porta, lei con ancora addosso il vestito del servizio fotografico, i capelli appena sciolti dallo chignon. Il respiro che si mozzò. «cosa ci fai qui?»
«ho due giorni liberi.» aveva risposto Harry, col fiatone per la corsa e i capelli disordinati.
Lexis deglutì «dovresti essere a Parigi.»
«lo so.» e l’aveva baciata. Lì. Sul pianerottolo, con ancora il fiatone e le mani che cercavano i suoi capelli fini.
Harry si sposta sul materasso e scosta un po’ le lenzuola «vieni qui» dice allargando le braccia.
Lexis accenna un sorriso, si sposta i lunghi capelli dietro un orecchio, abbandona la spazzola alla base del letto e si rifugia fra le sue braccia possenti, che non esitano a stringerla, forte.
Perché, in fondo, a cento colpi di spazzola, non c’è mai arrivata.

 


 
buona sera a tutti :)
voglio premettere che questa è la seconda os di una serie, che naturalmente sarà composta da cinque os, che mi sono venute in mente assolutamente per caso.
ho scritto questa os anche troppo tempo fa, poi in un attacco di pazzia ho pubblicato 
because of me (se volete cliccando sopra c'è il link) e ho pensato di collegarle fra loro :)
ho già scritto quella su Louis, ma non credo la pubblicherò presto, anzi, e queste storie sono, sì, collegate fra loro, ma le protagoniste non si conoscono tutte.
detto questo spero vivamente che la os vi sia piaciuta <3 io adoro Lexis e spero valga lo stesso per voi
vi mando un bacione, spero che abbiate capito questi due personaggi e che mi lascerete un commentino <3
Ilaria

 
  
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