(*):
dalla canzone ‘Poison Prince’, di Amy
McDonald
ChocoCat
Keepsake Killer
*
Some kind
of Poison Prince,
With your eyes in daze.
Some kind of Poison Prince,
Your life is like a maze… (*)
*
Hermione
Granger è la strega brillante che tutti conoscono.
Hermione Granger è la strega brillante che
tutti conoscono, ma è a pezzi, sparsa
su due file di gradini illuminati da un vecchio
lampione malconcio, spazzata via da una raffica di vento ricolma di pioggia
fine.
E non c’è nessuno che possa raccoglierla.
Hai
un gran freddo, ti stringi nella veste di feltro nera e bagnata, guardi le
pozzanghere con occhi annacquati. Piangi per il rimorso, silenziosa e sola,
ancor più per quello che vuoi e che non può più avere, più toccare.
Ti
mordi l’interno della guancia, una zona sensibilizzata dall’incidenza delle
ultime vicende sulla tua rinomata fibra morale.
Roba
fresca, da far girare la testa a Rita Skeeter.
Rivedi
i volti degli amici allontanarsi e ingrigirsi, passarti davanti e andare oltre,
fuori dal palco della tua vita. Dov’è cominciato tutto? Cos’hai
sbagliato davvero? Di chi è la colpa?
A poco a poco il ricordo prende forma nella tua mente e la invade,
ti trapassa la retina imprimendosi su ogni pozzanghera, specchio nell’asfalto,
riflesso di te stessa; quell’essere che tanto ripugni.
“Hermione, ma cosa ci fai qui?”
Era la voce di Harry a provocarle quel
brivido oscuro nel ventre, serpeggiandole nell’anticamera dell’orecchio come in
una tana, rendendola incapace di dimenticare.
La memoria non tradisce mai.
Era avvenuto circa quattro anni prima.
Ricorda di aver lasciato immediatamente la presa sulla coppa di terracotta
nella quale teneva i topi morti; era caduto tutto a terra, in un macello di
carne e cocci.
“Harry! Quando sei
arrivato?”
Non c’era altro che spavento nella sua voce
da ragazzina. Si era inginocchiata subito ad aggiustare la coppa, ma era troppo
tardi per i topi. Pazienza. Glieli avrebbe portati
così.
“Perché non ci hai chiesto di accompagnarti? È
pericoloso qui” Azzardò Harry, lanciando un’occhiata alla montagna di piccoli
cadaveri che lei travasava nel contenitore.
“Perché non potevo.”
“Come sarebbe, non potevi?”
“Non potevo, Harry, uffa! Possibile che io
non possa avere un attimo di pace con voi due? Hai finito il
tema per Piton?”
Lui esitò un attimo, “Non esattamente!”
ammise, incapace di affermare il contrario di fronte a quello sguardo così
sicuro e beffardo “Ma non c’entra! Potresti dirmi, per
favore, cosa diavolo ci fai nella Foresta Proibita a quest’ora, Hermione?”.
“Sentiamo, e tu cosa ci faresti?” Lo aveva
rimbeccato lei, alzando le sopracciglia eloquentemente e riprendendo il cammino
verso il cuore della Foresta.
“Io non dormivo. Da quando è partito Sirius penso sempre a lui e come sarebbe stato averlo
accanto prima… e quindi facevo un giretto, poi ti ho vista andare via. Potevi
chiedermi il mantello, almeno! Sei uscita senza precauzioni, se ti avessero vista la McGranitt o Gazza eri…”
“Non mi
avrebbero mai vista. Sono settimane che lo faccio…”
Ridicolo.
Come poteva una faccenda così banale mandare all’aria ogni cosa con la potenza
della dinamite? Eppure sei stata travolta, nonostante i tuoi calcoli e contro
ogni aspettativa.
Hai
chiuso con il passato, volente o nolente. Fine.
Tutto
perché avevi deciso di mantenere quel dannato segreto per proteggere Hagrid. Lo
sapevi, che la verità viene sempre a galla; strada facendo, solitamente, attira
con sé anche la sozzura, quella che dovrebbe restare sul fondo, protetta dalla
melma.
Certo, all’inizio, che t’importava della verità?
Sei
sempre stata attenta… ma Harry, per puro caso, dopo due settimane ti aveva scoperta. E tu hai dovuto chiedergli di mantenere il
segreto.
“Tu tieni Norberto nella Foresta per Hagrid?”
Harry, come previsto, andò su tutte le furie.
“Shh, Harry, ci
scopriranno!” disse, continuando ad inerpicarsi fra
radici di alberi poderosi e rumori da brivido.
Arrivati in una radura, aveva ordinato a
Harry di tacere.
“Nor-nor” chiamò
piano, con dolcezza.
Harry la guardò esterrefatto.
Hermione non aveva mai mostrato molto affetto per i soggetti di Cura delle
Creature Magiche, anzi. Ma forse, ammise a se stesso, erano tutti troppo
dentuti e velenosi per essere
onestamente apprezzati.
Si convinse dieci a
zero che doveva esser cambiata molto quando la vide lanciare topi morti in aria
con richiami e versetti invitanti ad accompagnare il gesto. Affascinato, rimase
a guardare la ragazza fino all’ultimo lancio, senza una parola. Ombreggiato da
una gran massa di onde castane, il suo viso era un concentrato di disgusto e
determinazione. Si appellava al piccolo drago squamato con un sorriso sbieco,
per niente convincente.
“Harry, tu non devi dirlo a nessuno.”
“Ma certo, cosa
credi che…”
“Dico sul serio, nemmeno a Ron.” Aveva aggiunto lei con cipiglio.
“Ma non posso avere
segreti con Ron.”
“E Ron non sa
tenere la bocca chiusa. Ti conviene farlo, se non vuoi che trovi il modo di
farti tacere io!”
“Hermione!” Gracchiò Harry a mezza voce,
esasperato.
Perché stava facendo tutte quelle storie per
quella faccenda? Era sicuro che Ron non l’avrebbe mai
detto a nessuno. O forse, sotto sotto, si sentiva in
colpa per essere lì in quel momento, senza di lui.
Aveva sempre osservato con scialbo interesse
i battibecchi dei suoi amici, convinto che sarebbero stati ottimi come marito e
moglie. Sembravano tanto Zio Vernon e Zia Petunia, ma in meglio.
Scosse la testa senza troppi problemi,
mettendo da parte quel bruciore vibrante, a livello del cuore, che gli ricordava di essere sempre leale al suo migliore amico.
Dopotutto cosa stava facendo di male? Non poteva davvero dirglielo, stavolta.
Era un segreto fra lui ed Hermione. Fine della storia.
Aveva lanciato un’ultima occhiata a Norberto
allontanandosi con la giovane strega per tornare al castello. Tenne sotto
braccio il mantello, pronto a buttarlo su di loro in caso di necessità.
“Temo che sia una femmina” disse Hermione,
spezzando il cupo silenzio della notte.
L’unica fonte di luce era la Luna. Harry
rabbrividì, ripensando al professor Lupin. Che fosse a spasso per la Foresta
quella sera? Per quanto avesse allungato il collo, non riuscì a capire se ci
fosse Luna Piena fin quando non furono entrambi al limitare del prato.
“Come sarebbe a dire?” Esclamò in crescendo
con un singhiozzo, mentre scivolava sull’erba bagnata. Hermione lo sorresse con
sorprendente forza, poi fece un incantesimo sottovoce alle sue scarpe,
rendendole più aderenti.
“È tanto aggressivo.” Spiegò lei, con l’aria di
saperla lunga.
“E ci sono libri sui draghi, in biblioteca?”
Chiese Harry, cercando di ricordarsi se l’avesse vista restare nel suo rifugio
più del solito.
“Oh, un paio, ma non spiegano come
occuparsene. Ho dovuto chiedere a Charlie.”
“E io che credevo…”
“Lo so, Harry. Mi
dispiace, ma mi avevano chiesto di non parlarne a nessuno. Se te l’avessi detto
subito non avresti resistito, e Ron
avrebbe fatto il resto.” Aggiunse infine, con un’occhiata eloquente malgrado il buio.
“Non hai paura?” Chiese Harry, rinvigorito da
una sferzata di vento freddo.
“E di che cosa?” Rispose lei, sorpresa.
“Oh, non saprei! Di farti beccare, di farti
ammazzare, di incontrare Lord Voldemort…”
Lei non rispose. Lo prese a braccetto,
appoggiando la testa sulla sua spalla e facendolo intimamente arrossire.
“Certo che no.” Disse infine, senza ulteriori spiegazioni.
Quella sera, la prima, erano tornati insieme
alla Torre di Grifondoro.
Perché non gli hai impedito di tornare?
Hermione,
non lo sai nemmeno adesso.
O
meglio l’hai sempre saputo, e hai deciso da sola quale fosse la soluzione
migliore: ci penserò dopo, ti dicevi sempre.
La
tempesta che t’infuria attorno non scalfisce il tuo cuore corrotto,
sacrificato, sbagliato.
Harry
è sempre tornato, di notte, ad accompagnarti per occuparsi di Norberto. Nessuno
l’ha mai saputo, mai.
Te ne saresti dovuta accorgere in quel momento? Questo momento, quello che ti viene in
mente ora e che ti scuote ancora con la violenza di quel giorno?
“Hermione, sei tu?”
La tenda che li separava lasciava trasparire
le forme, le voci, il tepore di due corpi caldi e all’erta. Tremavano come
foglie.
“Harry, oh, Harry!” Singhiozzò lei,
sgusciando all’interno della tenda per abbracciarlo.
“Andrà tutto bene,
Harry. Ricordi come fa Norberta quando ti avvicini troppo mentre mangia?”
“Destra, destra,
colpo di coda e poi fuoco.” Recitò lui, inquieto.
“Andrà tutto bene.” Sussurrò ancora, appena
prima che arrivasse Rita Skeeter.
Successe in un attimo, o forse lo ricorda
così per l’ansia; la lingua biforcuta della donna fendeva colpi segreti che
entrambi accusarono, ignari, fingendo fino all’ultimo istante. Non c’è nessun noi, dicevano
i loro gesti e i loro sguardi affettati.
Ancora
accecato per la fotografia, benedicendo l’intervento tempestivo
di Silente e i compagni, Harry sfiorava con la mano la fenditura della tenda,
alla ricerca di sicurezza. Era terrorizzato. Trovò una mano fredda e madida, ma
dalla presa salda. Ebbe un tuffo al cuore.
Nessuno se n’era accorto. La sua amica, la sua Hermione, era
ancora lì.
Non potevo, non dovevo, lui non mi
appartiene. La litania si ripete all’agonia nella tua mente, Hermione,
mentre ti stringi convulsamente su te stessa. Vorresti dimenticare e al
contempo serrare nelle pieghe del cuore quei momenti preziosi e strazianti che
solo tu custodisci.
Cosa puoi fare,
adesso?
È
tutto rovinato.
Hai
sbagliato, dall’inizio alla fine non hai fatto altro che sbagliare. E ora
continui imperterrita, perché non conosci che questa via, e nessuno te ne ha
mai insegnate altre.
Se
non gli avessi permesso di restare, se fossi stata più brava a nasconderti, non
avresti nemmeno cominciato a provare quel sentimento così duro sulla pelle,
così logorante.
Lo
amavi come si ama prima di morire.
A
poco a poco, sempre di più, più veloce, più forte.
Lo desideravi come tuo, lo reclamavi;
le tue mani si stringevano sulla veste ogni volta che eravate vicini o che vi
ritrovavate soli.
E
tu gli stavi accanto ogni giorno senza muovere un
muscolo, tesa come se ne dipendesse la tua stessa sopravvivenza. Ti torturava
la sola vista di Harry, per l’amarezza, per l’animosa giustizia che infieriva
sul tuo cuore da sempre, rendendolo tenero e frangibile.
Harry
no, ti gridava il mondo, a caratteri cubitali.
Se
lui non ti avesse scoperta quel giorno al terzo anno
ora saresti una persona serena, felice.
L’impatto
di due meteore nello spazio crea un oceano di polvere, oppure una nuova stella.
Di certo
voi sareste stati polvere. È davvero così?
Ma certo che
sì, dannazione.
Saresti
felice, adesso; non penseresti a Harry tutto il giorno e tutta la notte, non
saresti qui, a ripetere gli errori, a spostare i ciottoli da una strada fatta
di sassi; non dovresti considerarti un simile orrore; non saresti più
colpevole.
Ma
la verità, con la sua sporcizia, ti ha travolta. E tu
ti sei aggrappata come hai potuto a ciò che galleggia, hai resistito come
riuscivi contro la corrente, e ti sei risanata a modo tuo.
Oblivion.
Con le mani sugli occhi ripensi a quell’attimo in cui tutto ha
vacillato; è bastato un sonoro boato del cuore a mandarti in frantumi.
“Hermione”
Non chiamarmi, non con quel tono, ti prego.
Sono
mesi che vacilli. Mesi che sogni di ravviare con le dita quei bizzarri ciuffi
corvini, mesi che vorresti tappargli la bocca con le mani per liberarlo alla
condizione di un bacio. Forse è l’orgoglio che ti ha trattenuta;
forse il terrore di fare del male a qualcuno che ti sta a cuore.
“Ehi”
La
sua voce è dolce e carezzevole, ma ti scortica come carta vetrata.
Senti
l’ansia alla gola, hai notato con la coda dell’occhio che ha ormai preso una
decisione folle.
Anche
così, di sbieco, lo trovi terribilmente familiare, attraente, tuo; e prevedi che non saprai
contrastarlo, così ti scosti, guardi altrove, misuri i passi.
Ti
concentri sulle pietre ammassate in mezzo alla radura, ormai un campo di
battaglia.
Norberta
l’hanno portata via ieri l’altro, ma tu sei tornata lì
lo stesso.
Ti
ricorda i momenti più belli, più intimi. Lui era accanto a te, ti parlava piano
e non c’era nessuno a deviare le vie che sceglievate assieme.
Mormorava
i suoi pensieri e le sue paure, solo con te, unica docile auricola. Quattro
anni di sussurri segreti, cui unici padroni eravate voi.
Mi basta questo, Harry. Non chiedermi più di
questo. Ti prego non farlo… non ti avvicinare così…
Non
gli hai detto che saresti venuta, sarebbe stato stupido. Eppure speravi,
dannandoti per questo, che lui venisse.
Senti
la sua presenza dietro le spalle, e ti senti dominata dalla sua fragranza.
Ogni
tua inalazione sa di Harry.
“Devo
parlarti”
Sai
di doverlo spezzare, sai che lui ha preso tempo per
capire i propri sentimenti e quelle due parole gli sono sicuramente costate
molto. Spezzalo adesso. Via il dente,
via il dolore. Mandalo via, scuotilo, fagli capire che tu non sarai mai sua,
che il tuo cuore è di un altro, che per lui provi solo disgusto.
Nulla di più falso.
Vuoi vomitare, tanto intensa è l’attesa, tanto sbagliato è il tuo
amore. Bruci per il senso dell’ingiusto, rapidamente assimilato nell’encefalo
come uno zucchero semplice, sicché basta l’idea a farti girare la testa; è così
inebriante il sapore dell’impossibile
che ne sei aspirata come fumo nell’aria; non puoi sottrarti.
Nessuno
ti aveva mai detto, Hermione Granger, Prefetto Grifondoro, che si desidera
sempre ciò che non si può avere, per il suo sapore speziato e piccante, per le
lacrime versate e le essenze forti, annientanti, che rimangono tanto impresse
sulla pelle da far male.
Chi
mai ti abbia conosciuta pretende sapere che sei
senz’altro una ragazza per bene. Hermione, Prefetto, ragazza per bene, strega brillante che tutti conoscono.
Proprio tu ti apprestavi a sparare a un amico per non sparare ad un altro. Per il bene di chi? Non lo sapevi.
Sentivi solo che era giusto, e quello che desideravi terribilmente
sbagliato.
Harry
decide di cercare il tuo sguardo; non hai il tempo di reagire che ti trovi
davanti ai suoi occhi chiari. Brillano come due biglie colorate nella fioca luce
del cielo che perde il suo Sole; non puoi guardarlo, lo senti così vicino, così
tuo, che improvvisamente ti dolgono gli arti per non poterlo afferrare.
Lo
guardi, sai di avere quell’aria antipatica di quando sei nervosa, spingi le
mani avanti per allontanarlo, ma lui si è accucciato per arrivare all’altezza
dei tuoi occhi e assorbe il colpo, sorridendo suo malgrado, facendoti male al
cuore per la purezza di quel sentimento.
Il
contatto diventa ustionante quando ti prende una mano dalla sua spalla senza
spostarla, tenendola chiusa nella sua. Così vicini da sentire l’odore, il
respiro, la pulsazione sul collo uno dell’altro.
Cominci
a respirare con la bocca, non vuoi quel miasma nel naso, ti toglie il respiro,
accelera il battito, fa perdere il senno. Dovresti sottrarti, ma non ce la fai.
Sapete
entrambi che la collisione è imminente; senti l’allentarsi della presa sulla
tua mano.
Eccola;
l’ultima possibilità di scappare ti scivola via di mano, e prima di
accorgertene Harry ti guarda negli occhi rapidamente; è sicuro, irruente; ti
bacia. La sua lingua è forte nella tua bocca, diversa da come avessi mai potuto
immaginarla; lo senti succhiare le tue labbra e il suo odore finalmente riempie
le tue narici. Il primo vero respiro dopo l’apnea ti brucia i polmoni e ti
concia il cervello. Harry è tuo.
Anche se non puoi, anche se non devi.
Nemmeno
il lontano urlo di Grop, il fratellastro di Hagrid,
l’ennesimo segreto che condividete, riesce a distrarti.
Oblivion.
Ti senti come un piccolo forte preso d’assalto. Non ci sono
viveri da settimane, la gente muore di
malattia, l’attacco si fa sempre più opprimente.
E tu cosa puoi fare?
Maledici il giorno in cui sei diventata strega,
all’improvviso, come non avevi mai osato né dovuto fare. Il cappuccio è zuppo
di pioggia e trattiene l’acqua sui tuoi capelli. Ti auguri di farla finita in
fretta.
Non saresti
mai dovuta essere una strega capace; non avresti mai dovuto imparare
quell’incantesimo.
Leggi
l’esitazione nei suoi occhi; è combattuto, colpevole di chissà quale crimine,
ma almeno ha deciso da che parte stare. Tu invece non ci riesci, così abbassi
lo sguardo ancora una volta, mentre il cuore rallenta un po’, lasciandoti con
l’udito leggermente ovattato. Ancora non sai che nella vita la paura è un
veleno, che l’amore va preso di petto, e i problemi affrontati. Ti vergogni di
essere così debole, davanti a lui.
“Lo sai, vero? Non c’è
bisogno che dica niente.” Ti dice lui con quel poco fiato che gli è rimasto.
T'invischi nelle sue pupille verde e oro, non più
padrona dei tuoi pensieri.
“…”
“Lo
sappiamo entrambi. Non ha nessun senso nasconderlo, Hermione; ora basta. Non
puoi, ancora una volta, pensare sempre prima agli altri!”
“Ma Ginny, Ron…”
“Devono farsene una ragione! Dio,
Hermione, pensaci! Non saresti felice, con me?”
“Sì,
Harry, ma…”
“Io
sarei felice. Lo sono sempre, se so che posso contare su di te, e, beh l’ho
sempre fatto, devo ammetterlo… non solo per i compiti, e per tutti i problemi
gravi che abbiamo dovuto contrastare. Tu ci sei sempre stata, sempre, fin dall’inizio.
Ti ricordi quando mi hai aggiustato gli occhiali?”
“Harry!”
l’urgenza nella tua voce sembra riportarlo al presente.
“Siamo…
siamo così vicini… nessuno mi è giusto accanto quanto te. Non so spiegartelo,
è… da pazzi. Ho la pelle d’oca. Guardami.”
Siete
un incastro perfetto, uno di quelli assoluti, che non lasciano
scampo alle mezze misure, ai medi incastri. Eppure un infido film ti soffoca la
pelle, ti fa sentire sbagliata, sporca, colpevole. E tu non puoi, non riesci a
non dargli retta. Sai che potrebbe anche non funzionare, fra te e Harry, per
l’assoluta perfezione che ti si para davanti quando fantasticando
pensi a lui. E la ferita che infliggeresti agli amici è troppo grande, troppo
ingombrante sulla tua anima chiara.
“Harry,
ci odierebbero tutti. Non sarebbe mai dovuto succedere.”
“Ma è solo un bacio, Hermione!” geme, spiantato per non esser
riuscito a trovare in te lo specchio del proprio entusiasmo.
“Non
è quello.” Ammetti.
“…”
“È
meglio se vado, è tardi. Ci vediamo domani.”
Con
la mano fredda e tremolante lo allontani da te e scappi a passo rapido,
spostando le foglie secche come una tormenta dotata di gambe.
Il
sapore aspro del rifiuto che gli hai servito su un piatto d’argento ti fa
storcere la bocca, la gola è stretta in una morsa mortifera. E tu vacilli; è troppo ingiusto. Sei tu che sei troppo
ingiusta con te stessa, e il tuo corpo si ribella contro di te.
Ti
volti sui tuoi passi e un attimo dopo vai a sbattere contro il petto di Harry.
Le
sue braccia ti stritolano e le tue emozioni esplodono dietro le palpebre come
fuochi d’artificio. Boccheggi, incapace di fare altro.
“Ti
prego. Resta con me.”
Lui
ti sta supplicando.
Qualcosa
si accende in te, un lumicino diverso, alimentato dall’immenso caos che provi
dentro, e non vuoi più sentirti oppressa. Non lo sopporti più, non quando senti
il cuore di Harry contro il tuo e un inconfondibile sfarfallio nello stomaco.
Respiri
a fondo per riprendere con l’ossigeno la tua libertà,
tanto agognata quanto fin ora respinta. Harry ti solleva il viso con bramosia e
ti cerca la bocca. Non vuoi più negargli niente. Vi siete a lungo inginocchiati
in nome della giustizia, della lealtà, dell’amicizia; in nome di chissà che
idiozia.
Adesso,
però, è facile crederci: non esiste più nulla al di fuori di voi due uniti.
È
qualcosa per cui sai che vorresti combattere, se solo la brama di sentirlo tuo
non fosse così pressante. Harry ti prende in braccio e ti appoggia a una
vecchia corteccia.
Ora
non c’è più alcuna luce, la Luna è uno spicchio fine stanotte, e nessuno vi
vede, nessuno v’illumina.
I
gesti garbati ma forti t’imprimono sulla pelle un calore sconosciuto. È così
giusto, tutto questo, che il cuore ti rimbalza in gola più volte e ti viene da
piangere per il senso di accesa soddisfazione. Non sei mai stata di nessuno,
ora aneli ad essere sua. Stringi le gambe attorno al
suo ventre, le mani attorno al suo collo nel tentativo di fonderti con lui, di
lasciare un segno sulla sua pelle. Lo senti sussurrare alle tue orecchie cose
mai dette ma così probe da accenderti ancora di più, e mentre lo mordi lui si spinge dentro di te.
Un
dolore ti immobilizza, ma Harry ti raccoglie il viso,
pregandoti di non soffrire, e tu pensi che nessuno al mondo ha più fortuna di
te. Il suo calore è rassicurante, quasi opprimente e ti dà il coraggio
necessario per reagire. Sei stupita dalle sensazioni che provi, come una
farfalla appena nata dal bozzolo. Spalanchi gli occhi per la sorpresa e per i
brividi che ti scuotono dall’involucro di vita che hai sempre conosciuto; Harry
ti ha aperto gli occhi, ti ha dato il suo cuore, ti ama come un matto, e si
aggrappa a te come se non contasse nient’altro, né ora né sempre.
Sei
sommersa dal suo piacere, in estasi, tesa verso di lui e tutto quello che vuole
darti; la tua lingua ripassa le forme del suo collo, leviga gli angoli, si fa
terapeutica; risani tutte le ferite che gli hai inferto, una carezza dopo
l’altra, e ti senti immancabilmente meglio. Hai trovato la tua casa, lì, nella
Foresta, fra le sue braccia.
Oblivion.
L’angoscia
lambisce le pareti della tua gola e ti fa irrigidire dal rimpianto. Avresti
voluto dire a Harry che ricambiavi e gli rendevi ogni parola che lui ti aveva
rivolto, che anche tu, inspiegabilmente, non eri fatta per nessun altro. Che il
tuo cuore strillava per dirti “è lui, è lui, è lui!”.
Avresti voluto vivere quell’attimo per sempre. Invece l’hai
raschiato via dalla faccia della terra, perché adesso l’unica persona che se ne
ricorda sei tu. E fa così male da toglierti il fiato, il cielo e la terra sotto
i piedi. Ancora piangi per quel giorno in cui hai detto addio al tuo Harry,
sperando con tutta te stessa di aver spezzato il vostro legame.
“Harry,
mi accompagneresti in biblioteca prima degli allenamenti? Ron
è uscito con Seamus e Neville per rendere la pergamena al professor Rüf, ho davvero bisogno di una mano e…”
“Eh?
Sì, certo.”
Non
l’hai mai visto così luminoso, e piangi dentro per il colpo che stai per
infliggergli. Cammini in fretta e lui ti sta dietro di
poco, allegro, con il suo solito passo deciso. Appena prima della biblioteca lo
trascini nell’aula vuota che è in disuso per un incantesimo andato male.
‘Ti amerò Harry, ti amerò sempre.”
“Her…”
Lo
stringi impetuosamente, senza lasciargli il tempo di reagire. Gli rubi un bacio
rapido e doloroso come una picconata nel cuore. Harry è rovente contro il tuo
corpo e tu senti che è l’ultima volta che potrai abbracciarlo così, sapendo che
lui ti stringe per amore. L’ultima collisione, prima di annullare per sempre
ciò che vi ha uniti. Non sarete altro che un mucchio
di polvere.
“Hermione,
credevo che…”
“Dio,
fa’ che lui mi perdoni.”
“…”
“Oblivion.”
Il
ricordo ti assale e ti sconfigge.
Hermione
Granger è morta dentro.
Tremiti
e palpebre umide ti illudono di essere pioggia, vento
o fiume, e di non esistere più.
Invece
sei lì, abbandonata sulle scale di casa tua, distrutta.
Ti
eri ripromessa di non farlo mai più.
Hai
dovuto dire addio a quell’Harry che solo tu hai conosciuto, e
appena un’ora fa hai cancellato ogni traccia di te nei tuoi genitori per il
loro stesso bene. Quel bene che tutti proferiscono con pomposità, un bene superiore e profano, ingiusto e immorale, che ti ha portato via tutto.
Tergiversi.
Non esisti più: ora è vero. Con che forza ti alzi in piedi,
Hermione, e con che forza raccogli la bacchetta? Con che coraggio ti asciughi
gli occhi e non il viso?
Se qualcuno ti aprisse a metà non
troverebbe che aria dentro di te. Aria stagna, irrespirabile.
Crac.
“Hermione,
meno male, sei arrivata appena in tempo per la cena! Vieni qui,
che ti abbraccio… Sempre troppo magra, sei, benedetta ragazza! Coraggio, vai a
chiamare Ronald, è di sopra con sua sorella, e solo Merlino sa cosa stiano
combinando…”
Ogni
scalino è contato, frutto della folle spremitura che ti sei imposta e che rende
i tuoi passi incerti nelle scarpe. Ti tieni i gomiti, tremando, come quella
volta che sei andata in biblioteca con Harry, ridendo fra lacrime
mostruosamente camuffate, mentre gli spiegavi che era lui l’idiota a essersi sbagliato
di porta e che tu sapevi benissimo che era l’aula in disuso e non sapevi perché
diavolo l’avevi seguito.
“Ehi,
ehm, Hermione, ciao.”
Il
rossore di Ronald non ti tocca più. È freddo e triste, come tutto quello che
hai attorno. Non hai nemmeno il coraggio di dirgli cosa hai appena fatto; assassina di ricordi.
Gliene
parlerai più avanti, quando e se ti faranno domande.
Nel
frattempo…
Ginny si
occuperà di te, Ron aiuterà a preparare la tavola, e
quando ti informeranno dei piani per andare a prendere
Harry tu non farai una piega; Harry sarà felice di vedervi, sorpreso dalla
quantità di persone che gli vogliono bene, contrario all’idea di rischiare la
vita degli altri, ma soprattutto ignaro dello squarcio che gli hai aperto nella
mente, e di quello che lui ha lasciato nel tuo cuore. Ti adatterai all’amore
morbido, di cotone, di Ron. Un amore diverso, che non
è una cerniera perfetta, e sa di bucato o di cucina calda e
profumata. Non sarà come fare l’amore sulla corteccia di un albero, con
il vento fra i capelli e l’affanno nella voce, non sarà come sapere di avere
fra le mani l’essere che ti è destinato.
Dirai
addio al tuo Harry, salutandolo con la mano sul cuore, il giorno in cui
ritroverai i tuoi genitori e potrai rendergli la memoria; quell’Harry, quello
creato apposta per te, non potrà tornare più. È troppo
tardi, ed è troppo sbagliato. Sorriderai e lo guarderai negli occhi alla
ricerca di quella parte di lui che ti ha amata,
sentendoti più sola che mai.
Ogni
volta che ti sorriderà sarà spargimento di sale sulla
ferita, ogni volta che ti stringerà fra le sue braccia e tu vedrai la fede di Ginny al suo anulare sarà alcol puro, e ogni attimo passato
lontano da lui non sarà più vivibile di ogni attimo passato con lui. Ma tu continuerai a sorridergli, tuo malgrado, per il quieto
vivere altrui, sopravvivendo di soppiatto, titanicamente in sordina, per il bene superiore.