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Autore: Lady Five    19/09/2013    2 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'Arcadia era pur sempre un'astronave pirata e, nella sua navigazione interstellare, abbordava altre astronavi, per lo più mercantili, da cui la ciurma prendeva però solo i mezzi per vivere: cibo, medicine, a volte attrezzature, carburante e altre materie prime. Denaro e preziosi venivano regolarmente lasciati. E anche ai membri degli equipaggi assaliti non veniva torto un capello.
Mayu assistette la prima volta con molta curiosità a una di queste azioni. Non le era mai capitato prima, perché Harlock si guardava bene dal compierle quando lei era a bordo. Ma ora non si poteva agire diversamente. Le faceva uno strano effetto, perché si trattava comunque di atti illegali... ma del resto, lui era considerato un fuorilegge mica per caso... quel titolo se lo era guadagnato sul campo.
Una volta gli chiese di poter partecipare all'arrembaggio anche lei. Naturalmente Harlock si infuriò.
“Non mi fare mai, MAI più una richiesta del genere, o ti spedisco su Neoterra in un secondo! Questo non è il tuo lavoro. Occupati dei tuoi compiti, e basta!”
Lei non aveva potuto fare altro che obbedire, mentre il capitano sudava freddo. Ci mancava solo questa! Non avrebbe mai detto che quella ragazza dall'aspetto così dolce e delicato potesse essere una testa calda! Anche se in fondo sua madre era così, lui non l'avrebbe mai esposta deliberatamente a pericoli ulteriori. Tochiro mi fulminerebbe seduta stante!
Per essere più tranquillo, intimò al capo ingegnere di sorvegliarla e di impedire a tutti i costi che si cacciasse in qualche guaio.

L'ultimo scontro era stato con un'altra ciurma di pirati, violenti e spregiudicati, che intendevano prendersi ciò che l'Arcadia aveva “onestamente” appena trafugato da un cargo spaziale. L'Arcadia aveva avuto la meglio, come al solito, ma aveva subito alcuni danni, che andavano riparati al più presto. Si rese quindi necessaria una sosta su Ombra di Morte.
Mayu lavorò sodo insieme a Maji e agli altri tecnici per rimediare ai guasti, sotto l'occhio vigile e compiaciuto del capitano. Che concesse poi alcuni giorni di vacanza.
Harlock, come al solito, se ne stava per conto suo. Per distrarsi ed evitare la tentazione di guardare un po' troppo la spiaggia e soprattutto “certe” bagnanti (anche se non aveva più fatto sogni strani, meglio non rischiare!), studiava nuove rotte e pianificava i prossimi itinerari.
Un giorno, Mayu chiese a Tadashi, ostentando indifferenza:
“Ma il capitano non scende mai dalla nave, non so, a fare il bagno, a prendere un po' di sole...”
“Sì, qualche volta....”
“Ah! Ma io non l'ho mai visto!!
“Perché non si fa mai vedere. C'è una piccola baia, dalla parte opposta rispetto a questa, dove va solo lui. Noi lo sappiamo, e lo lasciamo in pace, non ci andiamo mai. E' un tacito accordo.”
Mayu non commentò. Ma decise di sfruttare quell'informazione a suo vantaggio quanto prima. Individuò la baia di cui parlava Tadashi. Si poteva raggiungere anche a nuoto, dalla spiaggia dove si radunava solitamente il resto dell'equipaggio, superando un piccolo promontorio. Così, senza dare nell'occhio, prese l'abitudine di fare delle lunghe nuotate solitarie, fino a che non l'avesse sorpreso. Avrebbe finto di essere capitata lì per caso, di non sapere nulla dell'accordo (scusa plausibile) e poi... avrebbe improvvisato.
Finalmente un pomeriggio lo vide. Era uno spettacolo più unico che raro osservarlo fare il bagno come uno qualsiasi di loro, come un comune mortale! E nuotava anche bene, con lunghe e vigorose bracciate. Mayu si fece coraggio e si diresse verso di lui, chiamandolo con voce allegra,
“Ehi, Harlock! Che onore vederti qui!”
L'uomo si bloccò e volse lo sguardo verso il punto da cui proveniva la voce. Era chiaramente sorpreso. Se fosse anche contrariato, non lo diede a vedere.
“Ciao, Mayu. Che cosa ci fai qui?”
“ Oh, niente, stavo solo facendo una nuotata più lunga del solito e sono capitata qui. Non ci ero mai stata, è molto bello!”
La ragazza l'aveva quasi raggiunto, ma Harlock si era già voltato e stava tornando verso riva, dove giacevano i suoi consueti abiti. Reagiva male, come sempre, quando i suoi spazi venivano violati.
Ma Mayu non aveva alcuna intenzione di lasciarselo scappare. Non dopo aver potuto ammirare, per la prima volta dalla fine della sua infanzia, le sue spalle e i suoi pettorali nudi.
“Aspetta, Harlock, già te ne vai? Rimani un po' a giocare con me!”
Giocare?
Harlock non poté trattenere un sorriso canzonatorio.
“Non ti sembra di essere un po' … cresciuta per giocare?”
Soprattutto, non sei “vestita” in modo inadatto, con quella specie di micro costume?
“Niente affatto! Voglio fare i tuffi!”
Harlock era sempre più stupefatto.
“Tuffi?”
“Sì, ti ricordi? Tu mi fai la scaletta con le mani e mi lanci in acqua!”
“Stai scherzando, spero! L'ultima volta che hai fatto questo gioco eri alta così. Adesso sei grande e grossa, non se ne parla neanche! Mi farai venire il colpo della strega!”
“Non cercare scuse! Peso come una piuma!”
E così dicendo si avvicinò ancora di più.
D'accordo, ora ti dimostro che la cosa non è più possibile. Ma come riesci a farmi fare sempre quello che vuoi?
Intrecciò le mani e Mayu ridendo vi posò sopra il piede, appoggiandosi nello stesso tempo con i palmi alle sue spalle per tenersi in equilibrio prima di darsi lo slancio verso l'alto. Così Harlock si trovò praticamente con gli occhi all'altezza della sua scollatura.
Avrebbe dovuto guardare da un'altra parte, ma non ci riuscì. La sua volontà era come paralizzata. Fu un attimo, perché subito dopo perse la presa, Mayu scivolò verso il basso e si avvinghiò al suo collo, e lui istintivamente la afferrò per la vita.
E questa volta furono le loro bocche a trovarsi vicine. Pericolosamente vicine...
Fu lei a farlo. Posò le labbra frementi sulle sue e lo baciò. Il bacio di una donna, non certo quello di una ragazzina.
Per pochi secondi, lui, confuso e preso alla sprovvista, rispose a quel bacio inaspettato con lo stesso trasporto, colmandole il cuore di felicità. Ma fu solo un'illusione. Perché Harlock si staccò bruscamente da lei, lo sguardo pieno di sgomento e vergogna, si girò di scatto e si allontanò a grandi passi.
Mayu lo chiamò disperata.
“Harlock! Aspetta, non andartene!”
Ma lui aveva già raccolto i suoi abiti e se ne stava tornando rapidamente verso l'Arcadia, senza voltarsi nemmeno una volta.
“Ti prego, resta con me” mormorò la ragazza, sfiorandosi con le dita la bocca orfana di quel contatto così a lungo desiderato.

Guadagnò la riva e si sedette sulla sabbia, con le ginocchia abbracciate al petto, senza più trattenere le lacrime.
I suoi timori si stavano rivelando fondati.
Era innegabile che Harlock l'avesse baciata, poco prima, così come non le era sfuggito il modo in cui le aveva fissato il décolleté... ma era anche innegabile che subito dopo se ne era vergognato, aveva giudicato il suo comportamento un abominio, un atto contro natura, ed era scappato.
Quindi Harlock probabilmente provava dell'attrazione per lei, ma non riusciva ad accettarlo. L'avrebbe combattuta con ogni mezzo. Non vi avrebbe mai ceduto, a nessun costo. Doveva fargli cambiare idea. Sì, ma come?
Una mano delicata sulla sua spalla la fece trasalire. Era Mimeh.
Mayu si asciugò in fretta gli occhi, anche se forse non aveva senso ormai. Si chiese se avesse assistito alla scena tra lei e Harlock.
“Tutto bene?” le chiese la donna con la sua voce soave.
La ragazza esitò. Fu tentata di mentire, anche se con Mimeh probabilmente sarebbe stato inutile. Non aveva mai capito fino in fondo la natura del suo rapporto con Harlock. Per caso anche lei ne era innamorata? Ma in tanti anni non era mai successo nulla tra loro, che lei sapesse. Forse Mimeh se ne era fatta una ragione... come sarebbe toccato fare anche a lei, prima o poi!
Magari le avrebbe dato sollievo confidarsi con qualcuno. In fondo, non aveva mai avuto un'amica, a cui raccontare tutto, con cui condividere pensieri, desideri, paure...
Scosse la testa.
“E' per lui che piangi, vero?”
Annuì.
“Lo ami tanto.”
Un'affermazione, più che una domanda.
Annuì di nuovo.
“Ma credo che sia meglio che me lo tolga dalla testa... Lui non mi amerà mai. Non nel modo in cui desidero io.”
Ci furono alcuni istanti di silenzio.
“Eppure tu sei l'unica che può riuscirci.”
Mayu scosse la testa incredula.
“No, non lo credo affatto! Casomai il contrario, sono l'unica che non ha proprio nessuna speranza! Il nostro passato peserà sempre su di noi...”
Mimeh la guardò intensamente, per quanto le consentivano i suoi lineamenti alieni.
“Credimi, tu sei l'unica, perché eri già nel suo cuore... prima che si chiudesse del tutto al mondo, prima che si coprisse di gelo... Tu sei rimasta sempre lì dentro. Devi solo cambiare posto...”
Mayu aggrottò la fronte.
“Come?”
“Questo io non lo so. Ma so che troverai il modo.”

Harlock ritornò sull'Arcadia, reprimendo a fatica l'istinto di spaccare tutto quello che gli capitava a tiro.
Era furioso. Con se stesso, innanzitutto.
Come gli era venuto in mente di prestarsi a quell'assurdo gioco? E come aveva potuto non solo acconsentire, ma addirittura corrispondere, a quel bacio, sia pure per poco?
Cosa avrebbe pensato adesso Mayu?
Già, Mayu. Era stata lei a prendere l'iniziativa, però.
Harlock si era già chiesto, dopo la famosa sera del ballo e soprattutto dopo la strana notte che avevano passato insieme, se l'affetto della ragazza per lui si fosse trasformato in qualcos'altro. Se si fosse presa un'infatuazione, una cotta adolescenziale. Perché di quello poteva trattarsi, nient'altro.
Però poi il suo comportamento abituale l'aveva convinto del contrario. Almeno, così gli aveva fatto comodo credere. Fino ad ora. Perché adesso la ricerca di un contatto fisico con lui (a che scopo, se no, chiedergli di “giocare”?) e infine quel bacio, rimettevano tutto in discussione.
Se era così, la cosa andava stroncata sul nascere, senza esitazioni.
Però lui l'aveva in un certo senso incoraggiata. Poco importava che subito dopo fosse “rinsavito” e se ne fosse andato in malo modo. Il messaggio implicito che involontariamente aveva dato era che anche lui provava qualcosa di nuovo per lei. Come avrebbe potuto negarlo? Come spiegarle, senza ferirla, che si era trattato di uno sbaglio, di un attimo di debolezza?
Una debolezza, un cedimento, che non aveva mai avuto per nessun'altra.
Già, perché? Si versò il solito whisky “dell'oblio”. Non poteva trattarsi solo di attrazione fisica. Non erano certo mancate le belle donne nel suo orizzonte. Ne aveva due sulla sua nave da anni, tanto per dire. A cui teneva molto, anche. Ma non avevano mai popolato i suoi sogni, più o meno proibiti. Non aveva mai avuto l'impulso di sfiorarle. Forse solo perché loro non avevano osato avvicinarsi più di tanto a lui? Perché nessuna si era mai potuta prendere le libertà che aveva Mayu?
Può darsi.
Ma Harlock sospettava ci fosse dell'altro. Qualcosa a cui non aveva mai avuto il coraggio di dare un nome, che non aveva mai voluto ammettere con se stesso.
Un disperato bisogno d'amore.
Una richiesta imperiosa, unita a una folle paura, che lui aveva soltanto creduto di aver messo a tacere per sempre. Che pensava di aver seppellito da tempo nel suo cuore, insieme a tutti gli affetti che aveva perso. Che si era illuso di poter occultare con i suoi modi scostanti, con le sue abitudini solitarie, perché nessuno si avvicinasse tanto da poterla scoprire.
L'unica persona a cui avesse mai permesso di farlo era Mayu. E ora l'affetto, il calore che lei gli aveva sempre dimostrato senza remore stavano aprendo delle crepe ogni giorno più profonde nel ghiaccio della sua anima.
Era Mayu la risposta che, senza saperlo, stava aspettando?
Ma perché proprio lei? - pensava stringendo i pugni con rabbia. Perché, tra tutte le femmine dell'universo, terrestri e aliene, proprio la sua bambina?
Tutto ciò era molto pericoloso. Quasi peggio che se fosse stata, appunto, solo attrazione fisica. Perché lo rendeva vulnerabile. Lo esponeva ancora al rischio che cercava di sfuggire da anni: quello di soffrire ancora, di subire le conseguenze dell'amore e dell'amicizia perduti. Era questo il motivo per cui il suo cuore, per quanto capace di atti di generosità, di altruismo, di coraggio, era come pietrificato.
In ogni caso, Mayu non doveva andarcene di mezzo. Le cose dovevano essere rimesse al loro posto. Lei era la sua figlioccia, lui era il suo padrino e tutore, e così doveva essere. Se anche lei si fosse “innamorata”, era giovane e se la sarebbe fatta passare, aveva tutta la vita per incontrare qualcun altro. Certo, permetterle di restare sull'Arcadia non avrebbe facilitato le cose. Ma non poteva abbandonarla di nuovo, questo no.
Le avrebbe parlato. Con il peso della sua maturità e della sua esperienza, l'avrebbe fatta ragionare. Era una ragazza intelligente e saggia. Alla fine avrebbe capito. Avrebbe compreso che era una follia, che non avrebbe mai funzionato, che avrebbero finito per farsi del male.
Sospirò. Sospettava che non sarebbe stato affatto facile. Era pur sempre figlia di Tochiro ed Esmeralda. Due adorabili testardi.

  
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