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Autore: Do_Not_Touch_My_Patria    20/09/2013    8 recensioni
Courfeyrac ha avuto un'altra brillante idea delle sue: organizzare una vacanza in Italia.
Inutile dire che, all'idea di un po' di relax in terra straniera, gli Amis de l'ABC si sono mostrati tutti entusiasti.
Beh. Quasi tutti...
Fra viaggi in macchina degni di un poema epico, drammatici disguidi con l'assegnazione delle camere, Grantaire ubriaco, Courfeyrac ipercinetico, Joly con la nausea e Marius che alla fine è riuscito a portarsi dietro la sua adorata Cosette, riuscirà il povero Enjolras a resistere ad un mese lontano dalla sua amata Patria e godersi la vacanza?
Tutto questo e molto altro in una fanfiction che di serio ha giusto il protagonista.
E forse nemmeno lui...
[Enjolras/Grantaire; Courfeyrac/Jehan; Bossuet/Joly con accenni -ma nemmeno troppo leggeri- Marius/Cosette e Combeferre/Eponine]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo X













Courfeyrac si era alzato all’alba.
Aveva passato una nottata infernale a rigirarsi più e più volte nel letto, e in quelle rarissime occasioni in cui era riuscito a prendere sonno, l’immagine del suo cellulare sul tavolino della tavernetta aveva pensato bene di apparirgli in sogno, accompagnata da quella di un misterioso ladro vestito di nero in stile Detective Conan che si appropriava del suo telefonino.
- Ti prego, Courf, stai fermo e dormi. – lo aveva scongiurato Jehan verso le cinque del mattino, vittima dell’agitazione dell’amico.
Niente da fare, Courfeyrac aveva dovuto vestirsi e scendere in tavernetta alla ricerca della sua appendice elettronica.
- Non puoi capire, Jehan. Qui dentro c’è il mio mondo! – aveva esclamato quando era tornato vittorioso.
- Sarebbe a dire? – Jehan aveva alzato un sopracciglio, scettico e ancora un po’ intontito dal sonno.
Courfeyrac si era seduto sul bordo del letto, accanto a lui.
- Sarebbe a dire il mio record a Candy Crush, l’accesso a Facebook, Ask, e al mio blog personale, una cartella di foto-ricatto di Enjolras da bambino, Enjolras a Disneyland con le orecchie di Mickey Mouse, Enjolras ubriaco abbracciato a Grantaire… - spiegò, mostrando a mano a mano che le elencava le foto incriminate.
- E ovviamente tutti i numeri delle ragazze con cui mi sento, che per la precisione ammontano a trentaquattro. –
Jehan sospirò e si lasciò cadere a peso morto sul materasso.
- Sei impossibile. E Joly ha ragione, quegli aggeggi creano dipendenza. –
Courf gli si sdraiò accanto e, puntellandosi sul gomito, appoggiò la testa su una mano guardandolo con aria di sufficienza.
- Devo ricordarti quanto sei maniacale con Instagram? –
Il poeta avvampò in modo vergognoso, punto sul vivo.
- Ma quella è condivisione artistica! – cercò di difendersi.
I due si scambiarono uno sguardo silente, per poi scoppiare a ridere.
- E così alla fine anche Joly e Bossuet si sono decisi… - commentò il moro dopo un po’ con un sorrisetto.
L’espressione di Jehan si raddolcì.
- Era solo questione di tempo, quei due avevano solo bisogno di ufficializzare la cosa… Sono felice per loro! –
Courfeyrac stette un momento in silenzio a valutare quella frase.
Era vero, da quando il gruppo degli Amis si era formato tutti avevano sempre considerato Joly e Bossuet come una coppia a tutti gli effetti, non solo perché erano gli unici della combriccola a convivere da diversi anni, ma specialmente per le dinamiche della loro relazione.
La dolcezza e la premura con cui Bossuet si prendeva cura di Joly andavano ben oltre la semplice amicizia, e il bisogno a volte addirittura fisico dell’aspirante medico di avere accanto a se il coinquilino denotava un attaccamento più profondo di quello che avesse mai mostrato nei confronti di chiunque altro.
Quei due si completavano, e ormai era impossibile parlare di uno senza che fosse nominato anche l’altro.
- Già, anche io… - sussurrò, sogghignando nel guardare l’ultima fotografia aperta nel suo cellulare.
- Mi domando chi saranno i prossimi… -  continuò ridacchiando.
Jehan, però, non rispose.
La colazione trascorse tranquillamente e, a differenza di quello che aveva creduto Courfeyrac, né Bossuet né Joly accennarono minimamente a quello che era successo la sera prima in tavernetta; solo entrambi sembravano più allegri del solito e, per quanto fosse possibile, ridevano di più.
- Che si fa oggi? – domandò Marius giochicchiando con il cucchiaino nella sua tazzina di caffè.
- Potremmo visitare il Duomo! – propose Cosette.
- Oh, sì! Andiamo sul Campanile di Giotto! Poi facciamo fare ad Enj il Salto della Fede! – esclamò Courf facendo scoppiare a ridere Grantaire, Jehan e Bossuet.
- Cosa dovrei fare? – domandò Enjolras, sentendosi chiamato in causa.
Taire scosse la testa, diverito.
- Non ti preoccupare, Apollo. Intanto gioca ad Assassin’s Creed, poi ne riparliamo… -
- Che scemi… - commentò Eponine trattenendo un sorrisetto mentre controllava sulla guida se per l’ingresso al Duomo bisognasse pagare il biglietto.
- Che meraviglia… Non me lo aspettavo così bello anche dentro! – esclamò Jehan quando furono arrivati.
Grantaire lo affiancò e gli mise una mano sulla spalla.
- E pensa che figata sarà salire in cima al Campanile di Giotto! –
Il viso del ragazzo si illuminò.
- Si può fare? –
- Certo! Sono quattrocentodiciotto scalini per ottantasei metri di altezza, se te la senti… - intervenne Combeferre.
Grantaire e Jehan si guardarono un momento, per poi rispondere all’unisono.
- Si può fare! –
Inutile dire che, mezz’ora dopo, erano già tutti in coda ai piedi del campanile.
Enjolras prese una bottiglietta d’acqua dal suo zaino e ne bevve due grandi sorsate, per poi passarla a Taire.
- Non ti faceva schifo, scusa? – osservò, dal momento che quella era la prima volta che vedeva il biondo permettere a qualcuno di bere dalla sua bottiglia.
La risposta troncò sul nascere tutte le speranze del ragazzo.
- Sì, ma ormai è finita, io ho ancora una bottiglia nello zaino… - spiegò infatti, mentre alle sue spalle Cosette ed Eponine si facevano aria con un grande ventaglio colorato.
- Oggi fa un caldo terribile… - esalò Joly, che per la prima volta da quando si era ammalato aveva lasciato la felpa all’agriturismo.
Bossuet si sistemò meglio il cappellino che il compagno lo aveva obbligato ad indossare contro la minaccia di un’insolazione mortale.
- Spero che ci sia l’ascensore. Non so se ce la farò a farmelo tutto a piedi… - confessò accennando all’edificio che si stagliava di fronte a loro nel cielo azzurro della tarda mattinata.
Purtroppo per lui un grande cartello informava i turisti dell’assenza di ascensori, e sconsigliava ai malati di cuore di lanciarsi nell’impresa.
Quando Joly lo notò andò in crisi isterica, sostenendo che lui sarebbe rimasto in Piazza Duomo ad aspettarli e non si sarebbe arrischiato a farsi venire un infarto solo per vedere Firenze dall’alto.
Ci volle la forza di volontà di tutto il gruppo affinchè il ragazzo cedesse e si rassegnasse ad accompagnarli.
Quando arrivarono in cima, però, dimenticò di avere “avuto” un attacco d’asma nel fare le scale e lasciò l’inalatore nello zaino, la bocca spalancata di fronte alla meraviglia del paesaggio.
Eponine scattò fotografie come un’assatanata, mentre Jehan decantava chissà quale passo della Divina Commedia su Firenze.
Marius, perso ogni decoro, si sventagliava con il ventaglio della sua ragazza, attirando le occhiate curiose di un paio di turisti che erano saliti con loro.
Solo Enjolras sembrava non star godendo di tutta quella meraviglia.
Grantaire notò il suo pallore e gli si avvicinò.
- Hey, Apollo… Tutto ok? –
Il ragazzo annuì serrando le labbra, ma sobbalzò quando Combeferre propose di tornare indietro e cercare un luogo dove pranzare.
Il leader lasciò che tutti gli altri gli passassero avanti e si incamminò per ultimo lungo le scale che portavano all’aperto, stranamente rigido e con il respiro appena affannato.
Quando finalmente le scale finirono e Enjolras poté tornare a calpestare il suolo della Piazza, il suo viso era passato dal bianco al verdognolo.
- Ok, hai la stessa faccia di Joly in macchina. Che hai? – domandò di nuovo il suo compagno di stanza, prendendolo da parte.
Il giovane puntò lo sguardo a terra e borbottò qualcosa di incomprensibile ma molto simile a “sto benissimo, lasciami stare”.
- Enjolras. -  Grantaire gli mise una mano sulla spalla e lo fissò dritto negli occhi.
- Soffro un po’ di claustrofobia… - si limitò a spiegare, sentendo che il sangue tornava veloce alle guance.
Dannazione, cosa gli prendeva? Aveva notato che già da qualche giorno non riusciva più a guardare negli occhi Grantaire senza sentirsi a disagio. Perché diamine si comportava così?
Eppure ogni volta che si azzardava a posare lo sguardo su quei due pezzetti di cielo, quelle iridi di quell’azzurro mozzafiato, si sentiva scrutare dentro fino all’anima.
Gli occhi di Grantaire erano in grado di leggergli dentro più di chiunque altro, facendo crollare quelle difese che per anni aveva tanto faticato a mantenere forti e salde contro il suo prossimo.
- Ah, mi stavo preoccupando… - fece il moro con un tono di voce talmente dolce che per un momento Enjolras si chiese se non fosse stata un’allucinazione.
Troppo in imbarazzo per portare avanti quella conversazione, annuì e si mosse verso il resto del gruppo, dove Marius si stava lamentando del caldo soffocante.
- Non per essere rompiscatole o cosa, ma che ne direste di tornarcene a casa e rinfrescarci un po’ in piscina? Dopotutto siamo qui da dieci giorni e non l’abbiamo ancora provata… - si azzardò a proporre.
L’idea venne approvata all’unanimità, e un paio d’ore dopo erano tutti spaparanzati sulle sdraio all’agriturismo.
- Ricorda che il sole a quest’ora è dieci volte più forte rispetto al tardo pomeriggio! Se non metti la crema solare… - Joly era nuovamente partito all’attacco nel tentativo di sensibilizzare Marius e la sua carnagione chiara sui pericoli dei raggi UV.
- Ancora ad angosciarlo? – esclamò Bossuet comparendo alle sue spalle e prendendolo in braccio.
- Eh? No, aspetta! Cosa fai? Non sono ancora passate tre ore dal pasto! No! Poi mi viene una congestione! Bossuet, ti prego, non farlo! – ma le sue grida disperate non furono sufficienti ad impietosire il ragazzo, che lo scaraventò in acqua tuffandosi subito dopo.
Joly riemerse spruzzando un po’ d’acqua dalla bocca e nuotando fino al bordo della piscina.
- Maledetto! Se muoio è colpa tua! E la mia orazione funebre la farò tenere a Marius! – sbraitò, fingendosi mortalmente offeso mentre tutti gli altri ridevano a crepapelle.
In tutta risposta Bossuet nuotò fino a intrappolarlo fra il suo corpo e il bordo vasca e lo zittì con un bacio sulle labbra.
Gli Amis rimasero in silenzio, spiazzati da quel gesto, poi partì l’applauso, assieme a qualche fischio di approvazione da parte di Grantaire e Courfeyrac.
- Oddio, era ora! – cinguettò Eponine portando le mani al cuore con un sorriso gigantesco.
- E bravo Lesgle! – esclamò Marius ridacchiando.
Bossuet sorrise, mentre Joly, bordeaux, rischiava di far evaporare l’acqua attorno a sé.
Il resto del pomeriggio passò fra urla e schiamazzi.
Ad Enjolras, che cercava di leggere in pace, toccò la stessa sorte di Joly: preso di peso da Courfeyrac e Combeferre venne gettato in piscina senza troppi complimenti; Grantaire dopo due ore in ammollo, decise di uscire e passò il resto del pomeriggio a giocare a carte con Jehan, mentre le ragazze prendevano il sole e Cosette, di tanto in tanto, rispondeva agli sms di suo padre, che non aveva smesso un attimo di monitorare i suoi spostamenti da quando era partita da Parigi.
Verso le quattro una ragazza che lavorava all’agriturismo, probabilmente in un momento di pausa, approfittò della bella giornata per farsi un tuffo in piscina e cadde prontamente nella tela di Courfeyrac, che l’aveva già addocchiata la sera prima in tavernetta.
Jehan li tenne d’occhio tutto il tempo senza azzardarsi ad abbandonare la sua sdraio sotto all’ombrellone.
Era incredibile come Courf riuscisse a flirtare senza problemi senza conoscere una sola parola di Italiano.
Un’ora dopo, quando la ragazza fu tornata al suo lavoro, Courfeyrac si diresse tutto trotterellante verso le sdraio occupate da Taire e Jehan.
- Ha vent’anni, si chiama Margherita e abita giù in paese! E con il suo numero salgo a trentacinque! – esclamò sventolando il cellulare in faccia al poeta.
Questo annuì debolmente e, con un sorriso che di felice non aveva nulla, tornò a gioare a carte.
Grantaire alzò lo sguardo su Courfeyrac e gli rivolse un’occhiata gelida, ma il ragazzo parve non accorgersene.
Il caso volle che quella sera, a cena, la cameriera assegnata al loro tavolo fosse proprio la famosa Margherita della piscina.
Chiaramente Courfeyrac continuò a fare il cascamorto con lei per tutta la durata del pasto, suscitando un discreto fastidio in Enjolras, che aveva sempre odiato il flirtare compulsivo dell’amico, e occhiate raggelanti da parte di Grantaire, le quali furono però bellamente ignorate dal loro bersaglio.
Visto il caldo soffocante nonostante l’ora già tarda, il gruppetto decise di rimanere in giardino ancora un po’ per godere di quell’alito di vento che tirava da Ovest.
Nemmeno mezz’ora dopo, però, Courfeyrac era scomparso.
- Che fine ha fatto Courf? – domandò Marius candidamente.
Cosette fece spallucce.
- Sarà imboscato da qualche parte con la ragazza della piscina… -
Enjolras sbuffò e incrociò le braccia al petto.
- Quell’idiota… La pianterà mai di fare il cascamorto con qualsiasi cosa respiri? – lo criticò aspramente.
- Che ci vuoi fare, è fatto così… - lo difese Combeferre.
- Non ha mezze misure. – ribatté il biondo, ben deciso a sostenere la sua linea di pensiero fino in fondo.
Non passò molto tempo che tutti decisero di tornarsene in camera, rinunciando ad aspettare Courfeyrac per augurargli la buona notte.
Jehan salì per ultimo, tutto preso dai suoi pensieri, ma quando arrivò di fronte alla porta della 204 trovò ad attenderlo una sorpresa spiacevole.
Alla maniglia della porta era appeso un calzino.
- Dannazione, proprio in camera nostra? – si trovò a sibilare al silenzio, facendo dietro front e tornandosene in giardino, il morale sotto i piedi e un fastidiosissimo groppo in gola che proprio non voleva saperne di sciogliersi.
Una volta all’aperto alzò gli occhi al cielo in cerca della luna, ma persino lei sembrava averlo abbandonato, sconfitta dai nuvoloni che erano arrivati in serata, sospinti dal vento.
Diede un calcio a un ciottolo e ficcò le mani nelle tasche dei jeans, andando a sedersi su una panchina.
Nel frattempo, nella 206, Enjolras stava facendo zapping senza guardare veramente cosa dessero in tv. I suoi pensieri erano al momento concentrati su alto.
Alla fine Joly e Bossuet ce l’avevano fatta… Diversamente dal giorno prima non si sentiva in difetto: aveva sempre saputo che fra quei due, prima o poi, sarebbe finita così.
Si trovò ad osservare con un sorriso come, in quella vacanza, si fossero formate già due coppie.
Fu la voce di Grantaire, in piedi di fronte alla finestra aperta, a riportarlo alla realtà.
- Scusa, Apollo, ho dimenticato una cosa giù, torno fra un po’… - e, senza addurre ulteriori spiegazioni, uscì a grandi passi sbattendo la porta.
L’artista scese le scale a passo sostenuto, cercando di reprimere la rabbia che gli faceva ribollire il sangue nelle vene.
Se il comportamento tenuto da Courfeyrac durante il pomeriggio l’aveva infastidito, vedere quel calzino appeso alla maniglia della 204 l’aveva mandato completamente fuori di testa.
Una volta che l’ebbe individuato andò a sedersi sulla panchina accanto a Jehan, senza emettere un suono.
- Non c’è nemmeno la luna. E’ una serata orribile… - sussurrò Prouvaire dopo qualche minuto di religioso silenzio.
Eppure nella sua voce non vi era rabbia, come avrebbe potuto suggerire una frase simile. Vi era tristezza. Una tristezza infinita che spezzò il cuore a Grantaire.
- Jehan… - tentò di incominciare un discorso, ma quando il ragazzo si voltò ogni parola gli morì in gola.
Due lacrime silenziose gli rigavano le guance.
- Dillo, Taire. Dillo. Sono un idiota. –
Grantaire rimase pietrificato, troppo sorpreso per osare replicare.
Jehan si passò una mano sul viso nel goffo tentativo di asciugare le lacrime, ma fu tutto inutile e anzi, le sue spalle furono scosse da violenti singhiozzi.
- Sono un deficiente. Per quale ragione mi ostino ad illudermi in questo modo? E’ chiaro che per lui non significo niente! Perché, Taire? Perché ho dovuto innamorarmi di una persona come Courfeyrac? –
Il volto di Grantaire fu incrinato da un sorriso amaro.
- Se lo sapessi non credi che mi sarei trattenuto dal guardare negli occhi Enjolras la prima volta? Non ci si può fare niente, Jehan… E piantala di dire che sei stupido, perché qui l’unico cretino è Courfeyrac.- rispose, infondendo all’ultima frase una fredezza che lo sorprese.
Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui, gli occhi arrosati dalle lacrime.
- Come fai tu? Come fai a sopportare in silenzio? Quanti quaderni dovrò riempire di poesie prima che il mio cuore esploda? Non ce la faccio più… - singhiozzò.
Grantaire gli poggiò le mani sulle spalle e attese che l’altro lo guardasse in faccia.
- Jean Prouvaire, smettila di sottovalutarti. Tu non sei senza speranze come me. Conosco Courfeyrac e ti ripeterò all’infinito che è un deficiente. Quindi sì, ti sei innamorato di un deficiente, e la sua idiozia è senza appello, ma posso assicurarti che i tuoi sentimenti non sono sprecati. Quel cretino ha solo bisogno di accorgersi che ti ama. –
Jehan tirò su col naso e annuì, poco convinto, poi affondò il viso nella maglietta dell’artista in cerca di conforto.
Questo, impacciato, gli batté qualche pacca sulla spalla.
- Al diavolo quel cretino… - sussurrò poi, abbracciando Jehan come si deve nella speranza di poter in qualche modo far tornare un sorriso sul viso dell’amico.
Nel frattempo, affacciato alla finestra, Enjolras assisteva alla scena senza capire.
In sottofondo la televisione ciarlava come se niente fosse, mentre dalla stanza accanto provenivano rumori che il biondo avrebbe volentieri evitato di udire.
Strinse i pugni, senza comprendere il perché di quella sua reazione, poi tirò fuori l’iPod dalla tasca dello zaino e lo accese a massimo volume, ben deciso ad ignorare qualsiasi elemento che provenisse dall’esterno.
Peccato solo che quel senso di dolorosa angoscia che lo aveva colto nel vedere Grantaire abbracciare Jehan scaturisse da dentro di lui…














 
Note:

Signore e signori, abbiamo superato la metà della fanfiction! :DDD
Sì, okay, è un'informazione inutile, ma ci tenevamo a farvelo sapere... xDD
Che dire su questo adorabile Capitolo 10?
Questo, come avrete intuito, è uno dei tanto odiosi capitoli di transizione, ma... -perchè c'è sempre un ma- è un importante capitolo di transizione!
Ebbene sì, gli eventi di questa giornata avranno interessanti e profonde ripercussioni sul nostro gruppo di psicopatici preferito! ~ <3
Joly e Bossuet continuano a spargere diabete qua e là, Taire è adorabile come sempre e...
Volevate Courfeyrac alle prese con le Italiane? Eccolo qui!
Quel ragazzo è adorabile, simpatico e geniale, ma quando ci si mette sa essere davvero una gran testa di caz- ... vabbè, avete capito.
In questo capitolo è introdotta anche una nuova relazione che personalmente adoriamo, ossia quella fra Taire e Jehan, i due innamorati senza speranze della nostra storia. Attenzione a questa strana coppia, per colpa della loro particolarissima amicizia genereranno casini! :D
Ma basta, che qui gli spoiler di fine capitolo diventano sempre più corposi...
Solo un appunto prima di chiudere... ma Enj geloso? Quanto è spupazzabile(?)? >w<
Va bene, va bene, basta fangirlamenti senza senso...
Ah, preparate l'insulina per il prossimo capitolo... E anche un ombrello.
A presto gente, e grazie per il suopporto! <3 <3 <3

Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori

 
  
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