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Autore: violetsugarplum    20/09/2013    4 recensioni
[AU - Amish!Blaine]
Blaine ha vent'anni, cento dollari infilati dal nonno nel taschino della camicia e una consunta valigia di cartone.
Da un po' di tempo vuole sapere cosa c'è al di là dei campi di granoturco che lo circondano e quale occasione migliore del Rumspringa per scoprirlo?
Blaine è un Amish ed è appena arrivato a Los Angeles.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Cooper Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V
...make it a masterpiece


 

Blaine si tolse il cappello e si asciugò col dorso della mano la fronte che grondava di sudore.

Il sole sembrava quasi deriderlo quando faceva capolino dalle nuvole bianche e soffici come zucchero filato, ma era necessario che terminasse il lavoro. Si pulì le mani sporche di terra sui pantaloni, prese la zappa e continuò a creare il solco.

“Hai bisogno di una mano?”

“No”, disse roteando gli occhi e continuando a dissodare il terreno. “A meno che tu non voglia sporcare il tuo tutù.”

Sebastian ridacchiò, si alzò dalla sua comoda posizione sotto l'enorme quercia e abbracciò Blaine che non esitò a dimenarsi. “Solo una volta ho indossato il tutù di Santana per una scommessa. Indovina a chi stava meglio.”

“A Nick”, rispose Blaine, che aveva finito di agitarsi e, sospirando, permise al suo ragazzo di baciarlo nonostante fosse sudato marcio. “Oppure Hunter?”
 

*


Cinque minuti. A Sebastian erano bastati cinque minuti di corsa a perdifiato prima di riuscire a raggiungere l'autobus, proprio come aveva fantasticato Blaine. Ma la realtà superò ogni più rosea previsione perché, dopo il bacio mozzafiato applaudito dai passeggeri, il ragazzo gli disse che lo amava, che lo amava dal primo bicchiere di Long Island che gli aveva offerto, ma non voleva fermarlo se il suo destino era ritornare nella comunità Amish. Perché, se sentiva che quello era il suo posto, non poteva impedirglielo... I passeggeri batterono le mani anche quando Blaine gli rifilò un sonoro ceffone.

Strappatogli la promessa di aspettarlo, tornò al villaggio per rivedere la sua famiglia e recuperare i pochi oggetti personali. Non ebbe bisogno di convincere nessuno che il mondo degli Inglesi l'aveva accolto a braccia aperte perché nei suoi occhi videro che era felice, che si era inserito bene, che non si era perso tra tutte quelle tentazioni fatte di alcol e droga, che aveva fatto la scelta giusta e, se Dio aveva deciso così, bisognava portare rispetto. Si trovò anche costretto a dire ai suoi cinque fratelli che sì, per loro ci sarebbe sempre stato un letto o un divano su cui dormire, nel caso fosse loro venuta voglia di scoprire se Los Angeles era proprio come se la immaginavano.

Il nonno, invece, si rifiutò di esplorare qualsiasi posto che non fosse Westerville. Disse di essere contento per Blaine, per aver ottenuto tanti successi dopo tanti sacrifici, ma soprattutto per non averli dimenticati. Si salutarono sotto al pergolato e, per la prima volta, Blaine lo abbracciò e asciugò le sue lacrime con la manica della camicia bianca.

Andò nella stalla e passò una notte intera a spazzolare il morbido e lucente manto di Kurt e a raccontargli di quant'era brutta la città senza prati in cui brucare l'erba. Forse era la cosa che gli era mancata di più: il contatto con l'unico essere vivente che non l'aveva mai giudicato. Avrebbe voluto portarlo con sé in California, ma sapeva che non poteva strapparlo dal luogo in cui era nato e cresciuto. Non era come lui; le sue radici appartenevano alla terra dell'Ohio.

Rivide anche Mary, col marito e con un figlio in grembo, e Jeremiah. Pensava che incrociare il suo sguardo gli avrebbe causato di nuovo le farfalle nello stomaco e la voglia di parlargli della semina o di qualcosa di futile, pur di rivolgergli la parola, ma non fu così. Perché accontentarsi di Jeremiah, il figlio del pastore, quando a casa lo aspettava Sebastian con una confezione di biscotti al cioccolato?

Assicurò a tutto il villaggio che sarebbe tornato appena terminato l'anno scolastico e appena Sebastian, il suo migliore amico, avesse finito lo spettacolo teatrale con cui era impegnato. Non ebbe il coraggio di dir loro la verità, ma probabilmente intuirono qualcosa quando il ragazzo si presentò, facendogli una sorpresa, nel cortile con la sua Corvette fiammante e lo spinse con forza, continuandolo a baciare famelico, contro il muro del granaio.

 

*

 

Blaine, dopo l'iscrizione al college, aveva lasciato il vecchio lavoro al bar per diventare il custode e giardiniere del parco accanto al teatro, dove lui e Sebastian si erano scambiati il primo bacio e una promessa che, nonostante tutto, non si era ancora infranta.

Se subito era potuta sembrare una decisione stupida e avventata, Blaine ne era davvero orgoglioso. Poteva non essere il lavoro della sua vita, magari l'avrebbe mollato per tornare al bar, ma al momento andava bene così. E Sebastian non era il tipo di persona determinato a ostacolarlo e a scegliere per lui, anzi, era il primo a incoraggiarlo a inseguire con tutte le sue forze ciò che lo rendeva contento.

Davanti a loro c'era un futuro incerto, fatto sicuramente di impieghi malpagati con orari assurdi, appartamenti con affitti costosi e litigi che li avrebbero fatti camminare per strada con il broncio per ore o, se sfortunati, per giorni.

Ma anche questo faceva parte della vita che Blaine si era scelto e che Sebastian gli aveva mostrato.

Blaine non sapeva cosa sarebbe successo da lì a domani. Aveva imparato a vivere giorno per giorno, assicurandosi di tornare -sempre distrutto, sudato e inzaccherato, ma col sorriso sulle labbra- a casa, dove lo aspettava Sebastian, il quale lo mandava dritto sotto al getto della doccia schiaffeggiandolo scherzosamente sul sedere... Per poi raggiungerlo pochi istanti dopo.

Aveva preso quel piccolo appartamento poco lontano da quello di Cooper poiché ormai stanco di sentirsi il terzo incomodo e Sebastian andava a trovarlo talmente spesso e lasciava in giro così tante cose che appartenevano a lui che, alla fine, si era trasferito. Era un semplice bilocale, nulla di pretenzioso, ma per Blaine era perfetto. Sapeva di casa, di leggera colonia di Sebastian, ma anche di fritto per colpa di quella malefica rosticceria.

Si sarebbero sposati un giorno? Forse no. Avrebbero avuto un bambino? Due? Tre? Li avrebbero adottati? Chissà. Avevano tutta una vita davanti.

Ma era così facile per loro stare insieme.

 


 

Blaine accarezzò il tronco della vecchia quercia e si perse per un istante negli occhi chiari del suo ragazzo. Quel giorno erano ancora più particolari ma, del resto, diventavano sempre così luminosi solo quando Sebastian gli diceva di amarlo.

Aveva trovato tutto, forse anche di più di quello che si aspettava quando era arrivato l'anno precedente, impaurito, timido e curioso, un ragazzo che nella sua vita non aveva visto altro che la terra brulla e aspra della campagna.

Aveva trovato la sua strada, la sua via.

Era partito da un errore e aveva trovato la direzione giusta.

L'erba, prima mutilata da continui tagli di falci che non ammettevano perdono, era ricresciuta folta e rigogliosa. Non sarebbe appassita, non sarebbe soffocata dai piedi sempre pronti a calpestarla.

E, uno come lui, aveva finalmente trovato il suo angelo.

 

 

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 


Fine.

Fine di una storia che mi ha appassionato molto solo scrivendola. Spero sia piaciuta anche a voi e vi ringrazio per aver aspettato con tanta pazienza ogni capitolo. Sono contentissima! Devo ammettere che non mi aspettavo così tanto seguito, quindi yeee, mi ha fatto piacere :3 Grazie per le cosine belle che mi scrivete sempre. Mi viziate, lo sapete questo?

Per sdebitarmi: QUESTO è il pdf. Copertina, così come il banner, sono stati creati da me. Purtroppo LOL

Grazie ancora e a presto! ♥

-violesugarplum

 
  
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