Capitolo 3
La posta in gioco
Il tempo si era
irrimediabilmente rotto.
Ripetuti lampi squarciavano
un cielo grigio e opprimente, ovunque si dirigesse il proprio sguardo.
Tuttavia, pur di sfuggire al clima di lugubre attesa che regnava tra le mura
della fortezza, molti avevano deciso di sfidare il temporale e restare
all’aperto.
Ahren era uno di questi.
Fermo sotto ad una tettoia
delle mura di vedetta, lanciava occhiate colme di allarme
là dove nella mattina era stata avvistata quella nave.
Erano trascorsi otto mesi
dal suo arrivo a Paranor, e qualche ora dal loro ritorno
da un lungo viaggio nelle terre del sud, sulle rive del Lago Arcobaleno. Era
stato il primo vero viaggio, dopo mesi di clausura tra le mura della Fortezza.
Solo qualche gruppetto di studenti era stato inviato per precisi motivi oltre i
confini delle Terre Centrali, e fino a qual momento Grianne
Ohmsford aveva visto il sentiero che conduceva fuori dalla foresta solo dall’ombra della Rocca di Paranor.
Rispondendo ad una inaspettata richiesta di Grianne,
Ahren l’aveva accompagnata in quel viaggio. La meta
era stata una sorpresa fino a due terzi della cavalcata; all’arrivo, si era
trovato dinnanzi a Bek Ohmsford
e sua moglie, Rue Meridian.
La coppia aveva avviato una piccola compagnia di viaggi e trasporti
proprio su navi volanti, e nei giorni della loro visita era stata varata
la loro seconda nave, la Swift Sure.
Erano stati giorni molto
belli, anche se non di solo divertimento. Lo avevano spinto a chiedersi se
volesse veramente ritirarsi tra le mura di Paranor,
dedicare la propria vita allo studio della magia della terra. Grianne doveva certamente avergli letto quegli
interrogativi nello sguardo, perché lo aveva lasciato spesso solo, per
riflettervi…finché non era stato lui a cercarla, una sera, dopo cena, per
comunicarle la sua intenzione di riprendere l’addestramento.
Grianne lo aveva fissato per diversi minuti, i suoi occhi
azzurri l’avevano penetrato. Aveva semplicemente
annuito, ma Ahren era certo di aver scorto un breve
accenno di sorriso sulle sue labbra. Forse era quella la manifestazione più
grande di confidenza che avrebbe mai potuto aspettarsi da lei. Così, l’addestramento
di Ahren si era
intensificato, e Grianne Ohmsford
aveva assunto un ruolo nuovamente diverso nella vita del principe esiliato: da
nemica, a misteriosa alleata, a insegnante.
Erano ripartiti da Patch Run solo dopo due mesi,
chiedendosi entrambi in quali condizioni avrebbero
trovato Paranor.
Quella permanenza a casa del
fratello, immersa nel suo mondo così diverso da quello che lei aveva scelto per
se stessa, aveva fatto maturare nella mente di Grianne
diverse idee, tra le quali quella di farsi costruire all’est una nave volante,
della quale avrebbe potuto beneficiare tutto l’Ordine dei Druidi.
Su quel progetto, durante il
ritorno, la donna aveva voluto consultarsi con lui, ed Ahren
non era riuscito a nascondere la propria sorpresa.
“ Non ci siamo parlati
molto, nel viaggio di ritorno da Parkasia, ma una
cosa avresti dovuto capirla, di me ” le aveva detto, a
metà tra il divertito e il diffidente, “ Non me ne intendo abbastanza di navi
volanti per darti la mia opinione. ”
Grianne aveva fatto fermare il cavallo. “ Ahren,
non ti ho chiesto di accompagnarmi in questo viaggio per un’opinione. Volevo la
tua presenza come amico. Credevo fosse abbastanza chiaro. ”
“ Non…proprio. ”
“ Come? ”
“ La tua freddezza a volte
allontana anche le persone più ben-disposte. ”
“ E’ un mio limite, lo so,
lo è sempre stato, da quando il modo con cui trattavo
la gente ha cominciato ad aver importanza per me. ”
In silenzio, tra sé. Ahren aveva pensato che certe forme di difesa erano utili, quando si era alle prese con politicanti come
lo stava diventando suo fratello Kylen. Da quando
aveva scoperto il suo inganno, Kylen aveva reso la
vita dell’Ard-Rhys un inferno, tentando di metterle
contro tutte le razze. Con gli uomini della Federazione era stato facile, per
lui. Ma Nani e Troll
restavano fedeli al sogno di Grianne, e se anche tra
i Druidi alcuni erano perplessi, molti la sostenevano.
Lui e Grianne
non erano tornati a parlare del tipo di rapporto che li legava, l’attenzione dell’Ard-Rhys era stata totalmente assorbita dalle esigenze del
quotidiano: nuovi giovani in arrivo, nuove visite che potevano drammaticamente –
nel corso di un solo colloquio – trasformarsi in tentativi di salvare precarie
alleanze, prima fra tutte quella con il sovrano di Arborlorn.
Ahren non aveva sentito più alcuna notizia dalla voce diretta
del fratello. Sapeva che sua nipote, Khyber,
cresceva, manifestando interessi e atteggiamenti che la ponevano in continuo
contrasto con il padre Kylen e il fratello Kellen.
Khyber…quando era partito aveva appena sette anni, gli
mancava molto.
Ormai a Paranor
viveva una comunità piccola, ma ben organizzata. Gli sforzi di Grianne, nel richiamare persone volenterose e intenzionate ad addestrarsi, a diventare druidi e membri del Terzo
Consiglio, avevano cominciato a dare buoni frutti, ma
solo ufficiosamente.
Di fatto, diverse decine
erano stati i giovani che avevano fatto domanda per
incontrare la donna, anche conoscendo il suo passato come Strega di Ilse. Alcuni si erano allontanati quasi subito, quando era
stata prospettata loro una vita quasi claustrofobica,
divisa tra lo studio nelle stanze della Fortezza e le esercitazioni nella
foresta che la circondava.
I più tenaci si stavano
rivelando essere gli elfi, nonostante la diffidenza del loro re, ma c’era anche
qualche nano, come quello che ora si avvicinava ad Ahren,
rifugiandosi sotto la tettoia di tegole, la faccia barbuta sollevata verso l’alto
cielo grigio e impietoso.
Quella mattina, prima che le
nuvole lo imbrigliassero, il tiepido sole aveva accarezzato con i suoi raggi le
forme di una nave volante.
Quella mattina, proprio Tagwen era con lui nella Biblioteca personale dell’Ard-Rhys. “ La
Federazione ” aveva commentato gelidamente. “ La detesto ancora più di quanto
detesti le navi volanti in generale. ”
“ Il che è tutto dire, eh, Tagwen? ” aveva scherzato Ahren,
per tentare di dissolvere la sua stessa ansia.
“ Riconosci quella nave in
particolare, Tagwen? ” A parlare era stata Grianne, nell’entrare dalla porta proprio in quegli
istanti.
“ Viaggia da sola, posso
presumere che non ci sia a bordo nessuno di importante,
o avrebbe preteso qualche nave di scorta. ” Il nano aveva quasi ringhiato il
proprio disappunto per quella presenza. “ Dannati politicanti. ”
“ Potresti anche sbagliarti,
sai? Sen Dunsidan è proprio il tipo da rinunciare ad
una scorta di rappresentanza, per motivi che non prometterebbero nulla di
buono. ”
“ Voi non l’avete mai vista,
Signora? ”
Lei aveva sorriso appena,
rinunciando a replicare che non le piaceva la si
chiamasse Signora, o che la si trattasse con quella riverenza. Ma farlo capire a Tagwen si stava
rivelando molto difficile. In qualche modo, il nano si era proclamato suo
segretario e sua guardia personale. Portava avanti il suo compito con una
devozione quasi imbarazzante, e nessuno ormai si sarebbe sognato
di mettere in discussione la sua competenza.
Tagwen affiancava Grianne nelle
sue ricerche, seguitando nelle ore libere ad allenarsi insieme agli altri nani
nelle arti di difesa, eccellendo in quelle a mani nude.
Non sarebbe stato un bene,
per un nemico, lasciarsi ingannare dal suo sguardo, apparentemente giocondo e
rassicurante. No, non sarebbe stato affatto un bene, perché
la determinazione di Tagwen era in grado di
compensare qualunque lacuna si potesse trovare nelle sue capacità o nella sua
cultura.
Forse non sarebbe mai
diventato un druido, ma per Paranor Tagwen sarebbe stato sempre indispensabile.
“ No, quella nave mai. ”
Grianne Ohmsford si era concentrata
nello studio del mezzo volante, delle sue imponenti dimensioni. Aveva
incrociato per un attimo il suo sguardo, e Ahren
aveva scorto una breve esitazione, subito scacciata da
una fredda determinazione. “ Continueremo la nostra vita, fino a che i
passeggeri di quella nave non ci interromperanno,
intesi? ”
Ahren aveva annuito. Con quelle parole, Grianne
gli aveva confermato di volerlo entro l’ora del pranzo nella foresta attorno
alle mura, per proseguire l’addestramento.
Il peggiorare del temporale
aveva cambiato i programmi per la giornata, ma immaginava che l’esercitazione fosse
stata soltanto rimandata alla sera. Nel frattempo, ignorando
dove si trovasse l’Ard-Rhys, Ahren
si era esercitato individualmente, e quella era la prima pausa dopo almeno tre
ore di costanti tentativi, alle prese con la sperimentazione dei limiti della
propria magia.
Conoscere l’equilibrio tra
le forze della terra, alla base degli studi di tutto l’Ordine, imparare a
capire quando fosse opportuno e necessario influire nel delicato succedersi di eventi infinitesimali, e quando invece occorreva restarne
fuori.
Aspettare, osservare, e solo
eventualmente agire.
Aspettare, osservare e…
“ Principe, Ahren…”
Si volse di scatto, pronto a
rimproverare Tagwen per l’uso di quel titolo che non
sentiva più suo, quando lo vide fissare agghiacciato l’inizio della foresta.
Una figura insanguinata correva scomposta verso di loro, le gambe ferite che
affondavano nel prato ormai divenuto un’immensa pozzanghera.
“ Tress!
” gridò Ahren, raggiungendolo insieme a Tagwen.
Il corpo dell’elfo suo amico
gli piombò addosso, fradicio e lacerato dagli artigli di un mostro. Memore del
racconto di Bek, Ahren
pensò di trovarsi di fronte all’opera di un caullo. “ Aiutami a portarlo dentro, Tagwen.
”
Ma l’elfo scuoteva già la testa. “ Ahren,
ascolta…Tuo fra…”
“ Mi dirai tutto quando starai meglio. ”
“ No, Ahren.
Devi ascoltar…E’ stato ucciso. ”
“ Ucciso? ”
“ Kylen
è stato ucciso. Nel Prekkendor. ”
Tagwen imprecò a mezza voce, cercando di tamponare la ferita
che lacerava il petto dell’elfo. “ Così, infine ci siamo. ”
Continua…
Un GRAZIE
SHANNARIANO di tutto cuore a chi sta seguendo e recensendo questa ff. Spero
continui a soddisfarvi. Prossimo chap: “ Distruttore di sogni. ”