Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: flawselesbian    20/09/2013    2 recensioni
-"Sei così complicata.."- accennò sbuffando leggermente.
Scossi la testa divertita.
-"Non riesco a capirti,nel senso,un momento prima sei felice e quello dopo sei triste,ti comporti come la migliore ma dentro sembra quasi che ti senta la peggiore.."- scosse la testa.
-"Non ci riesco.."-
Sospirai.
-"È semplice,questo.."- esasperai allargando le braccia e indicando tutto il campo. -"Questo è tutta la mia vita,tutto ciò che ho."- mi misi le mani nei capelli nervosamente.
-"Non voglio farmelo portare via per delle cazzate."- respirai velocemente osservando la mia cassa toracica abbassarsi e alzarsi sempre più frequentemente.
-"Non voglio che delle puttane portino via l'unica cosa che ho,ho bisogno di quello,ho bisogno di quella caso di borsa di studio,ne ho bisogno cazzo!"- alzai il tono di voce.
-"E ora che sta arrivando la mia prima vera occasione,tutti mi sono contro."- ripresi sospirando tristemente.
-"Il Basket è la mia vita,Jus,io.."- mi fermai a guardarlo. -"Io non so che fare."-
Genere: Commedia, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CIAO RAGAZZE! 

Allora, in primis, s c u s a t e.

Finalmente l'ho postato e dovete ringraziare ipad, apple e la mia mente stupida.

Non ho riletto il capitolo perchè sono di fretta; siccome sto aggiornando l'ipad, appunto, con IOS 7 mi sono scordata di fare il backup con icloud e perderò tutti i file*piange* e non si può annullare momentaneamente l'aggiornamento.

Così, eccoci qui.

Scusate ancora per gli errori, per quanto è corto, per avervi fatto aspettare così tanto.

A presto, sperando che leggiate anche le mie altre storie.

 

Per sapere quando aggiorno o per conoscermi (lol) seguitemi su twitter @drscjx

 


Capitolo 6


Mi rigirai nelle scoperte sbattendo le palpebre assonnata notando l'assenza di Justin. Portai le mani agli occhi e li strofinai qualche secondo lasciando che dei pezzettini di mascara secco mi sporcassero le dita per poi alzarmi barcollando un po'.

Mi tenni la testa per alleviare il giramento momentaneo e decisi di uscire con cautela dalla stanza.

Notai la presenza di una bambina dai capelli color grano e mi avvicinai.

 

"Chi sei?" domandò scrutandomi curiosa.

 

"Sono Georgia, ma puoi chiamarmi Geo. E tu?" le sorrisi dolcemente.

 

"Sono Jazmyn, ma puoi chiamarmi Jazzy" rispose arrotolandosi una ciocca di capelli intorno al dito.

 

"Sei la sorellina di Justin, non è vero?" risi nel vederla mentre annuì prima di correre via urlandomi un 'Ciao Geo'.

 

Continuai a camminare per il corridoio fino a che non decisi di aprire una porta, sperando di trovare la cucina.

Con mia grande,abnorme,gigantesca fortuna riuscii a vedere che la stanza fosse quella giusta.

 

Una signora minuta dai lunghi capelli neri stava cucinando vicino ai fornelli dell'isola centrale. Più a lato, in un tavolino di vetro grande, un ragazzo dalla chioma bionda stava fissando una tazza piena di Cheerios al miele, quelli fatti a cerchio bucati.

 

"Mamma, questi sono quelli che piacciono a Jaxo e a Jazzy, io li odio" si lamentò.

 

"Zitto e mangia, Bieber" lo interruppe la donna facendolo sbuffare.

 

Prese in mano il cucchiaio e lo fece girare più e più volte nella tazza, ben deciso a non mangiarne il contenuto con uno sguardo disgustato.

 

Tossii imbarazzata cercando di attirare l'attenzione. Subito mi ritrovai lo sguardo di entrambi addosso.

La donna mi sorrise e Justin semplicemente mi salutò.

 

"Oh, tu devi essere Georgia, la ragazza che gioca a Basket. Vieni cara, ho preparato la colazione" disse poggiando il piatto sul tavolo, davanti a Justin "Io sono Pattie Mallette, la madre del tuo amico. Dormito bene?" domandò con fare materno rallegrandomi un poco.

 

"Salve signore Mallette, grazie per la colazione e si, dormito perfettamente" ricambiai il sorriso prima di catapultarmi sul mio bel piatto di uova strapazzate.

 

"Bene, io vado, faccio tardi per il lavoro. Justin, prendi le chiavi, stasera vado a cena fuori e Jazzy e Jaxo vanno da tuo padre a dormire" si rivolse al biondo "Tornerò presto, comunque" ci salutò velocemente e uscì.

 

Finii subito la colazione sotto lo sguardo meravigliato di Justin.

Versai un bicchiere di succo all'arancia e ne bevvi un sorso.

 

"Che c'è?" chiesi stizzita.

 

"Wow,da quant'è che non mangi?" domandò.

 

"Mh,non so,non lo ricordo" buttai lì indifferente battendo la lingua contro il palato.

 

"E a cosa andavi avanti?" 

 

"Birra?" chiesi retorica.

 

"Non dovresti farlo, non è salutare" mi disse severamente ricevendo come risposta un'occhiata palesemente scocciata.

 

Lo congedai con un gesto delle mano e guardai l'orologio affisso alla parete di fronte a me, giusto per sapere quanto tempo avessi per prepararmi.

Erano appena le 7.45 e la scuola non sarebbe iniziata prima delle 9.30 quindi il tempo bastava. Decisi comunque di procedere a farlo, sarebbe stato imbarazzante per il momento sostenere un altra conversazione con Justin.

 

Mi diressi verso la porta per poi fermarmi rendendomi conto che non sapessi come muovermi in quella casa, così lanciai uno sguardo al biondo che capì al volo.

 

"La porta qui fuori a destra" mi informò semplicemente e io annuii.

 

Andai in camera a recuperare i miei vestiti e mi diressi verso il bagno. Bussai giusto per controllare che non ci fosse nessuno e mi catapultai dentro.

Non era per niente il caso di farmi una doccia perciò decisi di darmi una 'rinfrescata' come più potei. 

Controllai il mio aspetto allo specchio e dovetti ammettere che ero messa meglio del previsto: niente mascara colato, solo qualche pezzettino secco sotto le palpebre, niente occhiaie grosse come caverne e niente capelli a nido di rondine.

Ero semplicemente una ragazza di prima mattina.

Mi diedi una mossa e mi spogliai piegando gli indumenti di Justin e infilai i miei, cercai una spazzola e diedi una forma ai miei capelli prima di legarli in uno chignon arruffato e uscii.

 

Ritornai in cucina pensando a come avrei fatto a tornare a casa mia, senza alcun risultato.

Mi illuminai improvvisamente ricordandomi che il mio povero condominio avesse una mezza specie di tutto-fare ventiquattro ore su ventiquattro e mi maledii letteralmente per non averci pensato prima.

 

Ero così stupida, maledizione.

 

Non vedendo nessuno pensai che magari Justin fosse andato in camera sua a prepararsi così decisi di aspettarlo.

Mi sedetti su una sedia bianca e alta dove prima era seduto lui e mi guardai intorno ancora una volta.

Era una bella cucina, ampia e luminosa, ricca di oggetti e elettrodomestici di ultima generazione, segno che la famiglia di Justin fosse benestante. Una grande portafinestra donava sul giardino grande, dalla quale si poteva osservare una piscina. Notai una figura alta vicino e decisi di uscire, ormai annoiata.

 

I miei piedi scalzi entrarono in contatto con l'erbetta verdissima e curata del prato, un po' umidiccia considerato l'orario.

Il sole iniziava già a riscaldare tanto da preannunciare una giornata afosa.

Man mano che mi avvicinai riuscii a riconoscere la figura.

 

Con le mani grandi teneva in mano una sigaretta che portava alla bocca di tanto in tanto, inserendola fra le labbra a cuore e aspirando lentamente, con la stessa lentezza buttava fuori delle piccole bolle di fumo, trattenendo gli occhi chiusi e fra un tiro e l'altro sospirava ansioso, quasi.

Dopo alcuni istanti rigirò la sigaretta fra le dita per poi buttarla a terra e schiacciarla con il tallone borbottando un lieve "La raccoglierò dopo".

 

Si accorse della mia presenza solo quando deglutii fortemente.

 

Parve sorpreso.

 

"Uhm, ciao Geo, che ci fai qui?" si ricompose.

 

Scossi la testa e mi diressi verso l'interno della casa.

 

"Credo dovremmo andare, si sta facendo tardi, devo passare in palestra e prendere il cambio. Oggi ci sono gli allenamenti" dissi percorrendo la strada velocemente.

 

"Certo, dammi solo un attimo" rispose superandomi e correndo, letteralmente, verso la sua camera.

 

Aspettai qualche minuto davanti all'ingresso e lo vidi uscire.

 

"Possiamo andare" mi indicò.

 

Arrivammo a scuola in poco tempo e la situazione era alquanto imbarazzante.

Nessuno dei due aveva ancora fatto riferimento al bacio della sera precedente e credo che non ce ne fosse neppure l'intenzione. Andiamo, era stato bello ed eccitante, l'avrei rifatto altre migliaia di volte ma era solo un bacio.

Nessuna dichiarazione, nessun contatto molto più ravvicinato, nessun appuntamento programmato, niente di niente.

Solo un bacio.

Era chiaro però che entrambi stessimo pensando a quello. Cosa giustificherebbe altrimenti le risposte monosillabiche e i movimenti robotici supermegaultra controllati?

 

Camminammo a passo svelto verso gli armadietti intravedendo gli altri che come al solito parlavano tra di loro. Buttai l'occhio sul display del mio iphone e mi resi conto che a minuti sarebbe suonata la campanella così decisi di muovermi.

 

"Ci vediamo a pranzo" congedai freddamente i miei amici dirigendomi verso la classe per ripassare per il test di letteratura inglese.

Mi sedetti in ultima fila e aprii il libro. Rilessi tutto attentamente e ripetei ad alta voce.

 

"Che ci fai già qui?" alzai di colpo lo sguardo notando Aeneas in piedi proprio di fronte a me facendolo ridacchiare.

 

"Stavo ripassando per il test" risposi sinceramente.

 

"Il piccolo problema è che manca un quarto d'ora all'inizio delle lezioni e che il test è domani" mi informò ancora ridendo.

 

"Porca puttana" mugulai portando le mani in aria e stropicciandomi gli occhi.

 

"Già, perchè sei praticamente scappata prima?" mi chiese ancora.

 

"Te l'ho detto, il test" scrollai le spalle leggermente.

 

"Meno prese per il culo Nye, a me non la fai" mi minacciò.

 

Ridacchiai.

"Non mi fai paura Monroe"

 

Mi guardò male.

"Che è successo con Justin?" mi chiese ghignando malefico. Sussultai.

 

"Niente,perchè?" deglutii.

 

"Oh,andiamo" sospirò frustrato "Te ne sei andata immediatamente, non ci hai salutati e la palestra?" domandò girandomi attorno accusatorio.

"Ricordi, avevi detto a Justin che saresti passata di lì per prendere il cambio per oggi" concluse palesemente fiero del discorso che aveva fatto.

 

"Mi sono scordata, anzi, ci vado ora" chiusi il libro con un colpo, raccolsi lo zaino e me ne andai velocemente.

"Scusa gli altri da parte mia" lo lasciai lì.

 

Uscii dalla classe camminando velocemente e entrai in palestra notando la squadra di cheerleaders allenarsi.

 

Appena feci capolino nella stanza la mora decolorata caposquadra mi venne incontro.

 

"Che ci fai qui?" disse squadrandomi.

 

 

 

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