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Autore: demilennon    20/09/2013    3 recensioni
"Mi prometti che rimarrai con me fino all'ultimo giorno della mia vita? E ,che ogni volta che ti farò del male,mi perdonerai? Ma soprattutto mi prometti che mi amerai ogni minuto della tua vita come farò io?"
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Lennon, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Help!

"Help, I need somebody.
Help, not just anybody
Help, you know I need someone
HELP!"  

 



Dopo quella notte rividi John ogni giorno. La mattina ci incontravamo nell’autobus per la scuola, il pomeriggio invece andavo a vedere le prove dei Quarry men, che diventavano sotto i miei occhi  più bravi ad ogni nuova canzone. Inoltre la mia amicizia con Paul e George divenne davvero solida, sapevo di potermi fidare di loro quasi come mi fidavo di John, sebbene Paul non avesse cessato di provarci continuamente con me.


Era un mite pomeriggio di Aprile e mi stavo recando a casa McCartney per vedere i ragazzi, quando un essere non identificato mi si scaraventò addosso facendomi cadere rumorosamente a terra. Si fermò un istante per aiutarmi a tornare in piedi e mi disse “Scusami, davvero, sono tremendamente in ritardo e non ti avevo vista. ”
“Credo proprio che faresti bene ad indossare un paio di occhiali!” risposi sul punto di urlargli contro.
“Comunque piacere. Stuart, Stuart Sutcliffe.”
“Piacere mio, Stella Harvey.” Risposi sempre arrabbiata
“Cosa ne dici se per rimediare uno di questi giorni ti invito a prendere un caffè?” mi chiese.
“Volentieri, è il minimo considerando che si è sporcata la mia gonna preferita... grazie a te.” Risposi con un tono che dovette risultare alquanto sgarbato.
“Ottimo! Allora ti cerco io. Au revoir, Stella.” Disse mentre già era lontanissimo.
Aveva davvero fascino. Era uno di quei ragazzi che ti colpiscono al primo sguardo, un po’ tenebrosi ma davvero intriganti. Mi sarebbe anche potuto piacere se non fosse stato per quello spiacevole inconveniente.
 
Quando arrivai da Paul era già abbastanza tardi, infatti la band stava già provando.

“Tu guarda un po’! Il nostro portafortuna è qui.” Disse John sorridendomi.
Paul con tono sarcastico controbatté “Un portafortuna sporco, direi.”
“Infatti Stellina, cosa hai combinato? Sesso violento nelle pozzanghere per caso?” esclamò John.
“No, cretino. Un ragazzo mi è venuto addosso e mi ha fatta cadere.”
“Che tipo! Avrà perso il controllo per la tua bellezza.” Disse Paul.
“Sempre più leccaculo tu, vero McCartney?” arrivò George.
“Tralasciando la mia “bellezza” e l’effetto che ha sugli uomini, ho un regalo per voi.” Risposi scandendo molto bene le ultime due parole.
In quel momento gli occhi di George si trasformarono in due cuori rampanti “Hai portato una torta per caso?”
“Ebbene si, eccol...”
Non feci neanche in tempo a concludere la frase che George si buttò a capofitto nella torta, che nel frattempo avevo poggiato sul tavolo.
“George, sei sempre il solito egoista, lasciane un po’ anche per noi!” urlò McCartney arrabbiato.
“Oh dai Paul, lascialo stare, lo sai che come tu impazzisci per le quarte lui impazzisce per le torte! Stellina comunque dobbiamo presentarti una persona, spero ti vada a genio perché dovrai vederlo ogni pomeriggio.” Disse John.
“Chi è? Non ti sarai mica finalmente fidanzato con qualche bella ragazza a tempo indeterminato?”
“Assolutamente no, sai benissimo che il mio cuore è solo tuo… Oh, eccolo!”
In quel momento dalla porta entrò un ragazzo che subito riconobbi, ossia colui che poco tempo prima mi aveva fatta cadere nella pozzanghera. “Scusatemi per il ritardo, avevo dimenticato il basso a casa.”

“Iniziamo bene Sutcliffe. La prima regola è arrivare in orario, altrimenti ti facciamo il culo, va bene? Comunque ti presento Stella, la nostra madrina, portafortuna, cuoca, amica e un mucchio di altre cose. Prova a toccarla e ti uccido, uomo avvisato, mezzo salvato.”
Ci guardammo scambiandoci un’occhiata complice.
“Oh ehm… ad essere sinceri già ci conosciamo.”
“Già” annuì io muovendo la testa dal basso verso l’alto.
“Davvero? E come?” disse George che aveva finito di mangiare metà torta.
“E lui l’essere non identificato che prima mi ha scaraventato a terra.”
“Mi dispiace, davvero, io non volevo.” Rispose lui imbarazzato
“Non preoccuparti, e poi hai promesso di offrirmi un caffè. Le promesse si mantengono.”
“Certo, quanto prima possibile.” E sfoderò il migliore dei suoi sorrisi. Rimasi per un po’ a guardarlo, fin quando non ci interruppe Paul.
“Se avete finito di mangiarvi con gli occhi magari possiamo anche iniziare a suonare.” Disse con tono secco.

Così si esibirono, ma purtroppo notai subito una cosa: Stuart non era bravissimo con il basso, non sapeva proprio suonare, per intenderci. Non capivo perché lo avessero voluto nel gruppo. Certo, era un bel ragazzo, affascinante, magnetico e altri mille aggettivi carini, ma non era un ottimo musicista e la qualità della band sarebbe diminuita se lui fosse rimasto dentro. Dovevo dirglielo, ma con lui vicino non era proprio il caso, così decisi che ne avrei parlato a John quella sera stessa.
“Ragazzi ora devo proprio andare, mi dispiace. John stasera ti aspetto alle 20, devo parlarti.”
“Ok, apri la finestra altrimenti va a finire come l’altra volta, ricordi? Fui costretto ad aspettare che tu mi aprissi per almeno venti minuti.”
“Non preoccuparti” Risposi sorridendo ricordando l’episodio accaduto pochi mesi prima.

Dopo aver salutato tutti gli altri andai a casa.
 
 

“Stella! Stella, dove sei? Esci fuori su,  non voglio farti del male” La voce di Jack mi svegliò dal sonno.
“Jack sono qui, cosa vuoi?” risposi sgarbatamente.
In un battibaleno me lo trovai addosso. Puzzava di alcol.
“Lasciami, mi fai male!” Le sue intenzioni non erano di certo le migliori, lo si poteva facilmente intuire. Non riuscivo a liberarmi dalla sua stretta, era sopra di me e cercava contatto con il mio corpo.
“Sai cosa ha fatto quella puttana di tua madre? Mi ha lasciato.”
“Lasciami stare, lasciami stare!”

Mi si annebbiò la mente, di quella sera non ho ricordi. So solo che mi svegliai il giorno dopo nella sala di un ospedale. Paul era seduto dormiente sulla sedia, invece George era vicino alla finestra a guardare verso il basso.

“Stella come ti senti? Ero così in pensiero per te.” Mi disse distogliendo lo sguardo dal paesaggio.
“Un po’ ammaccata, ma niente di che.” Risposi. “George, come ci sono finita qui?”
“Non ricordi nulla..?”
Improvvisamente mi tornò tutto alla memoria. Jack ubriaco, l’aggressione, le mie urla, la paura.
“Mio Dio…” fu l’unica cosa che riuscii a dire, prima di scoppiare in un pianto disperato. George mi strinse a sé.
“Tranquilla, è tutto passato, ora sei qui, al sicuro.”
“George, spiegami una cosa, come ci sono finita qui? Non ricordo cosa è successo dopo.”
“John aveva deciso di venire un po’ prima da te. Così è salito per la scala che ha vicino alla finestra e ti ha salvata. Poi ti ha accompagnata qui.”
“E John dov’è ora?”
“Se n’è andato 5 minuti prima che tu ti svegliassi, doveva dire a Stuart e a Phil che oggi non ci saranno le prove, vedrai che ora tornerà.”
“Sta bene?”
“Si, non preoccuparti.”

Nel frattempo si svegliò anche Paul, nonostante io e George avessimo cercato di parlare molto piano. Si accertò riguardo alla mia salute e poi se ne andò, assicurandomi che sarebbe tornato dopo poche ore. Io gli dissi che non era necessario e che ormai stavo bene, ma lui insisté e fui ben contenta di avere un po’ di compagnia, anche se non lo diedi a vedere. Gli avevo dato fin troppo disturbo, del resto.

Dopo un po’ anche George se ne andò, così sprofondai tra i cuscini cercando di ricordare qualcosa della sera prima, ma nulla. Dopo un po’ mi addormentai.


“John…” dissi con la bocca impastata dal sonno.
“Stella, finalmente ti sei svegliata” rispose con tono dolce.
“Grazie John, davvero, non so cosa sarebbe potuto succedere se tu non fossi venuto.” Ricominciai a piangere. Lui mi diede un bacio sulla fronte “ma sono venuto, ora non devi più aver paura.” Ci abbracciammo per un tempo che sembrò interminabile.
“Tua madre non è ancora tornata a casa, non sappiamo come rintracciala.”
“Spero solo che stia bene e che quel porco di jack non le abbia fatto del male.”
“Quel porco di Jack ora si trova in una prigione, e ci resterà per un bel po’ di tempo.”
“Tu stai bene?”
“Certo che si! Avessi visto come l’ho steso. Te l’ho sempre detto che quel tizio non mi stava simpatico.”
“Neanche a me…”
“Ora torna a dormire piccola Stellina, non pensarci più a quello che è successo ieri sera, io vado.”

“No, John t prego, rimani, non voglio stare da sola”



-Spazio autrice-

Rieccomi con un nuovo capitolo! :D
Innanzitutto vorrei ringraziare Reb e Ju  e noewalrus che continuano a leggere i miei capitoli recensendoli. Grazie ragazze, mi aiutate a capire cosa vi aspettate dalla storia, oltre a rendermi immensamente felice.
Voglio ringraziare anche tutti gli altri che hanno letto la storia fino a questo punto :3
Parlando del capitolo, spero vi piaccia :)
Cercherò di rivedere e pubblicare il prossimo al più presto, scuola permettendo.
Ciaaaao :3

 
  
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