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Autore: milly92    20/09/2013    4 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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sms shrammaticati, inviti assurdi e coinquiline impiccione


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12 Luglio 2012

 

"Non mi ricorderò mai tutte quelle stronzate su Freud! Ma ti pare normale che per un esame di letteratura inglese dobbiamo studiarci pure 'ste cose di psicoanalisi?".

Disperata, Trudy gettò sul tavolo i fogli su cui vi era scritto "Il Perturbante" di Freud.

"Ma infatti! Che poi la psicoanalisi non esisteva ai tempi di Shakespeare!" concordò Lucia, tuttavia prendendo i fogli e leggendo qualche riga per ripetere.

"Dai, è semplice, se vuoi te lo spiego io ora, tanto l'appello inizia tra mezz'ora e i professori non sono mai puntuali" mi offrii volontaria.

"No, no, tanto non mi ricorderei nulla. Andasse al diavolo, la prof, Shakespeare, Freud e tutto il resto, di certo non morirò di ansia a causa di gente morta!".

Io e Lucia ridemmo: Trudy era sempre Trudy, anche nei momenti peggiori riusciva a sdrammatizzare con una delle sue solite battute.

"Ma la prof è viva..." disse Lucia, ancora ridacchiando.

"Morirà dopo che avrò sparato tutte le stronzate che inventerò".

Le nostre chiacchiere furono interrotte dall'arrivo di una Marina più abbronzata che mai, che, tuttavia, sembrava parecchio sconvolta.

"Ehi, Mari! Ce l'hai fatta!" dissi, visto che fino alla fine era stata indecisa sul presentarsi o meno.

"Lena, ho appena visto una cosa... Assurda. E te lo voglio dire prima che...".

"Cosa è successo?".

"Riguarda Matteo".

Mi irrigidii, come ogni volta che sentivo parlare di lui da un mese a quella parte, da quando mi aveva lasciato in un modo non proprio gentile e senza alcuna spiegazione plausibile. "Non mi interessa, lo sai, ho deciso che...".

"Sta già con un'altra".

Via il dente, via il dolore, questo doveva essere il motto della mia amica.

Sgranai gli occhi, perchè, a quelle parole, si aggiunse la vista di Matteo che era appena entrato nel corridoio mano nella mano con una tizia… La conoscevo di vista, l’avevo vista qualche volta a lezione.

I nostri sguardi s'incrociarono, e lui, freddamente, si voltò verso di lei e la baciò.

 

 *****

Spesso, le decisioni che prendiamo la sera, il mattino dopo ci sembrano delle vere e proprie idiozie.

E' questo ciò che penso quando, in seguito al suono della sveglia, mi alzo, sbadiglio, prendo la biancheria pulita da uno dei cassetti vicino al mio letto, pronta ad iniziare una nuova ed estenuante settimana, e poi mi blocco, dicendomi che oggi andrò a lezione alle dodici e non alle dieci perché ho avuto la brillante idea di accettare di uscire con il mio madrelingua di inglese che non sa di essere un mio insegnante e quindi non posso farmi vedere durante il suo corso.

Ormai sveglia e alquanto infastidita per la mia assurda e irresponsabile decisione, decido di andare comunque in bagno per farmi una doccia e poi iniziare a studiare per l'esame di Tedesco III, che nonostante ci sia tra tre mesi è difficilissimo da superare, quindi il tempo non è mai sufficiente in questo caso per passarlo al primo colpo.

Prima di entrare in bagno, passo davanti alla cucina e vedo che Trudy sta facendo colazione sola soletta, bagnando dei biscotti nel latte in un modo che la fa sembrare una bambina.

"Buongiorno" esclamo, appoggiandomi allo stipite della porta con aria stanca.

Mi risponde con un cenno visto che ha la bocca piena, e ciò mi sprona a continuare a parlare. "Vai al lettorato d'inglese?" indago.

Lei ingoia il boccone con calma e scuote il capo. "No, no. Verrò con te. Hai già deciso quale seguire?".

Le sorrido, felice di sapere che non mi toccherà seguire quel corso da sola. "Penso di andare da King, quello del gruppo M-Z, è l'unico che ha gli orari più comodi. Sta il martedì e il giovedì dalle 10 alle 12".

"E che King sia, allora!".

"Grazie per aver deciso di seguirmi in questa follia" ammetto, perché, sì, si tratta di una follia vera e propria, seppur sia una follia di cui non ne potrò parlare con nessuno che non sia Trudy.

- E Dario? Avevi detto che gliene avresti parlato se il primo appuntamento fosse andato bene! - mi dice la fastidiosa vocina nella mia testa. Cerco di non ascoltarla e mi concentro sul volto della mia amica, che al momento sta imitando una delle sue solite faccine buffe e ribelli.

"Ma che, l'ho fatto solo perché così saprò dove prendere gli appunti!".

"Stronza!" esclamo, tuttavia ridendo, e per ripicca le lancio addosso il paio di slip che ho in mano - abituata come sono a fare questo gesto con qualcosa di più consistente come un cuscino -.

Trudy si scansa e poi raccoglie i miei slip con aria critica. "Lilla con dei pupazzetti azzurri. Tesoro, non dirmi che anche quando stavi con Matteo andavi in giro con dell'intimo simile" osserva, alzandosi e porgendomi l'indumento.

Alzo gli occhi al cielo, per poi biasimarla con un solo sguardo.

"La mia giornata è appena iniziata, tra quarantotto ore uscirò con il mio madrelingua d'inglese e tu non perdi occasione per nominare il mio ex?" sbotto, incrociando le braccia, seccata più che mai.

Trudy imita un sorrisino di scuse. "Hai ragione, scusami. Non dovrei infierire, è che sono così abituata alla mia stabilità sentimentale che... Ok, sto zitta che è meglio".

Annuisco, approvando quell'ultima saggia decisione, e mi dirigo verso il bagno.

Dopo pochi passi, però, mi volto. "Quando stavo con Matteo indossavo comunque questo tipo di intimo, ne indossavo uno più decente solo quando uscivamo ed è anche capitato che mi beccasse con questo tipo di mutande. E sai la novità? Diceva che erano eccitanti" ridacchio, scatenando in lei una serie di risatine tremule.

Dopotutto, mi fa bene parlare del passato senza nessun rancore, perché alla fine io e Matteo abbiamo vissuto una storia bella, a tratti magica, e spesso, presa dal rancore e dalla rabbia verso il presente, me ne dimentico.

"Eccitanti? L'ho sempre detto che fosse un po' disturbato" commenta la mia amica.

"Comunque andrò al più presto a fare shopping, promesso" aggiungo.

Udendo ciò, Trudy sgrana gli occhi e spalanca la bocca, non riuscendo a celare la sua incredulità. "Stai dicendo che... Se le cose vanno bene, saresti disposta ad andarci a letto?".

"Sto solo dicendo che un po' di cambiamenti fanno bene, ogni tanto!" svio la questione, e senza aggiungere altro, mi rinchiudo in bagno e, rapidamente, mi libero dal caldo pigiamone con cui ho dormito per poi buttarmi sotto il getto caldo della doccia.

Io che vado a letto con un professore? Inaudito!

Critico tanto Germana e poi finirei per comportarmi come, se non peggio, di lei.

Inoltre, io e Leo non siamo ancora usciti - non so quante volte mi ripeto mentalmente queste parole - quindi è inutile fare programmi e "fasciarsi la testa prima di rompersela", come si suol dire dalle mie parti.

Poi, però, la solita voce petulante che mi rompe sempre le scatole - deve essere quella della mia coscienza - mi dice che nel momento in cui ho deciso di fare questo assurdo passo ho automaticamente accettato di andarci a letto, visto che le premesse per una semplice storia di sesso - prima fra tutte il tempo limitato, visto che a giugno tornerà in America, che fa capire che non ci sono intenzioni "serie" - ci sono tutte.

In momenti come questi mi odio, perché non so nemmeno io cosa mi passi per la testa e stento a riconoscermi, dannazione!

 

 

 

"Secondo me, è lui quello giusto per te".

"Lui chi, scusa?".

"Dario".

Sgrano gli occhi e tappo con la mano quell'assurda boccaccia coperta da un lucidalabbra rosso che Trudy si ritrova, visto tutte le stronzate che spara ogni minuto.

Siamo sedute sui gradini del palazzo di Via Duomo, una delle numerose sedi dell'Università, e aspettiamo l'inizio della lezione di Filologia Germanica.

Per fortuna, la lezione di Leo c'era in un'altra sede, quindi non rischio di incontrarlo.

"Trudy, la devi smettere di sparare idiozie, soprattutto qui! Lo sai che qui anche i muri hanno le orecchie!" esclamo, dando voce ad una mia vecchia e consolidata credenza, poiché i "gossip" non sono mai al sicuro tra le mura della mia università.

"Lena, per favore! Ascoltami! Lui ieri ti ha detto quelle cose perchè...".

"Ha provato a farsi avanti, certo, ed io sono la Regina Elisabetta, anzi, Kate Middleton" sbotto in risposta. "Ti prego, pensa al tuo Davide e lasciami in pace, al sicuro dalle tue strambe congetture".

"Tu non sarai mai Kate Middleton, dovresti essere molto più furba e scaltra per riuscire nei tuoi intenti".

"Grazie, è un piacere sentirti mentre mi smerdi così, sai?".

"Sono tua amica, no?".

"Ecco. Figuriamoci se non lo fossi stata".

Le dò una leggera spintarella mentre ride nel solito modo assordante, sotto gli occhi curiosi di alcune matricole che, evidentemente, si stanno domandando se arrivate al terzo anno diventeranno anche loro così pazze.

"Sempre a sclerare, voi, eh?".

Ci blocchiamo, alzando lo sguardo, e vedo che a parlare è stato Dario, che è appena arrivato e ci fissa tra il curioso e il consapevole, come a dire "Non cambierete mai!".

"E' Lena che sclera, io sono normale" sbotta Trudy, sorridendo candidamente, mentre in cuor mio spero che non si lasci sfuggire nulla riguardo le sue assurde congetture prive di senso e logica.

"Normale, tu? Ma dai!".

Come sempre, Dario non esita a prendere in giro Trudy, e lei sta al gioco come suo solito, alimentando la loro strana amicizia.

Alla fine, io sono l'amica più intima di entrambi, mentre la loro amicizia reciproca è tenuta saldamente grazie alla mia presenza.

Tuttavia, sono sollevata nel vedere che Dario sembri tranquillo come sempre, e ciò conferma che Trudy sia nel torto - non ho bisogno di conferme nel momento in cui non ho mai messo in dubbio tutto ciò, giusto? -.

Mentre i due miei amici continuano a prendersi in giro, vedo arrivare Marina, Germana, Ida, Alessandra e Lucia, accompagnate da una persona che inizialmente a causa degli studenti che le circondano non riconosco, prospettiva che cambia nel momento in cui il gruppetto si avvicina.

Le ragazze sembrano serie, annuiscono di tanto in tanto, e con mio sommo stupore vedo che la fonte della loro attenzione non è altro che Elisabetta, la ragazza di Matteo.

Probabilmente, non l'ho riconosciuta perché la vedo per la prima volta dopo secoli senza il suo ragazzo che svolge perennemente il ruolo di sua ombra personale.

Sembra allegra, esaltata, e non fa altro che parlare mentre si passa una mano tra i capelli castano-ramati e stranamente non piastrati, visto che è solita avere una capigliatura sempre perfettamente ordinata.

Confusa, tolgo lo sguardo dalla direzione in cui si trovano loro, e subito Dario e Trudy si affrettano a guardare in loro direzione, per poi emettere un concitato: "Ah" di comprensione.

Non hanno il tempo di aggiungere nulla, perché il gruppetto ci ha raggiunto e le mie amiche cercano di scusarsi con il solo sguardo, mentre io le saluto falsamente disinvolta.

"Ciao, Lena" esclama Elisabetta, sorridendomi in un modo che sembra irritante, almeno per me.

La tentazione di risponderle con un sincero: "Ma come, puoi parlare anche senza il sussidio della tua ombra?" è molto forte, ma mi sforzo di fare finta di nulla e dico semplicemente: "Ciao".

Che poi, non ci siamo mai parlate prima d'ora, visto che a stento la conoscevo di vista prima che si mettesse con il mio ex.

Continuando a sorridere, lei saluta anche Trudy e Dario, e poi ci fissa, sbattendo numerose volte quelle odiose ciglia iper voluminose che si ritrova grazie all'impiego di chissà quale costosissimo mascara.

L'imbarazzo è percepibile da metri di distanza, e lei evidentemente lo comprende, perché si rivolge a me, Trudy e Dario con un falso sorriso scintillante. "Ragazzi, stavo giusto dicendo alle ragazze che mercoledì Matteo compie ventidue anni...".

- Giusto! Strano che non me lo sia ricordato! - penso tra me e me.

"... E visto che è il primo compleanno che passiamo insieme...".

- Stronza! Ribadiscilo ancora, mi raccomando, non s'era capito! -

".... Avevo pensato di organizzargli una festa a sorpresa a casa sua, visto che quel giorno sarà fuori fino alla sera. Perciò, volevo invitarvi! Spero verrete, ci divertiremo!" conclude.

Dal canto mio, vorrei tanto poter prendere qualsiasi cosa mi circondi che sia bella grossa e pesante e commettere il primo omicidio della mia vita, ma qualcosa mi dice di restare calma e di mostrarmi superiore, come cerco di fare da mesi e mesi.

Non capisco cosa abbia nella testa questa ragazza, letame, forse?

Se avessi un ragazzo, di certo non inviterei la sua ex alla sua festa a sorpresa, e nemmeno le amiche di lei, visto che alla fine Matteo le conosceva ma era amico solo di Trudy.

Probabilmente, mi dico, la tipa vuole invitarci solo per fare numero visto che c'è l'alto rischio che si presentino in pochi, dal momento in cui Matteo si è quasi isolato dal resto del mondo da quando sta con lei.

Cerco di fare di tutto per rimanere calma e, con un'ipocrisia assurda faccio un piccolo cenno di assenso. "In realtà mercoledì dovrei lavorare e non so a che ora finirò, mi dispiace, se l'avessi saputo prima..." rispondo, cercando di farle capire che una festa non si organizza due giorni prima, "... Ma comunque passerò per un saluto se non finisco troppo tardi".

"Oh, va bene!".

Elisabetta evidentemente non ha voglia di discutere la mia critica non espressamente detta, in un modo che mi dà ai nervi, tanto che non ascolto nemmeno la risposta dei miei amici.

Non so quanto tempo dopo mi ritrovo a salire le scale che conducono al secondo piano, dove si terrà la lezione di Filologia Germanica, e sento qualcuno che mi afferra il polso.

"Mi dispiace, anche noi le abbiamo detto che non sappiamo se andarci o meno. Senza offesa, ma noi già non conoscevamo molto Matteo, figurati ora che vi siete lasciati!". 

Con un sorriso sincero e un'espressione altrettanto sincera, Lucia mi guarda e cerca di infondermi un po' di coraggio.

Le sorrido di rimando e scrollo le spalle, un po' incerta. "Andateci, poi mi raccontate tutto e ci facciamo qualche risata" dico, stupendo me stessa: una parte di me vuole che le mie amiche vadano, e non so nemmeno perché.

Infatti, la stessa Lucia mi fissa senza capire. "Non c'è bisogno che menti, Lena, sul serio...".

"Non sto mentendo! Vi prego, andate e fate da reporter per me".

"Dici sul serio?". Alessandra si intromette nella conversazione, con gli occhi quasi fuori dalle orbite, seguita a ruota dalle altre.

Nel giro di pochi istanti, tutto il gruppetto si stringe attorno a me con aria curiosa mentre saliamo una delle statuarie rampe di scale, dato che il palazzo è molto antico.

"Sono seria. Andateci, prendeteli in giro e riferitemi tutto. Ed ora scollatevi di dosso, per favore!" aggiungo, accelerando il passo mentre salgo gli ultimi gradini e attraverso il corridoio di fretta.

Tuttavia, scelgo una fila di posti ancora del tutto vuota per far sedere tutti e prendo posto dietro al banchetto più esterno, giusto in tempo per vedere Elisabetta e un ignaro Matteo spuntato dal nulla che attraversano l'aula mano nella mano come al solito, per poi sedersi poche file avanti a me.

"Non lasciare che quell'oca ti rovini la giornata" mi sussurra Dario, che ha appena preso posto al mio fianco.

Mi volto per guardarlo, e vedo che i suoi profondi occhi blu mi stanno scrutando con una sorta di limpida e sincera preoccupazione.

"Ma no! Odio solo la sua faccia tosta, tutto qui. O forse mi ha infastidito perché io non avrei mai fatto una cosa del genere. Qualcuno potrebbe dire che è stata gentile, e forse sul serio è meglio di me, perciò Matteo è felice con lei e si comporta in un modo migliore rispetto a come si comportava con me" rivelo tutto d'un fiato, dando voce ai miei pensieri più profondi che, spesso, fanno fatica ad emergere, perché sono sempre convinta di comportarmi nel migliore dei modi, senza criticarmi nemmeno un po'.

Sono profondamente insicura per quanto riguarda il mio lato esteriore, ma allo stesso tempo convinta di ciò che penso, e ciò è totalmente sbagliato.

Farei meglio ad essere sicura di me ma umile nei pensieri, dopotutto.

Vedo Dario poggiare la sua mano sulla mia, e torno a guardarlo senza battere ciglio.

"Per favore, smettila! Ogni storia ha un suo perché, voi siete stati felici ed ora lui lo è con un'altra, ma presto lo sarai anche tu, vedrai. Perché diamine ti colpevolizzi per ogni singola cosa?" mi rimprovera, accalorato, seppure stia bisbigliando onde evitare l’ascolto da parte di orecchie indiscrete.

"Sono egocentrica?" domando a bruciapelo.

"Le persone egocentriche sono altre, fidati. Comunque, se vuoi mercoledì sera usciamo e...".

"Mercoledì ho sul serio un impegno, non ho mentito".

"E cosa devi fare?".

"Rimpatriata con le amiche del liceo che hanno preso casa qui" rispondo prontamente, ripetendo la bugia che mi sono preparata per giustificare la mia assenza con i miei amici.

Sto diventando una schifosa bugiarda, ma ferita come sono ora, non riesco a pentirmene. "Ma tu vacci, davvero" aggiungo.

"Che? Finirei per picchiarlo, lo sai".

In effetti, anche quando io e Matteo stavamo insieme, non riuscivo a farli andare d'accordo in nessun modo.

Probabilmente, hanno due caratteri incompatibili, ed entrambi non mi hanno mai nascosto l'antipatia nei confronti dell'altro.

"Va bene".

L'arrivo del professore pochi minuti dopo pone fine alle nostre chiacchiere, così estraggo il quaderno dalla borsa per prendere appunti, sperando di riuscire a concentrarmi per seguire la lezione e liberare la mia mente dai mille pensieri che mi affliggono per circa un paio d’ore.

 

 

 

Ciao! Come è iniziata la tua settimana? Io ho avuto poco tempo libero a causa delle lezioni... Ma ho pensato di  te.

 

Scoppio a ridere, in un modo che attira l'attenzione di Trudy, la quale si sta dando da fare vicino ai fornelli per preparare la cena visto che è lei la chef della casa. Di solito, io mi limito a fare le pulizie e a cucinare cibo pronto o giusto qualche secondo.

"Perché ridi?" domanda, inquisitoria come al solito.

"Leo mi ha scritto un sms, e l'ultima frase dice "Ho pensato di te"!" ridacchio.

Lei esita un secondo, poi ride ed annuisce. "Giusto, in inglese il verbo "To think" è seguito dalla preposizione "of"! Ma è stato carino, non correggerlo, dopotutto non è italiano" aggiunge, intenerita.

"No, infatti, non sono così cattiva. Che gli rispondo?".

Trudy scrolla le spalle con aria vaga, prima di tornare a dedicare la sua attenzione alla preparazione della cena, così decido di cambiare stanza e mi reco nella mia camera, stendendomi sul letto e lasciandomi scappare un lungo sospiro.

 

Ciao! E' iniziata nel solito modo, sono tornata dall'università un paio di ore fa... Devo dire che ho pensato molto alla nostra uscita.

 

Scrivo rapidamente questa risposta e la invio, per poi ricevere subito un altro sms.

Pensando che non possa essere già di Leo, apro il messaggio e scopro che è di Dario.

 

Ehi, ti va se passo da te dopo cena?

 

Ok!

 

Non ho nemmeno il tempo di inviare la risposta che è appena arrivato un altro messaggio di Leo.

Mi metto a sedere, domandandomi da quanto tempo non ricevevo così tanti sms visto che sono solita chiamare, e leggo il nuovo sms.

 

Sono sicuro che ci divertiremo! Sai già dove ti piacerebbe andare?

 

Quel "Divertiremo", onestamente, mi turba un po', perché nell'immaginario collettivo dei ragazzi, stando alle mie conoscenze, divertirsi coincide con il fare sesso sfrenato con una ragazza che non deve essere per forza una con cui stai insieme o che conosci da tanto, così la mia mente torna ad essere investita dallo stesso dubbio che mi sono posta nemmeno dodici ore fa: mi sto immergendo in una "storia" in cui è contemplato solo il rotolarsi tra le lenzuola?

Subito, rapida come non mai, inizio a pensare ad un posto in cui sia impossibile appartarsi.

Un bar?

No, i bar hanno bagni che sembrano fatti per copulare selvaggiamente!

Un ristorante?

No, peggio!

Un locale?

Stessa risposta della prima opzione.

Poi, però, ricordo che verrà a prendermi con la macchina, che già di per sè - Dario docet - è un luogo in cui i ragazzi non si fanno scrupoli nel vederlo come un letto a due piazze, quindi, rassegnata e convinta che tocchi a me far capire che per ora non mi va di fare sesso con un estraneo, rispondo con un semplice:

 

E' lo stesso, scegli tu! Dopotutto sei tu che mi hai invitata, no? Non ho preferenze.

 

E se ti propongo una cena a casa mia?

 

Di scatto, mi alzo dal letto e corro in cucina, facendo così tanto rumore che Trudy alza lo sguardo mentre sta condendo l'insalata di pomodori e mi fissa.

"Che hai?" domanda, senza capire.

"Secondo te, se un ragazzo ti chiede al primo appuntamento di cenare a casa sua... E' perché non vuole spendere soldi, vero?".

"No, è perché così può fare meno fatica nel raggiungere un posto dove poterti conoscerti intimamente, come il suo divano, il suo letto, il tavolo della sua cucina...".

Vedendo che sono sbiancata, la mia amica abbandona la presa sulla bottiglia di olio che aveva tra le mani e, vedendo che ho in mano il cellulare, lo afferra. Legge il messaggio e ridacchia, fissandomi nello stesso modo in cui si fissa una bambina che ha paura del buio.

La vedo scrivere qualcosa rapidamente, in un modo così veloce che quando mi avvicino noto con orrore che sta già inviando l'sms.

"Che diavolo hai fatto?" sbotto.

"Leggi tu stessa" esclama soddisfatta.

Vado nella cartella degli sms inviati e leggo l'ultimo messaggio mandato.

 

Va bene, ma te lo dico in anticipo: non faremo sesso!

 

Alzo lo sguardo, con un sopracciglio levato, e lei si giustifica con la sua solita aria da "La vita è bella, godiamocela, non dobbiamo pensare a nulla di negativo!". "Con gli uomini bisogna essere diretti, non educate come te. Voglio dire, devi smettere di essere Biancaneve e devi diventare Crudelia De Mon! Capisci cosa intendo?" spiega, convinta di ciò che sta dicendo.

Abituata alle sue convinzioni, annuisco stancamente e mi butto di peso sul divano, portandomi una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi. "Magari se l'è presa per il tuo sms e decide di non uscire più con me. Meglio così".

"Mi sa proprio di no... Ha già risposto!".

"Cosa?".

Mi rialzo di scatto, in un modo che quasi quasi mi causa un giramento di testa, e fisso il display del cellulare che Trudy mi ha gentilmente sbattuto davanti agli occhi.

 

In realtà te lo avevo proposto per farti assaggiare dei piatti tipici di California, mi dispiace averti dato l'impressione non giusta! Dove abito io non è weird invitarsi a casa per cenare insieme, scusami e stai tranquilla!

 

"Mi hai fatto passare per...".

"Una ragazza sincera e diretta, sì".

"Cosa che non sono, visto che non gli ho detto di essere una sua alunna!".

"Basta, Lena! Per favore, rilassati!".

Sbuffando sonoramente, cerco di scrivere un messaggio di risposta per cercare di salvare un po' la faccia, mentre Trudy si diverte un mondo con il suo solito sorrisino mentre torna a dedicarsi alla cena.

 

Scherzavo... Dai, sono sicura che ci divertiremo, sono curiosa di vedere come cucini!

 

Sentendomi patetica più che mai, invio il messaggio e inizio a preparare la tavola per la cena, non esitando a sbattere le ante dei mobili con poca gentilezza.

"Tra l'altro, dopo cena viene Dario" mormoro dopo poco, mentre sistemo i coltelli.

"Tra l'altro, io sono stanca e andrò a dormire dopo una doccia e una bella telefonata al mio amoruccio".

La guardo male, voltandomi con uno scatto, sollevando uno dei coltelli con cui sto avendo a che fare. "Trudy, cara, lo vedi questo? Te lo ritroverai ficcato da qualche parte se non smetti di intrometterti - o non intrometterti, in questo caso - nella mia vita privata e...".

Dal canto suo, lei mi guarda con una finta aria innocente, sbattendo gli occhi in stile cerbiatta indifesa ma non riuscendo a trattenere l’ombra di un sorriso. "Cara Lena" mi interrompe, "Io ho solo detto che andrò a letto presto. Sei tu che ci hai fatto un film sopra e hai dedotto che io voglia non intromettermi nella tua vita privata, magari non essendo presente al tuo incontro serale con Dario... Io non ho fatto nulla, ergo, sei tu che fai pensieri...".

"Trudy, fottiti!" la interrompo a mia volta, alzando la voce.

Odio i suoi giochetti psicologici e il suo volermi far sembrare "colpevole" a tutti i costi, e probabilmente lei capisce perché smette di sorridere come suo solito e mi guarda con serietà. "Sei una con le palle, Lena, e lo sai. Questo periodo passerà, e poi sarai felice come non mai, ne sono sicura" mormora.

"Sì, ma smettila di fare la fata madrina...".

"Ho detto che sei Biancaneve, non Cenerentola!".

Detto ciò, mi fa cenno di sedermi per cenare ed obbedisco, non avendo ulteriori forze per continuare a combattere verbalmente con una vispa e furba come la mia coinquilina.

 

 

"Le ragazze hanno deciso che andranno alla festa e... Scoop del secolo, ho deciso che ci andrò anche io!".

Quasi mi strozzo con una delle caramelle gommose della scorta personale di Trudy - mangiarne un bel po' e offrirne a Dario è il minimo che possa fare per fargliela pagare dopo quello che ha combinato stasera - e guardo il mio amico che, appena arrivato, si sta liberando dal giubbino nero che indossa, per poi appoggiarlo vicino l'attaccapanni.

Sorride, convinto di ciò che sta dicendo, e prende posto vicino a me per poi prendere una manciata di orsetti e serpenti gommosi.

"Stai scherzando, vero?" m'informo, squadrandolo come se il suo viso fosse trasfigurato da una ritardataria acne giovanile.

"No! Sono serio! Mi hanno convinto Lucia e Alessandra prima di cena, mentre stavamo parlando su facebook!" spiega disinvolto.

"Lucia e Alessandra parlavano su facebook...?".

"Della festa e del regalo. Io ho proposto un poster con una tua delle tue foto migliori con la scritta "Non capisci proprio un cazzo e ti meriti quello sgorbio che chiami ragazza" ma non hanno accettato..." ridacchia, divertendosi un mondo, o almeno così sembra.

"E perché mai hai deciso di andare?" indago, sicura di star ascoltando un mucchio di stronzate.

Dario, il Dario che conosco io, non sopporta assolutamente Matteo e non è mai riuscito a parlare civilmente con lui su qualcosa che non fossero le condizioni metereologiche e la difficoltà degli esami.

"Perché ho capito che la sua ragazza farà un figura di merda esagerata! Voglio dire, ha invitato gente che lui nemmeno conosce, si vede che non lo conosce affatto! Non oso immaginare la sua faccia quando mi vedrà! E poi ha invitato anche Ida che, alla fine, è entrata nel gruppo all'inizio del terzo anno, quindi lei nemmeno lo conosce..." spiega vivacemente, mozzando la testa ad un povero orsacchiotto verde con un morso.

"Dario, è gentile da parte tua e di Ida, ma... Non è necessario. Davvero! Ho detto alle ragazze di andare, certo, ma almeno loro un po' lo conoscono, ci diranno come è andata e ci faremo due risate, stop! Matteo fa parte del mio passato ed io non ho intenzione di riprendermelo, quindi non ha senso che tu gli faccia notare quanto poco lo conosca Elisabetta" gli dico, decisa più che mai.

Noto che Dario mi sta fissando con una strana intensità, si lascia scappare un piccolo sorriso e dimentica di mangiare il resto della caramella. "Sul serio non hai intenzione di riprendertelo? Voglio dire, se si lascia con Elisabetta...".

"Non succederà, ed io devo andare avanti. E poi, sono così arrabbiata con lui!".

"Penso sia una decisione saggia, sai?".

Annuisco, senza sapere cosa dire. In realtà vorrei poter aggiungere che uscirò con Leo, giusto per fargli capire che ho capito di dover continuare a vivere la mia vita, ma ho una paura così grande di essere giudicata da lui che mi blocco e non dico altro.

"Comunque, ci vado lo stesso, ho deciso" decreta Dario, tornando a mangiare le caramelle come se fosse un bambino troppo cresciuto.

"Se lo dici tu...".

"Eddai, sostienimi in questa follia!".

- Follia? Dario, sto diventando la regina delle follie, sul serio, potrei insegnarti a fare cazzate su cazzate! -

"Ok, ti sostengo! E sarai il mio reporter d'onore, ok?".

"Ok!".

Poi, come se nulla fosse, torniamo ad occuparci delle caramelle e a guardare un film in tv, come se fossimo sul serio due bambini e non due universitari con una vita sempre in bilico tra realtà e piccole e grandi follie.

°*°*°*°*°

 

Ciao a tutti! :)

Innanzitutto ci tengo a ringraziarvi perché ho notato un aumento nelle persone che seguono questa storia, quindi… Grazie mille! <3

Passando al capitolo, direi che è di transizione, in cui Lena si prepara mentalmente all’appuntamento con Leo, che ci sarà nel prossimo ;)

I dubbi non mancano, specialmente per quanto riguarda ciò che succederà con il professore visto che entrambi sono d’accordo nel non avere una eventuale storia “seria”: per una come Lena è una novità lasciarsi coinvolgere in una serie di uscite senza pretese xD

Comunque, preparatevi, perché ci sarà anche qualche sorpresa!

Detto ciò, aggiornerò venerdì prossimo :D

Milly92

 

  
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