12
Luglio 2012
"Non
mi ricorderò mai tutte quelle stronzate su Freud! Ma ti pare
normale che per un
esame di letteratura inglese dobbiamo studiarci pure 'ste cose di
psicoanalisi?".
Disperata,
Trudy gettò sul tavolo i fogli su cui vi era scritto "Il
Perturbante"
di Freud.
"Ma
infatti! Che poi la psicoanalisi non esisteva ai tempi di Shakespeare!"
concordò Lucia, tuttavia prendendo i fogli e leggendo
qualche riga per
ripetere.
"Dai,
è semplice, se vuoi te lo spiego io ora, tanto l'appello
inizia tra mezz'ora e
i professori non sono mai puntuali" mi offrii volontaria.
"No,
no, tanto non mi ricorderei nulla. Andasse al diavolo, la prof,
Shakespeare,
Freud e tutto il resto, di certo non morirò di ansia a causa
di gente
morta!".
Io
e Lucia ridemmo: Trudy era sempre Trudy, anche nei momenti peggiori
riusciva a
sdrammatizzare con una delle sue solite battute.
"Ma
la prof è viva..." disse Lucia, ancora ridacchiando.
"Morirà
dopo che avrò sparato tutte le stronzate che
inventerò".
Le
nostre chiacchiere furono interrotte dall'arrivo di una Marina
più abbronzata
che mai, che, tuttavia, sembrava parecchio sconvolta.
"Ehi,
Mari! Ce l'hai fatta!" dissi, visto che fino alla fine era stata
indecisa
sul presentarsi o meno.
"Lena,
ho appena visto una cosa... Assurda. E te lo voglio dire prima che...".
"Cosa
è successo?".
"Riguarda
Matteo".
Mi
irrigidii, come ogni volta che sentivo parlare di lui da un mese a
quella
parte, da quando mi aveva lasciato in un modo non proprio gentile e
senza
alcuna spiegazione plausibile. "Non mi interessa, lo sai, ho deciso
che...".
"Sta
già con un'altra".
Via
il dente, via il dolore, questo doveva essere il motto della mia amica.
Sgranai
gli occhi, perchè, a quelle parole, si aggiunse la vista di
Matteo che era
appena entrato nel corridoio mano nella mano con una tizia…
La conoscevo di
vista, l’avevo vista qualche volta a lezione.
I
nostri sguardi s'incrociarono, e lui, freddamente, si voltò
verso di lei e la
baciò.
Spesso,
le decisioni che
prendiamo la sera, il mattino dopo ci sembrano delle vere e proprie
idiozie.
E'
questo ciò che penso quando,
in seguito al suono della sveglia, mi alzo, sbadiglio, prendo la
biancheria
pulita da uno dei cassetti vicino al mio letto, pronta ad iniziare una
nuova ed
estenuante settimana, e poi mi blocco, dicendomi che oggi
andrò a lezione alle
dodici e non alle dieci perché ho avuto la brillante idea di
accettare di
uscire con il mio madrelingua di inglese che non sa di essere un mio
insegnante
e quindi non posso farmi vedere durante il suo corso.
Ormai
sveglia e alquanto
infastidita per la mia assurda e irresponsabile decisione, decido di
andare
comunque in bagno per farmi una doccia e poi iniziare a studiare per
l'esame di
Tedesco III, che nonostante ci sia tra tre mesi è
difficilissimo da superare,
quindi il tempo non è mai sufficiente in questo caso per
passarlo al primo
colpo.
Prima
di entrare in bagno,
passo davanti alla cucina e vedo che Trudy sta facendo colazione sola
soletta,
bagnando dei biscotti nel latte in un modo che la fa sembrare una
bambina.
"Buongiorno"
esclamo,
appoggiandomi allo stipite della porta con aria stanca.
Mi
risponde con un cenno visto
che ha la bocca piena, e ciò mi sprona a continuare a
parlare. "Vai al
lettorato d'inglese?" indago.
Lei
ingoia il boccone con calma
e scuote il capo. "No, no. Verrò con te. Hai già
deciso quale
seguire?".
Le
sorrido, felice di sapere
che non mi toccherà seguire quel corso da sola. "Penso di
andare da King,
quello del gruppo M-Z, è l'unico che ha gli orari
più comodi. Sta il martedì e
il giovedì dalle 10 alle 12".
"E
che King sia,
allora!".
"Grazie
per aver deciso di
seguirmi in questa follia" ammetto, perché, sì,
si tratta di una follia
vera e propria, seppur sia una follia di cui non ne potrò
parlare con nessuno
che non sia Trudy.
-
E Dario? Avevi detto che gliene avresti parlato se il primo
appuntamento fosse
andato bene! - mi
dice la fastidiosa vocina nella mia testa.
Cerco di non ascoltarla e mi concentro sul volto della mia amica, che
al
momento sta imitando una delle sue solite faccine buffe e ribelli.
"Ma
che, l'ho fatto solo perché
così saprò dove prendere gli appunti!".
"Stronza!"
esclamo,
tuttavia ridendo, e per ripicca le lancio addosso il paio di slip che
ho in
mano - abituata come sono a fare questo gesto con qualcosa di
più consistente
come un cuscino -.
Trudy
si scansa e poi raccoglie
i miei slip con aria critica. "Lilla con dei pupazzetti azzurri.
Tesoro,
non dirmi che anche quando stavi con Matteo andavi in giro con
dell'intimo
simile" osserva, alzandosi e porgendomi l'indumento.
Alzo
gli occhi al cielo, per
poi biasimarla con un solo sguardo.
"La
mia giornata è appena
iniziata, tra quarantotto ore uscirò con il mio madrelingua
d'inglese e tu non
perdi occasione per nominare il mio ex?" sbotto, incrociando le
braccia,
seccata più che mai.
Trudy
imita un sorrisino di
scuse. "Hai ragione, scusami. Non dovrei infierire, è che
sono così
abituata alla mia stabilità sentimentale che... Ok, sto
zitta che è
meglio".
Annuisco,
approvando
quell'ultima saggia decisione, e mi dirigo verso il bagno.
Dopo
pochi passi, però, mi
volto. "Quando stavo con Matteo indossavo comunque questo tipo di
intimo,
ne indossavo uno più decente solo quando uscivamo ed
è anche capitato che mi
beccasse con questo tipo di mutande. E sai la novità? Diceva
che erano
eccitanti" ridacchio, scatenando in lei una serie di risatine tremule.
Dopotutto,
mi fa bene parlare
del passato senza nessun rancore, perché alla fine io e
Matteo abbiamo vissuto
una storia bella, a tratti magica, e spesso, presa dal rancore e dalla
rabbia
verso il presente, me ne dimentico.
"Eccitanti?
L'ho sempre
detto che fosse un po' disturbato" commenta la mia amica.
"Comunque
andrò al più
presto a fare shopping, promesso" aggiungo.
Udendo
ciò, Trudy sgrana gli
occhi e spalanca la bocca, non riuscendo a celare la sua
incredulità.
"Stai dicendo che... Se le cose vanno bene, saresti disposta ad andarci
a
letto?".
"Sto
solo dicendo che un
po' di cambiamenti fanno bene, ogni tanto!" svio la questione, e senza
aggiungere altro, mi rinchiudo in bagno e, rapidamente, mi libero dal
caldo
pigiamone con cui ho dormito per poi buttarmi sotto il getto caldo
della
doccia.
Io
che vado a letto con un
professore? Inaudito!
Critico
tanto Germana e poi
finirei per comportarmi come, se non peggio, di lei.
Inoltre,
io e Leo non siamo
ancora usciti - non so quante volte mi ripeto mentalmente queste parole
- quindi
è inutile fare programmi e "fasciarsi la testa prima di
rompersela",
come si suol dire dalle mie parti.
Poi,
però, la solita voce
petulante che mi rompe sempre le scatole - deve essere quella della mia
coscienza - mi dice che nel momento in cui ho deciso di fare questo
assurdo
passo ho automaticamente accettato di andarci a letto, visto che le
premesse
per una semplice storia di sesso - prima fra tutte il tempo limitato,
visto che
a giugno tornerà in America, che fa capire che non ci sono
intenzioni "serie"
- ci sono tutte.
In
momenti come questi mi odio,
perché non so nemmeno io cosa mi passi per la testa e stento
a riconoscermi,
dannazione!
"Secondo
me, è lui quello
giusto per te".
"Lui
chi, scusa?".
"Dario".
Sgrano
gli occhi e tappo con la
mano quell'assurda boccaccia coperta da un lucidalabbra rosso che Trudy
si
ritrova, visto tutte le stronzate che spara ogni minuto.
Siamo
sedute sui gradini del
palazzo di Via Duomo, una delle numerose sedi
dell'Università, e aspettiamo
l'inizio della lezione di Filologia Germanica.
Per
fortuna, la lezione di Leo
c'era in un'altra sede, quindi non rischio di incontrarlo.
"Trudy,
la devi smettere
di sparare idiozie, soprattutto qui! Lo sai che qui anche i muri hanno
le
orecchie!" esclamo, dando voce ad una mia vecchia e consolidata
credenza, poiché
i "gossip" non sono mai al sicuro tra le mura della mia
università.
"Lena,
per favore!
Ascoltami! Lui ieri ti ha detto quelle cose perchè...".
"Ha
provato a farsi
avanti, certo, ed io sono la Regina Elisabetta, anzi, Kate Middleton"
sbotto in risposta. "Ti prego, pensa al tuo Davide e lasciami in pace,
al
sicuro dalle tue strambe congetture".
"Tu
non sarai mai Kate
Middleton, dovresti essere molto più furba e scaltra per
riuscire nei tuoi
intenti".
"Grazie,
è un piacere
sentirti mentre mi smerdi così, sai?".
"Sono
tua amica,
no?".
"Ecco.
Figuriamoci se non
lo fossi stata".
Le
dò una leggera spintarella
mentre ride nel solito modo assordante, sotto gli occhi curiosi di
alcune
matricole che, evidentemente, si stanno domandando se arrivate al terzo
anno
diventeranno anche loro così pazze.
"Sempre
a sclerare, voi,
eh?".
Ci
blocchiamo, alzando lo
sguardo, e vedo che a parlare è stato Dario, che
è appena arrivato e ci fissa
tra il curioso e il consapevole, come a dire "Non cambierete mai!".
"E'
Lena che sclera, io
sono normale" sbotta Trudy, sorridendo candidamente, mentre in cuor mio
spero che non si lasci sfuggire nulla riguardo le sue assurde
congetture prive
di senso e logica.
"Normale,
tu? Ma
dai!".
Come
sempre, Dario non esita a
prendere in giro Trudy, e lei sta al gioco come suo solito, alimentando
la loro
strana amicizia.
Alla
fine, io sono l'amica più
intima di entrambi, mentre la loro amicizia reciproca è
tenuta saldamente
grazie alla mia presenza.
Tuttavia,
sono sollevata nel
vedere che Dario sembri tranquillo come sempre, e ciò
conferma che Trudy sia
nel torto - non ho bisogno di conferme nel momento in cui non ho mai
messo in
dubbio tutto ciò, giusto? -.
Mentre
i due miei amici
continuano a prendersi in giro, vedo arrivare Marina, Germana, Ida,
Alessandra
e Lucia, accompagnate da una persona che inizialmente a causa degli
studenti
che le circondano non riconosco, prospettiva che cambia nel momento in
cui il
gruppetto si avvicina.
Le
ragazze sembrano serie,
annuiscono di tanto in tanto, e con mio sommo stupore vedo che la fonte
della
loro attenzione non è altro che Elisabetta, la ragazza di
Matteo.
Probabilmente,
non l'ho
riconosciuta perché la vedo per la prima volta dopo secoli
senza il suo ragazzo
che svolge perennemente il ruolo di sua ombra personale.
Sembra
allegra, esaltata, e non
fa altro che parlare mentre si passa una mano tra i capelli
castano-ramati e
stranamente non piastrati, visto che è solita avere una
capigliatura sempre
perfettamente ordinata.
Confusa,
tolgo lo sguardo dalla
direzione in cui si trovano loro, e subito Dario e Trudy si affrettano
a
guardare in loro direzione, per poi emettere un concitato: "Ah" di
comprensione.
Non
hanno il tempo di
aggiungere nulla, perché il gruppetto ci ha raggiunto e le
mie amiche cercano
di scusarsi con il solo sguardo, mentre io le saluto falsamente
disinvolta.
"Ciao,
Lena" esclama
Elisabetta, sorridendomi in un modo che sembra irritante, almeno per
me.
La
tentazione di risponderle
con un sincero: "Ma come, puoi parlare anche senza il sussidio della
tua
ombra?" è molto forte, ma mi sforzo di fare finta di nulla e
dico
semplicemente: "Ciao".
Che
poi, non ci siamo mai
parlate prima d'ora, visto che a stento la conoscevo di vista prima che
si
mettesse con il mio ex.
Continuando
a sorridere, lei
saluta anche Trudy e Dario, e poi ci fissa, sbattendo numerose volte
quelle
odiose ciglia iper voluminose che si ritrova grazie all'impiego di
chissà quale
costosissimo mascara.
L'imbarazzo
è percepibile da
metri di distanza, e lei evidentemente lo comprende, perché
si rivolge a me,
Trudy e Dario con un falso sorriso scintillante. "Ragazzi, stavo giusto
dicendo alle ragazze che mercoledì Matteo compie ventidue
anni...".
-
Giusto! Strano che non me lo sia ricordato!
- penso tra me e me.
"...
E visto che è il
primo compleanno che passiamo insieme...".
-
Stronza! Ribadiscilo ancora, mi raccomando, non s'era capito! -
"....
Avevo pensato di
organizzargli una festa a sorpresa a casa sua, visto che quel giorno
sarà fuori
fino alla sera. Perciò, volevo invitarvi! Spero verrete, ci
divertiremo!"
conclude.
Dal
canto mio, vorrei tanto
poter prendere qualsiasi cosa mi circondi che sia bella grossa e
pesante e
commettere il primo omicidio della mia vita, ma qualcosa mi dice di
restare
calma e di mostrarmi superiore, come cerco di fare da mesi e mesi.
Non
capisco cosa abbia nella
testa questa ragazza, letame, forse?
Se
avessi un ragazzo, di certo
non inviterei la sua ex alla sua festa a sorpresa, e nemmeno le amiche
di lei,
visto che alla fine Matteo le conosceva ma era amico solo di Trudy.
Probabilmente,
mi dico, la tipa
vuole invitarci solo per fare numero visto che c'è l'alto
rischio che si
presentino in pochi, dal momento in cui Matteo si è quasi
isolato dal resto del
mondo da quando sta con lei.
Cerco
di fare di tutto per
rimanere calma e, con un'ipocrisia assurda faccio un piccolo cenno di
assenso.
"In realtà mercoledì dovrei lavorare e non so a
che ora finirò, mi
dispiace, se l'avessi saputo prima..." rispondo, cercando di farle
capire
che una festa non si organizza due giorni prima, "... Ma comunque
passerò
per un saluto se non finisco troppo tardi".
"Oh,
va bene!".
Elisabetta
evidentemente non ha
voglia di discutere la mia critica non espressamente detta, in un modo
che mi
dà ai nervi, tanto che non ascolto nemmeno la risposta dei
miei amici.
Non
so quanto tempo dopo mi
ritrovo a salire le scale che conducono al secondo piano, dove si
terrà la
lezione di Filologia Germanica, e sento qualcuno che mi afferra il
polso.
"Mi
dispiace, anche noi le
abbiamo detto che non sappiamo se andarci o meno. Senza offesa, ma noi
già non
conoscevamo molto Matteo, figurati ora che vi siete lasciati!".
Con
un sorriso sincero e
un'espressione altrettanto sincera, Lucia mi guarda e cerca di
infondermi un
po' di coraggio.
Le
sorrido di rimando e scrollo
le spalle, un po' incerta. "Andateci, poi mi raccontate tutto e ci
facciamo qualche risata" dico, stupendo me stessa: una parte di me
vuole
che le mie amiche vadano, e non so nemmeno perché.
Infatti,
la stessa Lucia mi
fissa senza capire. "Non c'è bisogno che menti, Lena, sul
serio...".
"Non
sto mentendo! Vi
prego, andate e fate da reporter per me".
"Dici
sul serio?".
Alessandra si intromette nella conversazione, con gli occhi quasi fuori
dalle
orbite, seguita a ruota dalle altre.
Nel
giro di pochi istanti,
tutto il gruppetto si stringe attorno a me con aria curiosa mentre
saliamo una
delle statuarie rampe di scale, dato che il palazzo è molto
antico.
"Sono
seria. Andateci,
prendeteli in giro e riferitemi tutto. Ed ora scollatevi di dosso, per
favore!" aggiungo, accelerando il passo mentre salgo gli ultimi gradini
e
attraverso il corridoio di fretta.
Tuttavia,
scelgo una fila di
posti ancora del tutto vuota per far sedere tutti e prendo posto dietro
al
banchetto più esterno, giusto in tempo per vedere Elisabetta
e un ignaro Matteo
spuntato dal nulla che attraversano l'aula mano nella mano come al
solito, per
poi sedersi poche file avanti a me.
"Non
lasciare che
quell'oca ti rovini la giornata" mi sussurra Dario, che ha appena preso
posto al mio fianco.
Mi
volto per guardarlo, e vedo
che i suoi profondi occhi blu mi stanno scrutando con una sorta di
limpida e
sincera preoccupazione.
"Ma
no! Odio solo la sua
faccia tosta, tutto qui. O forse mi ha infastidito perché io
non avrei mai
fatto una cosa del genere. Qualcuno potrebbe dire che è
stata gentile, e forse
sul serio è meglio di me, perciò Matteo
è felice con lei e si comporta in un
modo migliore rispetto a come si comportava con me" rivelo tutto d'un
fiato, dando voce ai miei pensieri più profondi che, spesso,
fanno fatica ad
emergere, perché sono sempre convinta di comportarmi nel
migliore dei modi,
senza criticarmi nemmeno un po'.
Sono
profondamente insicura per
quanto riguarda il mio lato esteriore, ma allo stesso tempo convinta di
ciò che
penso, e ciò è totalmente sbagliato.
Farei
meglio ad essere sicura
di me ma umile nei pensieri, dopotutto.
Vedo
Dario poggiare la sua mano
sulla mia, e torno a guardarlo senza battere ciglio.
"Per
favore, smettila!
Ogni storia ha un suo perché, voi siete stati felici ed ora
lui lo è con
un'altra, ma presto lo sarai anche tu, vedrai. Perché
diamine ti colpevolizzi
per ogni singola cosa?" mi rimprovera, accalorato, seppure stia
bisbigliando onde evitare l’ascolto da parte di orecchie
indiscrete.
"Sono
egocentrica?"
domando a bruciapelo.
"Le
persone egocentriche
sono altre, fidati. Comunque, se vuoi mercoledì sera usciamo
e...".
"Mercoledì
ho sul serio un
impegno, non ho mentito".
"E
cosa devi fare?".
"Rimpatriata
con le amiche
del liceo che hanno preso casa qui" rispondo prontamente, ripetendo la
bugia che mi sono preparata per giustificare la mia assenza con i miei
amici.
Sto
diventando una schifosa
bugiarda, ma ferita come sono ora, non riesco a pentirmene. "Ma tu
vacci,
davvero" aggiungo.
"Che?
Finirei per
picchiarlo, lo sai".
In
effetti, anche quando io e
Matteo stavamo insieme, non riuscivo a farli andare d'accordo in nessun
modo.
Probabilmente,
hanno due
caratteri incompatibili, ed entrambi non mi hanno mai nascosto
l'antipatia nei
confronti dell'altro.
"Va
bene".
L'arrivo
del professore pochi
minuti dopo pone fine alle nostre chiacchiere, così estraggo
il quaderno dalla
borsa per prendere appunti, sperando di riuscire a concentrarmi per
seguire la
lezione e liberare la mia mente dai mille pensieri che mi affliggono
per circa
un paio d’ore.
Ciao! Come è
iniziata la tua
settimana? Io ho avuto poco tempo libero a causa delle lezioni... Ma ho
pensato
di te.
Scoppio
a ridere, in un modo
che attira l'attenzione di Trudy, la quale si sta dando da fare vicino
ai
fornelli per preparare la cena visto che è lei la chef della
casa. Di solito,
io mi limito a fare le pulizie e a cucinare cibo pronto o giusto
qualche
secondo.
"Perché
ridi?"
domanda, inquisitoria come al solito.
"Leo
mi ha scritto un sms,
e l'ultima frase dice "Ho pensato di
te"!" ridacchio.
Lei
esita un secondo, poi ride
ed annuisce. "Giusto, in inglese il verbo "To think" è
seguito
dalla preposizione "of"! Ma è stato carino, non correggerlo,
dopotutto non è italiano" aggiunge, intenerita.
"No,
infatti, non sono
così cattiva. Che gli rispondo?".
Trudy
scrolla le spalle con
aria vaga, prima di tornare a dedicare la sua attenzione alla
preparazione
della cena, così decido di cambiare stanza e mi reco nella
mia camera,
stendendomi sul letto e lasciandomi scappare un lungo sospiro.
Ciao! E' iniziata nel solito
modo, sono tornata dall'università un paio di ore fa... Devo
dire che ho
pensato molto alla nostra uscita.
Scrivo
rapidamente questa
risposta e la invio, per poi ricevere subito un altro sms.
Pensando
che non possa essere
già di Leo, apro il messaggio e scopro che è di
Dario.
Ehi, ti va se
passo da te dopo
cena?
Ok!
Non
ho nemmeno il tempo di
inviare la risposta che è appena arrivato un altro messaggio
di Leo.
Mi
metto a sedere, domandandomi
da quanto tempo non ricevevo così tanti sms visto che sono
solita chiamare, e
leggo il nuovo sms.
Sono sicuro che ci
divertiremo!
Sai già dove ti piacerebbe andare?
Quel
"Divertiremo", onestamente,
mi turba un po', perché nell'immaginario collettivo dei
ragazzi, stando alle
mie conoscenze, divertirsi coincide con il fare sesso sfrenato con una
ragazza
che non deve essere per forza una con cui stai insieme o che conosci da
tanto,
così la mia mente torna ad essere investita dallo stesso
dubbio che mi sono
posta nemmeno dodici ore fa: mi sto immergendo in una "storia" in cui
è contemplato solo il rotolarsi tra le lenzuola?
Subito,
rapida come non mai,
inizio a pensare ad un posto in cui sia impossibile appartarsi.
Un
bar?
No,
i bar hanno bagni che
sembrano fatti per copulare selvaggiamente!
Un
ristorante?
No,
peggio!
Un
locale?
Stessa
risposta della prima
opzione.
Poi,
però, ricordo che verrà a
prendermi con la macchina, che già di per sè -
Dario docet - è un luogo in cui
i ragazzi non si fanno scrupoli nel vederlo come un letto a due piazze,
quindi,
rassegnata e convinta che tocchi a me far capire che per ora non mi va
di fare
sesso con un estraneo, rispondo con un semplice:
E' lo stesso,
scegli tu!
Dopotutto sei tu che mi hai invitata, no? Non ho preferenze.
E se ti propongo una cena a casa mia?
Di
scatto, mi alzo dal letto e
corro in cucina, facendo così tanto rumore che Trudy alza lo
sguardo mentre sta
condendo l'insalata di pomodori e mi fissa.
"Che
hai?" domanda,
senza capire.
"Secondo
te, se un ragazzo
ti chiede al primo appuntamento di cenare a casa sua... E'
perché non vuole
spendere soldi, vero?".
"No,
è perché così può
fare meno fatica nel raggiungere un posto dove poterti conoscerti intimamente, come il suo divano, il suo
letto, il tavolo della sua cucina...".
Vedendo
che sono sbiancata, la
mia amica abbandona la presa sulla bottiglia di olio che aveva tra le
mani e,
vedendo che ho in mano il cellulare, lo afferra. Legge il messaggio e
ridacchia, fissandomi nello stesso modo in cui si fissa una bambina che
ha
paura del buio.
La
vedo scrivere qualcosa
rapidamente, in un modo così veloce che quando mi avvicino
noto con orrore che
sta già inviando l'sms.
"Che
diavolo hai
fatto?" sbotto.
"Leggi
tu stessa"
esclama soddisfatta.
Vado
nella cartella degli sms
inviati e leggo l'ultimo messaggio mandato.
Va bene, ma te lo dico in
anticipo: non faremo sesso!
Alzo
lo sguardo, con un
sopracciglio levato, e lei si giustifica con la sua solita aria da "La
vita è bella, godiamocela, non dobbiamo pensare a nulla di
negativo!".
"Con gli uomini bisogna essere diretti, non educate come te. Voglio
dire,
devi smettere di essere Biancaneve e devi diventare Crudelia De Mon!
Capisci cosa
intendo?" spiega, convinta di ciò che sta dicendo.
Abituata
alle sue convinzioni,
annuisco stancamente e mi butto di peso sul divano, portandomi una mano
sulla
fronte e chiudendo gli occhi. "Magari se l'è presa per il
tuo sms e decide
di non uscire più con me. Meglio così".
"Mi
sa proprio di no... Ha
già risposto!".
"Cosa?".
Mi
rialzo di scatto, in un modo
che quasi quasi mi causa un giramento di testa, e fisso il display del
cellulare che Trudy mi ha gentilmente sbattuto davanti agli occhi.
In realtà te lo
avevo proposto
per farti assaggiare dei piatti tipici di California, mi dispiace
averti dato
l'impressione non giusta! Dove abito io non è weird invitarsi a casa per cenare
insieme, scusami e stai
tranquilla!
"Mi
hai fatto passare
per...".
"Una
ragazza sincera e diretta,
sì".
"Cosa
che non sono, visto
che non gli ho detto di essere una sua alunna!".
"Basta,
Lena! Per favore,
rilassati!".
Sbuffando
sonoramente, cerco di
scrivere un messaggio di risposta per cercare di salvare un po' la
faccia,
mentre Trudy si diverte un mondo con il suo solito sorrisino mentre
torna a
dedicarsi alla cena.
Scherzavo... Dai, sono sicura
che ci divertiremo, sono curiosa di vedere come cucini!
Sentendomi
patetica più che
mai, invio il messaggio e inizio a preparare la tavola per la cena, non
esitando a sbattere le ante dei mobili con poca gentilezza.
"Tra
l'altro, dopo cena
viene Dario" mormoro dopo poco, mentre sistemo i coltelli.
"Tra
l'altro, io sono
stanca e andrò a dormire dopo una doccia e una bella
telefonata al mio
amoruccio".
La
guardo male, voltandomi con
uno scatto, sollevando uno dei coltelli con cui sto avendo a che fare.
"Trudy, cara, lo vedi questo? Te lo ritroverai ficcato da qualche parte
se
non smetti di intrometterti - o non intrometterti,
in questo caso - nella mia vita privata e...".
Dal
canto suo, lei mi guarda
con una finta aria innocente, sbattendo gli occhi in stile cerbiatta
indifesa
ma non riuscendo a trattenere l’ombra di un sorriso. "Cara
Lena" mi
interrompe, "Io ho solo detto che andrò a letto presto. Sei
tu che ci hai
fatto un film sopra e hai dedotto che io voglia non
intromettermi nella tua vita privata, magari non essendo
presente al tuo incontro serale con Dario... Io non ho fatto nulla,
ergo, sei
tu che fai pensieri...".
"Trudy,
fottiti!" la
interrompo a mia volta, alzando la voce.
Odio
i suoi giochetti
psicologici e il suo volermi far sembrare "colpevole" a tutti i
costi, e probabilmente lei capisce perché smette di
sorridere come suo solito e
mi guarda con serietà. "Sei una con le palle, Lena, e lo
sai. Questo
periodo passerà, e poi sarai felice come non mai, ne sono
sicura" mormora.
"Sì,
ma smettila di fare
la fata madrina...".
"Ho
detto che sei
Biancaneve, non Cenerentola!".
Detto
ciò, mi fa cenno di
sedermi per cenare ed obbedisco, non avendo ulteriori forze per
continuare a
combattere verbalmente con una vispa e furba come la mia coinquilina.
"Le
ragazze hanno deciso
che andranno alla festa e... Scoop del secolo, ho deciso che ci
andrò anche
io!".
Quasi
mi strozzo con una delle
caramelle gommose della scorta personale di Trudy - mangiarne un bel
po' e
offrirne a Dario è il minimo che possa fare per fargliela
pagare dopo quello
che ha combinato stasera - e guardo il mio amico che, appena arrivato,
si sta
liberando dal giubbino nero che indossa, per poi appoggiarlo vicino
l'attaccapanni.
Sorride,
convinto di ciò che
sta dicendo, e prende posto vicino a me per poi prendere una manciata
di
orsetti e serpenti gommosi.
"Stai
scherzando,
vero?" m'informo, squadrandolo come se il suo viso fosse trasfigurato
da
una ritardataria acne giovanile.
"No!
Sono serio! Mi hanno
convinto Lucia e Alessandra prima di cena, mentre stavamo parlando su
facebook!" spiega disinvolto.
"Lucia
e Alessandra
parlavano su facebook...?".
"Della
festa e del regalo.
Io ho proposto un poster con una tua delle tue foto migliori con la
scritta
"Non capisci proprio un cazzo e ti meriti quello sgorbio che chiami
ragazza" ma non hanno accettato..." ridacchia, divertendosi un mondo,
o almeno così sembra.
"E
perché mai hai deciso
di andare?" indago, sicura di star ascoltando un mucchio di stronzate.
Dario,
il Dario che conosco io,
non sopporta assolutamente Matteo e non è mai riuscito a
parlare civilmente con
lui su qualcosa che non fossero le condizioni metereologiche e la
difficoltà
degli esami.
"Perché
ho capito che la
sua ragazza farà un figura di merda esagerata! Voglio dire,
ha invitato gente
che lui nemmeno conosce, si vede che non lo conosce affatto! Non oso
immaginare
la sua faccia quando mi vedrà! E poi ha invitato anche Ida
che, alla fine, è
entrata nel gruppo all'inizio del terzo anno, quindi lei nemmeno lo
conosce..." spiega vivacemente, mozzando la testa ad un povero
orsacchiotto verde con un morso.
"Dario,
è gentile da parte
tua e di Ida, ma... Non è necessario. Davvero! Ho detto alle
ragazze di andare,
certo, ma almeno loro un po' lo conoscono, ci diranno come è
andata e ci faremo
due risate, stop! Matteo fa parte del mio passato ed io non ho
intenzione di
riprendermelo, quindi non ha senso che tu gli faccia notare quanto poco
lo
conosca Elisabetta" gli dico, decisa più che mai.
Noto
che Dario mi sta fissando
con una strana intensità, si lascia scappare un piccolo
sorriso e dimentica di
mangiare il resto della caramella. "Sul serio non hai intenzione di
riprendertelo? Voglio dire, se si lascia con Elisabetta...".
"Non
succederà, ed io devo
andare avanti. E poi, sono così arrabbiata con lui!".
"Penso
sia una decisione
saggia, sai?".
Annuisco,
senza sapere cosa
dire. In realtà vorrei poter aggiungere che
uscirò con Leo, giusto per fargli
capire che ho capito di dover continuare a vivere la mia vita, ma ho
una paura
così grande di essere giudicata da lui che mi blocco e non
dico altro.
"Comunque,
ci vado lo
stesso, ho deciso" decreta Dario, tornando a mangiare le caramelle come
se
fosse un bambino troppo cresciuto.
"Se
lo dici tu...".
"Eddai,
sostienimi in
questa follia!".
-
Follia? Dario, sto diventando la regina delle follie, sul serio, potrei
insegnarti a fare cazzate su cazzate! -
"Ok,
ti sostengo! E sarai
il mio reporter d'onore, ok?".
"Ok!".
Poi,
come se nulla fosse,
torniamo ad occuparci delle caramelle e a guardare un film in tv, come
se
fossimo sul serio due bambini e non due universitari con una vita
sempre in
bilico tra realtà e piccole e grandi follie.
°*°*°*°*°
Ciao
a
tutti! :)
Innanzitutto
ci tengo a ringraziarvi perché ho notato un aumento nelle
persone che seguono
questa storia, quindi… Grazie mille! <3
Passando
al capitolo, direi che è di transizione, in cui
Lena si prepara
mentalmente all’appuntamento con Leo, che ci sarà
nel prossimo ;)
I
dubbi
non mancano, specialmente per quanto riguarda ciò che
succederà con il
professore visto che entrambi sono d’accordo nel non avere
una eventuale storia
“seria”: per una come Lena è una
novità lasciarsi coinvolgere in una serie di
uscite senza pretese xD
Comunque,
preparatevi, perché ci sarà anche qualche
sorpresa!
Detto
ciò, aggiornerò venerdì prossimo :D
Milly92