Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
Segui la storia  |       
Autore: maryciel    20/09/2013    2 recensioni
Ciel, oggetto sempre più frequente di strane allucinazioni notturne, decide di affrontare una volta per tutte gli incubi che lo attanagliano notte dopo notte, a suo rischio e pericolo...si ritroverà così in un lontano passato in cui scoprirà le origini del suo prestigioso casato, si scontrerà con la storia di un ragazzo misterioso non molto lontano da lui, e soprattutto conoscerà un Sebastian diverso, completamente estraneo all'impeccabile maggiordomo che è al suo fianco!
(è la mia prima Fanfiction, siate clementi *inchino*)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
//Bene, siamo arrivati a dieci capitoli e sieti ancora in tanti a seguire la mia storia nonostante i megaritardi così deprecabilmente accumolati <3 chiedo infinitamente perdono! Mi dispiace, ma vi anticipò che riceverete un leggero infarto sul finale del capitolo. In realtà non sarebbe affatto dovuto finire a questo punto, ma continuando a scrivere avrei allungato troppo i tempi di attesa già slittati per troppo tempo, e non mi andava di farlo! detto questo, buona lettura My Lovely Fans <3
 

-Ehilààààààà!!!! Sbaglio o qui qualcuno è di malumore? Su con la vita...il turno è finito!-
il piccolo demone dagli occhi rossi dopo essere rimasto per almeno trenta secondi a testa in giù con i piedi appesi alla credenza, si arrese e saltò giù sbuffando....era almeno il cinquantesimo tentativo che provava per risollevare almeno un po’ il morale di un fin troppo triste e pensieroso Desire, intento com’era a mescolare qualcosa in una pentola con il cucchiaio così lentamente da rendere il gesto completamente inutile, mentre con un gomito poggiato sul piano e la testa sulla mano pensava a chissà cosa, perdendosi con lo sguardo al di fuori della piccola finestrella.
-Oh, andiamo Desire....che ti succede, non ti riconosco....non sei il solito rompiscatole di sempre...mi hai fatto persino salire sulla credenza senza batter ciglio....così mi preoccupi!-
Lionel si avvicinò con preoccupazione al più piccolo, stringendolo dolcemente da dietro e poggiandogli le labbra sulla fronte, credendo si sentisse male o accusasse sintomi da raffreddamento....in fondo gli esseri umani erano così fragili.
Quel piccolo gesto ebbe l’effetto di sciogliere il rigido corpo di Desire come se fosse stato un freddo pezzo di ghiaccio a contatto con il sole d’Agosto....avvampò improvvisamente, chinando lo sguardo sulle braccia che calorosamente l’altro aveva stretto intorno al suo corpo a mò di protezione, e non avendo il coraggio di sollevare gli occhi sulle sue labbra morbide posatesi sul suo volto come ali di farfalla....il suo corpo cominciò a muoversi da solo, agitando convulsamente la mano che reggeva il cucchiaio, e cominciando a mescolare così velocemente da rigettare la maggior parte del contenuto all’esterno della pentola.
-EHIEHI, hai intenzione di far fuori la cena o cosa?-
-Eh?....OH NO!!!-
Desire si fermò di colpo facendo fare un volo al cucchiaio che finì dritto in testa al piccolo demone, mentre affannato cercava di spegnere il fuoco e di salvare il poco Porridge rimasto.
-Tu....hai intenzione di uccidermi, non è vero?- sbottò Lionel massaggiandosi il capo nervoso
-No, ecco, è che io, beh, vedi....ero sovrappensiero....e mi hai spaventato....perdonami!!!-
Desire si precipitò dal povero infortunato con un po’ di ghiaccio per calmare la botta, carezzandolo dolcemente e sospirando
-Sono una frana lo so!-
-Lo ammetti almeno...-
-AH COSì LO PENSI DAVVERO?- altra sberla in pieno volto
-AHI....ma se lo hai appena detto tu...-
in preda alla disperazione Lionel si rifugiò nell’angolo della cucina più sporco e polveroso, accarezzando teneramente un micino nero dalle macchie bianche
-Solo tu mi capisci Nyan!-
-...Nyan?- Desire lo guardò senza capire
-Si....ieri l’ho trovato per strada tutto solo e mi sembrava carino, così l’ho preso con me- sorrise dolcemente –e dato che quando gli ho chiesto che nome voleva che gli dessi ha risposto “Nyan”, l’ho accontentato!-
-Oh Lionel...quando imparerai che i gatti non parlano?-
-N-Non è vero! Loro parlano eccome! Tutti gli animali parlano...soltanto che…i gatti sono le creature più affascinanti di tutte, le più imperscrutabili e misteriose...neanche noi demoni li capiamo!- lo guardava come se fosse davvero una reliquia preziosa
-Se lo dici tu....-  Desire sospirò per poi ridirigersi verso il piano cottura, cercando di mettere nel piatto il poco porridge non bruciacchiato e non schizzato dappertutto....si lasciò andare ad lungo lamento disperato, poggiandosi alla pentola in un attimo di debolezza...lo colpì un terribile momento di sconforto più nero...com’era possibile si chiedeva, guardando con rassegnazione la cucina nera e sporca nonostante tutti i suoi sforzi....come poteva una vita stravolgersi totalmente da un giorno all’altro? Non riusciva a capacitarsi....cosa aveva fatto per meritarsi tutta quella sofferenza? Non capiva....non capiva perché, aveva dimenticato ormai cosa significasse sperare ed andare avanti....o almeno in quel momento non riusciva a vederlo, seppur vi era un piccolo spiraglio di luce....
-Desire?...-
Il giovane si destò dallo sconforto in cui era piombato, voltandosi e guardando l’altro che lo fissava con i suoi rubini in modo interrogativo e preoccupato...sorrise mestamente portando il piatto in tavola, e sedendosi ad una sedia a caso, intorno al piccolo tavolo sgangherato
-Te lo offrirei se sapessi che potrebbe piacerti....ma dato che so che non piacerà neanche a me....-
-Fa vedere....non sarà poi così male!-
in meno di un secondo il demone aveva abbandonato il micino per precipitarsi verso il tavolo, sorridendo ed assaggiando per dispetto il primo boccone destinato all’altro, rapendo con le labbra sottili e rosee il cucchiaio a pochissimi centimetri dal volto di Desire....cosa che lo fece arrossire terribilmente, non appena si rese conto che avrebbero potuto baciarsi se solo fosse stato più veloce a portare il cucchiaio alla bocca
-Uhm....non è il tipo di cosa che potrebbe piacermi....lo trovo scipido, insapore....-
Desire si affrettò ad assaggiare anche lui, scuotendo la testa e guardandolo confuso
-Ma Lionel...è così dolce!!-
-Bah...sarà la mia lingua....uh? hai dello sporco sulla guancia!-
-Dove? EHI!...-
Senza neanche il tempo di rendersi conto il giovane demone si era chinato su di lui, e gli aveva leccato fulmineo la piccola goccia di latte ribelle, posatasi all’angolo delle sue labbra....il piccolo lo guardò allibito, senza capire, mentre Lionel sembrava piuttosto soddisfatto
-Così è decisamente più buono! Eheheheh!-
-N...non fare l’idiota!-
Preda del più completo imbarazzo Desire si gettò sul cibo, come un povero vagabondo a digiuno da tre giorni, divorando letteralmente la cena, paonazzo fino al midollo.
Lionel lo osservò sorridente, rimanendo seduto con i gomiti poggiati al tavolo e la testa sulle mani sino a che l’altro non ebbe finito....almeno era riuscito a rianimarlo un po’, se non proprio a sollevarlo....non sopportava di vederlo triste, era qualcosa che non riusciva a concepire....fosse stato per lui avrebbe dovuto sorridere per sempre.
-Ehi....cos’hai da osservarmi così?-
-Oh, niente...pensavo che sei perfino più carino di un micino-
per tutta risposta Desire mise una specie di broncio infantile, reso ancor più tenero dalle guance imporporate
-Smettila di dire idiozie Lionel!-
detto questo, quasi con una certa stizza che tradiva tutto il suo imbarazzo e la sua dolce infantilità, si alzò di scatto, poggiando il piatto sporco nella vasca e sedendosi accanto al focolare, ancora un po’ imbronciato, con le gambe rannicchiate contro il petto e la testa poggiata sulle ginocchia.
Lionel stava per avvicinarglisi, quando avvertì uno stranissimo profumo aleggiare per la stanza...era dolce, caldo, speziato...un profumo mai avvertito prima....e proveniva...da Desire? No, impossibile....dal camino? Piuttosto incuriosito prese il micino in braccio e gli si avvicinò, notando, su un ripiano posto al di sopra della fiamma, delle strane....forme di pasta, profumate e di forma circolare, che giacevano lì a cuocere, sotto lo sguardo vigile del piccolo, vagamente più rilassato.
-Desire?-
-Mmm?-
-Cosa sono?-
-Cosa sono cosa?-
-Quei cerchi?-
-Quali cerchi?-
-Quelli!- indicò il camino
-Biscotti!-
-Che?-lo guardò piuttosto confuso
-Si mangiano!-
-Ah....-e fu così che si zittì senza dire più nulla
Desire ridacchiò divertito
-Sono dolci, per la colazione più che altro...ma puoi usarli anche durante il giorno come spuntino...-
-Oh...- il demone li osservava ancora assorto e pensieroso...sembrava che le parti si fossero scambiate improvvisamente.
Il giovane sorrise dolcemente nel vederlo così assorto nello scoprire una cosa così insignificante come può esserlo un biscotto....per un secondo si ritrovò a desiderare di avere i suoi stessi problemi, piuttosto che i pesanti fardelli che doveva necessariamente portare sulle spalle, forse troppo pesanti per lui...no, adesso non doveva pensarci! Doveva distrarsi....d’istinto prese un biscotto appena cotto dalla teglia e lo portò alle labbra, deciso a tentare un gesto piuttosto avventato
-Lionel...-
-Si?- il demone si voltò verso di lui, e venne fulmineamente afferrato per le guance, costretto ad aprire le labbra appena ed avvicinato pericolosamente al volto dell’altro
-Assaggia...-
Lionel poggiò con cautela le proprie labbra sul piccolo dolce, staccandone un pezzo ed osservando l’altro ad occhi socchiusi, che sorrideva debolmente...dopo un istante che sembrò un eternità si allontanarono mordicchiando ognuno la propria metà, il più piccolo lievemente imbarazzato e confuso da quel gesto impulsivo, il più grande piacevolmente soddisfatto.
-Uhm...certo che...così sono buoni eh?-
-Non montarti la testa!-
risero insieme, entrambi divertiti, in quella dolce atmosfera di pace, l’uno accanto all’altro, sentendosi forse per la prima volta liberi e felici.
Rimasero a parlottare e a ridacchiare per almeno un paio d’ore, fra domande sul passato ed aspettative per il futuro...
-Così non sei mai stato sulla terra?-
-No, questa è la prima volta!-
-Oh...intendi rimanerci?-
-Beh, dovrò pur cibarmi in qualche modo, no?-
-Già, non ci avevo pensato-
-Anche se....- Lionel si avvicinò sensualmente a Desire, sussurrando a fior di labbra –non credo troverò mai un'altra anima come la tua in tutto il Globo-
Desire, senza fare minimamente caso al gesto, lo guardò sbalordito
-Globo?-
-Oh, già!- “Devo rispettare le credenze degli umani...” -in tutto il globo piatto!-
-...se è un globo non è piatto!-
-Lascia perdere!-
Avevano appena terminato la conversazione, quando qualcuno bussò fatalmente alla porta.
Il piccolo si alzò sospirando, andando ad aprire piuttosto perplesso, chiedendosi chi mai potesse essere, mentre il demone lanciò appena lo sguardo alla porta per avvertire l’odore pungente del pericolo.
Si avvicinò velocemente a Desire, bloccandolo appena in tempo prima di aprire il pomello, posando una mano sulla sua e guardandolo dritto negli occhi, con uno sguardo più che eloquente.
-Cosa c’è?-
-Abbassa la voce! Senti non credo sia il caso di aprire...-sussurrò appena a fior di labbra
-Oh, andiamo chi vuoi che sia?-
-Non credi che gente ragionevole non busserebbe a notte inoltrata in una casa in una selva?-
-Fai silenzio!- Desire strattonò malamente la mano di Lionel liberandosi della sua presa –o devo ricordarti chi è il padrone qui? Sono sicuro che sarà qualcuno della villa...-
-Quanto sei cocciuto...- Lionel sbuffò irritato arretrando e lasciando il piccolo da solo, irritato e dubbioso quanto lui, rifugiandosi in cucina davanti al camino.
Non passarono che pochi secondi, prima che la porta di casa sbattesse di nuovo...lasciando completamente vuoto l’ingresso.
Per qualche minuto il piccolo demone rimase impalato dinanzi al fuoco, troppo irritato per pensare e fare qualsiasi cosa....voleva morire? Ebbene che lo facesse, a lui non sarebbe importato per nulla, ed avrebbe comunque riscosso la sua anima!
Cosa ci guadagnava lui a star sempre alle calcagna di un ragazzino lunatico e viziato come il suo padrone? Quando viveva negli inferi conduceva una libera esistenza, ora invece era ridotto a misero servitore in una villa! Scaraventa con forza un piatto al lato opposto della stanza, in preda al furore, gli occhi scintillanti di cremisi ira....perchè....perchè era così difficile? Era un demone maledizione, ma allora perché quei pensieri gli provocavano una stretta enorme al cuore, tale da farlo piegare in due dal dolore? Si inginocchiò ansimante tentando di calmarsi e di raccogliere le idee...dunque, il suo padrone era uscito insieme ad un perfetto sconosciuto, che per quanto ne sapeva poteva essere la peggior canaglia sulla faccia della Terra...ma non gli sembrava il caso di inseguirli, in fondo il padrone non glielo aveva chiesto....ad un tratto si solleva come ipnotizzato, dirigendosi lentamente verso la piccola soffitta....si, c’era una cosa che poteva fare, lo sapeva...se Desire nascondeva un segreto era di certo lassù, nel suo piccolo baule di legno, ermeticamente chiuso a chiave.
Si precipita su per le scale, come risvegliatosi da un invisibile torpore, spalancando la porta e raggiungendo il baule accanto all’armadio, fissando il lucchetto con sguardo assorto...forse...forse lui non aveva il diritto di immischiarsi nei suoi affari, dopotutto...però era per il suo bene, doveva farlo! Alla fine prese un grosso sospiro, afferrò deciso il lucchetto con una mano, e con un semplice strattone lo staccò, aprendo la serratura del baule.
Ciò che vi era dentro non era esattamente ciò che Lionel si aspettava di vedere; l’interno era in legno, e la maggior parte era pieno di polvere....vi figuravano però un elegantissimo vestito azzurro da damigella, dai bordi rivestiti in ermellino e filamenti dorati, con tanto di accessori, gioielli in oro e pietre preziose. Accanto al vestito femminile, ve ne era una copia maschile, più scuro, dalle maniche a sbuffo ed i calzoncini dello stesso modello, rifinito in porpora, abbinato all’altro. Uno strano oggetto circolare era impacchettato e chiuso ermeticamente, protetto dalla polvere, posto accanto ai due vestiti.
Sulle prime il giovane non seppe che cosa pensare! Due abiti così meravigliosamente confezionati non erano certo fatti per essere indossati in una povera casa di servitori ai margini del bosco. Provò a prendere il tessuto tra le mani: era della migliore qualità! La cosa gli sembrò ancor più strana, tantopiù che erano minuti, e sembravano fatti apposta per essere portati da giovani fanciulli, e non da gentiluomini e damigelle. Prese in considerazione l’ipotesi che il padroncino potesse averli rubati insieme alla sorella, ma subito la scartò. Era impossibile che fossero riusciti a trovare (entrambi, poi)due abiti così splendidi e della loro misura. E se anche avessero deciso di venderli, lo avrebbero già fatto da tempo. Quindi a che scopo nasconderli così? Ma la cosa che lo lasciò ancora più sconcertato fu la scoperta di cosa c’era dentro il fagotto.
Lo prese delicatamente, soppesandolo ed agitandolo per capire cosa vi fosse dentro, dopodichè  lo poggiò a terra, prendendo a sciogliere velocemente il nodo.
Non appena il velo cadde sul pavimento per poco non gli venne un colpo: si trattava di una splendida corona d’oro, incastonata di pietre preziose, molto simile a quella di un regnante (anche se considerevolmente più piccola).
Era lucente, segno che era stata pulita più volte ed era tenuta in perfetto stato, periodicamente curata con i migliori prodotti. Ed il risultato era un incredibile trionfo di colori e vividezza, miriadi di fasci di luce si diffondevano nella stanza non appena vi si avvicinava la candela. Ogni gemma era una meraviglia a parte, ogni decoro una scoperta...infine, sul contorno dorato erano incise a caratteri cubitali le parole “Potentia Regere”, motto della famiglia Phantomhive, inciso perfino sul grande portone centrale, ed inserito nello stemma.
Prese la corona fra le mani, rigirandola con estrema cura, sconcertato fino all’inverosimile. Aveva sentito che la corona simbolo dei Phantomhive era andata distrutta in un precedente e recente incendio della magione, andando così perduta, ma non era riuscito ad ascoltare nulla di più in quanto l’argomento era stranamente vietato.
Rimaneva però il problema su come se ne fosse impossessato Desire!
Si poteva presumere un furto ad opera sua e della sorella, ma la faccenda non quadrava. Aveva più volte detto di essere entrato a lavorare alla magione solo dopo la morte dei suoi genitori....ed aveva anche accennato alla loro morte in un incendio...e c’era stato l’incendio alla magione....l’incendio nella sua casa... scuoté la testa violentemente. C’erano troppi elementi che non quadravano e troppi che coincidevano stranamente...troppo! Aveva bisogno di più tessere del puzzle se voleva arrivare alla soluzione. E c’era un unico modo per averle.
Appena dieci minuti dopo, senza neanche rendersene conto, stava scivolando tra i rami degli alberi furtivo come non mai, acquattato nell’ombra, seguendo silenziosamente come un ombra il suo giovane padrone, accompagnato dall’altra curva e tenebrosa figura ed avvolto nella logora mantellina. Non gli era stato difficile trovarlo, grazie al contratto sapeva sempre dove si trovava, ed era una cosa che lo esaltava a tal punto che avrebbe ribaltato perfino la crosta terrestre...amava tenere la sua preziosissima preda sotto controllo ed intrappolarla nella sua tela, ma quello non era il momento per abbandonarsi a tali fantasticherie. Bramava di conoscere il perché di tutta quella situazione, i pensieri che il suo piccolo padrone ancora gli teneva oscuri.
Con i suoi occhi cremisi, simili a due rubini lucenti ed ardenti di desiderio ed oscurità, seguiva passo passo i due viaggiatori silenziosi, su un sentiero che gli sembrava fin troppo familiare....non era infatti quella la strada che portava alla Magione? Da un angolazione migliore potè studiare meglio il viso del più giovane: denotava fermezza e sicurezza, quasi come fosse pervaso da rancore profondo, ma neanche il minimo segno di turbamento.
I viaggiatori percorsero in silenzio il sentiero, fino ad arrivare alla grande villa.
Qui, la macabra guida indicò l’ingresso laterale al ragazzo, in quale lo allontanò con un gesto brusco e si separò da lui, avviandosi con sicurezza, mentre l’altro, dopo un sorriso che avrebbe fatto gelare il sangue nelle vene a chiunque, scomparve nella foresta esattamente come era venuto.
Lionel si affrettò ad entrare da una stretta feritoia, mentre al contempo Desire varcava la soglia con circospezione, introducendosi nel locale.
Una volta lì accese una candela e cominciò a vagare per i corridoi, sempre affiancato inconsapevolmente dalla sua ombra silenziosa.
Ad un tratto, con evidente sorpresa del più grande, il giovane si inoltrò in un ala del palazzo che non aveva mai visto, poiché l’ingresso era vietato ai semplici servitori.
Credeva che il piccolo non ci fosse mai andato...ma evidentemente quella sera il destino aveva deciso di sbalordirlo e di far crollare tutte le sue certezze in un colpo solo, dato che Desire sembrava orientarsi perfettamente in quei corridoi preclusi ai non nobili, come fosse stata casa sua.
Ad un tratto si fermò, fiero e cupo in volto come non lo aveva mai visto, dinanzi ad una porta completamente rifinita in oro, e bussò lievemente.
Inutile descrivere ancora lo sbigottimento di Lionel, non appena una voce femminile all’interno del locale gli rispose maliziosamente: ”Avanti!”....


-Ma ora lasciamo Lionel alla sua sorpresa e alla sua confusione, concentrandoci su Desire, anche se dobbiamo fare un piccolo passo indietro-
Ciel scosse la testa
– Puoi anche parlare in prima persona, tanto si capisce benissimo che Lionel sei tu!-
Il maggiordomo ridacchiò divertito
–Bocchan ma non è più intrigante il racconto se narrato in terza persona? State dimostrando un incredibile interesse alla vicenda, non è meglio se tra noi ed i protagonisti di allora creiamo un po’ di distanza, così da poterci immedesimare meglio nella narrazione e contemporaneamente portare il dovuto rispetto a coloro che non vi sono più?-
Il conte cominciò a protestare
-Ma tu non sei morto.....-
Sebastian lo prese per le spalle, guardandolo con l’espressione più seria e comprensiva che riuscisse a fare in quel momento di così grande emozione per lui
-Bocchan, “Lionel” è morto nell’istante in cui è finito anche il  suo giovane antenato, nello stesso modo in cui “Sebastian Michaelis” morirà, nel preciso momento in cui il suo nobile cuore smetterà di battere. Riesce a comprendermi?-
Ciel abbassò la testa rabbuiandosi leggermente, come consapevole ed allo stesso tempo succube del proprio destino, annuendo appena.
l’altro sorrise –Molto bene, allora continuiamo!-

Desire aveva capito all’istante di chi si trattava, perfino prima di aver aperto quella porta....era il messaggero venuto a condurlo alla sua immeritata agonia, ad una notte di dolorosi ricordi e cruenti segreti, e colto dal panico ma allo stesso tempo orgoglioso di non mostrarsi debole fino all’ultimo, aveva allontanato il demone con un gesto brusco, gettandosi poi in pasto alla belva affamata. Mentre usciva, con la coda dell’occhio vide Lionel correre via verso la cucina con un espressione ferita ed affranta, cosa che lo turbò profondamente. L’ultima cosa che avrebbe voluto era infatti che soffrisse...ma al momento non poteva mettersi a soffermarsi su quei pensieri tanto frivoli all’apparenza...aveva tutt’altro a cui dar retta in quel momento. Seguì velocemente la guida, con la costante impressione che le ombre della foresta lo scrutassero in modo insidioso, aumentando le sue paure, e che il Dio che tanto veniva decantato, in quel momento si fosse davvero dimenticato della sua creatura.
Arrivato alla Magione, licenziò il messaggero con un brusco cenno del braccio, entrando furtivamente senza fare rumore, vagando per i tetri e spettrali corridoi della villa, con l’unica compagnia di una candela, fino ad arrivare alla fatidica porta, che in quel momento sembravano due gigantesche fauci pronte ad inghiottirlo nelle loro ombre. Bussò senza esitazione alla porta, attendendo risposta
-Avanti!- quell’invito gli risuonò volgare e lascivo alle orecchie.
Entrò lentamente, chiudendo la porta dietro di sé ed osservando distrattamente la stanza in cui si trovava.
Era una piccola stanzetta, rivestita completamente da arazzi di un plumbeo colore violastro, con appena qualche accenno di verde cupo. Di fronte all’entrata, una fine tenda azzurrina oscurava tutta la zona letto, coprendo tutto ciò che vi si nascondeva. Nell’ombra delle candele, un’indistinta figura di donna era sdraiata di lungo oltre il leggero panneggio....era silenziosa, e sembrava in attesa di qualcosa, Desire sapeva benissimo cosa. Prendendo una grossa boccata d’aria mise da parte le paure, e con passo fiero e deciso avanzò lungo la stanza, scostando con un gesto teatrale le tendine e fissando con espressione imperturbabile la donna distesa sul divano, specchiando il suo blu mare nel più florido verde delle selve, ricoperto da un lieve manto di neve sotto forma di setosi capelli, i quali ricadevano sciolti lungo il corpo di lei, che altri non era che Caliste, la padrona della magione.
-Mi hai fatto chiamare dal tuo uomo di fiducia.-
-Si, non lo nego- la Signora sembrava rilassata, con il capo mollemente poggiato su una mano, con il gomito puntellato nel morbido tessuto del letto.
Desire sollevò appena un sopracciglio
-Il motivo?-
-Oh, andiamo Desire, desideravo soltanto trascorrere una serata in compagnia del mio protetto- Caliste ondeggiò in un gesto leggero ma spazientito la coppa di vino che aveva nell’altra mano –non c’è niente di male in fondo, no?- i suoi occhi brillarono per un momento di una luce malvagia, cosa che non sfuggì al giovane...evidentemente stava attendendo una sua provocazione per punirlo.
-Certo....non c’è niente di male, a parte il fatto che ho smesso di essere il tuo protetto da quella notte, anzi, per farla breve, non sono mai stato tuo-
-Ecco, lo vedi come fai?- sospirò pesantemente la donna –tu provochi, ed io sono costretta a punirti! Un servo che non accetta l’autorità della propria padrona non può definirsi servo, e perciò viene punito e mandato via-
-Allora perché non mi mandi via?- sussurrò appena Desire con un leggero tono di sfida.
Caliste sembrò volergli dare fuoco con lo sguardo
-Non ti mando via perché nonostante tutti i miei sforzi per tenerti a bada, non posso fare a meno di vederti e di punzecchiarti. In fondo sono abituata alla tua costante presenza....e poi...-
-...e poi chi è in realtà il vero servo qui?-
il più piccolo poggiò le mani sul morbido  materasso, avvicinandosi cautamente alla donna sorpresa, con uno sguardo incredulo, come una serpe viscida che si vede avvicinare di propria sponte la preda alla tana...ma Desire era tutt’altro che la preda in quel misero gioco, simile ad un arma a doppio taglio.
-Conosci benissimo le conseguenze del mio allontanamento...non ci metterei molto a spifferare tutto, e basterebbe davvero poco a provare la tua colpevolezza...potresti uccidermi, si, ma astuta come sei sai benissimo che la mia morte si rivolterebbe contro di te...ho messo in forma scritta le mie confessioni, e le ho affidate ad una persona di fiducia...per questo ti accontenti di tenermi qui, buono buono, lasciandomi ai miei comodi, anche se con qualche vantaggio. Ma è solo questione di tempo...presto scoprirò quello che c’è da sapere, e la tua reggenza finirà in una bolla di sapone!-
Desire parlava con un sorriso così sadico e crudele da far venire i brividi a chiunque, era totalmente diverso dal ragazzino dolce e sorridente di sempre, sembrava una possente tigre pronta a ghermire la propria vittima, nonostante fosse così minuto.
Per un secondo che sembrò un eternità, tanto si era fatta densa e pesante l’aria in quella stanza, Caliste rimase immobile, con gli occhi spalancati che tradivano una paura profonda, con un leggero tremore degli arti. Dopodichè sembrò riacquistare coraggio, ed in un impeto d’ira ferì il più giovane con uno schiaffo che lo ribaltò di nuovo ai piedi del letto, facendolo gemere per il dolore.
- COME OSI RIVOLGERTI A ME IN QUESTO MODO, SCREANZATO?-
lo afferrò per il bavero della giacca, fissandolo a pochissimi centimetri dal volto con i suoi taglienti smeraldi, risplendenti alla luce delle poche candele e resi intensi e profondi dal chiarore della luna...uno sguardo che pochi avrebbero potuto dimenticare, carico di odio e disprezzo, con una vena di puro terrore ed alcune sfumatura di ciò che avrebbe potuto sembrare compassione...uno sguardo capace di catturare...ed infatti Desire rimase disorientato ed immobile dinanzi a quegli occhi, come fosse preda di qualche oscuro e remoto ricordo del passato, dalle sue sopracciglia inarcate all’insù poteva dirsi perfino addolorato, forse per ciò che quel lontano ricordo rappresentava.
-Non osare...Desire!-
La donna lo scaraventò supino sulle coperte bloccandogli i polsi sul capo
-O vuoi ricevere il trattamento dell’altra volta?-
a quelle parole Desire sussultò, cominciando a dimenarsi leggermente spaventato ma con una scintilla che avrebbe fatto tremare la leonessa più temeraria.
Tranne, ovviamente, Caliste.
-Lasciami maledetta traditrice!-
Ma a nulla valsero le proteste, mai disperate, del coraggioso giovane...la donna infatti scostò con mano ferma il lenzuolo, tirandovi fuori un affilato stiletto, pronta a colpirlo con ferocia.
-Questa volta ti porterai a casa qualcosa in più di semplici graffi!-
Caliste parlava a tratti, con voce quasi sputata, rabbiosa, crudele.
Sollevò lo stiletto sotto lo sguardo spaventato di Desire.
Non un esitazione.
Non un tentennamento, ne uno sguardo compassionevole.
Ne una supplica dalle labbra dell’altro.
Successe tutto così velocemente che non si capì cosa fosse successo in seguito.
La mano della donna cadde perpendicolare sulla sua giovane vittima.
Poi, tutto si fermò.

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler / Vai alla pagina dell'autore: maryciel