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Autore: SiriusBlack91    20/09/2013    4 recensioni
Una nuova isola. . .nuovi segreti. . .nuovi orrori!
La trama tratta di una spedizione della Ingen su una terza isola dove effettuano esperimenti sui dinosauri; cronologicamente mi baso sulla storia dei libri di Chricton, quindi avviene dopo l'incidente al Jurassic Park del primo libro e prima dell'avventura di Malcolm e gli altri su Isla Sorna del secondo libro. Spero vi piacerà la storia, la quale premetto che sarà piena di sorprese, intrighi e ovviamente dinosauri! Buona lettura a tutti :)
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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Gabriel si voltò verso la fonte della voce, vedendo il suo amico Frank che usciva dall’ombra con tutta la sua squadra al completo.
“Sei proprio un diavolo!” gli disse stringendogli la mano per salutarlo mentre facevano lo stesso anche i loro soldati. “Ma da dove cavolo sbucate?”
Frank mostrò un sorriso beffardo poggiando la mano destra nei capelli ricci e infilando la sinistra in tasca, lo faceva sempre quando aveva qualcosa per cui vantarsi e a Gabriel quella posa faceva morire dalle risate. “Beh, quando siamo arrivati al vostro rifugio ci siamo subito resi conto che vi era capitato qualcosa e dalle orme sparse in giro dirette verso la foresta ho immaginato che ve la siete data a gambe in fretta!” disse velocemente guardando verso Gabriel con uno sguardo per chiedere conferma della sua ipotesi.
“Un grosso lucertolone insonne ci ha fatto una simpatica visita notturna!” ironizzò Dmitri, causando una forte risata da parte di tutti.
“Se era così tanto grosso come dici, perché non vedo la sua testa qui in giro come tuo trofeo di caccia?” disse Frank rivolto a Gabriel in tono di sfida.
Questi non cambiò espressione, segno che la battuta non l’aveva minimamente infastidito, ma anzi ribattè dicendo “Ero troppo impegnato a salvare le chiappe alla mia squadra per pensare di tagliargli la testa!”
Frank sorrise beffardamente e aggiunse “Stai perdendo colpi vecchio mio! A proposito, questa deve essere tua!”. Mise la mano in una delle tasche dello zaino e lanciò a Gabriel la fiaschetta in metallo con la scritta “Fino alla morte”.
“Oh, grazie!” mormorò l’altro facendosi un sorso per poi sputare a terra il liquido appena ingurgitato. “Schifosa vodka calda!”
“Tornando alla domanda che mi hai fatto” riprese Frank “Abbiamo seguito le vostre tracce fino a un certo punto ma siccome diventavano sempre più difficili da trovare nel terreno ho deciso di avvicinarmi al laboratorio di cui parlavano quei due tizi che avete trovato nel tunnel tu e Ramirez. A proposito, dove sono?”
Gabriel borbottò sottovoce qualche insulto che nessuno riuscì a comprendere, poi disse “Se la sono svignata quando quel bestione ci ha attaccati! Se avessi avuto delle catene li avrei trascinati con la forza, ma ormai il danno è fatto.”
“Ce ne occuperemo in seguito, tranquillo!” gli disse Frank. “Comunque, siamo arrivati al cancello e notando tutta quell’illuminazione abbiamo immaginato che foste stati voi!”
“Merito di Dmitri e Ramirez” disse Gabriel con un pizzico di orgoglio nel tono della voce.
Dmitri mimò un piccolo inchino al capitano Frank guadagnandosi un pugno in testa da Ramirez che mormorò “Piantala di fare sempre l’imbecille!”
“Siamo entrati direttamente nell’edificio ed esplorato ogni stanza accessibile” continuò Frank senza badare al litigio dei due soldati. “Abbiamo anche visto il laboratorio e sono rimasto sbalordito dalla sua grandezza! Sembrava non finire mai con quei bracci meccanici, le vasche incubatrici e tutta quella roba tecnologica.”
“Già, hanno fatto davvero un lavoro incredibile quelli della Ingen. E ancora non capisco come mai abbiano abbandonato questa struttura!” disse Gabriel grattandosi il mento come faceva di solito mentre rifletteva su qualcosa.
“Ad ogni modo, ho pensato che non potesse essere quello il laboratorio di cui ha parlato quel tizio strambo. Com’è che si chiama?” chiese Frank rivolto ai soldati.
“Ray!” disse Ramirez. “E quell’altro ha detto di chiamarsi Hicks!”
“Sì sì giusto!” annuì Frank “Quindi ci siamo messi a cercare un entrata segreta o qualcosa del genere. Abbiamo notato una porta nascosta da una tenda dietro la scrivania della reception e vi siamo entrati trovando degli ascensori. Il problema è che solo uno era in funzione e nonostante abbiamo provato più volte a farlo salire al nostro piano sembra che si sia guastato.”
I soldati si guardarono l’un l’altro allarmati dalla nuova notizia.
“Forse. . .e dico FORSE. . .deve essersi fuso qualche circuito, siccome l’impianto elettrico è senza manutenzione da molto tempo. Evidentemente mettendolo in funzione si saranno bruciato dei cavi o altro.” Azzardò Dmitri con voce bassa lanciando uno sguardo a Gabriel. Poi si abbassò aprendo il suo zaino e continuò “Potrei provare a ripararlo ma non so se ho gli attrezzi giusti e poi. . .”
“Non serve!” disse all’improvviso Gabriel poggiandogli una mano sulla schiena per dirgli di rialzarsi. “Voi siete entrati da un’altra parte, vero?” disse poi rivolto a Frank e la sua squadra.”
“Sì, in effetti c’è un altro modo per entrare e uscire da questo laboratorio sotterraneo. E ho validi motivi per ipotizzare che quel dinosauro che prima era nel tubo insieme all’altro e che vi ha attaccati due notti fa, sia uscito per la stessa strada che abbiamo fatto noi per entrare!” disse Frank facendo segno con un braccio all’altro gruppo di seguirlo.
Accesero tutti le torce e andarono dietro Frank, il quale continuava a parlare “Rendendoci conto che non potevamo scendere ed essendo sicuro al 100% che voi eravate quaggiù, ho supposto che doveva esserci per forza un altro modo per entrare e uscire da questo posto, siccome un ascensore così piccolo non sarebbe di certo bastato per trasportare macchinari e animali!”
Camminavano dietro di lui verso la parte sinistra del laboratorio in cui non c’era illuminazione. La spiegazione fu data dai vetri infranti a terra delle grosse lampade che pendevano sul soffitto. Varie tracce di sangue secco ricoprivano il pavimento in cemento e in alcune si distinguevano chiare orme umane e di dinosauro.
“Ho trovato queste impronte poco lontano dal reticolo elettrico, circa duecento metri dietro questo edificio. Abbiamo pattugliato l’area per alcuni minuti trovando un cadavere totalmente smembrato e privo di una gamba, era uno di uno di quei tizi della Byosyn.” Continuò a raccontare Frank, adesso aveva imboccato una grossa apertura nella roccia che portava a un lungo e buio tunnel.
Gabriel si domandò come diavolo aveva fatto a non accorgersene appena erano scesi in quel posto.
“Sì, Ray ci ha raccontato della loro fuga da questo laboratorio e che alcuni erano rimasti indietro.” Disse Johnson, parlando per la prima volta da quando avevano incontrato l’altro gruppo.
“Bene, abbiamo seguito le macchie di sangue che quel poveretto aveva lasciato dietro di se mentre scappava nella foresta e siamo incappati in una grotta. Ci siamo addentrati e seguendo il tunnel siamo arrivati fino a un bivio, non avendo la più pallida idea di come proseguire. Poi a un certo punto abbiamo sentito le vostre voci in lontananza e siamo riusciti a raggiungervi.” Finì di raccontare Frank continuando a camminare.
“Un bivio?” chiese allarmato Gabriel.
“Sì, portava in due direzioni: andando dritti siamo arrivati a voi, ma l’altro tunnel svoltava a sinistra e non abbiamo avuto nessuna intenzione di proseguire per quella strada!” spiegò Frank fermandosi all’improvviso, col risultato che diversi soldati dietro si scontrarono per la brusca fermata.
“Oh, scusatemi! Comunque più avanti si riesce a vedere la luce del sole, dovremmo essere a circa due-trecento metri dall’uscita!” disse Frank volgendosi al gruppo dietro di lui e sorridendo.
“Quindi non ci resta che tornare indietro, prendere più dati possibili dai computers e uscire per di qua?” chiese Daniel, azzardandosi a parlare per la prima volta da quando la notte prima era stato attaccato dai Compsognatus e nessuno della sua squadra gli aveva rivolto la parola.
Tutti i suoi compagni lo guardarono male, il che lo convinse del tutto che per la sua incolumità era meglio starsene zitto ancora per molto tempo.
Gabriel notando la scena chiese con un tono divertito a Frank “Che ha fatto il ragazzo per far incazzare anche te?”
Frank lo guardò male mormorando sottovoce “Non sono affari tuoi!”
Poi i due si guardarono in faccia e scoppiarono a ridere, causando la totale perplessità dei loro soldati. L’ironia di loro capitani era stato sempre oggetto di forti discussione e strampalate teorie da parte dei due gruppi soprattutto perché era molto raro veder ridere il capitano Gabriel Krauser, a meno che non stesse lanciando bombe a mano o facendo saltare in aria qualcosa. Le discussioni arrivarono al punto che il tentare di  decifrare la sua personalità fu paragonata alla domanda esistenziale “Ma le zebre sono bianche a strisce nere o nere a strisce bianche?”.
“Beh comunque direi che il ragazzo ha ragione, anzi direi di mandare qualcuno in pattugliamento di quest’altra galleria nel frattempo.” Propose Gabriel dando una pacca sulla spalla di Daniel.
“Assolutamente no!” disse Frank tornando a un tono duro “La esploreremo insieme, meglio che evitiamo di separarci ancora da adesso in poi!”
“Va bene, sono d’accordo. Comunque voglio vedere da dove siete entrati, che ne dici se proseguiamo?” disse Gabriel continuando a camminare e senza nemmeno aspettare la risposta dell’amico.
Frank scosse la testa in segno di resa e si incamminò dietro Gabriel, seguito dai soldati che se la ridacchiavano di buon gusto.
Arrivati all’uscita si ritrovarono in piena jungla, col sole del primo mattino che già emanava molto calore e rendeva l’aria soffocante. Echeggiavano da lontano diversi suoni di animali e il cinguettio di alcuni uccelli sugli alberi circostanti riempiva l’aria, dando l’idea che fosse tutto molto tranquillo.
“Ascolta Frank, direi che dopo potremo dirigerci a nord verso queste altre strutture e vedere se possiamo trovare altro materiale da scaricare. Pare che sia il centro comunicazioni e un piccolo villaggio con le residenze del personale. Dopodiché saremo perfettamente in orario per l’incontro con l’elicottero, siamo al terzo giorno e non verranno a prenderci prima di domani pomeriggio alle 17:00” disse Gabriel mentre controllava una mappa insieme a Dmitri che calcolava e annotava le distanze su un taccuino.
Frank era in disparte a parlare con Daniel e si diresse solo dopo un paio di minuti verso l’altro capitano.
“Prenditela pure comoda, tesoro! Non potevi aspettare a dopo per far la paternale al ragazzo?” sbottò Gabriel sbuffando d’impazienza.
“Te lo ripeto, non sono affari tuoi!” disse Frank senza guardarlo in faccia. “Comunque penso che potremo farcela in base al tuo piano. Abbiamo perso un po’ di tempo, ma se affrettiamo il passo dovremo raggiungere queste strutture in poche ore e passare la notte li.”
I due restarono alcuni secondi a fissare la mappa, riflettendo entrambi sul piano e sulle eventuali variabili, poi si rialzarono contemporaneamente dirigendosi ognuno verso la propria squadra.
Gabriel si fermò improvvisamente, irrigidendosi sul posto e muovendo a stento la testa, sembrava che stesse cercando di captare qualche suono difficile da udire. Frank se ne accorse e si girò verso di lui guardandolo come per chiedergli cosa stesse accadendo.
Uno dei soldati della squadra di Frank, Jetkins, disse “Signore, che succ. . .”
Venne zittito da un gesto della mano del suo capitano, il quale si rivolse sottovoce a Gabriel “Non sento più gli uccelli sugli alberi!”
Questo non disse una parola, restando teso sul posto col sudore che gli scorreva lentamente sulla fronte e fissando lo sguardo verso la foresta intorno a loro.
Sembrava stesse effettivamente ascoltando qualcosa, un rumore che agli altri soldati sfuggiva e li rendeva molto nervosi per l’evidente tensione che si stava creando. Poi, Gabriel indicò con la mano destra davanti a se portandosi alla bocca l’altra mano facendo segno di fare silenzio e ascoltare.
Un basso brontolio era appena udibile, coperto dal leggero suono del vento che passava tra le fronde degli alberi. Sembrava il verso di un grosso felino che se ne sta acquattato in attesa di balzare sulla preda. Quel suono era accompagnato dal rumore di un respiro pesante.
I soldati sgranarono gli occhi rendendosi conto che li davanti tra gli alberi c’era qualcosa in agguato e che avrebbe potuto saltargli addosso da un momento all’altro.
Gabriel e Frank si scambiavano occhiate d’intesa, iniziando in maniera quasi sincronizzata ad indietreggiare verso l’entrata del tunnel, subito imitati dai loro soldati. La manovra non fu affatto facile siccome avevano zaini e alcune attrezzature da trasportare e in caso di fuga avrebbero dovuto lasciare tutto li per non essere rallentati.
Non dovettero attendere molto. La tensione venne spezzata da un forte ruggito e il rumore di alberi spezzati, un enorme carnivoro si fiondò addosso i due gruppi violentemente tentando subito di afferrare qualcuno tra le grosse mascelle. Lo spazio che li separava dalla grotta era circa una decina di metri e l’adrenalina prodotta dal forte spavento rese tutti capaci di raggiungere in fretta il punto di salvataggio, riuscendo a portare dentro tutte le loro cose.
 
L’animale ruggiva furioso dietro di loro e si avventò contro la parete di roccia dandole forti testate, facendo tremare l’interno del tunnel. I soldati all’interno si erano allontanati velocemente dall’apertura rientrando nel tunnel abbastanza da non essere a portata delle mascelle del dinosauro, il quale cercava ripetutamente di infilare il muso per afferrare qualcuno. Con un ultima e tremenda testata il dinosauro fece crollare alcune rocce sull’entrata della grotta, lasciando i soldati al buio totale e bloccati all’interno.
Da fuori giungevano i minacciosi ruggiti della creatura che pian piano andavano ad affievolirsi, segno che si stava allontanando dalla zona. I soldati accesero le torce illuminando il tunnel assicurandosi di essere tutti salvi.
“Maledizione!” sbraitò Gabriel.
“Quel bastardo ci ha seguiti fin qui!” urlò Ramirez.
“Che vuoi dire?” chiese Frank.
“Credo che sia quel mostro che ci ha attaccati la notte scorsa al rifugio! Deve averci fiutato dopo che abbiamo iniziato a correre e ci ha seguiti.” spiegò la ragazza.
“Avresti dovuto tagliargli la testa!” disse Frank ridendo verso Gabriel.
“Oh ma va al diavolo!” disse questi imprecando a bassa voce mentre iniziava a percorrere il tunnel. “Andiamo a prendere quei dati e poi torniamo qui a perlustrare quest’altro tunnel a sinistra, visto che non abbiamo alternativa!”
I due gruppi si misero in fila indiana incamminandosi verso il laboratorio e una volta giunti li si misero subito all’opera per analizzare i computers.
“Capitano Miller!” chiamò Jetkins “Qui ci sono alcune cose interessanti secondo me!”
“Fa un po’ vedere” rispose Frank avvicinandosi al soldato. Poi lesse ad alta voce “Progetto M.R.P. mutazione genetica specie “Velociraptor Nublarensis”. . .attrazione speciale Jurassic Park. . .gli esemplari iniziali non superarono i primi mesi di vita causa instabilità genetica ma dopo un anno di esperimenti due esemplari, un maschio e una femmina, davano risultati eccellenti e vennero introdotti nel parco per un periodo di due mesi come prova e poi riportati qui per ulteriori studi. . .”
“Hey, forse si riferisce a quell’email che hai trovato nel computer del vostro rifugio. Ricordi? Quella in cui un addetto del molo est diceva a un amico che sarebbe arrivato l’M.R.” chiese Gabriel avvicinandosi allo schermo.
“Sì hai ragione” disse Frank a bassa voce. “Ma non capisco come mai li hanno messi in questi tubi criogenici se tutto procedeva bene!”
“Qui non dice altro al riguardo, signore. Le informazioni si fermano a due anni fa, forse poco prima che abbandonassero l’isola” disse Jetkins digitando al computer.
“Va bene, scarica tutto sugli hard disk e poi ripartiamo. Magari da quel tunnel c’è un'altra uscita!” disse Frank prendendo Gabriel sotto braccio “Vieni, ti devo parlare! E voi iniziate a prepararvi, si parte tra 5 minuti”.
Si misero in disparte verso l’entrata del tunnel da cui erano passati prima iniziando a parlare a bassa voce.
“Ascolta Gabriel, sarebbe inutile dire che dobbiamo assolutamente uscire da qui ma ora questa è la nostra priorità! Se l’ascensore non è riparabile dobbiamo per forza avventurarci in quell’altro tunnel e potremo trovarci di tutto!” disse Frank nervosamente.
“E immagino sia inutile proporre di far saltare in aria le rocce che bloccano la grotta, rischieremo di far crollare altre complicando ancor più il problema!” disse Gabriel, nervoso anche lui “Ma l’idea di esplorare quel tunnel non mi piace per niente, hai ragione a dire che potrebbe essere peggio che uscire la fuori e ritrovarci ancora quel bestione davanti!”
Frank sbuffò passandosi una mano tra i capelli, era un gesto che faceva anche quando era nervoso e preoccupato. Prese una sigaretta e se la accese, poi notando lo sguardo torvo di Gabriel gli disse “Oh per favore! A questo punto non credo che dovremo preoccuparci tanto se qualche dinosauro sente il fumo, quindi non rompere e piantala di guardarmi in quel modo!”
Gabriel rise amaramente scuotendo la testa, accendendosi anche lui una sigaretta.
Dei passi echeggiarono dal tunnel facendoli girare di scatto in quella direzione, puntando armi e torce per capire la fonte del rumore.
“Hey andateci piano con quei cosi, potreste far del male a qualcuno!” disse una voce roca nell’ombra.
Gli altri soldati si avvicinarono subito ai loro capitani non appena sentirono la voce, puntando anch’essi le torce nella stessa direzione. Apparve ai loro occhi un uomo sulla cinquantina, in camice bianco da laboratorio, guanti neri alle mani e un’aria stanca in volto. Aveva in mano solo una torcia e una tessera magnetica, che infilò nella tasca destra del camice.
Gli sguardi stralunati dei soldati fissavano quell’uomo per diversi secondi, senza che nessuno dicesse nulla. Anche Gabriel e Frank erano rimasti tanto stupiti nel vederlo apparire così all’improvviso, lasciandoli senza parola.
L’uomo ruppe il silenzio schiarendosi la voce e sorridendo a tutti disse “Salve, sono il dottor Samuel Cole e lavoro per la Ingen Corporation! Voi siete qui per me, vero?”
Le sue parole stupirono ancor di più le due squadre, finchè Gabriel prese parola.
“Salve dottore, io sono il capitano Gabriel Krauser, lui il capitano Frank Miller e questi sono i membri delle nostre due squadre. Siamo qui per conto della Ingen, ma non sappiamo nulla di lei; la nostra missione per conto di Peter Ludlow è di recuperare i dati delle vostre ricerche su quest’isola, ma nessuno ci ha detto che avremo trovato qualcuno del personale scientifico vivo!”
“Oh beh. . .non mi sorprende, se è Ludlow che vi manda. Deduco quindi che sia lui ora a capo della Ingen, mi domando però come mai non sia il signor Hammond a mandare avanti la baracca!” disse il Dr. Cole con un tono di conversazione molto tranquillo, come se stessero facendo chiacchiere tra vecchi amici in un bar.
“Il signor Hammond è morto durante una visita alle strutture di Isla Nublar” disse Frank prendendo parola.
“Caspita. . . .mi dispiace per quell’uomo, mi era sembrato molto simpatico quando visitai Nublar tre anni fa. Sapete, io ero a capo del progetto di cui stavate discutendo prima del mio arrivo. Eh sì, quelle due creature erano degli esemplari stupendi!” disse il Dr. Cole con fare sognante, mentre fissava il soffitto immerso nei suoi ricordi.
“Quindi lei è responsabile della creazione di quella cosa laggiù?” disse Gabriel indicando il dinosauro che fluttuava inanimato nel tubo a pochi metri da loro.
“Ma tornando al discorso che lei e il signor Krauser stavate intraprendendo poco fa, ho un simpatico aneddoto che vi darà la soluzione” disse il dottore non curandosi della domanda di Gabriel, suscitando in lui un certo nervosismo.
Frank trattenne l’amico dal lanciarsi addosso allo scienziato e disse “Che vuole dire?”
“Avete mai sentito parlare del paradosso del gatto di Schrödinger?” chiese il Dr.Cole
Tutti lo guardarono in un modo da fargli capire che ovviamente la risposta era no.
Il dottore con una faccia compiaciuta si schiarì la voce e iniziò a parlare “nel 1935 Erwin Schrödinger, tentando di spiegare l’interpretazione di Copenaghen della fisica quantistica, propose un esperimento in cui un gatto viene messo in una scatola con una fialetta sigillata di veleno che si romperà in un momento casuale. Adesso, visto che nessuno sa ne se ne quando il veleno verrà rilasciato, finchè la scatola non sarà aperta il gatto può essere considerato sia vivo sia deceduto!”
Lo sguardo dei soldati ora era mutato in un omogenea espressione di incomprensione verso le parole dello scienziato, lasciandolo leggermente infastidito dal fatto che evidentemente il concetto del suo discorso non era arrivato alle menti dei suoi interlocutori.
“Ehm. . .mi scusi dottore, ma proprio non vedo il punto della questione!” azzardò a parlare Frank con un tono nervoso.
“Oh beh ma è ovvio che non lo vede siccome non ci sono ancora arrivato!” disse il dottore con fare sarcastico.
Frank fece difficoltà a trattenere il braccio di Gabriel che si stava spostando lentamente verso il coltello che teneva in una tasca della  mimetica.
“Proprio come il gatto di Schrödinger, la vostra idea di attraversare quel tunnel secondario adesso può essere considerata sia positiva che negativa. Quindi è soltanto aprendo la scatola che potrete scoprire com’è!” disse infine il Dr.Cole con fare compiaciuto e sperando di essersi reso chiaro.
Alcuni secondi di silenzio seguirono la fine della sua frase, poi Gabriel disse “Quindi ci sta dicendo che dovremo seguirla nel tunnel?”
“No no no no, forse non sono stato chiaro! Ripeto d’accapo, allora. . . .” disse lo scienziato visibilmente offeso ma venne zittito da Gabriel che fece cenno ai suoi soldati di seguirlo e si incamminò verso il tunnel.
Frank guardò lo scienziato e con un’alzata di spalle disse “Non si preoccupi dottor Cole, il mio amico ha sicuramente capito il concetto. Solo che gli piace fare a modo suo!”
Samuel Cole guardava i soldati avanzare in fila nel tunnel. Non era in contatto con altri esseri umani da due anni e le sue speranze di essere tratto in salvo da quell’isola si erano appena riaccese quando aveva scoperto la presenza di quelle persone. Con un gesto nervoso mise una mano in tasca e prese la tessera magnetica, si avvicinò al computer vicino il tubo criogenico e infilò la tessera in una fessura apposita. Digitando un codice di accesso per un area riservata aprì una schermata che visualizzava una mappa elettronica dell’isola con decine di puntini dai vari colori e una legenda al margine destro dllo schero che indicava dei nomi per ogni colore. Cliccò su uno di questi su cui era scritto “M.R. 1” e lo vide muoversi in una area intorno alla loro posizione.
“Bene, sei ancora vivo amico mio! Molto bene!” disse sogghignando.
“Dottor Cole! Ce ne stiamo andando!” lo chiamò Frank.
“Sto arrivando!” disse il dottore con un sorriso vacuo, quasi inebetito.
Poi spense il pc rimettendosi in tasca la tessera magnetica e passando affianco il tubo criogenico sfiorò con la mano destra una targhetta su cui era scritto “M.R. 2” e mormorò a bassa voce dicendo “Il tuo sacrificio non è stato vano, bambina mia. Non ho ancora completato questo progetto e questi stupidi soldati mi saranno molto utili dopotutto!”
 
 
   
 
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