Libri > I Miserabili
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Autore: _Noodle    20/09/2013    4 recensioni
Hogwarts. Anno scolastico 1942-1943. La Camera dei Segreti è stata aperta: che la caccia ai mezzosangue abbia inizio. Quindici maghi e streghe legati tra di loro da solidi legami, quali l'amicizia, l'amore, l'intesa e lo scontro, ma al contempo distanti, diversi, a causa di un liquido terribile, rosso come la paura e l'imbarazzo.
I fantomatici Amis de l'Abc, da "I Miserabili" di Victor Hugo, alle prese con la magia. Ok, tutto ciò è folle.
"Lo seguirai, anche se contro il tuo sangue? Ti unirai a lui profanando ciò che c'è di più sacro a questo mondo? Sporcherai le tue origini e le tue labbra? Sta a te decidere: o il sangue o la morte" .
Coppie: EnjolrasxGrantaire, CourfeyracxJehan, JolyxBossuet (con intervento di Musichetta), BahorelxEponine (con intervento di Montparnasse), MariusxCosette.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eponine doveva pensare, ragionare, mettere in atto le sue capacità logiche e giocare d’astuzia. Non sopportava, o meglio, non accettava il fatto che ad Hogwarts potesse essere successo un qualcosa come un omicidio, verificatosi per mano di uno studente o di un professore, nella peggiore delle ipotesi. Mirtilla era sempre stata una ragazza tranquilla, studiosa, molto riservata: tutti lo sapevano. Che cosa l’aveva incastrata? Qual era stato il movente? L’invidia e la gelosia potevano essere escluse. Che cosa aveva commesso di tanto deplorevole? Che cosa nascondeva quella povera ragazza, bambina, di soli tredici anni? Segreti oscuri? La mente di ‘Ponine era piena di dubbi, dubbi in quel momento indissolubili. Si era rifugiata nel suo dormitorio senza proferire parola, senza degnare di uno sguardo nemmeno i muri. Continuava a pensare e a tormentarsi. Tuttavia, la sua frustrazione non era unicamente dovuta alla perdita di Mirtilla: quel ragazzo che aveva assistito Cosette di fianco a lei, Jehan, era una sua vecchia fiamma di quando frequentava il terzo anno, e quella strana vicinanza l’aveva rattristata. Non un saluto, non un sorriso, niente: come al solito sembrava che lei non esistesse. Jehan ed Eponine si erano conosciuti durante una partita di Quiddich, dove entrambi tifavano per i Grifondoro. Si erano compresi fin da subito, fin dal primo sguardo, fin dal primo bacio, quando lui, una sera in biblioteca, aveva appoggiato dolcemente le sue labbra sulle sue. Tuttavia l’anno prima, qualcosa era andato storto. Jehan si comportava in modo strano con lei, sembrava che l’estate l’avesse cambiato. Nella sua infinita dolcezza non era più dolce e nella sua infinita intelligenza non era che uno stupido. L’aveva scaricata, dicendole che si era accorto di non voler più continuare: le ragioni le restavano ignote, ancora adesso. Il sapore dolce-amaro che Jehan le aveva lasciato in bocca sembrava non volesse scomparire e sicuramente quel Serpeverde che frequentava da circa una settimana, Montparnasse, non l’aiutava a dimenticarlo: non faceva altro che scostarle i capelli dagli occhi corvini, come Jehan era solito fare con lei due anni prima.
E se questo Montparnasse avesse saputo qualcosa su tutta la vicenda? Dopotutto un sospetto l’aveva: quel Tom, Tom Riddle, era arrivato tardi nella Sala Grande quella mattina e per di più con in volto un’espressione particolarmente rilassata. Dove era stato prima? ‘Parnasse lo conosceva bene, avrebbe sicuramente potuto darle spiegazioni.
 
Il giorno successivo il preside comunicò che le lezioni potevano ricominciare. Tutti gli studenti uscirono dalle loro sale comuni e dai loro dormitori e ricominciarono a brulicare nei corridoi della scuola. Anche i prefetti tornarono a fare il loro lavoro: Jehan, ad esempio, tornò in biblioteca.
Nel mondo dei babbani si stava combattendo una terribile guerra. Questo lo rattristava e lo terrorizzava allo stesso tempo, in particolare era preoccupato per i suoi genitori, infinitamente piccoli di fronte alle bombe e agli spari. Lui era al sicuro ad Hogwarts e questo gli provocava uno strano senso di colpa; tuttavia, sembrava che nuova guerra volesse scoppiare anche in quel mondo: la prima vittima era stata Mirtilla. In biblioteca si sentiva sicuro, protetto da tutti quei libri e quelle parole di miele: nulla avrebbe potuto ucciderlo. Credeva.
Perlustrava i diversi settori della biblioteca, controllando che tutti i libri fossero al loro posto. Tutto concentrato su quegli immensi manuali non aveva notato che qualcos’altro, o meglio qualcun altro, si trovava nel posto apparentemente sbagliato.
Lo vide seduto per terra, appoggiato ad uno scaffale, con le maniche della camicia tirate su e i capelli scompigliati. La cravatta gialla e rossa delineava chiaramente qual era la sua Casa. Avrebbe dovuto rimproverarlo, ma chissà perchè non aveva aperto bocca, se non per prendere fiato e non morire soffocato dall’imbarazzo. Era stranamente bello; avrebbe osato dire affascinante. L’aveva già visto quel ragazzo, il giorno prima, nella Sala Grande: era quello che alle sue parole era corso via a chiamare il preside Dippet. Vederlo lì in biblioteca, seduto a terra con un’aria concentra, era stata una sorpresa: anche lui solitamente faceva così. Dalle spalle ampie e dalle gambe muscolose si deduceva chiaramente che era un giocatore di Quiddich, dall’espressione pensosa e dubbiosa invece, si capiva che non era un assiduo lettore. Jehan rimase immobile a fissarlo e quando decise di abbassare lo sguardo sul libro che stava leggendo, scoprì che era un volume che trattava di filtri d’amore. Il cuore iniziò a battergli all’impazzata, senza che nemmeno il ragazzo si fosse accorto della sua presenza. Era vero ciò che dicevano di lui: era troppo sensibile.
Fece per tornare indietro, ma quando mosse il primo passo, una voce radiosa parlò alle sue spalle.
<< Serve a te? >>
Jehan si girò e scorse il suo sorriso, enorme, fonte incontenibile di gioia ed esuberanza. Scuoteva il libro nella sua mano destra e senza saperlo stava scuotendo il cuore di Jehan nella sinistra. Il poeta avvampò violentemente.
<< Ehm, no, no grazie. Sono prefetto, sono qui a sorvegliare la biblioteca >> cercò di dirgli vomitando una risatina soffocata.
<< Aspetta, io ti ho già visto di recente >> rifletté il ragazzo grattandosi la testa.
“Ecco, ora dirà che mi ha visto nella Sala Grande mentre sbraitavo. Se fosse così la mia esistenza verrebbe segnata per sempre dalla reputazione di isterico” pensò il rosso.
<< Ecco, sì! Sei quello che l’altro giorno aiutava la professoressa di Erbologia a trattare le Mandragole! >> Rispose lui schioccando le dita. Jehan avrebbe voluto sparire, o abbracciarlo, o ridere, o desiderare di non essersi mai recato in biblioteca quella mattina. L’aveva notato per…Erbologia?
<< Sì, ero io, ho un debole per le piante. >>
“Jehan, le piante non potranno mai essere un buon argomento di conversazione”…perchè lui voleva fare conversazione?
<< Come mi hai visto? >> Continuò.
<< Passavo di lì per andare ad allenarmi a Quiddich. >>
Il ragazzo continuava a sorridergli, senza un motivo e senza quell’intenzione malsana che avevano tutti esaminargli il fisico, magrissimo e fragile, di cui talvolta si vergognava terribilmente.
Jehan restava in silenzio, senza sapere che cosa dire. Si era oramai smarrito e questa volta non nei libri.
<< Come ti chiami? >> Aveva domandato il ragazzo riponendo il libro nello scaffale.
<< Jehan Prouvaire. >>
<< Io sono Courfeyrac, piacere. Tu però puoi chiamarmi Courf. >>
Gli aveva stretto la mano con calore. Il suo sorriso avrebbe oscurato il sole, la luna, ogni più piccola o immensa stella del cosmo.
<< Piacere Courf. >> Jehan sorrise timidamente, come suo solito.
Ardeva dalla voglia di chiedergli come mai stesse leggendo quel libro e per quale motivo gli servisse sapere qualcosa sui filtri d’amore, bruciava per quel desiderio, ma si limitò a dirgli che doveva sorvegliare un’altra ala del castello.
<< Mi ha fatto piacere conoscerti Jehan! >>
<< Anche a me ha fatto piacere. >>
E mentre lui, mettendo le mani in tasca stava fuggendo via da tutte quelle sensazioni ancora confuse e senza nome, si sentì chiamare una seconda volta: la voce era sempre la stessa.
<< Jehan! Ho apprezzato la tua cura nei confronti di quella ragazza, hai avuto un comportamento davvero esemplare. >>
Il poeta incominciò a ridacchiare e a mordersi le labbra, fino a quando, poiché era diventato rosso ed incandescente come la lava, Courfeyrac gli chiese se stava bene. Prouvaire annuì, poi scappò di corsa con le sue gambette fragili. Courfeyrac non poté fare a meno di apprezzare le sue movenze e la sua andatura: gli ricordava un airone.
 
Ma quale guerra? Ma quale angoscia? Jehan di che cosa aveva paura? Adesso tutto andava bene.
 
Nel frattempo Bossuet, come al solito, l’aveva fatta grossa. Com’era possibile che in una sola persona si concentrasse una sfortuna così spropositata? Che cosa aveva fatto di male per meritarselo? Lui rideva di tutto, come suo solito, ma quella volta le sue risate erano meno spensierate. Musichetta l’aveva piantato in asso, solo dopo pochi giorni di frequentazione; e in più davanti a tutti. Perchè? Aveva per sbaglio carbonizzato il suo rospo e sottolineiamo, per sbaglio. Lei si era infuriata, l’aveva rincorso per tutto il cortile e quando Bossuet aveva realizzato che il rospo che si era ritrovato sul letto era quello di Musichetta, avrebbe voluto poter ritornare indietro nel tempo e non scagliargli l’incantesimo Reducto: Bossuet era terrorizzato dai rospi, dai rettili e dagli anfibi in generale.
<< Sei un insensibile, un cialtrone! Pensavo di potermi fidare di te, come hai potuto farlo? >> Gli aveva urlato contro con quella sua voce da usignolo.
<< Non è stato intenzionale Musichetta, davvero! Pensavo che fosse saltato sul mio letto per sbaglio, credevo si fosse infiltrato dalle cucine! Io odio i rospi, capiscimi! >>
Musichetta rise, guardandosi attorno.
<< Smettila di inventarti scuse! Ti stava portando un messaggio, gli avevo legato un biglietto al dorso in cui ti dicevo di incontrarci questa sera nella Torre di Astronomia, ma ovviamente tu eri occupato a pensare a qualcos’altro, a qualcun'altra magari! >>
<< Musichetta, sei impazzita? Ti ho appena detto che ho una tremenda paura di quegli animali, non mi sono nemmeno avvicinato al tuo rospo, ho agito subito, d’impulso! >>
<< Grande sbaglio, Bossuet. Chi agisce d’impulso non fa mai la cosa giusta. Infatti hai sbagliato. Hai preferito carbonizzarlo e cancellare ogni prova piuttosto che dirmi la verità in faccia, comunicarmi chiaramente che non ti interesso. Sei un codardo! >>
Lei si allontanò con passo veloce e deciso, mentre lui rimase immobile, guardandola camminare.
Nascosto dietro ad un gruppo di ragazzi, Joly aveva assistito a tutta la “simpatica” scena. Dopo la risposta così secca di Musichetta nei confronti di Bossuet, non sapeva se mettersi a spargere petali di fiori in giro per la felicità o se correre da Bossuet e dirgli che gli dispiaceva per come l’aveva trattato. Indubbiamente il ragazzo non aveva tutti i torti, le paure spesso frenano anche il più forte dei sentimenti. Immobilizzato dall’indecisione, decise di non fare nulla, di ritornare nella Sala Grande in attesa di incominciare le lezioni pomeridiane.
Strada facendo tuttavia, manco volesse farlo apposta, si era proprio imbattuto in Bossuet, che tristissimo, forse davvero triste dopo tanto tempo, aveva deciso di recarsi insieme a lui nella Sala Grande.
<< Perché capitano tutte me? >> Aveva esordito.
<< Le ragazze sono complicate, lo so. >> Bossuet si fermò e lo guardò stranito, trasformando la sua faccia in una buffa smorfia.
<< Come hai fatto a capire che stavo parlando proprio di ragazze? >> Joly spostò lo sguardo altrove, e se non fosse stato particolarmente ridicolo e inutile si sarebbe messo a fischiettare allontanandosi.
<< Ehm, ho assistito al litigio tra te e Musichetta, quindi pensavo ti stessi riferendo a quello che era accaduto! >> Confessò.
<< La stavi seguendo? >> Domandò Bossuet sbigottito, con in volto un’espressione fintamente arrabbiata.
<< No no, io stavo… >>
<< Stavi seguendo me? >> Joly arrossì un poco, senza però dare troppo nell’occhio. Perchè mai avrebbe dovuto seguirlo? Perchè quell’altro lo pensava?
<< Non essere sciocco Bossuet, mi trovavo in cortile perchè stavo aspettando un mio amico, Jehan. >> A quel nome, Bossuet dimenticò per un istante tutta la vicenda accennando un sorriso malizioso.
<< Il gracilino tutto ossa e poesie? >> Joly storse il naso di fronte a quegli appellativi.
<< Come fai a conoscerlo? >> Bossuet abbassò il tono della voce: ormai aveva imparato a non raccontare i segreti altrui ad un volume esagerato.
<< Eponine mi ha parlato di lui. Sono stati insieme, lo sapevi? Poi lui si è allontanato da lei per un qualche motivo e da quel giorno non si parlano più. >> Joly era sorpreso: Jehan non gli aveva mai raccontato nulla e questo un po’ lo rattristava. Di solito tra i “migliori amici” non vi erano segreti; non era forse così nel mondo babbano? Tentò di allontanare dalla mente turpi e tristi pensieri ed andò ad analizzare le cause della loro separazione come solo lui sapeva fare.
<< Mononucleosi? >>
<< Mono…che? >> Urlò Bossuet
<< Sei un babbano poco informato. >>
Mentre Bossuet continuava a non capire a che cosa si stesse riferendo Joly, entrambi avevano proseguito in direzione della Sala Grande, con due facce sconvolte e preoccupate.
<< Dimmi Joly, come potrei fare a riconquistare Musichetta? È così bella! Se solo potessi restare un po’ con lei e capire quali sono le sue intenzioni! Te ne sarei immensamente grato. >> Joly sbarrò gli occhi, deglutì in modo forzato e dilatò le narici.
Lui. E Musichetta. Soli. A Parlare. Non poteva. O forse si. Si stava preoccupando. Per Bossuet? Per quello sconosciuto dall’aria così immensamente incompresa? No. Non lo stava facendo. Non gli importava minimamente. O forse si.
<< Va bene, cercherò di parlare e di… >> Bossuet gli saltò al collo, soffocandolo in un abbraccio virile.
<< Grazie Joly, sapevo che avrei potuto contare su di te! >> Joly si scostò.
<< Bossuet, ci conosciamo da due giorni, come puoi dire una cosa del genere? >> Il ragazzo sembrò rattristarsi ancora di più: nessuno riusciva mai ad apprezzare il suo malcelato affetto.
<< Beh, io tendo a fidarmi sempre delle persone. Probabilmente sbaglio, ma non vedo perchè dovrei ricorrere alla diffidenza. Le amicizie si stringono se si ha fiducia in chi ti sta accanto. >> Joly era confuso.
<< Io credo di potermi fidare di te. >>  Il giovane ipocondriaco ritornò a sorridere per un attimo, lasciandosi sfuggire una risata.
<< Va bene, va bene, parlerò con Musichetta al più presto, non preoccuparti. Ma tu vedi di restare lontano dai rospi e dai rettili. >>
Bossuet si rannuvolò tutto d’un colpo: il suo sguardo malinconicamente luminoso era diventato improvvisamente buio. I suoi pensieri si erano raggelati e sembrava che un ricordo oscuro e misterioso trasparisse dai suoi occhi.
<< Sono loro a venire da me >> sussurrò con lo sguardo perso nel vuoto.
<< Il rospo te l’aveva mandato Musichetta, è logico che sia venuto da te. >>
<< No, non intendo solo quello. >>
<< A che cosa ti riferisci allora? >> Si fermarono davanti alla porta della Sala Grande, assicurandosi che nessuno li stesse ascoltando.
<< Mi riferisco ad uno strano sogno che ho fatto l’altra notte. Non ho più chiuso occhio. Combeferre e Feuilly temevano che mi fossi drogato, o che fossi impazzito. >>
<< Chi? >>
<< Combeferre e Feuilly, due dei miei compagni di stanza. Sono molto legato a loro, solitamente l’intesa tra di noi è immediata, ma non riuscivano a comprendere quanto fossi realmente sconvolto. >>
<< Spiegati meglio. >> Joly era davvero preoccupato adesso: alle parole droga e pazzia la sua situazione di allarme esplose.
Bossuet lo trascinò pochi metri più in là e quando molte facce sgradite scomparvero iniziò il suo racconto.
<< Il sogno era pressappoco questo: due occhi gialli, grandi e malvagi mi fissavano da dietro la testata del letto. Io dormivo, non me ne accorgevo. Pareva che quegli occhi non facessero parte di un volto: sembrava galleggiassero nell’aria. Improvvisamente la scena cambiò il suo luogo di ambientazione e la nostra stanza si tramutò in un bagno, il bagno delle ragazze credo, dove zampillava acqua da ogni dove. Riuscivo solamente a vedere la manica della camicia di qualcuno, uguale a tutte quelle degli studenti di Hogwarts.
Poi mi sveglio. >>
A Joly si era prosciugata la bocca. Aveva paura, avvertiva uno strano presentimento nelle parole di Bossuet, come se oscuri presagi incombessero sulle loro teste. Avrebbe dovuto informare qualcuno di questo sogno strano e Bossuet doveva far sì che questo fosse possibile.
<< Andremo dopo nella Sala Grande. Ora vieni con me. >>
Si allontanarono salendo le scale.
 
Eponine, non essendo riuscita a trovare Montparnasse da nessuna parte, aveva placcato un altro ragazzo, uno di quelli che gironzolava sempre con lui. L’aveva incontrato fuori dall’aula dove si teneva la lezione di Incantesimi, al terzo piano.
<< Ehi! Tu! Aspetta! >>
Il ragazzo si girò di scatto, come se la voce della ragazza l’avesse appena risvegliato da chissà quale sogno -o incubo-.
<< Dici a me? >> Le chiese girandosi e additandosi.
<< Sì, dico a te. Hai visto Montparnasse? Ho il bisogno urgente di parlare con lui. >>
Lui scosse la testa e fece spallucce: chiunque avrebbe confuso quel gesto con un atto di menefreghismo. Eponine non ci cascò.
<< Andiamo, girate sempre insieme tu, lui e Riddle, sai sicuramente dove si trova. Tra l’altro: il tuo nome? >>
<< Bahorel. Tu sei Eponine giusto? >> Lei sorrise guardando verso l’alto, infastidita, se così possiamo classificare quell’espressione. La compagnia di Montparnasse non le dispiaceva, anzi, era divertente stare insieme a lui, ma c’era qualcosa che non la convinceva, che non le ispirava fiducia. Dallo sguardo di Montparnasse, s’intuiva che non fosse bravo a mantenere né segreti né promesse e quindi aveva paura che rivelasse a chissà chi delle confidenze che lei gli aveva fatto. Le era già sembrato strano il fatto che fosse stato così interessato alle sue umili origini…
<< Oh, ti ha parlato di me vedo >> ribatté.
<< Fremi dalla voglia di sbaciucchiartelo? >> Eponine adesso era schifata.
<< Non essere ridicolo, idiota. Ho bisogno di parlargli di qualcosa di serio. >>
<< Del tipo? >> Bahorel si era appoggiato alla parete e la guardava dall’alto al basso con un’aria interessata e compiaciuta. Trovava che Montparnasse se la fosse scelta bene: era molto bella.
<< Del tipo fatti miei. Riguarda quello che è successo ieri a Mirtilla. >>
Bahorel ora iniziava a guardarla storto.
<< Cosa pensi che possa sapere ‘Parnasse su questa faccenda? Era con me ieri, quando è successo. >>
<< Lui sì. Il suo amico no. Ti sembra normale il fatto che uno studente arrivi sereno e tranquillo nella Sala Grande e che si segga al tavolo a mangiare e a bere senza battere ciglio, dopo una notizia del genere? Ho visto come ci guardava sai: la non curanza in persona. Voglio semplicemente sapere dove si era cacciato Riddle al momento dell’uccisione, tutto qui. Se mi dite che si trovava per i fatti suoi, tranquillo, a leggere un libro, i miei dubbi si assopiranno. >>
Le parole di Eponine fecero riflettere Bahorel, che non aveva minimamente analizzato la vicenda da questo punto di vista. Tom era sempre stato un ragazzo strano, pieno di pregiudizi e di difetti, ma non riteneva che avrebbe mai potuto compiere un’azione del genere, soprattutto non ne vedeva il motivo. Tuttavia la sua assenza era sospetta e anche il fatto che avesse sentito discorrere i professori tra di loro proprio vicino al bagno delle ragazze, quando tutti erano a pranzo.
<< Lui…lui mi ha detto di aver sentito parlare Dippet e altri professori vicino al bagno delle ragazze. Questo la mattina, sarà stato sicuramente dopo le lezioni. >>
Eponine si limitò a chiudere gli occhi e ad accennare un sorriso soddisfatto.
<< Bene. Grazie Bahorel, mi sei stato di grande aiuto. >>
Lui la salutò stringendole la mano, tastando quella stretta così vigorosa e salda, rara per una ragazza. Lei si allontanò, facendo ballonzolare la gonna e i capelli, mentre lui rimase un attimo fermo a fissarla, ripetendosi in testa le parole di Montparnasse del giorno prima: “E’ una povera scioccia, una mezzosangue, mi sto solo divertendo un po’”.

 
 
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Carissime, eccomi tornata :D
Spero che questo terzo capitolo vi sia piaciuto e che l’evolversi della vicenda vi stia intrigando! Personalmente di questo capitolo amo la parte di Jehan e Courf, mi sto affezionando sempre di più a loro, sono meravigliosi *^* …E poi, povero Bossuet, alla presa coi rospi…Attenzione perchè questo sarà molto importante per il seguito della vicenda u.u Ho voluto concentrarmi di meno sulla coppia E/R, ma prometto che dal prossimo ricompariranno anche loro, ed entreranno in scena Combeferre e Feuilly, se i miei calcoli sono esatti! …Piano piano vi comunicherò anche le canzoni (tratte dalla colonna sonora di HP) che associo a ciascuna coppia, ma questo col tempo ;)
Alla prossima, grazie ancora per aver seguito <3
_Noodle
  
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