Libri > I Miserabili
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Autore: _Noodle    13/09/2013    4 recensioni
Hogwarts. Anno scolastico 1942-1943. La Camera dei Segreti è stata aperta: che la caccia ai mezzosangue abbia inizio. Quindici maghi e streghe legati tra di loro da solidi legami, quali l'amicizia, l'amore, l'intesa e lo scontro, ma al contempo distanti, diversi, a causa di un liquido terribile, rosso come la paura e l'imbarazzo.
I fantomatici Amis de l'Abc, da "I Miserabili" di Victor Hugo, alle prese con la magia. Ok, tutto ciò è folle.
"Lo seguirai, anche se contro il tuo sangue? Ti unirai a lui profanando ciò che c'è di più sacro a questo mondo? Sporcherai le tue origini e le tue labbra? Sta a te decidere: o il sangue o la morte" .
Coppie: EnjolrasxGrantaire, CourfeyracxJehan, JolyxBossuet (con intervento di Musichetta), BahorelxEponine (con intervento di Montparnasse), MariusxCosette.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella schiena non gli dava pace. Continuava a fissarla, ad esplorarla, ad immaginare che cosa ci potesse essere sotto quel gilet nero, consumato dal tempo. 
Lo osservava da lontano, in silenzio, credendo che nessuno avrebbe scorto la linea del suo sguardo, ma, come tutti ben sanno, gli occhi sono dei gran bugiardi. Se avesse potuto, avrebbe sprofondato le sue mani in quei bei riccioli biondi, che da lontano parevano i sottili fili dorati che utilizzavano per cucire le loro cravatte. Se avesse potuto, l’avrebbe guardato negli occhi, che, anche se gli rimanevano ignoti, era certo rispecchiassero l’immenso, l’infinito, l’abisso. Sperava fossero blu.
Perchè quest’attrazione improvvisa? Serpeverde e Grifondoro erano giurati nemici (o almeno era quello che pensavano lui e quelli della sua casa), perchè quindi si abbandonava a quella contemplazione? Perchè si perdeva ad ammirare un ragazzo come lui, un maschio? Nessuno gli aveva mai fatto quell’effetto prima d’ora, uomo o donna che fosse; eppure lui ci riusciva. Quel ragazzo senza volto, dalla schiena marmorea e dai capelli immacolati, gli aveva chiuso lo stomaco.
Pareva rigido, nelle movenze e negli atteggiamenti, ma questo stranamente lo attirava ancora di più. Ogni tanto si voltava indispettito, ma lui abbassava prontamente lo sguardo cercando di nascondersi –illuso-.
 
Fu presto interrotto nella sua contemplazione da una voce amica, profonda e imponente, che lo aveva risvegliato con la stessa violenza di una secchiata d’acqua in faccia.
<< R, devi smetterla di manomettere la tua Burrobirra, hai una faccia sconvolta! >> ridacchiò un ragazzo alto, moro, muscoloso, dai capelli lisci e scomposti.
<< Che hai detto Bahorel? >> Biascicò sgranando gli occhi.
<< Non ti sei svegliato bene questa mattina, eh Grantaire! >>
Lui si limitò a sorridere e ad annuire, nascondendo un lieve imbarazzo.
Bahorel gli si sedette davanti, pronto a sgranocchiare qualche prelibatezza. Era decisamente affamato.
<< L’hai sentita l’ultima? >> Gli chiese addentando un toast.
<< No. >>
<< Questo pomeriggio le lezioni sono sospese: i professori si sono radunati d’urgenza. >>
<< E perchè? >> Grantaire sembrava realmente interessato all’accaduto, anche se talvolta lasciava cadere lo sguardo qualche tavolo più in là.
<< Nessuno lo sa. L’ho scoperto appena adesso. >>
<< E chi te l’ha detto? >>
<< Tom. >>
A quel nome Grantaire rabbrividì. Non era mai riuscito a reggere lo sguardo di quel ragazzo, tale Tom Riddle, e sapere che era stato lui a riferire quella notizia inaspettata a Bahorel rendeva il fatto ancora più allarmante.
<< Come faceva Tom a saperlo? >>
<< Non ne ho idea, avrà le sue fonti. >> Bahorel, incurante come al solito, sembrava più preoccupato che le pietanze si freddassero che di scoprire il perchè di quell’assemblea istantanea.
<< Ehi guarda, arriva Montparnasse! Sicuramente lui ne saprà di più. >>
Montparnasse, fedele scagnozzo di Riddle e grande amico di Bahorel, aveva i capelli neri e le labbra rosse, la pelle bianca e gli occhi trasparenti, di un verde sottile, raro, inconfondibile. Faceva strage di cuori, ma quel bel visino candido nascondeva tutt’altra personalità.
<< Ehi, ‘Parnasse! >> Lui si girò di scatto appena si sentì chiamare e parve tirare un respiro di sollievo.
<< Finalmente vi ho trovati! >>
<< Muoviti, siediti di fianco a noi, devo chiederti una cosa. >>
<< Prima io >> rispose sedendosi, scivolando sulla panchina come un serpente.
<< I professori si sono radunati d’urgenza, oggi pomeriggio niente lezioni! >> Continuò soddisfatto.
Bahorel alzò le sopracciglia rassegnato. Grantaire non aveva ancora toccato cibo.
<< Questo lo sapevamo Montparnasse, ma la domanda che Bahorel voleva porti è: perchè? Da chi lo sei venuto a sapere? >> Chiese Grantaire, che aveva lo stomaco ancora più chiuso a causa della preoccupazione.
<< Ma da Tom ovviamente! Dice di aver visto il preside Dippet correre furioso verso il bagno delle ragazze insieme a Silente e a Lumacorno. Quando sono ritornati indietro, ha sentito Dippet mormorare “Le lezioni devono essere assolutamente sospese per quest’oggi”. Fine della storia. >>
Grantaire continuava a sbattere gli occhi e a storcere il naso.
<< E’ quello che ha detto anche a me quando l’ho incontrato nella sala comune. Le ragazze ne avranno combinata una delle loro! >> Ridacchiò Bahorel lanciando un’occhiatina a Montparnasse, che si era lasciato trascinare nella risata con gusto.
<< Non penso che sospenderebbero le lezioni per qualche stupido scherzo >> osservò Grantaire serissimo.
Montparnasse e Bahorel lo guardarono con stizza.
<< Hai la luna storta oggi? >> Incalzò Bahorel.
<< No, temo solo che possa essere successo qualcosa di serio. >>
<< Dovresti esserne contento: saltiamo Pozioni e Divinazione! Non lamentarti sempre, R >> concluse Montparnasse.
Grantaire aveva stretto forte il pugno, per frenare l’impulso di colpirlo dritto in un occhio, e chiese a se stesso il perchè nessuno lo ascoltasse mai. Sarà stata colpa di quel suo apparente scetticismo, che tuttavia nascondeva dei solidi e fondati principi.
<< Montparnasse, a proposito di ragazze, che mi dici di quella brunetta con cui ti ho visto passeggiare l’altro giorno in cortile? >>
Montparnasse rise mostrando le fauci, quei denti bianchi e perfetti.
<< È una povera sciocca, una mezzosangue, mi sto solo divertendo un po’. >>
Grantaire rabbrividì, di nuovo.
<< Come hai detto che si chiama? >> Chiese l’altro ragazzo mentre si ingozzava di una poltiglia non ben identificata.
<< Eponine Thénardier, è una Grifondoro. Ecco, guardala là, davanti a quel tizio con i capelli biondi. >>
Grantaire scattò sull’attenti, abbandonando quello strano torpore che gli attanagliava il corpo: l’avevano nominato, parlavano della sua testa bionda preferita.
<< Conosco quello che sta davanti a lei, fa parte come me e Tom del Lumaclub. È un damerino che prende sempre “eccezionale” in tutti gli esami; pare che suo padre sia stato un mago molto famoso, ma da quel che ho capito è morto, e nemmeno la madre era una strega qualsiasi. >>
Grantaire stava esplodendo, nei suoi occhi e nel suo cuore scoppiavano i fuochi artificiali alla sola descrizione di lui. Che cosa gli stava accadendo? Da che cosa era posseduto? Come poteva un ragazzo di cui conosceva a malapena i lineamenti stregarlo in questo modo? Era convinto (avrebbe messo la mano sul fuoco) che questa volta non si trattasse di magia.
<< Come si chiama? >> Chiese a Bahorel schiarendosi la voce.
<< Enjolras. Il buffo di quel ragazzo è che non sorride mai, il massimo che accenna è una smorfia sghemba. >>
Grantaire abbassò lo sguardo timidamente, senza proferire più parola. Mentre i due parlavano, giocava con il cibo che aveva nel piatto, ripetendo continuamente nella sua testa il nome del biondo. “Enjolras, Enjolras…”
 
Marius si era messo alla ricerca di Cosette subito dopo aver finito di mangiare. Era corso via abbandonando gli altri nella Sala Grande e, accecato dal desiderio di conoscere colei che aveva ritrovato il suo libro di pozioni, si era messo ad ispezionare la scuola da cima a fondo: di Cosette, tuttavia, nessuna traccia. Che fosse stata un fantasma? Che Joly si fosse inventato tutto solo per prendersi gioco di lui? No, non era il tipo; e poi Eponine l’aveva vista. Doveva pur essere da qualche parte.
Si era diretto in primo luogo nella Torre di Corvonero, per raggiungere il suo dormitorio, ma nessuna traccia di lei. Che poi, Cosette, come era fatta? Era bionda? Bruna? Alta? Bassa? Vivace? Cupa? Non l’avrebbe mai riconosciuta. L’ultimo luogo che gli restava da ispezionare era la Guferia (poiché aveva scartato a prescindere la Sala Comune dei Serpeverde e quella dei Tassorosso) e perciò si diresse verso la Torre Ovest.
Saliva le scale con un sorriso sottile stampato in volto, un sorriso ricco di speranza e d’incoscienza. Aprì lentamente la porta, facendo attenzione che nessun gufo scappasse (cosa che comunque non sarebbe successa, erano gufi molto intelligenti) e poi, sulla sinistra, vide una ragazza esile come una piuma. Era bionda, quasi bianca; estatica, eterea, leggera. Accarezzava il suo gufo con dolcezza, con due mani piccole e venose, con due occhi che parevano sussurrare.
Marius non seppe come reagire, che cosa dirle, se salutarla, se scappare, se correrle incontro e fissarla, senza motivo.
Proprio nel momento in cui decise che sarebbe stato meglio passare un’altra volta, lei, senza staccare gli occhi dal suo barbagianni di nome Arabella, gli parlò.
<< Mi hai trovata finalmente. >>
Marius deglutì basito.
<< Tu sei Cosette? >> Domandò pallidissimo.
<< Sono quella che deve restituirti il libro di pozioni >> Gli rispose voltandosi, piantandogli i suoi zaffiri nel cuore.
<< Come…come hai capito che ero io? Non mi hai nemmeno guardato. >>
Cosette abbassò lo sguardo sorridendo.
<< Non è importante. >>
Lei gli si avvicinò senza fare rumore, sembrava volasse, che non posasse nemmeno i piedi per terra.
<< Hai qui il libro? >> Chiese lui arrossendo, poiché avrebbe voluto dire tutt’altro che quello. Cosette si diresse poco più in là da dove stava Marius e raccolse il volume da per terra. Poi glielo porse.
<< Grazie. >>
Rimasero a fissarsi per attimi interminabili, che parevano più lunghi degli anni e dei lunedì mattina. Intrecciarono i loro sguardi con semplicità, arrossendo, sbiancando, toccandosi lì, nel petto, grazie alla potenza delle loro iridi luminose. Solo quando Marius parve voler dire qualcosa (intenzione che invece era un semplice sospiro) lei distolse lo sguardo e disse che se ne doveva andare. Lui le chiese dove, lei rispose “da un’altra parte”.
Fu così che Cosette sparì, per un po’, quel poco che servì a Marius per dimenticare il motivo per cui si era recato da lei.
 
Courfeyrac, imperterrito, continuava a mangiare: era un pozzo senza fondo quel ragazzo. Si era messo a discorrere con Enjolras come sappiamo ed eccetto quella breve parentesi per accertarsi che l’amico stesse bene, continuò a parlare del suo campionato di Quiddich, ciò che c’era di più importante per lui al mondo in quel momento.
<< Capito Enjolras? Se non battiamo i Tassorosso la prossima settimana siamo spacciati, ti dico, SPACCIATI! >>
Enjolras sbuffò. Dopo una mezz’ora di chiacchiere inutili, di cibo e di sguardi maniacali da parte di un individuo alle sue spalle era arrivato allo stremo delle forze.
<< Courf, posso essere sincero? Io non gioco a Quiddich, ne capisco meno che zero, quindi smettila, non m’importa. >>
Courfeyrac ridacchiò divertito.
<< Come vuoi tu Apollo, parliamo di quello che interessa a te allora! >> Propose lui seriamente.
<< Non ho voglia di parlare quest’oggi. >>
<< Non capisco. Quel ragazzo ti fa passare persino la voglia di aprire bocca? >>
Enjolras lo guardò serissimo e Courfeyrac ebbe per un attimo il timore che potesse infilzargli la forchetta in una coscia.
<< Forse tu non sai chi è quello. >>
Courfeyrac alzò gli occhi e le braccia rispondendo con un sonoro “No”.
<< Frequenta Riddle e sai che non mi piace quel ragazzo. Quindi se mi fissa ci sarà una ragione, una ragione che probabilmente ha a che fare con lui. >>
Courfeyrac si alzò di colpo, con l’aria decisa e la bocca ancora piena. Dovette fare il giro dei due tavoli che dividevano quello dei Serpeverde da quello dei Grifondoro e quando Enjolras capì quali erano le sue intenzioni, si sentì male, anzi peggio, si sentì terribile. Si alzò facendo tremare tutta la panca, inciampando nei suoi piedi più di una volta, sbraitando e urlando il nome di quell’altro per tutta la Sala Grande.
Grantaire, dall’altra parte del tavolo, assisteva alla scena con lo sguardo perso nelle gambe di Enjolras, che sottili e leste correvano per raggiungere Courfeyrac. Finalmente vedeva la sua faccia, il suo naso, la sua bocca e i suoi occhi dal colore ancora ignoto. Lo vedeva correre, lo sentiva parlare; sentirlo urlare lo faceva tremare di più.
<< COURFEYRAC, FERMO IDIOTA! >>
Ma Courf sembrava non curarsene: camminava con il sorriso più raggiante che possedesse stampato in faccia.
Per quanto volesse raggiungerlo, ormai Courfeyrac si era già piazzato davanti a Grantaire, con le braccia conserte e un sopracciglio alzato: non sapeva fingere di essere arrabbiato, era ridicolo.
<< Amico, hai dei problemi nei confronti di Enjolras? Se vuoi ne possiamo parlare! >>
Grantaire lo guardava allibito, con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta. << E-Enjolras? Io non…>>
<< SEI UN IDIOTA! >>
Ecco, Apollo lo aveva raggiunto. Poi girandosi verso Grantaire, iniziò a scusarsi con lui, cercando di nascondere l’evidente imbarazzo che gli si leggeva sul volto, ma le sue parole, le prime parole che rivolgeva a Grantaire, furono stroncate da un grido acuto, spezzato da un pianto.
<< È morta, è morta! L’hanno uccisa! Hanno ucciso Mirtilla! Nel bagno delle… >> Era Cosette, svenuta a terra dal terrore.
Immediatamente tutta la Sala Grande si era alzata in piedi. Inizialmente il silenzio. Subito dopo un urlo. Musichetta era corsa immediatamente da Cosette svenuta in terra, subito dietro di lei Marius, poi Joly, poi Jehan, infine Eponine.
<< Cosette! Cosette svegliati! Cosette! >> Continuava a scuoterla Musichetta.
<< Bisogna portarla immediatamente in infermeria! >> Suggerì Pontmercy.
<< Fate passare me, levatevi! >> Joly si avvicinò alla ragazza tastandole il polso.
<< Vi pare il caso di restare qui muti ad ascoltare? Che qualcuno corra immediatamente dal preside ad avvertirlo di ciò che è successo! >> Urlò a gran voce il timidissimo Jehan Prouvaire.
Courfeyrac, sbalordito dall’accaduto, al suono di quelle parole incominciò a correre, uscendo dalla Sala Grande; tutto il resto di Hogwarts era impietrito, compresi Montparnasse e Bahorel, che non credevano che qualcosa di simile sarebbe mai potuto accadere. Non erano più molto contenti di saltare le lezioni.
Jehan guardò quel ragazzo allontanarsi, quello stesso ragazzo che poco prima gli aveva sorriso al tavolo del Grifondoro. Lo apprezzava.
Cosette piano-piano si stava risvegliando; era bianca come un cencio, con gli occhi pieni di lacrime.
<< Cosette, va tutto bene, forza. Respira, non piangere >> cercavano di tranquillizzarla Eponine e Jehan.
<< Era in un cubicolo, lì nel bagno delle ragazze, senza vita. I professori la fissavano e urlavano tra loro, non l’avevano nemmeno raccolta da per terra, l’avevano lasciata lì, senza vita! >>
Musichetta si limitò ad abbracciare la povera Cosette delirante, che piangeva la morte di una delle sue nuove piccole amiche.
 
<< Ecco perchè >> si limitò a sussurrare Grantaire ai suoi due compagni. “Perchè queste cose succedono solo quando c’è di mezzo Tom?” Pensava. Davanti a lui sostava ancora Enjolras, immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Sicuramente però, nella sua testa c’era qualcosa che fluttuava.
<< Non è possibile che una ragazza sia stata uccisa. Non qui. Bisogna scoprire chi è stato, renderle giustizia; questo è un gesto imperdonabile >> aveva detto meccanicamente, con la stessa voce che avrebbe avuto un automa. Non sbatteva le palpebre, non trangugiava la saliva, si limitava a stringere forte i pugni.
“Anche lui lo fa” fu il pensiero di Grantaire in quel momento, che lo portò a sorridere tra la disperazione.
All’improvviso calò silenzio, assopendo il mormorio: entrava in Sala Grande un giovane, dallo sguardo tremendo, dalle movenze animalesche. Non sorrideva, ma interiormente sembrava compiaciuto, sembrava non sapere, ma in realtà sapeva tutto. Era lui, Tom Riddle, che alla vista di tutto quel tumulto si era limitato a raggiungere i suoi compagni al tavolo.
Grantaire alla sua vista nutrì un terribile sospetto, incapace di spiegare a parole. Tutta la felicità apparente di quella mattina si era trasformata in mestizia e terrore, tutti erano diventati cupi; tutti tranne Tom, travolto da un’apatia patetica.
<< Dove ti eri cacciato? >> Aveva chiesto Montparnasse quando il brusio di voci aveva ripreso a serpeggiare tra  ragazzi.
<< Dove volevi che fossi? Ero tornato nella nostra Sala Comune. Dopo la bella notizia di oggi, avevo voglia di stare un po’ da solo. >>
<< Bella notizia? >> Sbraitò Grantaire davanti agli occhi di Enjolras << Tu questa la chiami buona notizia? Una ragazza è appena stata uccisa da chissà chi e tu mi vieni a parlare di quanto sei contento che oggi abbiano sospeso le lezioni? >>
Tom, Montparnasse, Bahorel e Enjolras lo guardavano stupiti, addirittura preoccupati. I tre Serpeverde sembravano oltraggiati, Enjolras pareva essersi ricreduto sulla personalità dello sconosciuto “amico di Riddle”.
 
La Sala Grande fu subito fatta sgomberare per ordine del preside Dippet e tutti gli studenti dovettero tornare nei loro dormitori. Cosette, ancora in stato di choc, venne accompagnata da Marius, quel gentile ragazzo che poco prima in Guferia l’aveva guardata con sentimento, il primo in tutti questi anni.
Tutti gli studenti temevano il peggio, tutti s’interrogavano su chi fosse l’assassino di Mirtilla. Molti sapevano che la ragazza non aveva tanti amici e che spesso veniva presa in giro a causa della sua bruttezza, in particolare da un giovane di nome Oliver Hornby, ma nessuno sospettava di lui, infondo non era un cattivo ragazzo e per quanto antipatico, non avrebbe mai fatto male ad una mosca. Nessun segno di lesioni sul corpo della sventurata: doveva essere stata una magia potente, oscura, malvagia. Perchè l’avevano uccisa? Che cosa poteva aver fatto di tanto sbagliato?
Questi erano i dubbi e le domande di tutti gli studenti e i professori a Hogwarts, domande e dubbi apparentemente incolmabili, ma che presto sarebbero stati svelati. Era solo questione di tempo. Nel frattempo, il sangue scorreva nelle vene.

 
 
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Sbam! Ecco a voi il secondo capito! :D
Innanzi tutto voglio ringraziarvi per aver recensito, preferito e seguito questa storia già dal primo capitolo, non avete idea di quanto ne sia felice ^^ …Secondariamente voglio dirvi che ho iniziato a leggere il secondo libro della saga di HP, quindi sarò bella che informata su tutto ;) …Si sta entrando nel vivo della vicenda e non immaginate quanto io abbia voglia di andare avanti, soprattutto per veder crescere queste bellissime coppie che a mano a mano si stanno formando! *^* Detto questo, posso solo augurarmi che il capitolo vi sia piaciuto e di continuare a seguire la storia :D Alla prossima :3
_Noodle
  
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