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Autore: pirateforhire    21/09/2013    1 recensioni
Dalla prima drabble: Con un ringhio furioso, Uncino si voltò verso l’indegno principe che avevano resuscitato per una sola ragione. «Perché diavolo non si è svegliata?!» gridò rabbiosamente.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aurora, Filippo, Killian Jones/Capitan Uncino, Mulan, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
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PRIMA DI LEGGERE: Aggiornamento veloce stavolta eh! Grazie infinite per le recensioni e un grazie speciale a chi continua a seguire questa raccolta.
Allora, ho tradotto un'altra ff in cui si racconta dell'ipotetico primo incontro tra Uncino ed Aurora, prometto che, anche grazie alle richieste di alcune lettrici, cercherò di tradurre ff un po' più romantiche, ma per ora questa mi sembrava carina.
E' liberamente ispirata alla canzone Sleepsong dei Bastille che, personalmente, trovo sia perfetta per Aurora e per questa Drabble :3
Fatemi sapere, come al solito, cosa ne pensate in positivo o negativo e, soprattutto, se ci sono errori di sorta :3

Detto ciò, buona lettura e a presto :3


SLEEPSONG dei BASTILLE <------link.


  All you want is someone onto whom you can cling.

Your mother warned of the strangers and the dangers they may bring“

“Tutto ciò che vuoi è qualcuno a cui aggrapparti.
Tua madre ti disse di guardarti dagli estranei e dai pericoli che possono portare.“


La ragazza si svegliò con la vista offuscata e uno strano sapore di sangue in bocca. Metallico e tagliente. Il suo grido ancora echeggiava nell’oscura e vuota sala quando Aurora iniziò a piangere, cercando di scacciare il ricordo dell’incubo, che ancora le rimaneva incastrato nella mente, trascinandola di nuovo in quell’oscuro posto. Riuscì, finalmente, a tirarsi a sedere, i piedi che appena toccavano la nuda pietra sotto di lei.

Fu allora che sentì le voci, molte e frenetiche che si avvicinavano. Aurora avvertì un’ondata di panico crescerle dentro. Afferrando la vestaglia, si diresse verso la porta della propria camera. Le voci erano più forti ora e perfettamente distinguibili, voci maschili, seguite dallo sbattere di stivali sui pavimenti piastrellati. Aurora riuscì a distinguere due differenti passi e non erano quelli marziali delle guardie, anche perché, dopo il tramonto, a nessun uomo era permesso avvicinarsi alle camere della principessa.

Si allontanò velocemente dalla porta e s’infilò dietro la tenda più vicina, dimenticando, nella fretta e nella paura, la necessità di eseguire il tutto in silenzio. Aurora cercò di rallentare il battito del proprio cuore impazzito.

Un udibile ‘crack’ le annunciò che la porta della camera era stata aperta e che qualcuno era entrato.

«Allora, dov’è questo tesoro Capitano? Pensate che lo tengano quassù nella torre?»


La voce pareva ansiosa, tramante e riverente. Aurora si sforzò di rimanere ferma ma non riusciva a controllare il tremito delle sue mani. Chiunque dovesse rispondere a quella domanda non lo fece, ma la ragazza non era una sciocca, questi uomini erano pirati.
Il peggio del peggio.
Uomini dai cuori neri come la pece e denti ancora più neri. Erano creature disgustose, affamate d’oro. La madre di Aurora, quando la principessa era bambina, le aveva spiegato molto bene la differenza tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato: i pirati erano certamente qualcosa che apparteneva al male, al lato sbagliato del mondo.

«Piano, mio caro Spugna. Non vorrai spaventarla.» Il tono era quasi scherzoso, ma alla fanciulla non sfuggì il sarcasmo che si celava al disotto di quelle parole. Questa seconda voce era differente dalla prima, era imperiosa, profonda e morbida, un brivido le corse lungo la schiena.
Li sentì muoversi verso il suo letto e poi fermarsi bruscamente, lo sbuffo di uno dei due le fece serrare gli occhi dal terrore.

«Quindi questo tesoro è una ragazza, Capitano? Non capisco!»

«No, certo che non capite.» Mormorò la seconda voce, bassa e terribilmente vicina. «Sembra, signor Spugna, che il nostro ‘tesoro’ sia scomparso…» Il corpo di Aurora si tese nuovamente, la ragazza era pronta ad entrare in azione e difendersi meglio che poteva pur sapendo che la colluttazione non sarebbe durata molto, contro la spada di un pirata.
«Dovremmo andarcene da questo posto Spugna, prima che qualcuno trovi quelle guardie sfortunate.» La ragazza, che non riusciva a trattenere il respiro un minuto di più, cercò di prendere aria il più silenziosamente possibile. «Ma non prima di prendere ciò per cui siamo venuti!»

La sparizione della tenda davanti a lei e la mano che corse a coprirle la bocca furono talmente rapidi che Aurora non ebbe il tempo di urlare mentre cadeva in ginocchio. Le sue ovattate proteste furono completamente soffocate mentre veniva alzata nuovamente in piedi, per affrontare i suoi rapitori.
 
«Vostra Altezza, spero di non avervi spaventata.» La voce era così dolce e avvolgente, assai contrastante con il luccichio feroce negli occhi dell’uomo. Occhi di un famigliare blu. Il pirata tolse la mano da davanti alla bocca della fanciulla e la fece scivolare fino alla gola della principessa. La stava studiando con un’intensità che l’avrebbe certamente fatta arrossire, non fosse stata in quella terribile situazione. Aurora evitava i suoi occhi, cercando di ricordare dove avesse mai potuto vedere uno sguardo simile, sforzandosi di capire perché si ricordava di quella cicatrice sulla guancia del pirata o del modo particolare in cui le sorrideva.

«Capitano? Ma questa è una principessa!» Esclamò l’uomo più basso, togliendosi il proprio berretto rosso e portandoselo al petto, come fosse uno scudo.

«Ovviamente, Spugna.» Replicò il suo assalitore, percorrendo con lo sguardo le forme di Aurora.
 
«P-per-perché ci serve una principessa? Cioè, è molto bella da guardare, ma è pieno di ragazze carine là fuori, che non vi farebbero tagliare la testa per averle guardate in una certa maniera!» Aurora sentì la rabbia crescere al pensiero di quanto vili fossero quelle creature, i pirati.
 
«Non capite, Signor Spugna, la principessa ci porterà al nostro tesoro, non è vero dolcezza?» La voce del pirata era di nuovo carezzevole, in una maniera che le dette i brividi.
 
«Inizio a pensare che sia muta, Capitano.» Aurora continuò a tacere, cercando di regolare il proprio respiro accelerato.
 
«Non siete muta, vero, Vostra Altezza?» sussurrò usando la propria arma per toglierle una ciocca di capelli dal viso. La principessa sentì il freddo metallo sulla propria guancia e poi ancora sul mento.
 
«Mi hanno detto di non parlare con gli sconosciuti, tantomeno degli sporchi pirati.» Replicò, cercando di mantenere la propria voce ferma, nonostante la paura che le bloccava il corpo e le serrava la gola.

«Pirati, si. Ma sporchi? Dipende.» disse, ammiccandole. Aurora sentì il sangue ribollirle nelle vene. «E non siamo estranei. Io ho sentito tanto parlare di voi, mia cara Aurora, Principessa di Ishtar. Chi sono io, vi starete probabilmente chiedendo. Io sono l’affascinante quanto famoso Capitan Uncino, e questo è il mio primo ufficiale, il Signor Spugna.» Spugna si inchinò lievemente, come se lei non fosse schiacciata contro un muro da un capitano pirata la cui mano le stringeva la gola, come se fossero semplicemente a corte a fare due chiacchere.

«Non conosco altro tesoro che il mio, Capitano, e non sono abituata ad azioni vili come le vostre.» La ragazza sussurrò appena. Lo sguardo dell’uomo cambiò radicalmente mentre un sorriso sghembo gli si formava in viso, conferendogli quel fascino che lo caratterizzava. La spinse ancor più violentemente contro il muro, avvicinandosi fino a quando lei poté avvertire il suo respiro caldo sul collo.

«Be’, per quanto il vostro personale tesoro, principessa, sia davvero invitante…» il suo sguardo lascivo corse sul collo della ragazza e lungo la sua veste da notte. «Non è ciò a cui mi riferivo.»
 
«Perché vi servo, allora?» la voce le tremava ancora un poco. Non era abituata ad avere uomini così vicini, specialmente uomini come quello che le stava davanti.
 
«Voi, mia cara, siete solo la nostra merce di scambio. Niente di più, niente di meno.» Il pirata si scostò un poco, lasciandole assimilare quello che aveva detto. Aurora si sentì svenire. Sarebbe stata barattata con dell’oro? Era una principessa, non una capra!

«Spugna, la corda per favore.»
 
«Certo, Capitano.» Uncino si scostò ancora di un passo e Aurora vide la chance per scappare ma prima di poter fare un passo si ritrovò l’uncino dell’uomo sotto la gola.

«Coraggio, Altezza. Non fate la stupida.» Gli occhi della fanciulla si spalancarono alla vista dell’arma e di come essa fosse attaccata al braccio dell’uomo.

«Vi prego di perdonarmi, Principessa, ma ora devo proprio legarvi, nel caso vi vengano altre strane idee.» Spugna la raggiunse, la sua faccia rotonda e piena era arrossita a quelle parole.

«Ma come posso camminare se sono legata?» gli chiese.

«Non usciremo camminando, dolcezza.» puntualizzò il Capitano, aprendo una delle finestre.
Afferrò la candela che la fanciulla teneva accanto al letto, la accese e la posò sul davanzale. «Starei indietro, se fossi in voi.» Pochi secondi dopo Uncino fischiò e dalla finestra apparve, con un sonoro ‘clanck’, un rampino a cui era attaccata una solida corda.
 
«Non uscirò dalla finestra.» affermò Aurora in tono imperioso.
 
«Temo che non abbiate altra scelta, vostra Altezza, e dato che avete deciso di non farvi legare ho proprio paura che dobbiate scendere da sola.» puntualizzò Uncino, il sorriso sprezzante dipinto sul viso.

«Cadrò di certo! Non vi servo da viva?!» Il tono della principessa si fece supplicante, mentre si avvicinava al Capitano.  Lui la guardò un momento, poi afferrò la corda e si gettò fuori dalla finestra. Aurora sobbalzò prima di correre in avanti e sporgersi oltre il davanzale, solo per incontrare la stupida faccia di quell’uomo odioso.

«Forza, dolcezza, sto aspettando.» Le sorrise. Aurora sentì la rabbia salire nuovamente. Qualcosa di quell’uomo la faceva infuriare incomprensibilmente.

La stranezza della situazione ormai non la toccava più, stava venendo rapita ma dentro di lei si era fatto strada prepotentemente il desiderio di fuggire da quelle mura. Era strano, valutò la ragazza, forse la sua solitudine la stava pian piano distruggendo…
Sicuramente un bel principe su un cavallo bianco e un lieto fine assicurato sarebbero stati preferibili, ma ormai non le importava più di ciò che sarebbe accaduto, voleva solo scappare.

Nel momento in cui mise un piede sul davanzale seppe che da quel giorno in poi avrebbe dovuto combattere per la propria sopravvivenza, qualsiasi fosse la sorte che Capitan Uncino aveva in serbo per lei.

Cautamente si lasciò scivolare tra le braccia dell’uomo.  Aurora si aggrappò al temibile pirata con la consapevolezza di stare disubbidendo alle regole imposte da sua madre.

Don’t talk to strangers and don’t walk into danger.“

“Non parlare con gli sconosciuti e non metterti in pericolo.“




Drabble originale.


 

 

  
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