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Autore: Kingdommarco    21/09/2013    4 recensioni
Un suono secco, assordante, come la campana d’inizio di un incontro, da’ il via alla corsa sfrenata del cilindretto di piombo e violenza assassina, verso la spalla scarna ed ossuta. La mia spalla.
A libera interpretazione del Lettore. Buona lettura.
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un suono secco, assordante, come la campana d’inizio di un incontro, da’ il via alla corsa sfrenata del cilindretto di piombo e violenza assassina, verso la spalla scarna ed ossuta. La mia spalla.

In uno sprint finale, si tuffa nella carne e la trapassa da parte a parte, in un tripudio di getti cremisi che si infrange sul candido pavimento della sala. Crollo sulle ginocchia, poi sulle braccia, meglio, su un braccio; mi accascio in terra.

“Sto morendo.” Penso. ”Io non voglio, non voglio morire.”

La morte… ma cos’è la morte? La fine terrena? Non mi ero mai posto questi problemi, fino ad ora. I bulbi oculari pulsano, la bocca rigetta sangue e sento il cuore stringersi, e rallentare.

“Posso… davvero morire così?”

Entro poco la mia anima lascerà questo corpo. Si librerà leggera, verso l’alto. E se non fosse vero?
E se fosse una menzogna? E se io non ce l’avessi, questa cazzo di anima!?

“Mia moglie… i miei figli… no, non voglio lasciarli così.”

Il buio eterno, questo temo. La solitudine. L’incapacità di intendere e volere, la sola consapevolezza di essere morto per un proprio errore, che tutto quello è colpa tua, che potevi salvarti e non l’hai fatto, che a tutti coloro che ti erano cari di te resterà un pezzo di pietra, col tuo nome inciso sopra.

“Ma io… sto davvero morendo?”

Forse posso salvarmi. Forse posso. Ma che dico, non posso niente. Sono abbattuto, condannato.
Una cassa di legno, un pezzo di pietra. Le palpebre serrate, gli arti immobili, la carne alla mercé dei parassiti. È davvero questo, il destino di un uomo?

“Dio. Dio, ti prego, salvami.”

Dio, non so a chi altro affidarmi, salvami tu. Se esisti. Ma a questo punto cosa importa, preferisco tuffarmi nelle tue eteree braccia, e chiederti di portarmi via. Se non esisti voglio saperlo solo allora, quando sarà troppo tardi per poterne soffrire.

Apro un occhio. Quello dopo. Rosso, liquido rosso mi annebbia la vista. Ho perso la sensibilità in un fianco. Non so se sono ancora a terra, lì, in quella sala che ha segnato il confine tra la mia vita e la mia morte.

“Dio, ti prego… aiutami.”
 
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“Andrew, tranquillo… la morte non è come pensi…”
 

“La morte è molto, molto peggio.”
   
 
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