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Autore: radioactive    21/09/2013    4 recensioni
CAP. 6 Il cigolio del legno si mischiava al battito del cuore del ragazzo tanto da confondergli le idee, non capiva più se il suo cuore era malandato come quelle travi o se l’Arena era viva quanto il suo cuore, aveva il terrore che ciò che lo teneva sospeso in aria crollasse sotto i suoi piedi.
Ma Ariel si bloccò di colpo, Lyosha avrebbe voluto chiederle che diamine stesse facendo, che erano inseguiti!. Ma lei non si muoveva, immobile, fissava ciò che solo in un secondo istante il fratello identificò come Sean, quello che li aveva derubati.
«Ciao, otto»
[...] Stavano per morire, stavano per morire!
CAP. 10 Caesar Flickerman trattava tutti i tributi come validi concorrenti, Lyosha invece, agli occhi del presentatore, era già morto.
| 72esimi Hunger Games ● Lyosha e Ariel Isaacs ● DISTRETTO 8 |
EDIT - testo in via di revisione e betaggio (01 capitoli su 14) + cambio grafica [in data 11/11/2013]
→ I capitoli 15, 16 e 17 sono degli SPINOFF di Die on the front page, just like the stars.
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 07

                 felici hunger games, e possa la buona sorte essere sempre a tuo favore.

 

 

 

Quando si svegliò, la prima cosa che vide fu Sean.

Il ragazzo era steso prono di fianco a lui, la lancia ancora in mano e Lyosha si chiese come avesse fatto a mantenerla stretta a sé per tutto quel tempo.

Improvvisamente, davanti ai suoi occhi si materializzarono le immagini della caduta, il freddo dentro le ossa e quel lungo momento di apnea prima di perdere i sensi – i vestiti erano sgualciti e lo stivale destro aveva un buco su un lato, come se un animale lo avesse morso lasciando intravedere la pelle del piede del ragazzo.

Improvvisamente un conato di vomito gli risalì lungo la gola per poi cadere rovinosamente sulle rocce ricoperte di foglie e muschio su cui era scomodamente adagiato. Dov’era finito? Ma, soprattutto… dov’era finita Ariel?

Le labbra si mossero istintivamente sillabando il suo nome ma ne uscì solo aria – lievemente stizzito per aver dimenticato la propria menomazione, fece un bel respiro per controllarsi e poi si mise a fischiare un motivetto interessante che alla ragazzina piaceva molto, era il suo modo per chiamarla.

Fischiò una volta, fermandosi di colpo nel vedere Sean muoversi ma non svegliarsi, sollevato, riprovò una seconda volta guardandosi intorno e cercando di trovare tra le liane e gli alberi la figura minuta dell’altra – ma prima che potesse concludere la sua canzoncina dell’altra bile si riversò sulle rocce, solo allora Lyosha si rese conto di star sudando freddo, e assieme a quella consapevolezza iniziò ad annebbiarsi la vista, il respiro a pesargli… Dannazione. Aveva bevuto l’acqua del fiume dove erano caduti.

Scattò sul corpo di Sean, stando attento a non toccarlo eccessivamente e gli aprì lo zaino, svuotandolo di tutte le provviste alla ricerca di quelle benedette pastiglie verdi – rovistava freneticamente buttando tutto quello che trovava per terra – la vista continuò a peggiorare e la testa girava vorticosamente da costringerlo a fermarsi.

Qualche lacrima gli cadde sul dorso delle mani, incontrollate e selvagge. Un’altra fitta alla testa lo costrinse ad appoggiarsi sulla schiena di Sean ancora svenuto, ma che stavolta grugnì.

Le mani frugarono ancora debolmente dentro lo zaino, scoprendo un taschino interno, ci infilo le dita intorpidite dentro, trovò un contenitore abbastanza piccolo, lo sfilò usando entrambe le mani, tremanti, strizzò gli occhi per mettere a fuoco l’oggetto e sorrise.

Non erano quelle che cercava.

 

«Ly!» urlò qualche metro più in là Ariel, e in quel momento Lyosha cadde in avanti sul corpo di Sean che sobbalzò all’istante, grugnendo subito dopo per il dolore, probabilmente. La biondina corse verso i due tributi inginocchiandosi in modo da spostare il fratello prendendolo per le spalle, lo fece strisciare verso l’esterno per togliergli i piedi dall’acqua, notò alcune ferite sul petto e sulle gambe che, a dire il vero, assomigliavano alle proprie, lei però aveva ancora la giacca e quindi i morsi erano molto meno profondi.

Senza perdere tempo, tirò fuori dalla giubba le pastiglie verdi che aveva precedentemente rubato a Sean – avrebbe raccontato a Lyosha cosa fosse successo solo in un secondo momento.

Si era posizionata in modo che la nuca del più grande fosse sulle sue gambe e gli fece ingerire la pillola cercando di ricordare come si facesse dagli allenamenti. Non era molto sicura che anche lui stesse soffrendo dell’avvelenamento di cui anche lei aveva sorbito i dolori qualche attimo prima – ma lo supponeva, e in realtà ci sperava anche. Doveva essere così, si ripeteva, non poteva abbandonarla ora.

Gli accarezzava i capelli piangendo, aspettando che si svegliasse esattamente come aveva fatto il giorno prima, subito dopo il Bagno di Sangue; vicino a loro Sean continuava a grugnire dal dolore – acquistando poco a poco coscienza, e si era portato la mano alla testa sulla quale sbocciava un fiore rosso sangue, probabilmente aveva preso una botta terribile e le conseguenze erano ben evidenti. Provò ad alzare la testa – e quindi il corpo – ma il dolore fu tale da farlo gridare e attirare l’attenzione di Ariel.

«Ragazzina… A-Ariel, giusto? Dammi una mano…» disse con un lieve senso di supplica mentre la più piccola degli Isaacs lo guardava, incredula della sua richiesta.

«SCORDATELO!» sbraitò lei, fermando le sue carezze protettive, «è per colpa tua se Thahn adesso sta morendo!» sapeva che non era vero – o almeno non in parte – ma ora come ora Sean era l’unica persona su cui poteva scaricare le sue frustrazioni.

«Posso salvarlo» mormorò debolmente lui, palesemente finto quanto sofferente, un altro fremito di dolore gli sfuggì dalle labbra provocando un moto di compassione in Ariel.

Lei non voleva dargli retta, sapeva che era sufficiente la pillola per salvare Lyosha perché lo avevano già fatto una volta, eppure neanche le affettuosità che gli stava concedendo attorcigliandosi teneramente le ciocche di capelli neri tra le dita sembrava riportarlo alla realtà.

Per quel che ne sapeva lei, Lyosha poteva essere già morto.

«Ariel… morirà» concluse Sean con un tono tragico, ma delicato, come se un dottore avesse appena annunciato il verdetto alla famiglia di un loro componente gravemente malato: morirà, quelle parole le fecero gonfiare gli occhi di lacrime, le guance diventarono rosse.

«Non dirlo!» rispose tutto d’un fiato, stringendo i denti e costringendosi a tenere gli occhi aperti per prevenire un qualche attacco del tributo – abbastanza impossibile, considerando lo stato in cui si trovava – le lacrime caddero pesanti sulla fronte del tributo dell’otto, scivolando poi sulle tempie. «Non dirlo…» pigolò poco dopo, cercando di convincersi a non pensare che forse Sean aveva una remota possibilità di avere ragione.

«Sono gli Hunger Games, otto» mormorò l’altro, alzando un braccio per tastarsi la ferita alla testa che continuava a pulsare insistentemente, dandogli ripetuti capogiri ad ogni parola che pronunciava.

Era quasi riuscito a convincerla, la sentiva così debole e fragile sotto le sue frasi che era questione di secondi prima che lei si offrisse nel medicargli la testa – lo sapeva fare, l’aveva vista all’opera agli addestramenti.

Ma poi Lyosha si girò di lato per vomitare.

 

Liv fissava il fiume scorrere sotto la nebbia, le braccia abbassate con in mano l’arco – la freccia che aveva scoccato con assurda prontezza si era dispersa nel ruscello, era andata vicinissima al cuore della ragazzina mentre questa cadeva.

«Dannazione» biascicò quella del due, rimettendo l’arma al suo posto e afferrando le due lame con cui aveva tagliato le corde, infilandole negli stivali.

«Saranno morti per la caduta» constatò Fraser, anche se non sembrava convinto delle sue stesse parole, «in tutti i casi l’acqua è avvelenata, e non ci credo che non l’abbiano bevuta, vi pare?».

Ines annuì impercettibilmente, facendo roteare il tridente per poi infilarlo tra le spalline dello zaino e dietro la cinta dei pantaloni, «direi che qui non c’è più nulla da fare, piuttosto dovremmo trovare gli altri tributi, oltre a quei tre ce ne sono ancora sette in giro per l’Arena».

L’arciere affiancò il tributo del quattro, pronta per partire– presto avrebbe proposto a Ines un’alleanza e poi l’avrebbe uccisa durante la notte, era stato deciso così quella mattina, ed era la cosa di cui si sentiva più fiera fino a quel momento dall’inizio dei Giochi.

«Principessa?» domandò Fraser con le mani in tasca, fissando Lexi sul bordo del precipizio, la ragazza guardava in basso come se si aspettasse di vedere riemergere i tre tributi dal niente – questa raddrizzò le spalle e camminò svelta per andare a capeggiare il gruppo di Favoriti.

Non sono morti, fu l’unica cosa che pensò.

 

Lyosha pensava che sarebbe diventato pazzo.

Era già la seconda volta – in meno di ventiquattro ore – che si ritrovava avvelenato e si chiese se quelle pastiglie verdi non avessero delle controindicazioni, il pensiero di star morendo lentamente lo spaventava molto, a dir la verità l’idea di morire e basta gli metteva i brividi. Eppure era dentro gli Hunger Games, e a quel proposito ricordava i giochi dell’anno precedente, vinti da una certa Enobaria del distretto due – era andato in piazza a vederla nel tour della Vittoria e rimase sbalordito dai suoi denti.

Ebbe paura.

La figura di Enobaria si fece spazio tra le immagini confuse di un sogno che non gli pareva di ricordare, sorridendo con quel suo ghigno – spaventando Lyosha a tal punto da farlo svegliare e rigettare le ultime tracce di acqua che aveva nello stomaco. Sentì le mani della sorella staccarsi dalla sua testa e tenergli le spalle e la sua voce contenta mentre ringraziava il cielo per averlo fatto tornare.

Schiuse le labbra per parlare ricordandosi poi di essere muto, mormorando silenziosamente un «come?»: come aveva fatto a salvarlo?

Ma, cosa più importante: come aveva fatto, Ariel, a salvare tutti e due – anche sé stessa? Come aveva fatto, quella ragazzina, a mantenerlo lucido fino a quel momento?

«Mi sono svegliata per prima, poi ho iniziato a tossire e ho capito che mi stava succedendo quello che ti era capitato dopo l’inizio… ho cercato nello zaino di lui» e qui indicò Sean, ancora immobile mentre si guardava il sangue rimastogli sui polpastrelli dopo essersi toccato la ferita, «e ho trovato le nostre pastiglie» concluse fiera di sé – un sorriso le sbocciò sul volto e questo fece arricciare a loro volta le labbra di Lyosha.

«Otto otto, ascoltami» intervenne Sean, la sua voce era di una drammaticità quasi teatrale, Lyosha lo ignorò mentre si metteva a sedere con una smorfia di dolore, tutti quei graffi disseminati sul corpo – gli stessi presenti sugli altri due – risultavano più fastidiosi che dolorosi e in cuor suo sperava che non avessero conseguenze di alcun tipo, «non puoi lasciarmi così!» continuò l’altro tributo, gli occhi puntati sui due fratelli.

«Dacci un taglio» ribatté secca Ariel, prendendo il coltello dallo zaino del fratello (che quest’ultimo aveva ancora addosso) e tagliando le bretelle di quello di Sean, in modo da sfilarglielo senza muovergli eccessivamente il corpo, rovesciò il contenuto per terra per poi prendere ciò che spettava a loro di diritto e infilarlo negli zaini a disposizione dei due fratelli, abbandonando la sacca del tre praticamente vuota.

Il più grande degli Isaacs guardava con fare quasi compassionevole il corpo di Sean, con il sangue in una mano e la lancia ancora bene stretta nell’altra – fischiò debolmente per attirare l’attenzione di Ariel e con pochi gesti le disse di sedersi sopra di lui, bloccandogli le spalle.

Quando la ragazzina eseguì gli ordini, la reazione di Sean fu palese: iniziò a sbraitare chiedendo spiegazioni, dicendo qualcosa come «non puoi uccidermi!» - quando tutti e tre sapevano che Lyosha poteva benissimo farlo.

Il punto era che l’Isaacs non voleva ucciderlo, non voleva uccidere più nessuno.

Aggirò il corpo di Sean, martoriato almeno quanto il suo per muoversi e quella ferita alla testa era assolutamente a favore dei due del distretto dei tessuti, si inchinò vicino alla mano che teneva la lancia e – con vari strattoni e non poca forza (almeno quella che gli era rimasta) riuscì a strappargliela dalle mani.

«Cos? No!» si dibatté Sean, ancora più teatrale e patetico di prima. Spaventato.

Lyosha si infilò la lancia nella cinta in modo da bloccarla, afferrò lo zaino squarciato di Sean e da questo estrasse una coperta color fieno e un coltello, rigettando poi a terra la sacca con quel poco che ne rimaneva vicino al viso dell’altro. Guardò Ariel muovendo le mani, e subito lei parlò per il fratello: «Ha detto che con questi puoi fasciarti la testa e proteggerti».

Poi, come mosso da un attacco di cinismo, afferrò la lancia che si era appena messo apposto e con la punta scrisse sul terreno una frase elementare, che tutti conoscevano a Panem, sottolineandone l’ultima parte: Felici Hunger Games, e possa la buona sorte essere sempre a TUO favorE.

 

Afferrò la mano di Ariel, allontanandosi dal corpo di Sean che più volte provò ad alzarsi, cadendo poi sulle ginocchia preso da gravi fitte alla testa.

E Lyosha si sentì male per quello che aveva fatto a quel ragazzo: lo aveva abbandonato senza nulla – escluso un messaggio sul fango e una ferita ancora sanguinante.

E’ peggio che uccidere, constatò, e in quel momento realizzò di essere diventato parte integrante dei Giochi della Fame.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

«Le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi,
possono essere mangiate ma anche
dare avvio ad un gioco vincente     

[JOHANN WOLFGANG VON GOETHE]

 

 

 

 

 

 

 

Note d’Autrice ◊ «viviamo e respiriamo parole»

 

E dopo una settimana, sono ancora qua con il numero sette.

Capitolo che, ahimè, non mi soddisfa :/ ma suppongo che sia lecito avere un capitolo di “passaggio”, per così dire. Vi vorrei promettere qualcosa di più avvincente, ma non sono mai stata brava con le promesse e quindi lascio perdere :D fatevi bastare l’idea di una promessa, ecco.

Insomma, che dire? Lyosha ha una fortuna pazzesca, davvero! Due volte avvelenato e due volte la sorella lo ha salvato… quella ragazzina ha stoffa da vendere! Ma solitamente sono sempre le più piccoline ad averla vinta, basta vedere Rue ç///ç piccolo cuoricino!

La spiegazione della citazione finale è semplice: il gesto finale di Lyosha, la scritta sulla terra – è stata un’azione chiaramente dettata dal coraggio (anche se ho scritto “cinismo”): lui non avrebbe mai fatto nulla del genere se non fosse stato spinto da una scarica di adrenalina gigantesca, eh! E insomma, facendo questo Lyosha capisce di essere troppo dentro ai giochi per smettere di fare il tributo figo ora – con i suoi rischi e pericoli, e quindi ecco la citazione ;)

Tutte le ferite che si sono procurati, sono morsi di pesci simili a piranha – ma loro non lo sanno, è qualcosa che vi dico a scopo informativo! :3

Ringraziamo sempre yingsu per il sostegno morale/psicologico e per aver iniziato questa avventura – anche se a distanza di sei capitoli dall’inizio. Benvenuta ai 63esimi Hunger Games(?). Ovviamente, un grazie va anche ad Ivola, come yingsu anche lei ha iniziato a leggere la fanfic e spero con tutto il cuore che le piaccia ** non conoscendola di persona, sarebbe una soddisfazione molto grande per me XD

Sì insomma, sono felice che il seguito di Lyosha cresca pian piano, soprattutto ora che ci troviamo con undici tributi e mezzo (il mezzo è Sean, sia chiaro) – e che i giochi siano praticamente a metà.

Inoltre, giusto per informare la gentile clientela(??) in realtà è per fare conversazione mi frullava in testa l’idea di fare qualcosa come un “sequel” di questa fan fiction, quindi relativa al Tour della Vittoria del Vincitore di questi Hunger Games (che stavo quasi per svelare, ahah XD – ricordiamo che ci sono almeno due possibilità, se si considerano potenziali vincitori i protagonisti) e della sua vita durante la vicenda di Katniss e Peeta; ve lo dico giustamente per sapere se sareste disposti a darci un’occhiata, quando e se lo farò.

Anyway, ora giuro che vi lascio stare per almeno un’altra settimana.

Ma prima vorrei dedicare un angolino spam per due originali nel campo del Sovrannaturale, nel caso a qualcuno piaccia il genere:

• Sarò lì quando cadrai. (x) di yingsu – categoria Angeli & Demoni. Essendo la beta e conoscendo già la trama generale e alcuni particolari, posso assicurarvi che merita~

• The Rose blooms sweetly. [le rose sbocciano dolcemente] (x) di me stessa medesima – una cosuccia a cui sono particolarmente legata considerando che è la mia prima originale. XD

Ora ho davvero finito.

 

Long life and prosper Alla prossima!

radioactive,

 

 

 

 

 

Grazie per le 200 visualizzazioni del primo capitolo!

   
 
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