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Autore: _Kiiko Kyah    21/09/2013    5 recensioni
{ oc | au | oneshot | incompiuta | ho un favore da chiedere a tutti nelle note, please come in }
[...] Dopo qualche secondo, Midorikawa fu in grado di percepire un lieve incremento di battuta nella musica e anche lei parve accorgersene, perché spalancò gli occhi e si staccò dalla sbarra, portandosi rapida in posizione e cominciando a muore leggera i passi sul parquet della sala, con le braccia tese in alto e incrociate alla sommità dei polsi. [...]
La ballerina non era un esemplare di bellezza perfetta, era appena carina, e sul suo viso si notava un’espressione da bambina.
Eppure, Ryuuji...
era rimasto incantato come un povero stupido.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Autore: _Kiiko Kyah 
Titolo: La ballerina.
Sottotitolo: //
Rating: Verde. 
Personaggi: Midorikawa Ryuuji, Nuovo personaggio (Nancy Brooks)
Pairing: Teoricamente, Mido x Nancy accennata appena.
N° parole: 1076 se si vuole affidarsi al contatore di Word.
Avvertimenti: Incompiuta. E poi vi spiego pure perché.
Dedicata a: Boh, forse alla Rae. C’è la sua gemella. E poi forse a tutti quelli che mi daranno una mano, un attimo di pazienza e vi spiego in che cosa.
Desclaimer!: I fatti e i personaggi descritti in questa Fanfiction sono frutto di pura fantasia e, perciò, ogni riferimento a fatti realmente esistiti/esistenti è puramente casuale; il personaggio di Midorikawa Ryuuji non mi appartiene, bensì è di proprietà della Level 5; il personaggio di Nancy Brooks è di mia invenzione, così come la situazione da me in questa fic descritta. Questa Fanfiction non è stata scritta ad alcun scopo di lucro, ma per puro e semplice divertimento.
Notes: Ciao. Vi state chiedendo il perché di quel “quelli che mi daranno una mano”. Lo volete sapere? Sicuri? Bene, allora ve lo dico: questa storia è un pezzo che io ho intenzione davvero di inserire nella prima bozza di libro seria che sto cercando di buttare giù. Sarebbe l’incontro tra il protagonista al quale ho ovviamente sostituito Midorikawa e questa ragazza, Nancy, che invece è proprio lei. Incompiuta perché sto ancora lavorando a cosa dovrebbe accadere dopo, ecco.
Ma perché ho fatto questa trascrizione sostituendo Ryuuji al mio vero protagonista? Ottima domanda. L’ho fatto perché vergognandomi troppo di chiedere pareri a parenti e amici, volevo sapere cosa ne pensavate voi. Insomma, datemi una mano a capire se va bene così, se dovrei cambiare qualcosa, non so, qualsiasi cosa sarebbe utile e per questo voglio tanta di quella sincerità che diventerete davvero la “banca dei pegni della verità”. Se no vi picchio, tessssssssori *voce alla Gollum*.
Non ho altro da dirvi. Datemi una mano. Oh, e sì, Nancy ha gli occhi viola anche nella mia idea vera di libro, per una faccenda un po’ lunghetta che vi spiegherò solo se me la chiederete, quindi non temete, non vi romperò ulteriormente le scatole.
“Buona lettura”.

 
La ballerina.


Ryuuji sbuffò. Quello stupido stabilimento sportivo, la sera tardi, così immerso nel buio, era deprimente. Forse giusto un po’ inquietante; tutti quanti se ne erano andati, oramai era rimasto solamente lui: il custode. Sapeva che i soldi ricavati da quel lavoro gli erano strettamente necessari, tuttavia considerava insopportabile il fatto che aveva ricevuto il turno serale. “Notturno” era più corretto, a dire il vero, ma la cosa era pressoché irrilevante, sicché doveva pulire comunque.
Mentre lavava i pavimenti con quello stupido spazzolone bagnato, portandosi appresso il contenitore pieno d’acqua insaponata, si accontentava di concedersi qualche sospiro ogni tanto, accendendo e spegnendo le luci delle grandi sale a seconda della necessità. Sì, quel posto era troppo grande per non mettere inquietudine, non c’era niente da fare. Era così. Punto e basta.
Però il lato positivo era che aveva quasi terminato. Gli mancavano solo da pulire le sale riservate alla danza e sarebbe potuto tornare a casa; si sorprese, però, quando svoltando un angolo vide da lontano una luce. Lì per lì si spaventò: poteva benissimo essere un intruso. Poi pensò, perché mai un ladro avrebbe dovuto accendere una luce, e soprattutto perché tra le sale della palestra?
Quindi prese un profondo respiro e non fece altro che camminare in quella direzione, trascinandosi dietro lo spazzolone, tranquillamente come niente fosse— anche se moriva dalla curiosità di capire se quella luce fosse effettivamente stata dimenticata da chi doveva spegnerla oppure accesa da qualcuno che era ancora lì. Il che sarebbe stato strano. Erano le diciannove e ventitré, dopotutto.
Facendosi più vicino percepì distintamente una lieve musica classica provenire da davanti a sé, e non appena fu arrivato davanti al vetro che componeva metà del muro che separava il corridoio dalla prima sala di danza per poco non fece cadere l’attrezzo per lavare per via della sorpresa. Davanti ai suoi occhi neri, stava la figura esile di una ragazza. Con la mano appesa alla sbarra e la gamba sollevata per posare anche il piede su di essa, indossava dei collant bianco latte e un body viola pastello che somigliava quasi ad un vestito vero e proprio, con una lieve gonna e delle maniche corte merlettate. I capelli corvini erano legati in uno chignon sulla nuca, pur lasciando libere numerose ciocche a incorniciarle il viso; dalla carnagione nivea— forse pallida era più corretto, la ragazza era di altezza media e probabilmente troppo magra per la sua presumibile età.
Ma forse, pensò il verde, alla fin fine tutte le ballerine erano troppo magre. Era normale. No?
La ragazza era protesa sulla propria gamba, teneva le palpebre serrate, e boccheggiava a ritmo con la musica lenta, contando il tempo tramite l’indice della mano destra, con il quale picchiettava la caviglia a perfetta regolarità. Dopo qualche secondo, Midorikawa fu in grado di percepire un lieve incremento di battuta nella musica e anche lei parve accorgersene, perché spalancò gli occhi e si staccò dalla sbarra, portandosi rapida in posizione e cominciando a muovere leggera i passi sul parquet della sala, con le braccia tese in alto e incrociate alla sommità dei polsi.
Il custode schiuse appena le labbra. Non aveva mai assistito ad un balletto. Mai dal vivo, in particolar modo, mai da così vicino. Era una sensazione strana. Dopo una rapida piroetta, la ballerina sollevò il suo sguardo verso il vetro, seguendo di sicuro la coreografia che stava praticando e le sue iridi, del colore dei fiori di lillà appena sbocciati e decorati da un lieve ombretto della stessa tonalità, sgranarono lievemente alla vista del ragazzo. Non se l’aspettava. Ciò nonostante, ebbe solamente una frazione di secondo per metabolizzare quell’informazione, prima che un accenno di sorriso apparisse sulle sue labbra rosate all’unisono con un altro frazionamento del ritmo nella canzone che stava rappresentando, cosicché fu costretta a eseguire di nuovo un giro su sé stessa prima di riprendere la sua danza.
Trasportando ritmicamente passi leggiadri sulle punte più che sulla totale pianta dei piedi infilati in quelle chiare scarpette di gomma, la corvina continuò a ballare per un lasso indefinito di tempo. I suoi movimenti elastici e armonici la facevano somigliare ad una ninfea. Sì, una ninfea viola e rosa che danzava sul pelo dell’acqua lacustre di una profonda pozza di scintille. In qualche modo, pur stando eseguendo un ballo sicuramente non unico, agli occhi inesperti di Ryuuji i gesti di quelle minute braccia candide avevano un effetto quasi ipnotico; la ragazza, perfettamente consapevole ormai di essere osservata, sorrideva appena, allargando a volte le gambe fino a toccare terra in una spaccata frontale, per poi riportarsi su con elasticità peculiare e piroettare ancora, alternando passi veloci a delicate figure che potevano occupare anche una ventina di secondi dell’esecuzione.
Il ragazzo dai capelli color pistacchio non si sarebbe mai aspettato che le mani potessero avere una funzione così coordinante in un balletto classico. Difatti erano la parte del corpo che quasi si muoveva di più, roteando e svolazzando libere frattanto che le braccia si sollevavano ritte o piegavano morbide ai lati del busto. La ballerina non era un esemplare di bellezza perfetta, era appena carina, e sul suo viso si notava un’espressione da bambina.
Eppure, Ryuuji... era rimasto incantato come un povero stupido.
Fece appena in tempo a formulare questo pensiero, che la musica cominciò ad affievolire, sempre di più, fino a scomparire. La ragazza si fermò, una gambe leggermente davanti al busto e l’altra leggermente dietro, i piedi che puntavano due direzioni quasi opposte e le braccia incrociate in alto, le mani abbandonate lungo i polsi. Lei, invece, aveva il fiato stentatamente grosso.
Passata una manciata di secondi, emise un profondo respiro e unì i piedi, lasciando poi che le braccia scendessero lungo i fianchi; forse per misurare quanti battiti stava scandendo il suo cuore al secondo, unì le mani e le sollevò all’altezza del petto. E poi, beh, alzò gli occhi e si voltò sorridente verso Midorikawa, il quale si sentì arrossire ferocemente. Perché poi non lo sapeva.
La bruna avanzò serenamente, raggiunse la porta e il clack! della maniglia che scattava fece sobbalzare il custode, che la vide uscire lentamente dalla sala. Con le dita la ballerina si spostò qualche ciocca scura dietro un orecchio, e fece qualche passo verso di lui.
«Allora,» esordì d’un tratto, rivelando una voce decisa e allegra, tutto il contrario del suo fisico esile, timido, apparentemente fragile e delicato. «sono stata brava, ragazzo con lo spazzolone?»
L’interpellato non poté far niente. Se non annuire sovrappensiero, senza nemmeno saperlo.







 



 
  
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