- Dai Akamaru, vieni, è ora di tornare a casa!
Kiba chiamava il suo cane che stava allegramente correndo per il parco.
Si stava facendo sera, e sua mamma l’avrebbe fatto sbranare se fosse arrivato in ritardo per la cena. Si alzò dalla panchina sulla quale era seduto, pronto a rincorrere quella peste del suo cane che sicuramente non aveva voglia di smettere di rotolarsi e giocare.
Ma qualcosa attirò la sua attenzione. Al bordo della strada, seminascosto da alcune foglie, c’era un librettino. Si guardò intorno, magari l’aveva appena perso qualcuno che passava di lì. Ma a parte Akamaru che faceva le capriole, non c’era anima viva. Si avvicinò con circospezione, e lo prese. Era un quaderno piccolo, con la copertina viola e dei fiorellini disegnati. Sembrava quasi un diario. Tolse la terra che ci era finita sopra, e lo osservò. Non era completamente nuovo per lui, ma anche se si sforzava non riusciva a ricordare dove l’avesse già visto. Lo mise in tasca, rassegnato. Non appena avesse visto Sakura quella sera, quando si sarebbero ritrovati tutti da Ichiraku, le avrebbe chiesto se sapeva a chi apparteneva. Conosceva tutti e i fatti di tutti lei, era una vera pettegola, anzi era La Pettegola, e sicuramente avrebbe potuto dargli una mano.
Una goccia di pioggia gli cade sul naso.
- Akamaru, sta iniziando a piovere, andiamo! Già arriveremo in ritardo, se poi arriviamo pure bagnati la mamma non ci fa neanche entrare in casa!
Detto questo cominciò a correre verso casa.

Fortunatamente Kiba riuscì ad arrivare in tempo a casa, prima che scoppiasse una sottospecie di bufera, e non dovette ascoltare le ramanzine della madre. Ma purtroppo, proprio a causa del temporale, la serata con gli amici era stata rimandata.
“Uffa che palle – pensò Kiba, sdraiandosi sul letto – stasera piove e non si esce…e io che cosa faccio?”
Cominciò a guardarsi intorno, alla ricerca di un’ispirazione. Si stava già deprimendo, non trovando nulla di interessante da fare, quando lo sguardo gli cadde sul diario che aveva trovato quel pomeriggio, che aveva appoggiato sul comodino in modo da ricordarsi di portarlo alla Pettegola.
Rimase a fissarlo per un po’, indeciso. Leggerlo o non leggerlo? Che dubbio amletico…
La sua parte buona,l’angioletto-Kiba, gli diceva di non farlo, diceva che non era una cosa giusta farsi i fatti degli altri. Ma la sua parte cattiva, il diavoletto-Kiba, lo istigava ad aprirlo: visto che non poteva portarlo a Sakura, avrebbe dovuto trovare da solo il proprietario, no? E in che modo farlo, se non leggendolo?
Inutile dire che il diavoletto-Kiba, misto alla sempre più crescente curiosità del vero Kiba, ebbe la meglio.