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Autore: SaraNialLove    21/09/2013    1 recensioni
E’ incredibile come un banale incrocio di sguardi possa cambiarti la vita. E’ incredibile come un viso innocente e delicato possa domare il mio istinto selvaggio. E’ incredibile come un esile corpo possa riuscire a controllare la mia rabbia. E’ incredibile come un tocco di quella mano soffice possa farmi sentire in pace con il mondo.
O forse è incredibile lei, Renesmee Cullen, la luce dei miei occhi.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Jacob’s pov
E’ incredibile come un banale incrocio di sguardi possa cambiarti la vita. E’ incredibile come un viso innocente e delicato possa domare il mio istinto selvaggio. E’ incredibile come un esile corpo possa riuscire a controllare la mia rabbia. E’ incredibile come un tocco di quella mano soffice possa farmi sentire in pace con il mondo.
O forse è incredibile lei, Renesmee Cullen, la luce dei miei occhi. Sono già passati sette anni dalla sua nascita, anche se in realtà ne dimostra una ventina.
Vi sembrerà strano, ma quella volta in cui i suoi occhi cioccolato si sono posati sulla mia pelle scura mi sono sentito completo. Il momento in cui la sua pelle scarlatta ha sfiorato la mia mano mi sono sentito in dovere di proteggerla da tutti i mali del mondo, compresa la mia personalità da licantropo.
Renesmee, o Nessie, come amo chiamarla io, è la cosa più bella che potesse mai capitarmi.
-Ehi, Jake!- una voce cristallina mi destò dai miei pensieri.
Era lei.
-Come sei bella, Nes!- esclamai. Lei sorrise timidamente, abbassando lo sguardo.
I suoi modi di fare, il suo carattere così deliziosamente riservato, era identica a Bella. Il suo aspetto invece, non ricordava per niente Isabella Swan. Il suo colorito candido, la sua temperatura fredda, i capelli dorati, era uguale a quella feccia del padre, Edward Cullen.
Ormai anche Edward faceva parte della mia famiglia, ma era più forte di me, non riuscivo ad accettarlo. Il suo atteggiamento da persona superiore, il suo modo di manipolare Bella, era qualcosa che mi irritava terribilmente.
Ma a tenere occupata la mia mente c’era Nes.
-Jake, tutto bene?- mi chiese Nes.
Io mi limitai ad annuire, vedendo poi uscire dalla finestra di casa Cullen Bella ed Edward con un pacchettino argento in mano.
-Ciao Jake!- mi salutarono in coro e mi porsero la scatolina.
-E’ un piccolo pensiero da parte mia e di Bella- disse Edward.
Mi ero dimenticato del mio compleanno.
Scartai con cura il pacchetto, slegando il fiocco e estraendone due foglietti. Lessi ad alta voce la dicitura:- AMERICA AIRLINES, Aeroporto internazionale Washington, Dulles – Aeroporto di Parigi, Le Bourget-
Bella mi sorrise dolcemente:- Partite domani tu e Renesmee- la piccola Nes corse ad abbracciare Edward e Bella, e corse in camera a preparare la valigia.
Io tornai a sedermi sul tronco umido ricoperto di muschio, quando Edward mi chiese:- Jacob, non sei felice di passare qualche giorno con la mia piccola Renesmee?-
La “sua” piccola Renesmee? Possessivo e odioso, ecco com’era Edward Cullen.
Assunsi un’espressione schifata, quando risposi a tono:- Oh, non vedo l’ora di scortare la mia piccola Renesmee in giro per  Parigi-
 I miei occhi neri si incastrarono a quelli del succhiasangue di fronte a me, che si avvicinò e mi sussurrò con un tono minaccioso:- Tieni a freno i tuoi istinti, non dimenticarti  mai che io sono a conoscenza di ogni tuo pensiero, cane!- scandiva ogni parola, come a volermi far sentire il peso di ognuna di esse.
La cosa che proprio non potevo sopportare di quel vampiro era la sua abilità: lui poteva sapere tutto ciò che pensavo io, mentre io non sapevo niente di lui.
Maledetto quel giorno nel quale avevo incontrato Bella ed ero entrato a far parte di questo circolo di visi pallidi.
Mi girai di scatto verso gli alberi del bosco, e decisi di andare ad informare Sam e il branco riguardo la partenza. Iniziai a correre, riuscendo a captare lo scricchiolare delle foglie secche e lo sgualcire delle felci dopo ogni mio balzo: quando mi trasformavo, i miei sensi diventavano due volte più sviluppati rispetto a quelli di un umano.
Riuscivo a sentire i vocii di casa Cullen, percepivo i bisticci di Rosalie e Emmett, e le mie narici erano intrise dell’odore di Nes, che sembrava più vicina del previsto.
Voltai lo sguardo e la vidi. Le sue forme erano fasciate da un leggero vestito blu che svolazzava nel vento di quel pomeriggio di Giugno, e il suo incarnato chiaro brillava come un diamante sotto un raggio di sole. Una parte di lei era immortale, e me ne rendevo conto, ma il rossore sulle sue guance e il calore che emanava mi ricordava che lei era stata portata in grembo da un’umana.
-Jake, non guardarmi così, sai benissimo che ovunque tu vai, io ti seguo- in effetti, anche per me era lo stesso.
Mi avvicinai a Nes, che accarezzò il mio pelo delicatamente, come solo lei sapeva fare. Mi accorsi che reggeva in una mano la custodia della tastiera, e quando la indicai con il muso Nessie si sedette per terra ed estrasse il suo strumento musicale.
Premette un paio di tasti per accordarlo, quando le sue mani iniziarono a suonare. Scivolavano sulla tastiera con tanta facilità, e producevano una melodia dolcissima, nuova alle mie orecchie, che sarebbe stata in grado di sciogliere anche un cuore di ghiaccio.
La melodia finì con un meraviglioso sorriso di Nes, ed un flebile buon compleanno da parte sua:- So che non è un granchè, ma l’ho composta io, come regalo di compleanno- forse lei non era soddisfatta, ma era sicuramente il più bel regalo di compleanno che potessi desiderare.
Anch’io volevo farle una sorpresa, così la feci salire in groppa.
Iniziai a correre verso gli scogli, con una trepidante Nes che mi sovrastava. L’odore di salsedine iniziava a farsi sentire, così aumentai la velocità ed in una frazione di secondo ci ritrovammo sulle scogliere della riserva.
Nessie appoggiò i piedi per terra e corse a sedersi sul margine dello scoglio più alto, con i piedi a penzoloni nel vuoto.
Ripresi le mie sembianze umane, e cinsi le sue spalle con un tenero abbraccio. Lei mi schioccò un casto bacio sulla guancia, e tornò ad ascoltare il rumore delle onde infrangersi sulle scogliere. Ogni tanto arrivava qualche spruzzo freddo a bagnarci le gambe, ma Nes non si lamentava.
Nes era silenziosa, timida, malinconica.
Restammo abbracciati sulla scogliera per un arco di tempo che sembrava interminabile, quando decisi di movimentare un po’ la situazione:- Nes, ora ti faccio vedere una cosa- lei alzò lo sguardo incuriosita.
Io mi sfilai la maglia, e feci qualche passo indietro; la piccola Nes sembrava un po’ spaesata. Presi una piccola rincorsa e … giù. Una scarica di adrenalina mi percorse tutto il corpo mentre i miei occhi erano concentrati verso l’acqua.
Improvvisamente sentii la mia pelle come trafitta da mille aghi: era l’oceano. Le onde fredde mi tenevano a galla, e alzai lo sguardo alla ricerca del viso di Nessie.
Non era più nella stessa posizione di prima, aveva indietreggiato fra i rami del bosco. Si avvicinava al margine dello scoglio correndo, ed in un battito di ciglia anche lei si stava tuffando nel blu. I suoi muscoli erano distesi pronti ad accogliere l’impatto con l’acqua. Piccoli schizzi annunciarono il suo arrivo nell’oceano, ed io iniziai a nuotare per raggiungerla.
Non era ancora riemersa, ma sentii delle manine piccole e affusolate muoversi sul mio petto e capii che si trattava di Nes,  così la afferrai per il bacino e la presi in braccio:- Che tuffo da campionessa!- esclamai.
Lei tentava scherzosamente di affogarmi, quando le feci allacciare le braccia attorno al mio collo e la portai a riva come fossi un delfino. La sdraiai sui sassolini bianchi della spiaggia di La Push e iniziai a farle il solletico: sapevo che lo odiava.
Iniziò a dimenarsi sotto il mio tocco, e quando finii di torturarla la riaccompagnai a casa e corsi a sbrigare le commissioni che mi  mancavano.
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Nessie’s pov
Il tuffo dalla scogliera di La Push mi aveva fatta sentire libera come non mai.
Mi era sembrato di poter volare, mi ero sentita come un uccello nel vento. I momenti con Jake volavano veloci come la luce, con lui mi divertivo, mi faceva stare bene.
Il mio Jake.
Ogni attimo che passava mi affezionavo sempre di più a lui, e spesso mi chiedevo dove sarebbe sfociato il fiume del nostro legame.
Piegavo distrattamente i vestiti da mettere in valigia, quando zia Rose entrò in camera. Le rivolsi un sorriso, che probabilmente somigliava più ad una smorfia. Uffa, avrei tanto voluto riuscire a sorridere come Jake.
C’era anche zio Emmett insieme a Rosalie, e teneva in mano un sacchetto trasparente, che mi porse con fare disinvolto: - E’ un regalino per la tua partenza, l’ha scelto la zia- sussurrò con voce rassicurante. 
Aprii il sacchetto e vidi un meraviglioso abito di raso lilla, il mio colore preferito. Corsi ad abbracciare Em e Rose:- Grazie davvero, è splendido- zia Rose mi sorrise teneramente, avrei tanto voluto essere bella come lei  –Indossalo stasera Nes, mamma sarà invidiosa!- mi lasciai scappare un risolino e tornai alla mia valigia. Non avevo voglia di finirla, l’avrebbe sistemata nonna Esme.
Provai subito il vestito, e mi sentivo una vera principessa una volta indossato. Scesi al piano di sotto, dove i nonni avevano preparato una cena umana per me e per Jake, loro dovevano andare a caccia.
Vidi mamma e papà tornare dalla loro battuta, mano nella mano. Si amavano come il primo giorno nel quale si erano incontrati.
Quando papà si voltò verso di me assunse un’espressione meravigliata, ma fu la mamma a rompere il silenzio:- Bellissima, quel vestito ti sta d’incanto!- arrossii leggermente  –E’ un regalo di zia Rose e zio Em!- esclamai. Papà guardò zio Em, che alzò le braccia come per dire che era stata un’idea di zia Rose. Sentii il campanello suonare, e intuendo che fosse Jake, andai ad aprire la porta.
Mi trovai un licantropo tirato a lucido davanti agli occhi, e riuscivo ancora a sentire l’odore penetrante del dopobarba:- Wow, sembri una fata con quel vestito!-  lo ringraziai, e lo invitai ad entrare. Ci sedemmo attorno al tavolo della cucina, dove un profumino di carne al sangue si spandeva dai fornelli. Nonna Esme era una bravissima cuoca!
Ingurgitammo in fretta la bistecca, quando vidi zia Alice scivolare giù dallo scorrimano, seguita da zio Jasper. Reggeva in mano una scatola quadrata, mentre lo zio stringeva a sé un grosso libro rosso.
Entrambi mi sorrisero allegramente, quando la zia mi porse la scatola:- Io e zia Rose ci siamo messe d’accordo!- alzai il coperchio della scatola, e notai delle magnifiche scarpe trasparenti con il  tacco:- W-wow zia, sono assolutamente prodigiose!- sfilai le mie infradito e indossai le scarpe nuove: traballavo come un bimbo che aveva appena iniziato a camminare.
-Si vede che è il tuo primo paio di tacchi!- esclamò zia Rose.
-Bè, a parità di goffaggine hai preso tutto da Bella- aggiunse nonna Esme. Mamma si limitò a fare una linguaccia alla nonna, per poi tornare ad ammirare le mie scarpe:-Non so come farai a camminare su quei marchingegni, Nes!- esclamò.  Alzai le spalle in segno di risposta, ed uscii con papà per fare una corsetta su per la montagna.
Iniziammo a correre verso la Luna, con il vento freddo della sera che sfrecciava insieme a noi. Arrivai prima io, e mi sedetti su una roccia che pareva appesa nel nulla. Poco dopo mi raggiunse papà, e si fermò a farmi le solite raccomandazioni.
Restammo un’ora buona a parlare sotto il chiaro di luna, quando papà mi prese in braccio e mi portò direttamente in camera:- Cerca di riposare, almeno stanotte.-
Era strano pensare di poter scegliere di dormire o no. Di solito preferivo rimanere sveglia a chiacchierare con Jake, ma quella sera mi sentivo davvero stanca, così, senza neanche accorgermene, scivolai in un battibaleno dalle braccia di papà a quelle di Morfeo …
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Jacob’s pov
I bagagli erano pronti, Sam e il branco sapevano che sarei stato via per qualche giorno. Nes scese dalle scale di corsa, e salutò tutta la famiglia con un bacio. Anche mio padre e Charlie erano venuti a casa Cullen quella mattina per salutarci.
Neanche stessimo partendo per andare in guerra.
Caricai la piccola valigia di Nessie nel cofano della mia Golf e, quando fummo entrambi in macchina, partimmo.
Impiegammo poco più di mezz’ora per arrivare all’aeroporto di Washington, ed una volta passato il check-in e gli altri controlli offrii a Nes un cappuccino italiano con tanta panna, come piaceva a lei. Lo bevve avidamente, tutto d’un sorso, per poi sfilare dalla sua valigetta porta documenti il passaporto falsificato.
Aspettammo solo una manciata di minuti prima che aprisse l’imbarco, ed una volta aperto ci fiondammo lì, ansiosi di partire. Mostrammo alle hostess i documenti e le carte d’imbarco e saltammo letteralmente sul pullmino che attendeva fuori i passeggeri.
Nes era agitata, lo capivo guardando le sue dita che si torturavano a vicenda. Le presi una mano e la strinsi attorno al mio bacino, abbracciandola forte e aspirando il suo delizioso profumo alla viola, il suo preferito.
Quando si aprirono le porte del bus, la piccola Nessie si fiondò al cospetto delle scale che conducevano all’entrata dell’aereo, esaltata e anche un po’ spaventata, dopotutto, era la prima volta che saliva su un aereo.
Salì gli scalini a due a due, impaziente di fiondarsi sul suo comodo sedile; le stavo dietro a fatica, era talmente esaltata che non si accorse nemmeno di avere urtato il pilota che accoglieva l’equipaggio. Si buttò letteralmente sulla sua poltrona, ed estrasse dalla sua tracolla il suo prezioso taccuino rosso rilegato in pelle. Iniziò a tracciare dei segni confusi con la grafite, e, mano a mano che prendevano forma, si potevano tranquillamente distinguere le forme del muso di un licantropo. La sua abilità artistica era qualcosa di affascinante.
Quando fu soddisfatta del suo schizzo me lo mostrò, ed io annuii ammirato. Sentimmo piano piano la terra staccarsi sotto ai nostri piedi, e la piccola Nes aveva il naso appiccicato contro l’oblò dell’aereo, curiosa come non mai. Non ci volle molto perché Renesmee si  appisolò, ed io la imitai, pronto ad affrontare quasi nove ore di volo.
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Nessie’s pov
Mi svegliai solo un paio di volte durante il mio sonno in aereo per prendere una cioccolata calda o un bicchiere d’acqua. Il mio Jake dormiva come un angelo, non avrei interrotto la sua dormita per niente al mondo. Chissà cosa stava sognando, forse di nuotare nell’acqua gelida di La Push, oppure di correre spensierato sotto la sua pelliccia da lupo. Mancava solo un’ora all’atterraggio, così iniziai a sfogliare annoiata uno di quei soporiferi giornali che lasciano nella tasca del sedile. Non vedevo l’ora di camminare
nell’aria afosa di Parigi, di poter scrutare la magnifica Tour Eiffel, di poter gustare la vera crepe francese con Jacob. Fu proprio lui a distrarmi dai miei pensieri, con una calda e tenera carezza al volto.
-Ben svegliato lupacchiotto … - sussurrai.
Sbadigliò sonoramente e si stiracchiò per bene, quando mi fissò con gli occhi da cucciolo affamato. Feci un cenno ad una hostess, e le chiesi di portarmi un twix.
Fu rapidissima, e ci ricordò di allacciare le cinture, oramai solo una manciata di minuti ci separava dall’arrivo in aeroporto.
Jake azzannò letteralmente lo snack, quando assunse un’espressione terribilmente infastidita, probabilmente a causa della pressione esterna che lanciava fitte dolorose alle orecchie. Nonostante apparisse un umano, i suoi sensi erano sviluppati quanto quelli di un lupo.
Gli strinsi forte la mano, accarezzandone il dorso, cercando di tranquillizzarlo.
Dall’oblò si vedevano i minuscoli tetti delle abitazioni avvicinarsi sempre di più, molto velocemente, quando, con sollievo, le ruote dell’aereo toccarono la pista di atterraggio, sollevando i saluti dell’equipaggio dalla cabina.
Afferrai la mia borsa, e spinsi Jake sul corridoio. Uscimmo correndo come due bambini, cercando con gli occhi la sala del ritiro bagagli.
L’aeroporto era qualcosa di immenso, le costruzioni erano completamente di vetro, creando un’atmosfera a dir poco futuristica. Mentre sollevavo la mia valigia bianca dal rullo scattavo milioni e milioni di fotografie con la mente, in modo da non dimenticare quel posto così affascinante.
Mi avviai con Jake alla dogana, mostrai i documenti e spinsi la barra d’acciaio.
La sala degli arrivi era gremita di persone, chi aspettava seduto sulle poltroncine, e chi camminava avanti e indietro con l’orecchio attaccato al cellulare.
-Jacob Black e Renesmee Cullen?- una voce roca e maschile richiamò la mia attenzione, e quando mi voltai vidi un uomo di mezza età vestito di tutto punto.
-Siamo noi.- rispose Jake al posto mio.
L’uomo ci invitò a seguirlo, e, quando uscimmo dall’edificio, il mio corpo fu invaso da una ventata calda, proprio come mi aspettavo.
-Bienvenue à Paris- annunciò l’uomo. Ci aveva condotti davanti ad una lunghissima limousine nera, tirata a lucido. Io guardai Jake, lui guardò me, eravamo esterrefatti.
Il conducente aprì la portiera e mi tese la mano per salire; mi sedetti su un sedile di pelle beige, seguita da un sorridente Jacob. Eravamo circondati da sofficissimi cuscini di piuma,e mi sentivo a dir poco a disagio in tutto quel lusso.
Jake intanto aveva preso lo champagne dal frigo bar:- A Parigi!- annunciò. Brindammo allegri, chiacchierando e immaginando Parigi, atteggiandoci come dei VIP e parlando con rigoroso accento francese.
Due bambini insomma.
Jacob’s pov
La macchina, se così si poteva chiamare, frenò di colpo, e ci lasciò scendere in una brulicante strada zeppa di luci e colori. L’odore di smog era fortissimo, mischiato al profumo delle crepe alla vaniglia delle piccole bancarelle.
Davanti a noi si ergeva un edificio mastodontico, con miliardi di finestre e bandiere sopra all’insegna, che diceva Grand Hotel Paris. Io e Nessie eravamo rimasti a bocca aperta, al cospetto di quella costruzione immensamente grandiosa.
All’ingresso vi erano due imponenti bodyguard in rosso, quando un facchino indaffarato corse verso di noi blaterando velocemente in francese. Caricò le nostre valige su un carrello di ottone e ci fece gesto di entrare.
Spinse le spesse ante di vetro con i maniglioni dorati, e ci ritrovammo a camminare su un tappeto rosso come delle vere star.
Pregiati tendaggi ornavano una sala enorme e sfarzosa, piena di lampadari di cristallo e sedie di velluto, con decorazioni sfavillanti.
Signore acconciate e profumate passeggiavano con fare elegante avanti e indietro per la reception, mentre uomini nervosi  camminavano spediti con la loro ventiquattrore sotto braccio.
Lo stesso facchino ci chiese i documenti, così glieli porgemmo e lo seguimmo: aprì delicatamente le ante di un ascensore da favola, con mille pulsanti lucidati. Ne pigiò uno, e iniziai ad avere la sensazione di salire sempre più in alto. Quando la macchina si aprì, mostrandoci la suite imperiale, io e Nes ci guardammo, scambiandoci uno sguardo d’intesa, e ci dirigemmo verso la porta con le pesanti chiavi strette fra le mani.
Nessie’s pov
-La suite imperiale! Jake, ma ti rendi conto?!?- esclamai appena entrata. Mi abbandonai sul morbidissimo letto matrimoniale, mentre Jacob già svuotava la sua valigia. –E’ fantastico, piccola- mormorò. Lo raggiunsi, e lo aiutai a piegare delle magliette da appendere nell’armadio.
Mi sorrise, mostrandomi i suoi denti bianchi e perfetti, e le sue labbra carnose che li incorniciavano. I suoi occhi neri mi fissavano, quasi vuoti, così mi avvicinai di più e lo baciai. Non sapevo cosa mi fosse passato per la testa, ma le sue labbra morbide erano qualcosa di meraviglioso.
Mi strinse più forte a sé, facendomi sedere sulle sue ginocchia e cingendomi la vita con le braccia; chiese accesso alla mia bocca, e glielo concessi.
Ci staccammo a malavoglia:- Erano anni che aspettavo questo momento- sussurrò Jake a fior di labbra. Arrossii, e tornammo a baciarci con più foga, con più passione. Mi prese in braccio, sfiorandomi la schiena, ed iniziai a slacciargli la camicia, lentamente.
-Così non vale, bellissima- sibilò lui. Mi sdraiò sul letto e mi sfilò la canottiera a costine. Avvampai come mai in tutta la mia vita, ma mi tranquillizzai grazie ad un sorriso rassicurante del mio lupo. Gli tolsi la camicia e la gettai a terra, ora eravamo petto a petto.
Mi lasciò una scia di languidi baci su tutto il torace, mentre gli accarezzavo i capelli. Disegnava gentile dei cerchi attorno al mio petto, quando mi slacciò il reggiseno ed iniziò a leccarmi e a succhiarmi i capezzoli.
Non ne potevo più, avevo bisogno di lui, di sentirlo dentro di me.
Gli sbottonai goffamente i jeans, e lui mi aiutò a toglierseli. Sentivo al sua erezione farsi più presente, così, Jake mi rivolse un sorriso appena malizioso, mi levò gli slip ed entrò in me.
Emisi un forte gemito di dolore, ma quanto Jake iniziò a regolarizzare le spinte provai un forte senso di piacere, mi sembrava di non averne mai abbastanza. Dovemmo soffocare i nostri mugolii e quando arrivammo entrambi all’apice mi sentii soddisfatta e completa.
Jacob si sdraiò smagliante vicino a me, e mi coprì delicato con il lenzuolo, appoggiando la sua testa nell’incavo del mio seno.
Sembrava un angelo.
Jacob’s pov
Fare l’amore con Nessie, la mia Nessie, era stata sicuramente l’esperienza più bella della mia vita. Poterla sfiorare, abbracciare, baciare era qualcosa di unico.
Renesmee Carlie Cullen era il regalo più meraviglioso e fantastche la vita mi avesse mai fatto.
-Tutto a posto, Jake?- mi chiese lei premurosa. –Certo piccola- le risposi.
La verità era che niente era a posto.
Lei era immortale, io no, lei avrebbe vissuto per sempre, io no. Ora che mi rendevo conto di amarla da impazzire, mi rendevo anche conto che prima o poi l’avrei persa, che invecchiando, lei si sarebbe disinteressata a me. Una piccola lacrima mi scese dagli occhi, ma venne prontamente asciugata dalle dita candide dita di Nes.
-Sai che non puoi mentirmi- aveva ragione. Io e lei avevamo un legame speciale, indissolubile, niente le sarebbe sfuggito.
-La verità, Nes, è che sono distrutto. Distrutto al pensiero che un giorno ti perderò, che non potrò mai più rivederti, ascoltare la tua voce, annusare il tuo profumo. Ti potrò solo intravedere tra le nuvole, in cielo, ma non ci sarò più, non potrò più proteggerti da tutti i mali di questo mondo. Tutto l’amore che ti avrò donato andrà perso per sempre. Come posso essere felice? Fa’ qualcosa, ti prego.-
La mia era una vera e propria supplica, piangevo come una fontana e la mia piccola Nessie mi fissava commossa con quei suoi grandi occhioni che amavo.
Mi prese il volto tra le mani, e lo avvicinò al suo. Mi baciò soave il collo, e, inaspettatamente, mi morse violentemente affondando i suoi canini nella carne.
Provai un dolore infinito, ma quando Nes si staccò da me, fu ancora peggio: mi sentii tutto il corpo in fiamme, la mia vista era offuscata, ed ero sicuro che la mia testa sarebbe esplosa da un momento all’altro.
Percepivo a malapena le flebili carezze di Nes sul dorso della mia mano. Ora capivo il dolore che aveva provato Bella quando era in punto di morte, qualcosa di atroce.
La fiamma dentro di me andava lentamente spegnendosi, mentre sentivo ogni più piccola cellula del mio corpo modificarsi, il sangue diventare freddo.
Non seppi rendermi conto del tempo che passai in quello stato di agonia, ma meditavo sul fatto che stavo infrangendo la mia natura da lupo, stavo tradendo il mio branco e i miei principi di vita.
Ma per Renesmee avrei fatto tutto, sarei morto piuttosto di vederla felice.
Se avessi dovuto scegliere fra lei e la mia esistenza, avrei scelto lei, perché era la mia esistenza.
Il dolore era cessato, la testa non martellava più, come così neanche il cuore. Mi sentivo strano, diverso, troppo diverso.
Non ero più io ma non  mi importava, avevo Nessie lì con me.Non sapevo cosa avrei fatto, come mi sarei comportato, cosa ero.
Ma di una cosa ero certo: avevo sete.
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WEIIIIIIIIIIIII RIECCOMI SU EFP BELLEZZE!!!
NONO, NON SONO MORTA, COLPA DELLE VACANZE ^_^ 
*SI NASCONDE DALLA VERGONA*
DAI FACCIAMO LE SERIE, COOOOOSA NE PENSATE DI QUESTA STORIELLA? VE GUSTA? E’ CHE AVEVO QUESTA IDEUZZA IN MENTE E ALLORA HO PENSATO, PERCHE’ NON SCRIVERLA!
ANYWAY, MI FATE SAPERE CHE VE NE PARE? VOGLIO TAAAAANTI COMMENTUCCI!!!
KISSESS BABES


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