Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: Kiri94    22/09/2013    2 recensioni
AVVISO: la storia è stata completamente revisionata e riscritta in un modo più gradevole: per qualsiasi feedback vi invito a mandarmi un messaggio personale!
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Questa saga tratta eventi successivi alla Kiri no Gemini - Introductive Arc, pertanto invito a leggere questa saga solo nel caso si abbia già letto la saga precedente.
Nel cuore della notte diverse figure si muovono nell'ombra: il loro piano di vendetta darà vita ad una grande battaglia nella città di Namimori che vedrà coinvolti i Guardiani dei Vongola che vi risiedono ed alcuni nuovi personaggi!
Chi sono i misteriosi Drago? E per quale motivo odiano così tanto la famiglia Vongola?
La storia finalmente inizia ad entrare nel vivo, con colpi di scena ed intrighi a fare di sfondo ad alcune fra le più grandi battaglie mai combattute!
Genere: Azione, Comico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Chrome Dokuro, Mukuro Rokudo, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Katekyo Hitman Reborn! - Kiri no Gemini'
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Hydro guardava compiaciuto la nuvola di fumo, mentre si diramava dal punto dove aveva appena fatto saltare in aria Hibari Kyoya: la sua bocca si distese via via in un ghigno malefico, mentre scoppiava a ridere – Ahahahah! Hai visto, cane dei Vongola? Questo è ciò che ti meriti per avermi paragonato ai miei sottoposti incapaci! – commentò con tono esultante.

Improvvisamente udì un rumore di passi alle sue spalle, che lo spinse a voltarsi – E tu chi sei? Identificati o ti colpirò! – intimò con voce seria volgendo lo sguardo verso la figura che correva verso di lui attraversando il cancello, la quale in risposta spiccò un agile salto vibrando un fendente con la falce chiaramente diretto al suo collo.

Hydro balzò all'indietro agilmente, mentre Kumo atterrò con eleganza al suolo mettendosi immediatamente in posizione di guardia – Hey tu, scarafaggio! Questo casino è colpa tutta tua, dico bene?! Sei tu il capo della feccia che ha invaso il nostro giardino?! – urlò furiosa: capendo chi aveva davanti, Hydro sorrise nuovamente – Oh? Ma guarda un po' chi è venuto a trovare lo Zio Hydro! Tu sei Kumo, la figlia di Hibari Kyoya, giusto? Eheh, poveretta... avevi già perso la madre... che cattivo che sono! Quasi mi sento in colpa... quasi – leccandosi le labbra con aria soddisfatta alla vista dell'espressione sconvolta di lei – L-la mamma?! Cosa? Stai farneticando?! E poi io ho mio padr- No... – improvvisamente aveva capito cosa intendesse Hydro: l'esplosione di poco fa, unita al fatto che non vedeva suo padre nei dintorni le fece intuire il peggio.

Il mondo parve divenire in bianco e nero, mentre qualcosa in lei cadeva a pezzi – No... non è possibile... – mormorò incredula con un fil di voce, non riuscendo a trattenere le lacrime mentre il cuore accelerava progressivamente il battito e la presa si fece via via meno salda finché Satan Sorrow scivolò dalle sue mani, cadendo a terra con un tonfo sordo mentre Hydro si avvicinava lentamente verso di lei – Oh, non preoccuparti, piccolina. Non lascerò che tu senta la sua mancanza. Dopotutto, sono una brava persona, ti permetterò di raggiungerlo subito, ok? – disse sorridendo malefico mentre le faceva l'occhiolino.

Kumo cadde in ginocchio in preda alla disperazione: per la prima volta in vita sua aveva perso il desiderio di combattere.

Hydro si fermò dinnanzi a lei, tendendo il palmo della mano verso il suo corpo immobile e impotente – Bye bye – mormorò mentre caricava la mano della consueta fiamma sconosciuta.

Tuttavia, l'attacco non partì mai: una forza sconosciuta ed inaspettata lo spedì a schiantarsi contro la muraglia di villa Hibari, abbattendola in un'esplosione di calcinacci. Hydro si rialzò a fatica, furioso, guardandosi intorno finché non ebbe identificato il colpevole – TU! Come puoi essere ancora vivo?! Che razza di mostro sei, Hibari Kyo- COSACAZZ!? – urlò all'improvviso strabuzzando gli occhi, vedendo qualcosa lo lasciò di sasso.

Udendo il nome del padre, Kumo parve tornare in sé, alzando immediatamente lo sguardo speranzosa – Padr... EEEH?! – urlò anche lei, avvampando mentre gli occhi quasi le uscirono dalle orbite osservando il padre emergere dai residui della nube di vapore.. ma completamente nudo.

Come se le avessero versato dell'aqua gelida addosso, Kumo si ritrovò a farneticare frasi sconnesse per il misto di sorpresa ed imbarazzo che la travolse – C-cosa... cosa c-.... Cosa c-... – tentò di domandare: tuttavia, a modo suo anche Hydro parve turbato – C-cosa credi di fare, Hibari Kyoya!? Pensi che combattere nudo mi distrarrà aiutandoti a sconfiggermi?! Inutile che ci provi, non ho quel tipo di interessi! – urlò ferocemente, evitando con tutto sé stesso di non guardare più in basso del petto.

Hibari parve fregarsene bellamente della cosa, brandendo i tonfa mentre rispondeva con calma – Non ho bisogno dei vestiti per morderti a morte! – e Kumo si copriva gli occhi, talmente rossa che pareva incandescente – T-ti prego padre, vestiti! – riuscì finalmente a mormorare, sebbene venne ignorata.

Hydro parve superare l'imbarazzo con la rabbia di non essere riuscito nel suo intento – T-tu! Come hai fatto a sopravvivere con soltanto qualche scottatura?! Saresti dovuto saltare totalmente in aria! Capisci?! Con le budella che vengono spiaccicate a destra e a manca, hai presente?! – sbraitò additandolo.

Hibari guardò il proprio corpo con nonchalance, quindi rispose – Effettivamente ammetto di essermela vista brutta per un istante: fortunatamente sono riuscito a moltiplicare i miei vestiti sfruttando il mio attributo fino a generare uno strato sufficientemente spesso per sopravvivere. Come vedi però, la cosa non è bastata a proteggermi del tutto, pazienza – per poi iniziare ad avanzare, con un'ombra sopra gli occhi – E comunque non solo hai danneggiato la mia proprietà, ma hai anche osato nominare Kiara. Sappi che non solo non ti lascerò in vita, ma mi assicurerò di eliminarti nei modi peggiori. Ti morderò a morte fino a tingere di cremisi i miei tonfa – intimò con un tono che fece gelare il sangue di Hydro nelle vene, per poi avventarsi sul nemico con uno scatto impressionante verso il suo avversario, che preso alla sprovvista sgranò gli occhi terrorizzato – F-fermo! – urlò preparandosi all'impatto, ma una figura si lanciò su di esso interrompendo l'attacco e lanciandolo contro un muro.

Hibari si rialzò come se nulla fosse, asciugandosi il sangue dal labbro sanguinante con lo stesso interesse che avrebbe un leone davanti ad un piatto di verdure – Hey, chiunque tu sia. Non osare interferire con il mio scontro – intimò ricoprendo i tonfa con un'intensissima fiamma Nuvola.

In risposta, una figura femminile dall'apparenza del tutto simile a Hydro emerse dall'ombra, senza rispondere: i suoi capelli bianchi scalati a caschetto e gli occhi color ghiaccio in qualche modo parvero raggelare l'ambiente.

Hydro, a quella vista, sgranò gli occhi – G-Glacia! Cosa ci fai qui?! – domandò stupito, guardando nella direzione della ragazza.

Il mantello blu della donna ondeggiò al vento mentre lei avanzò limitandosi a guardare per un istante Hydro per poi lanciare una gelida occhiata penetrante a Hibari, che si sentì inspiegabilmente gelare il sangue: aveva riconosciuto perfettamente quello sguardo. Senza la minima reazione alla vista del corpo nudo di Hibari, Glacia spostò lo sguardo a Kumo, che ora tremava appena mentre cercava a tentoni il manico della Satan Sorrow, incapace di distogliere lo sguardo dalla donna.

Cercando di non farsi troppo notare, Hydro si rialzò – Glacia, cosa ci fai qui?! La tua squadra era incaricata di attaccare il dojo di Yamamoto Takeshi! – urlò irritato per l'intrusione, ma Glacia serrò lievemente le labbra per poi replicare con tono dolce e seducente, ma al contempo serio e glaciale come una tormenta di neve – Sono venuta ad aiutarti. Ho già finito, Yamamoto non ci darà più alcun fastidio – disse con semplicità.

*

Mukuro emerse dalla nebbia ritrovandosi in quella che aveva tutta l'aria di essere un'infermeria, seppur piuttosto malmessa e vissuta, tenendo saldamente i figli ancora privi di sensi sottobraccio.

Un uomo sulla cinquantina, sentendo dei rumori nella stanza principale, uscì dal suo ufficio per andare a controllare – Uh, delle belle fanciulle ammalate? Non vi preoccupate gattine, vi curo i- oh – la sua espressione passò da beota a seria in un istante non appena riconobbe Mukuro, che sorridendo depose delicatamente i due gemelli su un letto per poi ordinare con tono deciso – Curali – senza aggiugere altro.

Shamal esitò qualche istante prima di rispondere, quindi raccolse a sé il proprio coraggio – La ragazza sì, ma lui no – disse indicando con un cenno Kurai.

Mukuro evocò istantaneamente il tridente puntandolo alla gola di Shamal, quindi sussurrò con voce penetrante e spaventosamente autoritaria – Oya oya... penso che tu abbia frainteso le mie parole: era un'ordine, non una richiesta – condendo il tutto con un sorriso sadico.

Shamal deglutì, sconfitto: perlomeno ci aveva provato – Tsk... ok, ok, hai la mia parola, li curerò entrambi. In cambio ti chiedo di riporre quell'arma, non ho voglia di altri guai: sono piuttosto impegnato in questo periodo, preferirei evitare contrattempi di qualsiasi tipo – rispose con tono severo.

Mukuro sorrise divertito, mentre il tridente scompariva in un velo di nebbia: poi, improvvisamente, avvertì qualcosa nell'aria – Oh? Questa sensazione... quindi non hanno attaccato solo Kokuyoland? Interessante... – e la sua espressione passò da seriosa a divertita – Kufufu~ Penso di aver appena trovato un passatempo. Te li affido, se non me li rimetti a nuovo entro il mio ritorno ti farò sperimentare qualcosa di così terribile che al confronto la morte ti sembrerà qualcosa di piacevole – aggiungendo alla minaccia un'occhiata penetrante e demoniaca che fece rabbrividire Shamal dall'interno.

Quindi, senza nemmeno attendere una risposta, scomparve nuovamente nella nebbia lasciando solo Shamal coi propri figli.

*

Hibari scrutò torvo Glacia, colpevole di aver interferito col suo scontro, ma da quando si era presentata al suo cospetto non l'aveva degnato della minima attenzione, come se lo ritenesse troppo debole per lei.

Senza il minimo sforzo, aumento l'intesità delle fiamme Nuvola attorno ai tonfa, fino a farle divampare, ma nonostante ciò l'espressione di Glacia non mutò minimamente: con un gesto leggiadro congelò totalmente e all'istante i tonfa di Hibari nonostante le fiamme, il quale si ritrovò preso alla sprovvista.

Approfittando del momento, Glacia fece un passo verso di lui mentre generava dal nulla una lancia di ghiaccio per poi esclamare quasi in un sussurro – Lo eliminerò io, Hydro. Tu sei ferito – rivolta al suo compagno, per poi scagliare l'arma contro Hibari con forza inaspettata che però la schivò nonostante tutto.

Ma, proprio in quell'istante, Hydro contestò quanto detto dalla donna – Eh no, Glacia, non ti prenderai tu tutta la gloria! – replicò scagliando un rapidissimo getto di acqua rovente addosso a Hibari, ancora a mezz'aria, che venne completamente travolto mentre Kumo urlava un – NO! – che echeggiò tra le mura della villa.

Doveva davvero finire così? Era una sitazione senza speranza? Kumo si morse il labbro, furiosa con sè stessa: si rialzò barcollante, mentre del sangue iniziava a colarle dalla spaccatura sullo stesso – Sono davvero... patetica! Perfino quell'idiota di un Rokudo non si arrende mai... sono forse inferiore a lui?! – si rimproverò serrando I pugni, mentre ingrandiva come di consueto il proprio ciondolo evocando la Satan Sorrow – Col cazzo! Io... non vi permetterò di oltraggiare mio padre più di così! VI PIGLIERO' A CALCI SULLE GENGIVE FINO A FARVI SPUTARE TUTTI I DENTI – imprecò con rinnovata determinazione, dirigendosi con un balzo verso Glacia, ma prima che potesse completare l'assalto udì – Kumo, fermati! – pronunciato dalla voce del padre, che la spinse ad interrompersi.

Nonostante l'attacco preso in pieno, anche questa volta Hibari era vivo e vegeto, avvolto ancora una volta da vapore.

Eppure, questa volta c'era qualcosa di strano, qualcosa di diverso...

– Ma questa è... nebbia? – mormorò fra sè e sè, confusa: poi, udì una voce che sembrava provenire da ogni direzione – Oya oya... Hibari Kyoya, penso di averti sopravvalutato. Ti facevo molto più forte di così. Oh ma... – e, anche lui, parve notare il “particolare” di Hibari – Kufufuhahahah!!! Hai perso il piumaggio, Allodola? – domandò in tono ironico facendo un gioco di parole con il cognome di Kyoya, mentre la sua figura iniziava via via a concretizzarsi: lo sguardo che Hibari sfoderò in risposta lasciava trapelare completamente l'intento omicida – Mukuro Rokudo. Nessuno ha chiesto il tuo aiuto, viscido essere ripugnante. Torna nella nebbia da dove sei venuto o ti morderò a morte nel peggiore dei modi! – intimò con insolita veemenza.

Mukuro ghignò, sinceramente divertito – Kufufu~ suvvia, non è il caso di darti tutte queste arie, nelle condizioni in cui sei ora basterebbe uno spiffero a metterti fuori gioco con una bella polmonite. Ma oggi mi sento generoso... tieni – replicò mentre, con un gesto della mano destra, generava dei vestiti nuovi addosso a Hibari con l'ausilio della macchina solidifica-illusioni costruita anni prima da Verde durante la Battaglia degli Arcobaleno. Peccato che...

– Hey, erbivoro, mi stai prendendo in giro? Cos'è questa robaccia?! – commentò furiosamente Kyoya, indicando la divisa Kokuyo apparsa dal nulla a coprire il suo corpo. A quella vista, Mukuro scoppiò nuovamente a ridere – Kufufuahahahah! Ti stà a pennello! Sai, potresti essere un mio perfetto subordinato, se tu non fossi così inutilmente debole e pieno di te – lo provocò nuovamente Mukuro.

Glacia e Hydro osservavano esterrefatti la scena, come d'altronde fece la stessa Kumo. Hibari mormorò – Tsk, non voglio indossare questa robaccia nemmeno per un'istante di più! – strappandosi via maglia e giacca con un colpo secco, furioso: quindi fece per togliersi anche i pantaloni, disgustato all'idea di indossare la divisa del suo storico rivale, ma Kumo lo fermò con un sonoro – NO PADRE! ALMENO QUELLI TIENITELI! – avvampando dall'imbarazzo nuovamente.

Hibari, con lo sforzo più grande che avesse mai fatto, esaudì la richiesta della figlia abbandonando l'idea, quindi digrignò i denti mormorando – ... maledetto odioso animaletto. Sia chiaro, una volta sistemati questi due erbivori, sarà il tuo turno di essere sbranato – mentre riaccendeva attorno ai tonfa la fiamma proropente di poco prima, distruggendo il ghiaccio attorno ad essi.

Mukuro sorrise divertito, evocando il proprio tridente e mettendosi in posizione, pronto a difendersi dai due nemici pronti ad attaccare mentre il kanji sul suo occhio destro passava a “4”.

*

L'agile figura maschile era infine giunta nei pressi di un grattacielo abbandonato fatiscente e pericolante: a prima vista poteva sembrare un rudere come tanti, ma bastò uno sguardo più attento per scorgere delle luci al suo interno – Decisamente fuori luogo per un'edificio abbandonato, nyah – mormorò fra sé e sé.

Sorrise avvolto dalle tenebre mentre i suoi sospetti si rivelavano essere fondati, poiché vide emergere dall'uscio un'uomo dall'aspetto bizzarro, anch'esso sorridente.

Percependo d'istinto una schiacciante sensazione di pericolo estrasse gli artigli, pronto ad attaccare, ma l'uomo inaspettatamente protese il palmo della mano nella sua direzione facendo cenno di fermarsi – Alt. Attenzione, ragazzo, l'accesso a questo edificio è bloccato ai non addetti ai lavori – disse fissandolo negli occhi senza esitazione.

Tuttavia, l'agile figura non si fece ingannare – Sta mentendo, nyah. Sa benissimo che non sono un ragazzino qualunque, sicuramente intende farmi abbassare la guardia per eliminarmi.. in tal caso, non mi resta far altro che eliminarlo io per primo! – pensò appena prima di compiere uno scatto fulmineo, lacerando la giugulare dell'avversario e ritrovandosi alle sue spalle.

O meglio, questo fu ciò che credette: non sentendo i rantolii agonizzanti della sua vittima, si voltò di scatto sgranando gli occhi con aria confusa: l'uomo misterioso era scomparso.

– Oh? Che carino, vuoi giocare con me? Beh, teoricamente sarei ancora in servizio, ma una piccola pausa credo mi sia concesso farla – commentò l'uomo, strizzando l'occhio mentre ridacchiava in maniera decisamente inquietante.

Immediatamente una strana fiamma lo avvolse: pareva fitta come un banco di densissima nebbia, ma concentrandosi un po' risultavano perfettamente visibili i granelli di sabbia che la componevano.

Poi, improvvisamente, si espanse ad onda d'urto costrigendo l'agile figura a chiudere gli occhi d'istinto.

Quando li riaprì, si ritrovò in una specie di dimensione caotica e assurda: il cielo era rosso, non vi era terreno, ad eccezione di chiazze sospese di piattaforme rocciose coperte da erba azzurra, e un fiume marrone scorreva dal basso verso l'alto, formando un lago tendente all'arancione sospeso nell'aria.

Inoltre, cosa che rendeva praticamente insopportabile il tenere gli occhi aperti, il tutto pareva vorticare velocemente, quasi come la ruota di una bicicletta.

Disorientato, il ragazzo si guardò intorno stropicciandosi gli occhi per l'incredulità: guardando meglio, fu in grado di localizzare il suo avversario, rimasto immobile fino a quel momento – Tu..! Ti ho trovato! Sei stato tu ad introdurti al laboratorio quella volta, nyah! – commentò riuscendo finalmente a mettere a fuoco il volto del suo avversario, il quale sogghignò mentre si infilava dei guanti bianchi per poi spalancare le braccia entusiasta urlando – Benvenuto all'inferno... XY121013! – identificando a sua volta l'identità dello strano ragazzino dotato di orecchie feline che nel frattempo era emerso dall'ombra.

   
 
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