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Autore: Lys3    22/09/2013    2 recensioni
Come sono arrivati Cato e Clove a rappresentare il Distretto 2? E cosa è accaduto loro nell'Arena? Questa è la storia di due ragazzi che volevano rendere fiero il proprio Distretto, due ragazzi che pensavano di vincere i 74esimi Hunger Games.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 – Io e te
 
Marvel non ritornò più. La cosa non mi stupì per niente. Lo sapevo che era una trappola, lo sapevo che quella stupida ragazzina dell’11 insieme a qualcun altro stava organizzando qualche piano per farci tutti fuori.
E ci stavano riuscendo.
Eravamo rimasti solamente io e Clove, la quale sembrava molto turbata. Seduta vicino al piccolo fuoco che avevamo acceso quella sera, quasi non la riconoscevo: stretta nella sua giacca, con i coltelli in mano e lo sguardo basso.
I Giochi ormai erano diventati pericolosi. Ma se non riuscivano a intimidire più di tanto Marvel o me, che eravamo grandi e forti, ci riuscivano benissimo con Clove.
Quella sera evitai di parlarle. Restammo in silenzio davanti al fuoco a mangiare le nostre ultime provviste. Poi, quando ormai era ora di andare a dormire, le dissi: “Non ha senso organizzare i turni. Spegniamo il fuoco e cerchiamo un posto riparato.”
Lei annuì e poco dopo riuscimmo a trovare un punto in cui la vegetazione era molto fitta. Ci nascondemmo tra gli arbusti, pronti per una notte difficile.
Nel cielo spuntò lo stemma di Capitol City e poi le foto dei caduti. Come previsto vedemmo Marvel, e poi anche la ragazzina dell’11. Aveva pagato con la vita, ma in compenso l’aveva eliminata.
“Cosa faremo domani?” mi domandò Clove.
“Non lo so… Siamo rimasti noi due soltanto. Poi ci sono la ragazza del Distretto 5, il ragazzo dell’11 e quelli del 12.”
Lei rimase in silenzio. “Non provare a morire, altrimenti ti ammazzo” disse con la sua solita aria minacciosa.
Risi. “Come fai ad ammazzarmi se sono già morto?”
“Mi ammazzo anche io e vengo a farti fuori dall’altra parte.”
Avrei potuto ridere anche a questa di battuta, ma sapevo che nel fondo le sue parole non erano solo ironiche: nascondevano l’impossibilità di andare avanti senza me, di vincere quei Giochi, di vivere una vita normale, e la speranza che un giorno ci saremmo rivisti.
“Tranquilla, io non vado da nessuna parte” risposi dandole un bacio sulla tempia. Per evitare di deprimere ancora di più l’ambiente non aggiunsi nulla, ma avrei voluto chiederle di restare con me, sempre.
“Dovremmo sciogliere la nostra alleanza?” mi chiese d’un tratto.
“Aspettiamo ancora un po’. Dobbiamo aspettare almeno di rimanere in cinque.”
Poi ci addormentammo. Ma il nostro sonno fu tormentato da numerosi incubi.

Al mattino le cose sembrarono andare meglio. La voce di Claudius Templesmith risuonò nell’Arena: “Attenzione Tributi. C’è stato un cambio delle regole. Da adesso potranno esserci due vincitori, purché appartenenti alla stesso Distretto.”
Poi disse dell’altro, probabilmente. Ma le mie orecchie ascoltarono solo quello. Mi voltai verso di Clove, con l’intenzione di dire qualcosa, ma lei mi saltò subito addosso, stringendo le sue braccia attorno al mio collo e baciandomi con foga. “Possiamo tornare a casa!” disse raggiante.
“Sì, possiamo farcela. Insieme.”
“Solo io e te” continuò lei con un sorriso malizioso.
Quella notizia fu importante per entrambi, ma soprattutto per Clove. Se a me aveva dato l’energia e la speranza di farcela, a lei aveva dato nuova forza e vitalità.

Le giornate non passarono più in silenzio, ma lei parlava continuamente, pronta a suggerire una nuova strategia o qualche pensiero. Non rimaneva mai ferma: si allenava, andava a cercare dell’acqua o della legna per il fuoco, o qualche cosa da mangiare.
Nel complesso ce la cavammo bene, nonostante le nostre provviste erano sparite. Dal nostro Distretto di tanto in tanto proveniva un piccolo aiuto: Brutus e Enobaria sapevano davvero di cosa avevamo bisogno.
Ma le parti più belle erano le serate che trascorrevamo coricati sull’erba ad osservare il cielo stellato.
“Cosa faremo quando saremo tornati a casa?” mi domandò una sera.
Avrei voluto rispondere che non mi piaceva parlare del futuro, quando ancora non si sapeva se saremmo tornati. Ma non volevo spaventarla. Quell’annuncio le aveva ridato la vita e io avrei fatto di tutto per renderla felice per il resto degli Hunger Games.
“Non so” dissi. “Credo ci saranno dei festeggiamenti.”
“Continueremo a stare insieme?”
La guardai. Il suo viso si colorò leggermente di rosso. “Ovviamente.”
Restammo un po’ in silenzio, abbracciati e nascosti dai soliti cespugli, le orecchie tese, pronte a rilevare qualsiasi movimento. “Ci stanno dando un’opportunità, lo sai?”
“Sì, ma la stanno dando anche a quelli del 12” rispose lei. “Il nostro ostacolo è Katniss, lei e quel suo stupido arco.”
“Troveremo un modo. Da sola non può vincere contro di noi.”
“Be’ se per questo non può vincere nemmeno se si sfidasse contro di me” continuò lei.
Risi. L’amavo troppo, davvero. Chiunque avrebbe potuto prenderla per una spaccona ma solo io riuscivo a capirla. Solo io capivo che la sua era un’ostentata sicurezza costruita dai maestri del Distretto 2 per prepararla agli Hunger Games.
“Cosa c’è? Non pensi che io possa farcela contro di lei?” fece lei, fingendosi arrabbiata.
Sorrisi. “Non è che penso che tu non possa farcela, sono sicuro che ce la farai.” Le diedi un bacio sulla guancia, ma le mi tirò a sé baciandomi sulle labbra.
“Ricordati, lei è mia. A te lascio i ragazzi dell’11 e del 12.”
“Affare fatto” le dissi banciandola ancora.

In quel momento tutto mi sembrava perfetto. Mancava solo vincere gli Hunger Games e poi la mia vita sarebbe stata stupenda: una famiglia, una ragazza splendida, soldi e fama. Forse adesso cominciavo a capire tutto, al perché mio padre insistesse affinché partecipassi a questi Giochi.
Sarei diventato famoso in tutta Panem. Gli altri ragazzi del mio Distretto mi avrebbero rispettato ancora di più di quello che già facevano. Sarei diventato il migliore.
Già mi vedevo di ritorno verso casa, la mia mano stretta in quella di Clove. Vedevo già il suo sorriso splendere raggiante alla vista dei suoi genitori orgogliosi. E ci vedevo insieme, un domani, in una grande casa con dei bambini. Sarebbero stati i più belli di tutti.

Quando annunciarono che ci sarebbe stato un festino alla Cornucopia, potei sentire l’adrenalina invadermi il corpo.
Ci sarebbero stati altri morti, sicuramente. Dovevamo solo riuscire a essere noi a non rimanere feriti.
“Okay, andiamo insieme e aspettiamo sul limitare della radura. Il primo che si avvicina per prendere il pacco lo facciamo fuori” progettai.
“Tranne se si tratta della ragazza del 5. Non è pericolosa. E’ meglio liberarsi degli altri” intervenne Clove.
“Va bene. Io vado avanti e tu mi guardi le spalle.”
“No, arriverà prima Katniss di tutti. Devo fronteggiarla io. E tu nel frattempo cercherai di trovare Thresh o Peeta.”
Sentii un brivido lungo la schiena. Era ritornata la stessa paura che avevo dopo averla vista in fin di vita per il veleno degli Aghi Inseguitori. Ma non potevo proteggerla, non più. Dovevo accettare il fatto che lei era forte e poteva farcela. Sarei stato più utile se avessi ucciso Thresh o Peeta.
“Devi promettermi che se ci sarà qualche pericolo però verrai via subito.”
“Promesso” disse lei con un bellissimo sorriso.
“Chiamami se mai avessi bisogno di un aiuto” le dissi.
“Cato, so cavarmela da sola” rispose lei.
La guardai a lungo. Era così bella, così perfetta. “Scusami. Ho solo paura che ti faccia male.”
Le mi baciò. “Tranquillo, non mi accadrà niente. Fin quando saremo insieme nulla potrà mai farci del male e dividerci. Capito? Basta che rimaniamo insieme, io e te.”
“Io e te” ripetei a bassa voce, baciandola ancora.
Come previsto, a mezzogiorno eravamo sul limitare della radura, pronti a intervenire. La prima a uscire allo scoperto fu Faccia di Volpe. Poi vedemmo Katniss sbucare da un cespuglio.
“Vai a vedere nella zona da cui è uscita se c’è Peeta” disse Clove. Poi mi baciò. “Ci vediamo dopo.”
“A dopo” dissi prendendo la lancia e dirigendomi nella direzione prefissata.

Avevo paura. Paura che potesse accadere qualcosa a me, o a lei. Ma rividi nella mia testa la determinazione di Clove e pensai che nulla avrebbe potuto andare storto.
Cercai al lungo il ragazzo del 12. Ma senza trovarne un sola traccia. Avevo setacciato tutta l’area circostante. Non era con Katniss, allora.
Come mai la ragazza era sola? Non si era alleata con il suo compagno? Oppure non lo aveva trovato? Forse il mio colpo lo aveva indebolito troppo per muoversi.
Ero intento a pensare cosa era successo al ragazzo e a ritornare verso il punto in cui avevo salutato Clove quando la sentii urlare. “Cato!”
Sentii un tuffo al cuore. Allora qualcosa non andava. “Clove!” urlai con quanto fiato avevo in gola.
“Cato!”
Le sue grida erano sempre più forti a disperate. “Clove!” continuai a urlare.
La paura stava prendendo il controllo di me, correvo il più veloce possibile, pronto a salvarla e uccidere chiunque stesse tentando di farle del male.

Ma niente di quello a cui pensavo si avvicinava anche solo lontanamente alla realtà dei fatti.


Buongiorno a tutti! Eccoci qui, quasi alla fine. Ringrazio infinitamente chi ha letto la storia e chi l'ha inserita tra le preferite/ricordate/seguite. Un grazie speciale va a chi recensisce i miei capitoli, dandomi la voglia di andare avanti e continuare a scrivere il prima possibile. Fatemi sapere se questo capitolo vi piace. A presto ^^
  
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