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Autore: Harlequeen    22/09/2013    0 recensioni
Un liceo, il basket, l'amore.
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"-Chi è?
Le chiese. Karin sbarrò gli occhi e poi li alzò verso il cielo.
-Ti prego perdonala, non sa quello che dice.
Poi si voltò nuovamente verso Mizuki e le spiegò con foga:
-Quello è Sendoh! Sendoh Akira! E’ al secondo anno e gioca nella squadra di basket del nostro liceo. Pronto?! Non dirmi che non l’hai mai sentito nominare, è famosissimo!
Mizuki si mise il dito indice sul mento, pensierosa. Poi disse:
-Veramente… no. Mai sentito."
Genere: Romantico, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hiroaki Koshino, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente Mizuki si svegliò presto. Aveva deciso che per almeno la prima settimana di scuola doveva sforzarsi di non arrivare in ritardo. Perlomeno la prima. Poi le altre chissà.
Per questo motivo riuscì a prepararsi e fare colazione con calma, non dovette correre e non si scontrò con nessuno per strada. Un po’ le dispiacque, ma non voleva nemmeno finire con il sedere a terra un’altra volta. Il cemento era duro e faceva male. Però se ci fosse stato lui ad aiutarla…
Scosse la testa per cacciare via quei pensieri, doveva concentrarsi sulla scuola e lo studio.
Arrivò in classe quasi per prima e quando vi entrò anche Karin si prese un bello spavento mettendosi ad urlare davanti a tutti gli altri:
-AH! CHE COSA CI FAI TU QUI?
Chiese molto, molto sorpresa.
-Karin ma perché devi urlare? E poi sono a scuola, dove dovrei essere secondo te?
-Eeeeh?!? Mizu tu dovresti essere là fuori a scontrarti con un bel ragazzo!
-Ma che cavolo dici? Karin sta zitta, non deve mica saperlo tutta la scuola!
Karin in tutta risposta si sedette sul banco dell’amica, si sistemò la gonna dell’uniforme scolastica e prese il viso di Mizuki tra le mani, dopodiché le scandì bene in faccia queste parole:
-Tu-devi-andare-a-conoscere-Sendoh!
L’altra per tutta risposta le sbuffò in viso. Nello stesso instante suonò anche la campanella e Karin, alzando gli occhi al cielo per la disperazione, si andò a sedere al suo posto. Alla destra di Mizuki, non molto lontano quindi.
Nelle ore seguenti Mizuki non pensò più alle parole dell’amica, ma si concentrò sulle lezioni. Era quello il suo obiettivo e doveva perseguirlo con tutta se stessa. Inoltre era sempre stata una studentessa diligente, brava in qualsiasi materia e molto attenta e disponibile, ma non voleva comunque perdersi le spiegazioni dei professori. Più si faceva vedere attenta e brava, meno l’avrebbero presa di mira con verifiche e interrogazioni a sorpresa, come accadeva invece a Karin fin dalle elementari. La sua amica era molto competente, ma svogliata e quindi spesso non eseguiva gli esercizi correttamente. Anche i professori lo sapevano, ma proprio per questo la spronavano ad impegnarsi sempre di più.
Poi arrivò la pausa e Mizuki venne assalita dalle idee dell’amica. Karin, al contrario di lei che era stata attenta alle lezioni, in quelle ore aveva escogitato piani su piani per aiutare Mizuki a conquistare Sendoh. Lei non aveva mai detto che le interessava quel ragazzo, ma ormai l’amica era partita per il Paese della Fantasia.
-Karin, tu ti fai troppi film mentali.
Le disse, agitandole una mano davanti alla faccia.
-Non puoi dirmi così, Mizu! Io desidero solo il tuo bene, lo sai!
-Ahahah, ma cosa dici?! Guarda che ho capito tutto: tu vuoi che io vada a conoscere Sendoh perché così poi posso presentarti gli altri membri della squadra di basket!
Karin rimase in silenzio, poi all’improvviso abbracciò forte l’amica e le disse:
-Mizu, ti voglio beneeee!
L’altra ragazza scoppiò a ridere e ricambiò l’abbraccio di Karin; era diventata un caso disperato.
Poi qualcuno picchiettò sulla spalla di Mizuki.
-Emh, scusatemi.
Disse una voce maschile.
-Si? - Rispose la ragazza voltandosi verso l’interlocutore, poi riprese: - Oh, ciao, tu sei Koshino, giusto? Hai bisogno di qualcosa?
Le due ragazze si sciolsero dall’abbraccio e anche Karin guardò il compagno di classe con un’espressione interrogativa sul volto.
-Ecco, io… Non ho potuto fare a meno di sentire il vostro discorso su Sendoh.
Il volto di Karin divenne rosso per l’imbarazzo, mentre quello di Mizuki rimase impassibile. Era quasi sicura che qualcuno avesse sentito i discorsi deliranti di quella scema della sua amica, aveva la voce troppo alta quando impazziva.
Non ricevendo altre risposte il ragazzo proseguì con il suo discorso:
-Anche mio fratello gioca a basket insieme a lui e devo confessarvi che… anche a me piacerebbe tanto entrare a far parte della squadra.
-Sai giocare a basket, Koshino? Che bello!
Disse Karin, tornando al suo tono entusiasta di sempre.
-Beh, si… Comunque, volevo sapere, siete interessate a venire con me a guardare l’allenamento della squadra domani pomeriggio..?
-Si!
-No.
Karin guardò l’amica con gli occhi spalancati e tristi.
-Mizu, ma che dici? Perchè?!
Mizuki non rispose a Karin, ma si rivolse verso il compagno.
-Come mai ti interessi così tanto a noi? Ci siamo conosciuti solo ieri, anche se già andavamo nella stessa scuola media, ma non ci eravamo mai parlati prima d’ora.
Koshino venne preso alla sprovvista da questa domanda, ma si riprese quasi subito dalla sorpresa:
-Beh, siete mie compagne e mi siete anche molto simpatiche. Voglio… aiutarvi.
-Aiutarci in cosa, esattamente?
Il ragazzo era ancora più imbarazzato di prima.
-Koshino… Non è che anche tu hai secondi fini come questa qui?
Disse Mizuki indicando Karin.
Koshino era ancora senza parole, sempre più rosso in viso.
-Ho capito. Anche tu vorresti spingermi verso Sendoh così poi io posso “suggerirgli” di prenderti in squadra.
Disse la ragazza incrociando le braccia, mentre la sua espressione diveniva sempre più seria e truce.
Il ragazzo si buttò a terra e strinse le gambe della ragazza.
-Mizuki ti prego aiutami!
-Koshino alzati subito in piedi e lasciami andare! Cavolo, sembri Karin!
-Ehi, ehi! Piano con gli insulti qui!
Disse la compagna.
Mizuki la guardò male. Karin non aveva capito niente.
Il ragazzo allora si alzò in piedi e si ricompose subito.
-Perdonatemi ragazze. Il mio comportamento è stato inammissibile. Mizuki, hai indovinato tutto. All’inizio pensavo solo di usarvi, ma la mia strategia si è rivelata inutile fin da subito. Oddio, che vergogna! Comunque tutto quello che ho detto prima sulla squadra di basket è la verità!
-Non capisco una cosa, però… perché volevi usare me per entrare in squadra anziché tuo fratello? Hai detto prima che lui è uno dei giocatori.
-Si, è così. Volevo usare te perché con lui ci ho già provato… ed ho sempre ricevuto risposta negativa. Non vuole “suggerire” all’allenatore di prendermi in squadra, mi dice sempre che devo fare come tutti gli altri, ovvero con un allenamento di prova durante la selezione.
-Koshino, io ti consiglio la stessa cosa. Non è bello imbrogliare. Se sei bravo vedrai che ti prenderanno di sicuro.
Mizuki era molto seria mentre gli parlava ed anche Karin non fece battute stupide o irritanti verso il compagno che si era confidato con loro.
Poi la campanella suonò, segno che la ricreazione era finita. Mizuki e Karin fecero per rientrare in classe mentre Koshino, dopo aver ascoltato le parole della sua compagna, era rimasto fermo immobile in corridoio.
Poi Mizuki si voltò nuovamente verso di lui con un grosso sorriso stampato sul viso:
-Koshino, ti ringrazio per averci invitato a venire con te all’allenamento della squadra di domani pomeriggio. Saremo liete di accompagnarti, se hai ancora voglia di andarci.
Il ragazzo sorrise.
-Si, certo!
Poi anche lui rientrò in classe e la lezione cominciò.
 
Il giorno dopo, finite le lezioni, i tre compagni di classe si diressero verso la palestra. Videro che non erano gli unici spettatori presenti. Salirono sulle gradinate perché non potevano stare a ridosso del campo. Si misero abbastanza centrali e sui primi gradini, in questo modo avevano una visuale perfetta di tutto il campo.
-Come mai fanno gli allenamenti “pubblici”?
Chiese Mizuki a Koshino.
-Non succede sempre, ma ogni tanto prima di qualche partita, può capitare che facciano allenamenti aperti per invogliare gli altri studenti ad andare ad assistere alle partite.
-Ma se sono una delle quattro squadre più forti! Non c’è bisogno che si facciano pubblicità nella propria scuola.
Disse Karin incrociando le braccia, come se questa notizia l’avesse fatta irritare.
-Ahahah! E’ proprio per questo che lo fanno Karin. Sanno che sono forti, quindi perché non vantarsene?
In tutta risposta Karin si gonfiò le guance e poi sbuffò.
Ed in effetti i giocatori erano proprio forti. Si davano molto da fare e si vedeva che il basket era lo sport che più amavano. Uozumi, il capitano della squadra, era un ragazzo molto alto e grosso, il più grosso in campo e proprio per questo si notava subito, sembrava una montagna. Mizuki stava seguendo una sua bellissima azione quando le arrivò una gomitata nello stomaco.
Si voltò verso Karin e la trucidò con lo sguardo, tirandole automaticamente una sberla sulla testa.
-Karin, che cavolo hai?
-E’ arrivato Sendoh! E’ arrivato Sendoh! Guardalo là sulla porta.
Le disse tutta esaltata; non sembrava nemmeno essersi accorta della sberla che aveva appena ricevuto.
Mizuki sentì il suo battito cardiaco accelerare.
Non comprendeva, però, il perché della sua reazione al nome di quel ragazzo, in fondo non le interessava, era Karin che continuava a parlarne. Però si voltò lo stesso verso la porta. Del ragazzo non c’era nemmeno l’ombra. Ma era impossibile che Karin si fosse sbagliata. Lo cercò con gli occhi e finalmente lo vide: era già in mezzo al campo, pronto a fare canestro dopo un passaggio ben riuscito di Uozumi.
-E’ sempre in ritardo quel ragazzo…
Disse Koshino scuotendo la testa e sorridendo leggermente al tempo stesso.
-Proprio come Mizu. Sono uguali quei due…
Disse Karin, scuotendo la testa come il compagno.
-Ehi, guarda che io sono qui!
Le urlò Mizuki in un orecchio.
Karin fece finta di non sentirla ed andò avanti a seguire le giocate della squadra.
L’allenamento finì abbastanza presto, o almeno così sembrò ai tre compagni. Si erano presi troppo bene a guardare quei ragazzi che giocavano con un ardore incredibile, perciò quando sentirono l’allenatore gridare a Uozumi che quella sarebbe stata l’ultima azione della giornata si rattristarono.
Koshino era a bocca aperta, mentre Karin non staccava gli occhi di dosso ai ragazzi in campo. Sendoh aveva la palla, quindi spettava a lui l’ultima azione della partita d’allenamento. Fece un ottimo passaggio ad Ikegami che tirò a canestro.
Punto.
Poi l’allenatore fischiò.
Tutti smisero di correre, si asciugarono il sudore dalla fronte e alcuni si misero a raccogliere i palloni per ripulire e sistemare la palestra.
Sendoh, invece, si voltò verso le gradinate e guardò nel punto esatto in cui erano seduti Mizuki, Karin e Koshino. Il basketman sorrise a Mizuki. La ragazza proprio non se lo aspettava e divenne tutta rossa in viso. Fortunatamente era abbastanza in alto e distante, così lui non poteva notare il suo imbarazzo. Per non essere scortese gli sorrise in risposta ed alzò leggermente la mano in segno di saluto, con una certa fatica.
Poi il ragazzo si voltò verso l’allenatore che lo stava chiamando e nello stesso momento Karin si avventò su Mizuki.  
-Oddio, oddio, oddio, ti ha sorriso! Vuol dire che ti ha riconosciuto!
E contemporaneamente le dava delle forti pacche sulla spalla.
Mizuki non le rispose, ma le prese la mano e gliela torse all’indietro. Karin fece nuovamente finta di niente e continuò con il suo discorso.
-Bene, questo vuol dire che siete pronti per uscire insieme. Poi vi sposerete ed avrete tanti bambini che giocheranno a basket. Che bello, non vedo l’ora!
Mentre Mizuki continuava ad ascoltare le sue cavolate le torceva sempre più la mano, che ora si trovava dietro la schiena di Karin.
Koshino le stava osservando e non riusciva a smettere di ridere.
-Karin, se hai finito di dire le tue cavolate possiamo anche andare. Se arrivo a casa in ritardo mio padre mi uccide.
-Sisi, Mizu, fai pure finta di ignorarmi… tanto sai che le mie previsioni si avverano sempre!
Le rispose l’amica sventolandole la mano salva davanti alla faccia.
-Koshino, se invece di ridere mi aiutassi a portare fuori questa svampita…
Gli disse Mizuki.
-Ahahah! Certo, certo. Comunque ti ci vedo sposata con Sendoh.
-Le vuoi prendere pure tu? - Lo minacciò Mizuki – Non riuscirai a fare le selezioni in questo modo eh! Sta attento! Ah, a proposito… quando sono?
-Mercoledì prossimo! Manca ancora una settimana, uff. Sono già agitato ora.
E il ragazzo sbuffò.
-Vedrai che andranno bene!
Lo esortò la compagna, sorridendo.
-Sì Koshino, concordo con Mizu! E ora Mizu… fatti portare a casa dal tuo uomo!
Intervenne dal nulla Karin.
-Karin ma che vai farneticando? E chi sarebbe il “mio uomo”?!?
-Mi sembra ovvio! IL TUO UOMO E’ SEN…
Ma Karin non riuscì a finire la frase perché Mizuki le mise una mano davanti alla bocca e la trascinò letteralmente fuori dalla palestra, seguita da Koshino che raccolse le loro borse. Fortunatamente le gradinate si erano già svuotate e nessuno aveva sentito i loro stupidi discorsi. O meglio, gli stupidi discorsi di Karin. Sul campo della palestra erano rimasti solo i ragazzi che pulivano il pavimento perché il resto della squadra era a cambiarsi nello spogliatoio. Insomma, se ne erano già andati tutti e Mizuki era in ritardo. Quando furono fuori disse:
-Karin, ora puoi anche smettere di mordermi la mano.
-Sholo she tu mi lashci andare.
Mizuki sbuffò e poi la liberò dalla sua presa. Karin non perse tempo e proseguì come se niente fosse.
-Insomma, Mizu! Hai visto anche tu cosa è success…
La ragazza venne interrotta ancora, ma questa volta senza ricevere manate sulla bocca.
-Karin, Kosshino, vi ringrazio della compagnia, ma ora devo proprio scappare. Sono in ritardo!
E poi si mise a correre salutandoli con la mano.
Koshino sorrise, si era proprio divertito con quelle due; mentre Karin sospirò.
-Ah, quella ragazza mi farà impazzire….
  
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