Fumetti/Cartoni americani > Avatar
Segui la storia  |       
Autore: Marge    22/09/2013    1 recensioni
La vera storia di Oma e Shu, i primi due dominatori della Terra di cui si narra nell'episodio 2x02 "La Grotta dei Due Amanti". Come si sono incontrati, com'è sbocciato il loro amore e com'è tragicamente finito, oltre la nascita della città di Omashu, in una breve long che ho amato tantissimo scrivere #amore smisurato per i personaggi secondari che sono così pieni di potenzialità!
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
III



Oma correva quasi senza fiato.
Aveva quasi terrore a sforzarsi di più, per quanto volesse vedere Shu.
E se gli facesse male?
Si fermò ad ansimare un momento, piegata in due sulle ginocchia. Non aveva più quindici anni! La voce di suo padre le rimbombava nella testa, quasi non sentiva i suoni della foresta accanto a sé.
“Ho sopportato fin troppo a lungo le tue stranezze! Non voglio neanche sapere cosa hai combinato!”
Ovvio che preferisse la menzogna.
“Ti troverò un uomo che sorvolerà su tutto il resto. E guai a te se ne farai parola con alcuno!”
Quanto avrebbe voluto sbandierare in tutto il villaggio ciò che stava accadendo, solo per ripicca verso di lui!
Non dovresti pensarlo, si era detto un attimo dopo.
Per giorni l’aveva tenuta chiusa in casa, sorvegliata a vista.
Riprese a correre. Le pesava il ricordo di ciò che aveva appena fatto: la zia, sorella di suo padre, che la guardava con tanto disprezzo – sicuramente sapeva – intrappolata nella roccia. Chissà se riusciva a respirare, chissà se l’avevano trovata ed ora sapevano della sua fuga…
Non mancava molto alla loro grotta. Con un gesto istintivo si coprì il ventre nel passare tra le fronde di un cespuglio. Sul piazzale alzò le braccia in un sol gesto e la roccia si aprì. Si gettò a capofitto nel cunicolo.

Doveva trovare Shu! Doveva dirgli tutto, che suo padre sapeva, che le aveva trovato uno sposo, che in lei palpitava ora un'altra vita che era di Shu, sua e di nessun altro. Cadde, ad un certo punto, graffiandosi le ginocchia, e si strinse la pancia. Tutto bene? chiese, non a se stessa.
Chiuse gli occhi, posò le mani in terra ed impresse una lieve scossa; se ne era accorta qualche tempo prima: sentiva i passi di Shu avvicinarsi anche quando era troppo lontano per essere udito, e si era divertita ad allenarsi in quella nuova abilità. Sondò con cura la montagna: Shu non era lì. La loro grotta era vuota.
A volte capitava che, per un motivo o per l’altro, non potessero presentarsi agli appuntamenti presi. Oma aveva atteso diverse volte da sola, per poi tornarsene a casa dopo ore; non era mai stato un problema, ma in quel momento l’assenza di Shu, l’assenza del suo corpo sulla terra che lei percepiva tra le dita, la fece boccheggiare. Affondò le unghie nella polvere, a bocca aperta favorì un conato e fremette, in balia della nausea che da giorni non la lasciava andare.
Non si mosse, ma lasciò che il suo istinto guidasse il blocco di terra sotto di sé, trasportandola fuori dalla grotta; non si sorprese neanche di quell’altra abilità, acquisita in pochi momenti di disperazione e prostrazione.
Il blocco si fuse con il terreno all’esterno, e lei si alzò in piedi. La nausea, per un momento, era passata.
“Shu” si ordinò. Doveva trovarlo. Avrebbe potuto avvicinarlo di soppiatto, magari alla periferia del suo villaggio? Era rischioso muoversi fino lì, ma aveva una nuova, sinistra fiducia in sé: poteva plasmare la terra a suo piacimento, dunque perché non utilizzarla per nascondersi, mascherarsi, stordire chiunque si fosse presentato sulla sua strada?
Si gettò nuovamente carponi, quattro arti a contatto con la terra che poteva darle informazioni, e chiuse gli occhi per concentrarsi. Ad ogni pressione l’onda arrivava più lontano, e la informava dei sentieri, i cespugli e gli alberi attorno a lei.
Non è abbastanza.
Riprese a muoversi, la terra in flussi polverosi che sotto i suoi piedi la spostavano rapida nella foresta, senza alcun contraccolpo. Le sembrava fosse meglio, addirittura, per il bambino.
Shu, abbiamo un bambino! È nostro, Shu!
Al villaggio mancava poco.
Andiamo via, Shu! Possiamo farlo: il mondo è così grande! Perché deve crescere in mezzo all’odio?
Avrebbero scavato un’altra grotta, da qualche altra parte, più grande e più bella. Avrebbero scavato tutta la loro casa nella roccia. Forse anche lui sarebbe stato capace di farlo. Perché no? Era loro figlio.

D’un tratto, trovò Shu.
Non sapeva neanche come era riuscita a capire che fosse lui. Attorno vi erano diverse persone, un centinaio quasi, ed i piedi incalzavano impazziti sull’erba schiacciata; nuvole di polvere nascondevano la battaglia, ma le urla arrivavano distinte fino a lei.
Accucciata dietro ad un cespuglio, ai limiti della radura, tremava. Improvvisamente aveva paura, non per sé, ma per l’uomo che amava e quell’altro essere dentro di lei, che amava ancora di più perché sapeva che anche Shu l’avrebbe fatto ogni oltre limite.
Senza controllo la terra le restituiva le immagini imprecise della battaglia, mentre lei si copriva occhi ed orecchie per non vedere, non sentire. Passi, tonfi, frecce che si infilavano nel terriccio, il vibrare costante di un terreno sconquassato dai soldati che si facevano guerra.
Fu così che sentì: i passi di Shu che correvano decisi, uno dopo l’altro, e poi un arresto brusco, un solo piede a terra, l’altro che giungeva malfermo con ritardo, mancava l’equilibrio, e il tonfo inequivocabile del corpo che cadeva.
La terra si erse in una colonna in un sol movimento assieme a lei. Pallida, gli occhi sbarrati, cercò con la vista e, senza che avesse dato nessun ordine, si ritrovò a correre verso di lui, la terra ancora una volta obbediente sotto i suoi passi, rispondeva ad ogni suo bisogno come un pezzo del corpo.
Quando arrivò da lui, la vita se ne era già andata dai suoi occhi. Le mani non stringevano più la freccia che lo trapassava nel torace, ma erano scomposte ed innaturali, abbandonate alla rinfusa come se non gli appartenessero più.
Atterrò vicino a lui, mentre la roccia si fondeva con la terra sotto di lei. Non si accorse neanche del silenzio attorno a sé: il suo arrivo aveva congelato la battaglia, atterrito gli uomini.
Prese il capo di Shu tra le mani, si meravigliò di quanto fosse arrendevole. Il respiro le si mozzò in gola, ne uscì strozzato, un verso rude, come una roccia scagliata contro un’altra.
Urlò, e scatenò la sua furia.


***
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Buona lettura ed a presto :)
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Avatar / Vai alla pagina dell'autore: Marge