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Autore: magic minnow    22/09/2013    2 recensioni
{minnow_ & magic mellah unite sotto un unico account}
♣ Long-fic | ispirata a Peter Pan | au - Neverland | ooc | avventura | fantasy | sentimentale ♣
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L’Isola Che Non C’è, un’isola che nasconde meravigliosi posti incantati ed esotici, dalle creature magiche come Sirene e Fate e piena di ragazzi vivaci e senza voglia di crescere.
Una banda di pirati vuole appropriarsi dell’Isola perché nasconde un tesoro molto prezioso che il capitano di questa ciurma vuole rubare.
Due semplici ragazze catapultate lì come d’incanto che faranno di tutto per contrastare i pirati, anche a costo della loro vita.
Un’avventura mozzafiato sta per cominciare, piena di intrighi e ragazzi che vivono in povertà, ma sempre pieni di vita ed allegria.
Perché solo chi sogna può volare.
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Ci si vede dentro, magari :3
Francy & Mari ♥
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fey Rune, Kinako Nanobana, Meia, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Only those who dream can fly
Tu credi nelle Fate?
 
 
 

Atto uno: Come in un sonno profondo.
 
 
 
“Tanta voglia di crescere per poi accorgersi che rimanere bambini è la cosa più bella che ci sia.”
 
 
 
Chitose era appena uscita di casa. Si stava dirigendo verso la scuola.
Era di buon umore quella mattina. Di solito non andava a scuola con un bel sorriso a trentadue denti stampato in faccia, ma quella mattina era contenta.
Quel giorno era speciale per lei, perciò era di buon umore. Era il compleanno di sua nonna Sayaka. Era la sua unica parente rimasta in vita e le voleva molto bene.
Quando i suoi genitori morirono per quel brutto e inutile incidente, fu lei a prendersi cura di Chitose, e la quindicenne era più che riconoscente con la cinquantacinquenne.
E quella mattina era felice proprio per quello. S’era alzata molto presto, e aveva sonno, ma aveva fatto un sacco di cose in quell’arco di ore. Aveva gonfiato palloncini, aveva messo patatine nelle coppe, aveva preparato una buonissima torta al cioccolato, che poi era la sua prima torta al cioccolato quindi non era proprio sicuro mangiarla dato che era il suo esperimento.
Ma l’aveva fatta col cuore, proprio come tutto l’altro resto, e questo sicuramente Sayaka l’avrebbe apprezzato moltissimo. Ne era convinta.
«Nonomu-chan!» esclamò qualcuno alle sue spalle riportando l’attenzione della ragazza dai lunghi e lisci capelli neri come la pece.
Si voltò riconoscendo la voce, ed infatti era proprio la persona che si aspettava di trovare. Era Minori, Minori Mizukawa.
«Nonomu-chan… finalmente ti ho raggiunta…» sussurrò ansimando. Aveva corso molto, evidentemente, ed era così ogni mattina.
Nonomu, così la chiamava Minori. Era il soprannome che la ragazza dai capelli di un blu verdastro scuro le aveva affibbiato in prima elementare, da quando si sono conosciute, insomma.
Tutto questo perché Chitose faceva di cognome Nonomura.
«Minori-chan, dovresti metterti la sveglia più volte ogni minuto che passa, sai?» fece la mora.
«Sì, hai ragione…» le rispose l’amica intervallando ancora la frase da grossi e profondi respiri.
«Allora? Oggi vieni per il compleanno di mia nonna?» le chiese Chitose riprendendo a camminare.
«No, Nonomu-chan. Non preoccuparti. Pensa a festeggiare con tua nonna da sola.»
«E perché?» domandò stupita.
«Non voglio disturbarvi.» disse per l’ennesima volta. Minori era fatta così. Non  voleva mai creare disturbo, soprattutto a Chitose e a sua nonna. Aveva mangiato moltissime volte a casa della sua migliore amica, e anche la Nonomura aveva mangiato a casa dell’altra, ma da buona educata quale era non voleva andare a casa sua per mangiare di nuovo da lei.
«Ti ho detto che non disturbi. Sei la mia migliore amica, perché dovresti farlo?»
«Sì, ma-»
«Niente ‘ma’. Tu, al ritorno da scuola, ti fermi a casa mia.» sentenziò la ragazza facendole un bel sorriso  a cui Minori rispose con una risatina.
Chitose era sempre stata una tipa solare e sveglia, a cui piaceva stare con le amiche e soprattutto con Minori, ma era anche una ragazzina determinata e testarda e quando diceva una cosa, doveva essere per forza così.
In pochi minuti si ritrovarono a scuola, in ritardo come sempre. Non si rendevano mai conto di che ora fosse mentre camminavano per andare al liceo, ma se ne fregavano dei continui lamenti dei professori.
Per loro sfortuna, la giornata scolastica non passò molto in fretta, ma non fu molto pesante a causa di un professore assente.
Così, dopo essere uscite dall’edificio scolastico, si sbrigarono a tornare a casa di Chitose perché di li a poco sarebbe tornata sua nonna dalla sua sartoria e dovevano sistemare ancora alcune cose.
«Dai, sbrigati Minori-chan. Tra poco mia nonna torna.» le disse la ragazza dagl’occhi color lavanda mentre appendeva una ghirlanda fatta con gli ibischi. La Mizukawa annuì.
Dopo aver sistemato tutto, le due s’erano lasciate cadere sulle due poltroncine del salotto. Erano stanche.
Avevano fatto tutti di corsa perché non avevano idea di quando sarebbe arrivata, ma evidentemente stava tardando quel pomeriggio.
Così chiusero gli occhi per riposarsi almeno cinque minuti, fino a quando non sarebbe arrivata Sayaka Nonomura, ma Chitose si addormentò seguita da Minori qualche decina di minuti dopo di lei.
In fondo aveva lavorato molto quella mattinata e un po’ di meritato riposo le serviva.
Dopo un bel po’ di tempo qualcuno aprì la porta. Era Sayaka, tornata dal lavoro.
«Chitose? Sono a casa!» esclamò la donna dai capelli color paglia mentre appendeva il cappotto sull’attaccapanni.
Nessuno le rispose, però.
Così attraversò l’ingresso ed entrò nel grande salotto ben arredato di casa sua vedendo tutti gli addobbi. Capì subito che era stata sua nipote a fare tutto quello per il suo compleanno.
Fece qualche passo e si accorse delle due ragazze che si erano addormentate sui divanetti di eco pelle. Le accarezzò i capelli, prima ad una e poi all’altra.
Dopodiché si accovacciò dando un bacio alla sua dolce nipotina e poi disse: «Grazie Chitose, ti voglio molto bene.»
Si alzò da terra felice della sua dolce nipote e poi pensò: “Quanto verrei ritornare una ragazzina, proprio come voi.”
 
 
 
 
Una ragazza con capelli biondi lunghi, occhi azzurri, snella e poco alta, labbra rosse in contrasto con la sua carnagione chiara, nasino alla francesina, i tratti del viso dolci, delicati ed infantili somiglianti a quelli di una bambola, stava uscendo dalla scuola.
Qualcuno le prese il polso. Le bastò solo quella presa, per capire chi era la persona che la stringeva così forte.
«Scusa, per caso ti chiami Alice? Te lo chiedo perché sembri uscita da Wonderland.»
«Fudou.» disse lei, spazientita. Il ragazzo le tirò il fiocchetto nero che aveva in testa, e lei se lo aggiustò.
«Allora, mi avevi detto che un giorno saremmo andati alla famosa gelateria aperta da una settimana, e speo che manterrai questa promessa.»
«Scusa non posso oggi. La signora Takako mi ha messo in punizione per aver preso novantotto su cento al test di matematica.»
«Che vipera... da quando i tuoi sono morti quella donna ti sta maltrattando. Basta solo pensare che la scorsa settimana, eri venuta a scuola con la guancia viola.» la ragazza abbassò lo sguardo, per poi camminare verso casa.
«Se ti va... accompagnami.» lui la seguì, affiancandola.
«Oggi se non sbaglio sono quattro anni che i tuoi genitori sono morti.» disse Akio.
«Sai... non vedo l'ora che io diventi maggiorenne, grande, adulta. Non dovrò più vivere con quella donna. Farò quello che voglio; me ne andrò da quella casa.»
«Essere adulti comporta anche molti rischi. Dovrai lavorare per mantenerti, ­e poi non potrai più incontrare i tuoi amici, visto che molto probabilmente poi ne perderai le traccie.»
«Sai... parli come un vecchio. E non me ne importa niente di quello che dici, ormai devo aspettare ancora sei anni per diventare maggiorenne. Che brutto aspettare fino a venti anni... Morirò credo, fino a quel lasso di tempo.»
Il ragazzo col ciuffo sbuffò, irritato, dalla visione pessimistica della ragazza. Arrivarono davanti alla casa di lei senza dire alcuna parola.
«Sei arrivata. Ci vediamo Rie-chan.» lei salutò con un cenno della mano lui, ed entrò in casa, correndo fino al piano di sopra, quando sentì qualcuno urlare il suo nome. Chiuse a chiave la porta, proprio prima che la persona tentasse di aprirla.
Tanto sarebbe dovuta andare a mangiare, e dunque costretta a scendere al piano di sotto. Che veniva picchiata o sgridata dopo o prima non faceva nessuna differenza ormai.
Tolse la divisa, che consisteva in una maglia a maniche corte blu, e gonna del medesimo colore, calze reggenti blu e scarpe nere.
Indossò un vestitino bianco che le arrivava a qualche centimetro sotto le natiche, con le maniche corte, e poi aprì la porta scendendo al piano di sotto. Appena entrò in cucina, vi era una donna davanti a lei che la guardava furiosa.
«Rie Takako! Dovevi entrare mezzora prima a casa, dunque voglio sapere che hai fatto!»
«Non mi chiamo Rie Takako, ma Rie Hana.» ricevette uno schiaffo sulla guancia destra, ma non provava quasi più dolore. Ci era abituata lei ormai a quelle continue aggressioni.
«Insolente! Io ti ho preso in cura, ti faccio da mangiare, ti compro i vestiti, i libri, le medicine per la tua malattia cardiaca, e tu mi ripaghi così!» la maggiore si sedette sulla sedia di legno, vicino al tavolo, e incominciò a singhiozzare.
Era una donna con un modesto stipendio, che aveva una casa molto grande, contando che vi vivevano solo lei e la ragazza. I capelli castani erano sempre raccolti in uno chignon, e gli occhi neri come la pece. Insomma, una giovane signora di appena quaranta anni. Ah no, signorina, visto che era nubile. Secondo Rie sarebbe rimasta una zitella a vita.
«Allora preferisco vivere in strada, se mi devi rinfacciare tutto quello che fai per me. Odio le persone che mi rinfacciano le cose. Io se faccio qualcosa, almeno lo faccio con buoni propositi, e non tiro questa cosa in ballo ogni momento.» la donna seduta lanciò un piatto vicino alla ragazza, che schivò miracolosamente, evitando di avere i piedi pieni di ferite.
«Zitta demonio! Fila in camera tua a studiare, visto che non ti meriti il pranzo!» Rie abbassò lo sguardo, come era sempre solita fare; ma non lo fece con una punta di malinconia nello sguardo.
Si girò, incamminandosi verso la porta, e mentre si girava vide la donna che si piegava sul parquet, e raccoglieva i cocci del piatto rotto.
"Pazza", pensò la bionda, andandosene via.
Incominciò a fare tutti i compiti che aveva fino a Venerdì, così da avere quel giorno libero, visto che facevano tutti i suoi programmi preferiti.
Fece prima matematica, poi giapponese tradizionale, inglese e musica. Sbadigliò, prendendo il telefono in mano; si erano fatte le otto di sera, ed aveva un sonno bestiale. Si era svegliata alle cinque quella mattina, a causa della donna che soffriva di sonnambulismo e dunque guardava la tv.
Decise di non cenare, così da non rivedere la donna, e si buttò sul letto. Era stanca, sì, ma non aveva tanto sonno.
Fissò il muro color pesca, e poi si diresse verso la sua libreria, prendendo un libro che aveva incominciato a leggere da qualche giorno, ed era arrivata già alla metà; si chiamava "La Fabbrica di Cioccolato".
Indossò gli occhiali da lettura, e dopo un oretta di lettura decise di mettersi a dormire. Appoggiò il libro sul comodino di legno, e poi si tolse gli occhiali. Si infilò sotto le coperte, e chiuse gli occhi, addormentandosi subito.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo autrici~
 
Buongiorno, buon pomeriggio o buonasera a tutti :3
Non vogliamo annoiarvi, per cui saremo brevi.
Siamo Fra {minnow_, tra poco kitharah} e Mari {magic mellah} che abbiamo deciso di scrivere una fic ispirata a Peter Pan nel nostro account condiviso c:
Quelle che avete visto in questo primo capitolo sono rispettivamente l’oc di Fra {Chitose Nonomura} e l’oc di Mari {Rie Hana} e speriamo vi siano piaciute ouo
Comunque, speriamo che anche il chappy vi sia piaciuto, nonostante era un po’ corto. Ma vi promettiamo che dal prossimo saranno più lunghi. In fondo questo è solo un chappy per presentare le nostre oc, per farvi capire un po’ chi sono e che fanno nella loro vita quotidiana.
Anyway, ci vediamo al prossimo capitolo che non sappiamo quando arriverà ^^”
Un bacio,
Francy & Mari ♥
  
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