Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: MandyCri    22/09/2013    10 recensioni
Ellen Mayer è la regina del liceo, l’idolo di tutte le ragazze della scuola.
Bionda con gli occhi azzurri e un fisico da pin up.
Tom Gore è invece il nerd della scuola.
Moro con gli occhi neri.
Grasso, brufoloso, occhialuto e con un vistoso apparecchio ai denti.
È ovviamente il bersaglio preferito della splendida, ma crudele Ellen.
Ma si sa, la vita riserva molte sorprese.
Cosa succederà quando i due si incontreranno, dopo sette lunghi anni dalla fine del liceo, per un colloquio di lavoro?
Scopritelo insieme a Ellen e a Tom, ma ricordatevi: non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi!
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

grazie a PinkyCCh per il meraviglioso banner

e il bellissimoTRAILER

Ciao e buona domenica,
finalmente sono riuscita a finire il capitolo.
Ringrazio come sempre tutti per il vostro incoraggiamento.
Vi ricordo il gruppo di face, basta cliccare qui - L'amore non è bello se non è litigarello - se volete unirvi a noi.

Spero vi piaccia, buona lettura
Besos MandyCri



CAPITOLO 8
 
Ellen arrivò a casa soddisfatta.
Con i cento dollari che Tom le aveva dato, aveva fatto riparare la gomma dello scooter e, mettendo una piccola differenza, dato i soldi ad Henry il giornalaio per comprare la batteria della macchina che le avrebbe montato quel pomeriggio stesso.
Si lanciò sul divano e fece volare le ballerine in aria.
Aveva mangiato con Matthew che le aveva offerto, gentilmente, il pranzo e quindi, adesso, poteva riposarsi qualche oretta prima di andare a lavoro.
Si sentiva proprio bene!
Ripensò a Mr. Gore con il casco di Hello Kitty e scoppiò in una risata tonante.
Ce l’aveva fatta!
Aveva un vero lavoro. Non poteva crederci!
Stava ancora sorridendo tra sé e sé, quando entrò Sophie – Che faccia felice! Cos’è ti successo di bello? – chiese, sedendosi a fianco a lei.
- Sono stata assunta alla Gore Spot & Publicity! – rispose trionfante.
Sophie la guardò accigliata – Ma dai… proprio un bel colpo di fortuna. Chi l’avrebbe mai detto! – esclamò sorpresa.
Ellen alzò le spalle – Macché colpo di fortuna e fortuna! Te l’avevo detto che avevo fatto una bella impressione. Mi ha assunta per la mia bravura.
L’amica le fece un sorriso sarcastico – Sì, certo, come no! Non c’entra niente un certo paparino, vero?
Ellen elevò il busto e fissò la ragazza con astio – L’ho fatto io il colloquio, non mio padre. Il merito è solo mio! – rispose alterata.
- Bè… dai Lelly, l’hai detto tu stessa che Tom è stato piacevolmente sorpreso, quando ha scoperto che tuo padre è Gordon Mayer! – l’apostrofò Sophie con sufficienza.
Ellen socchiuse gli occhi e la guardò storta.
Tom? Sophie non l’aveva nemmeno mai visto il suo nuovo titolare e già lo chiamava per nome, proprio come se fossero amici di vecchia data?
Nemmeno lei aveva l’autorizzazione per pronunciare quel nome invano e lo chiamava Mr. Gore!
Tralasciò questo piccolo particolare, meglio non pensare a certe cose, visto che la sua mente stava già facendosi dei film allucinanti in cui vedeva Sophie e Tom stretti in un abbraccio fin troppo intimo – Mr. Gore – sottolineò bene il cognome - Mi ha assunta per le mie capacità! Non per mio padre… e poi basta con questa storia. Mi sembra di aver dimostrato ampiamente in questi quattro anni di sapermela cavare senza i suoi soldi, facendo i lavori più umili per arrivare a fine mese. Non mi pare di aver mai pagato in ritardo la mia parte d’affitto o non aver contribuito alle spese per la casa, anzi, sono sempre stata puntuale. Non capisco questo tuo accanimento nei miei confronti – rispose seccata.
Sophie assunse un’espressione sarcastica e alzò le braccia al cielo – Ah! Come siamo permalose oggi. È un dato di fatto Ellen che tu sia la figlia di Gordon Mayer, uno degli uomini più ricchi del paese e, sinceramente, non capisco perché tu debba vivere in questo modo, quando hai i soldi! – replicò l’altra acida.
Ellen avvertì la rabbia salire.
Era davvero difficile che qualcuno riuscisse a farla arrabbiare, ma Sophie aveva questa capacità, sembrava fosse innata in lei.
Per quattro lunghi anni aveva subìto senza fiatare, ma quel giorno si sentiva diversa, più sicura.
Andare a lavorare da Tom Gore e aver “salvato” la ditta dalla perdita di un importante cliente, solo grazie alle sue capacità, aveva contribuito, enormemente, alla crescita della sua autostima.
Si sentiva quasi come una volta.
Le sembrava di essere nuovamente la cara vecchia Ellen super fascinosa: apprezzata e sicura di sé.
In fin dei conti, Mr. Gore non pensava veramente quello che le aveva detto, soprattutto riguardo al fatto del licenziamento.
Non era possibile, infatti, che una persona sana di mente si sbarazzasse proprio della persona che gli aveva appena salvato il sedere!
- Sophie… - iniziò con voce gelida – Mettiamo una volta per tutte i puntini sulle “i”. Ho portato pazienza fino ad ora, ma adesso dico basta. Parli tanto del mio paparino, ma non mi sembra che tu viva una situazione tanto diversa dalla mia. Mi sembra che sia il tuo “petit papa” a pagare questo appartamento, il college e il tuo sostentamento qui… non mi sembra che tu abbia un lavoro fisso e, tanto meno, uno saltuario, quindi spiegami: perché ti accanisci tanto con me su questo punto? È come se l’asino dicesse cornuto al bue… non so se rendo l’idea. Quindi sei pregata di non nominare mai più mio padre.
Detto questo si alzò dal divano, lasciando un’esterrefatta Sophie che la fissava a bocca aperta.
Si avviò verso la sua stanza e avvertì, chiaramente, l’amica seguirla – Certo che questo Tom ha degli effetti stupefacenti su di te – disse allusiva.
E continuava a chiamarlo per nome! Ma perché?
Si girò seccatissima – Mr. Gore, non c’entra nulla. Abbiamo solo passato una mattinata diversa insieme. Mi sono solo resa conto che anch’io valgo qualcosa – rispose stizzita.
Sophie le sorrise, non un vero e proprio sorriso, l’amica non ne era capace, era più un sollevamento obliquo delle labbra che dava forma ad un disegno strano che poteva essere considerato, ad occhi inesperti, un sorriso. Una punta, in genere la sinistra, tendeva verso l’alto. Ellen l’aveva studiato bene il ghigno di Sophie.
- Sono proprio contenta che, finalmente, hai preso coscienza delle tue capacità. Non tolleravo proprio che ti buttassi giù così, per questo, ogni tanto, sono stata un po’ dura con te! – mentì spudoratamente la ragazza.
Ma a chi la voleva dare a bere?
Ellen cominciò a pensare che Sophie non era proprio l’amica che credeva.
Aveva sopportato per tutti quegli anni il carattere duro della ragazza e accettato tutte le cattiverie, perché si sentiva sola, ma forse era proprio Sophie che aveva bisogno di lei e non il contrario.
- Mi vuoi raccontare della tua splendida giornata? – le chiese, strappandola bruscamente da quei pensieri strani che le affollavano la mente.
- Sono arrivata e Jordan mi ha accompagnata all’ascensore – cominciò. Non vedeva l’ora di parlarne con qualcuno e chi se ne fregava se Sophie era quello che era. Aveva troppa voglia di confidarsi.
- Jordan? – chiese sorpresa la ragazza.
- Sì, il portiere. Non è lo stesso dell’altra volta, credo facciano i turni. Un ragazzo simpatico e carino, sai… biondo, occhi verdi…
Sophie sbarrò gli occhi – Biondo, occhi verdi? Ma che fortuna Lelly…
Sospirò, bè… non era proprio tutta sta gran bellezza, però… - Ah sì! Un ragazzo gentilissimo. Mi sa che gli sono simpatica – si vantò – Comunque… dicevo, Jordan mi ha accompagnata all’ascensore. Poi ho fatto il colloquio con Mr. Gore il quale mi ha confermato che il posto è mio. In seguito è arrivata Wenda che credo sia la sua mano destra, dicendogli che un certo ordine non era ancora arrivato. Insomma una questione di vita o di morte, sai… e non sapevano come andare a prendere questo materiale, poiché Mr. Gore non aveva la macchina e, soprattutto, il fornitore stava per chiudere per la pausa pranzo, ma la merce serviva entro una certa ora, perché dovevano fare delle stampe. Insomma un discorso complicatissimo. Allora mi sono offerta di accompagnare io Mr. Gore da questo fantomatico fornitore e lui mi ha detto che, con quel mio gesto altruista, avrei salvato la baracca! Pensa ha detto proprio così!
- Pazzesco! – la interruppe Sophie.
- Già! – confermò Ellen tutta eccitata – Puoi dirlo. Poi siamo arrivati alla vespa…
- Scusa? Hai accompagnato Tom con lo scooter? Ma se non sei nemmeno in grado di guidarlo da sola! – la fermò nuovamente la ragazza.
Ellen grugnì.
Punto uno, le dava parecchio fastidio quella confidenza che Sophie si era arrogata, chiamando Mr. Gore per nome.
Punto due, lei sapeva guidare Hello Kitty!
Sorvolò quindi su quella nuova interruzione e continuò – Insomma, siamo partiti…
- Davvero? E Tom non ha protestato? È salito così, senza dire niente? Non si è lamentato della tua guida? – domandò incredula.
- Bè… solo un pochino… - rispose lei – Mi ha minacciata di licenziamento… però stava scherzando sicuramente…
Sophie spalancò gli occhi – Devi ancora iniziare e ti ha già detto che ti licenzia?
- Ehmm… scherzava! Credo... anche perché se non fosse stato per me, Matthew non avrebbe mai riaperto l’azienda e non ci avrebbe consegnato il pacco, dato che siamo arrivati in ritardo, per colpa di Mr. Gore, ovviamente!
- Matthew? Oh Dio Sophie… procedi con calma, perché mi stai sparando nomi di uomini a raffica, quando sono quattro anni che ti conosco e non me ne hai mai nominato uno! – esclamò la ragazza concitata.
- Matthew è il titolare dell’azienda da cui Mr. Gore si rifornisce – spiegò calma – Credo abbia un debole per me, sai… – aggiunse poi orgogliosa.
Sophie era rimasta senza parole. Aveva un’espressione talmente sbigottita che ad Ellen venne da ridere – E poi Matth è stato gentilissimo, mi ha offerto il pranzo e mi ha anche portata in un’officina a riparare la vespa, visto che abbiamo bucato per colpa di Mr. Gore! Fortunatamente, ho spillato cento dollari al capo, così adesso è tutto a posto e in più ho potuto dare i soldi a Henry per comprarmi la batteria della mia macchina. Oggi me la monta! – esclamò soddisfatta.
- Henry? Non ci sto capendo un fico secco… – la mandibola di Sophie era ormai rasoterra.
Ellen piegò la testa di lato – Sì, Henry il giornalaio, ma in che mondo vivi? – chiese basita – Ora comunque smettila di interrompermi che ti spiego tutto bene.
Raccontò quindi, per filo e per segno, all’amica tutto ciò che era successo, ripartendo dall’inizio. Dal casco (tralasciando la parte “pidocchi-Sophie”), alla ruota bucata, a Mr. Gore che spingeva lo scooter e alla successiva litigata con il fornitore, per finire con l’abbandono del suo nuovo titolare, con tanto di pacco sul ciglio della strada e alla sua uscita trionfale con Matthew.
Sophie agitò le mani in aria – Non ti devi fare licenziare subito da Tom! Devo ancora vederlo e constatare, personalmente, se è davvero un bel ragazzo, come dici! Chiama subito in ditta e chiedigli scusa! – ordinò Sophie, cambiando completamente discorso.
- Cosa? – sbraitò – A parte che credo che la cosa non ti riguardi, ma nemmeno per tutto l’oro del mondo, chiederò scusa a Mr. Gore! E per cosa, poi?
- Bè Lelly, l’hai detto tu stessa che ti vuole licenziare, gli hai fatto spingere lo scooter per un chilometro! L’hai deriso davanti ad un suo fornitore, gli hai fatto indossare un casco rosa e se come tutto questo non bastasse… l’hai pure mollato da solo per andare via con questo Matthew! Vedi un po’ te… - rispose l’altra concitata.
Ellen soffiò poi alzò le spalle – Vado a farmi una doccia e poi mi faccio un bel pisolino – disse candidamente, voltandosi e lasciando l’amica impalata.
 
***
 
Quella lunga giornata, finalmente, era finita!
Aveva porcheggiato per varie ore contro Ellen Mayer.
Era sicuro che quella ragazza gli avrebbe procurato solo guai e, come se tutto ciò non fosse sufficiente, Gaccio non l’aveva ancora richiamato. Era disperato!
Si spogliò e si diresse verso il bagno piccolo per farsi una bella doccia, quando vide il casino che vi regnava, fece dietro front e si avviò verso quello grande.
Aprì l’acqua calda per riempire la Jacuzzi. Se lo meritava proprio un po’ di relax e in più, se per caso Gaccio l’avesse chiamato, poteva rispondere tranquillamente.
Parlare con George era questione di vita o di morte, solo l’amico lo poteva aiutare e, soprattutto, consolare.
Quando la vasca fu piena entrò e attivò l’idromassaggio.
Maledetta Ellen Mayer e maledetta quel cesso di vespa che si ritrovava!
Tra la paura che aveva avuto di morire per colpa di quella pazza di Miss Mayer, la pioggia e il fatto che non era potuto tornare a casa a cambiarsi, perché Wenda l’aveva messo in reception a rispondere a quelle maledette telefonate, come se fosse stato lui il garzone di bottega, aveva le ossa a pezzi.
Era lui che pagava gli stipendi là dentro, porca di una miseriaccia! Non era giusto che prendesse ordini dai suoi dipendenti.
Cominciò ad insaponarsi i capelli, quando il telefono squillò.
Non poteva essere diversamente, da quando Ellen Mayer era entrata nella sua vita, la sfiga lo perseguitava.
Si alzò di scatto dalla vasca per chiudere l’idromassaggio. Nel fare quel movimento scivolò e per poco non si ruppe tutti i denti. Si salvò solo grazie al suo spirito di sopravvivenza che gli fece mettere il braccio destro davanti alla bocca, cosa che, ovviamente, gli procurò una botta non indifferente.
Arrivò a tentoni al telefono, visto che lo shampoo che non aveva ancora sciacquato dai capelli, gli era andato negli occhi.
Dio che bruciore!
Afferrò un asciugamano e se lo passò sul viso, cercò di asciugarsi in qualche modo le mani e finalmente riuscì a rispondere.
- George! – esclamò, senza nemmeno guardare chi fosse il mittente della telefonata.
- Ehi scemo! Tutto bene? – chiese l’altro tutto allegro.
- Aiutami ti prego! – rispose lui con voce supplichevole – Devo liberarmi assolutamente di Ellen Mayer.
Il silenzio che seguì quella frase fu davvero angosciante.
Gli sembrò di essere il protagonista di uno di quei tanti film dell’orrore di terz’ordine, in cui il protagonista si stava facendo i fatti suoi a casa e d’un tratto, nel silenzio assoluto, arrivava il mostro o il pazzo che l’avrebbe ridotto a brandelli.
Deglutì spaventato – Gaccio? – lo chiamò con un filo di voce.
- Sì, ci sono, stavo solo pensando. Cosa ti ha fatto adesso quella povera ragazza? Mi sembra tanto tranquilla dalla foto.
- TRANQUILLA? – sbraitò fuori di sé – Ellen Mayer è posseduta. Ellen Mayer è Satana in persona!
La risata di George lo demoralizzò – Tom, andiamo! Stiamo parlando della ragazza di cui una volta eri innamorato perso. Ti ricordi quella che ti faceva qualsiasi tipo di angheria e tu definivi “angelo”? Adesso la chiami “satana” solo perché non è più in forma? È simpatica questa cosa. Dovrò ricordarla. Quando era veramente un diavolo, sorvolavi su tutto, adesso che è solo una tranquilla ragazza in carne, la definisci satana.
- Ma quanto siamo spiritosi! È cambiata Gaccio! Quella è posseduta, dobbiamo assolutamente chiamare un esorcista.
La risposta dell’amico fu la stessa di poco prima: una fragorosa risata.
Tom sbuffò – Non sai nemmeno come sono andate le cose e la difendi?
- Sì, hai ragione scemo. Raccontami tutto! – disse l’altro ironico.
- Devi assolutamente venire qui, così potrai constatare di persona a cosa mi sto riferendo. Promettimelo! – lo supplicò.
- Tom lo sai che adesso non posso. Sto facendo delle conferenze per il mio libro e un tour nelle librerie. È già tutto programmato, non posso rimandarle solo perché tu hai dei problemi con Ellen Mayer! Te ne sei dimenticato, per caso?
Tom alzò gli occhi al cielo disperato.
Cazzo! Era vero! Gli era completamente passato di mente – Vengo io da te! – disse risoluto – Ti prego Gaccio non abbandonarmi nelle mani di Satana! – implorò.
- A parte che lo sai che non mi piace che mi rifili quel nomignolo, comunque sorvolo per questa volta, ma solo perché sono troppo curioso di vedere come sei ridotto. Vieni quando vuoi, almeno ci beviamo una birra insieme, quando stacco. Adesso raccontami.
Tom raccontò tutto ciò che gli era successo quel giorno.
Non tralasciò nessun particolare.
Non fu facile ricordare tutti gli eventi con George che lo interrompeva ogni tre secondi con i suoi – Ma davvero? Stai scherzando. Tu mi prendi in giro.
Tom che già era agitato di suo, inveiva contro l’amico e, ovviamente, contro Miss Mayer.
Senza contare che l’amico non prendeva seriamente la cosa, visto che rideva come un pazzo.
- Gaccio smettila! – l’ammonì per l’ennesima volta.
- Cristo Santo Tom! Scusami, ma non ce la faccio a restare serio. Aspetta che mi asciugo le lacrime.
- Senti, per poco non mi sono ammazzato per rispondere al telefono! – sbottò – Quando mai mi è successo? È colpa di Miss Mayer! È stata lei… lo so per certo. Mi ha lanciato qualche maledizione, mi ha fatto una bambolina voodoo… è Satana, credimi Gaccio! Mi ha fatto tornare lo sfigato del liceo, cazzo! – imprecò.
- Ascoltami bene Tom. Non sei più il nerd di una volta. L’apparecchio per i denti non c’è più, gli occhiali da sfigato sono spariti e i brufoli, fortunatamente, si sono asciugati. Tu sei Tom Gore, imprenditore di successo che è circondato da talmente tanta gnocca che nemmeno una star del cinema può immaginare. Cosa ti fa paura una balenottera? Stai parlando della Ellen Mayer di adesso, quella che ti ha praticamente supplicato di assumerla, quella con trenta chili in eccesso. Ok, diciamo che una che ha la vespa di Hello Kitty non si può ritenere “normale”, ma dai andiamo… non ti riconosco nemmeno più – lo consolò l’amico.
Tom rifletté sulle ultime parole di George.
Merda, aveva ragione!
La presenza di Miss Mayer l’aveva, per l’ennesima volta, nerdizzato.
Lui era Tom Gore, accidenti!
- Hai ragione. Fortuna che ci sei tu… avevo quasi perso di vista la cosa fondamentale. Sapevo che mi avresti aiutato – disse passandosi una mano su capelli, dimenticando completamente che erano ancora pieni di schiuma.
Sbatté la mano per levare la schiuma, schifato.
- Vedi? Come al soluto hai costruito un castello da una piccolezza – affermò l’amico compiaciuto – Dai, domani ci vediamo e risolviamo tutto.
- Oh sì! Parto subito e ti raggiungo così organizziamo meglio il piano – confabulò tutto compiaciuto.
- Che piano? – gli chiese sorpreso.
Tom spalancò gli occhi.
Certo che Gaccio, certe volte, cadeva proprio dal mondo delle nuvole – La mia vendetta! – borbottò – Te ne sei già dimenticato? Me l’hai detto tu, appena adesso, che avevo perso di vista la cosa principale – asserì soddisfatto.
- Tom… io non intendevo questo… io…
- Gaccio ci vediamo domani. Ora devo sciacquarmi i capelli che sono diventati una poltiglia di lana. Senti che schifo! Non ho più tempo. Ne parliamo con calma, quando ci vediamo a quattr’occhi! Ciao – tagliò corto e mise giù, senza nemmeno aspettare la risposta dell’amico.
Appoggiò il telefono sulla ceramica e poi sprofondò nell’acqua per rilassarsi.
Riemerse sentendo qualche brivido.
Allungò il piede verso il rubinetto dell’acqua calda e lo attivò, poi riaccese l’idromassaggio.
Miss Mayer l’avrebbe pagata cara e non solo per tutti quegli anni schifosi che gli aveva fatto passare al liceo. Ah no! A tutto, doveva sommare anche quella gran giornata di merda.
L’aveva fatto passare come un dittatore, dopo che lui le aveva anche trascinato quella schifezza rosa per più di un chilometro.
Ripensò a Jordan il portiere che era arrossito salutandola, a Matthew Ford che si era proposto di aiutarla. Possibile che quella ragazza nonostante fosse, decisamente, poco attraente, facesse così colpo sugli uomini?
Cosa ci trovavano in quell’ammasso di ciccia?
Ok, aveva un sorriso a dir poco spiazzante e allora?
Aveva solo quello di bello…
Miss Mayer era Satana e lui l’avrebbe svelato all’intero universo maschile.
Poveri imbecilli!
Risprofondò nell’acqua mentre il suo viso assumeva un’espressione maligna.
 
 
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: MandyCri