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Autore: breathrauhl    22/09/2013    2 recensioni
"in quel momento anch'io avevo ripreso a vivere, avevo ritrovato me stessa nel suo battito cardiaco"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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'Summer's in the air baby,heaven is in your eyes'
 
Mi chiedo perché la pace possa essere trovata solo nella morte.
Forse era la risposta,forse era la cessazione di ogni turbine di dolori,di ogni respiro trattenuto tra le lacrime sperando che fosse stato l'ultimo.
Passiamo l'intera esistenza a creare la nostra vita,a programmarla nei dettagli,immaginiamo sin da piccoli cosa saremo diventati.
E poi cosa diventiamo realmente?
Mangime per vermi sottoterra.
Bella merda.
Dante dice che chi uccide o uccide se stesso,viene mandato all'inferno con la propria pena da scontare.
Sinceramente,se l'inferno fosse come quello descritto da Dante avrei preferito bruciare qui sulla terra.
Che poi, pensiamo alla parola 'togliere la vita' uno potrebbe regalare la propria vita a qualcuno che ne ha bisogno,non so,un malato terminale che ha la voglia di vivere tra i battiti del cuore e le vene pulsanti di aiuto e speranza.
Ecco,sarebbe un onore lasciare la propria vita a qualcuno che ne ha bisogno.
In quei momenti in cui ho provato ad uccidermi qualcuno avrebbe dovuto dirmi: "Ehy non vuoi più questa vita? non buttarla via così la daremo a chi ne ha bisogno".
 
Dopo le grandi riflessioni delle sette del mattino decisi di alzarmi e andare a fare colazione.
La mia attenzione fu attirata da un foglio bianco attaccato al frigo da una calamita.
'Emergenza a lavoro ci sentiamo appena posso,baci mamma'
D'altronde ero abituata a questi tipi di 'emergenza' in cui rimanevo sola a casa quando invece non era meglio lasciarmi in balia dei miei pensieri,poteva essere pericoloso.
Versai una tazza di latte per Justin e presi un pacco di oreo,misi tutto su un vassoio e salii in soffitta.
Facendo attenzione a non rovesciare tutto entrai e Justin era sul suo materasso su di un lato a dormire.
I raggi del sole che penetravano dalla finestra e si mescolavano tra i suoi capelli oro rendendoli ancora più lucenti.
Posai il vassoio a terra e alzandomi sulle punte e con cautela cercai di non svegliarlo,ma il parquet mi tradì.
Bastardo.
"Buongiorno"
La sua voce ancora rauca e assonnata invase la stanza.
Mi girai e lentamente si stava alzando dal materasso,si passò una mano sul viso e poi tra i capelli scompigliati.
"Ehy..ti ho portato la colazione"
Dissi in modo da fargli spostare l'attenzione sul vassoio.
Lo guardò e poi spostò lo sguardo su di me senza dire niente,si alzò e contemplò la vista fuori la finestra con il vialetto e qualche siepe.
"Non voglio farti del male Hanna"
Il mio stomaco si chiuse in un pugno.
Me lo ritrovai in piedi davanti a me,con i suoi occhi miele che fissavano i miei.
Odiavo quando la gente lo faceva,era come se scavassero in me stessa,in quello che sono realmente per trovare quello che nascondevo,era come scavare in una miniera e trovare uno scheletro sotto terra.
Mi prese le mani e il calore delle sue dita venne a contatto con le mie.
Iniziò a strofinarmi dolcemente le nocche tenendo il suo sguardo fisso sul mio.
"Riguardo a ieri"
"No, Justin per favore"
Lo stoppai prima che potesse aprire l'argomento.
Mi strinse le mani più forte.
"No Hanna,ieri mi sono sentito come se ti avessi spaventato,come non so,come se avessi messo del sale sulle tue ferite. L'ultima cosa che voglio è farti del male,non voglio spaventarti, anzi voglio tutt'altro. Voglio che ti fidi di me e che in qualche modo io possa aiutarti,se non posso aiutare me allora aiuto te"
Le ultime parole non furono sentite dalle mie orecchie ma dal mio cuore.
Justin continuava a tenermi le mani e il suo calore inondava anche i buchi freddi della mia anima.
Non riuscivo a tenere il suo sguardo,era più forte di me.
Di nuovo non sapevo che fare.
Optavo per:
A fuga a gambe levate
B sepoltura
C cambiare argomento.
Visto che ero sprovvista di una pala,decisi di optare per la C.
Mi liberai dalle sue mani e mi voltai verso la finestra.
“E’ una bella giornata e avevo pensato di portarti fuori”
“Cambi discorso di nuovo,Hanna io..”
Lo fermai prima che continuasse con la sua predica da buon samaritano.
“Ho detto che usciamo,quindi vado a prepararmi”
“E se non volessi uscire?”
“Casa mia,regole mie”
Alzò gli occhi al cielo,tirò un respiro profondo per mandare fuori la mia arroganza che lo aveva punzecchiato e poi rispose.
“Come desideri”
 
Ciò che amavo di Greenville erano i grandi viali con le foglie che facevano da coperta ai marciapiedi,le villette una vicina all’altra e i piccoli negozi dove potevi trovarci di tutto.
Io e Justin camminavamo a distanza facendo attenzione a non sfiorarci,come se uno dei due portasse la lebbra.
Justin si guardava intorno come un esploratore curioso che teneva per se tutte le domande ed io in silenzio a guardare la strada.
A Justin servivano dei vestiti non poteva marcire nella tuta di mio padre che a poco gli cadeva da dosso,così decisi di portarlo in un negozio.
“Entriamo qui”
Justin mi seguì a ruota.
Entrammo e subito si avvertì il fresco dei condizionatori che punzecchiava la pelle.
Le commesse come avvoltoi si dimenarono su di noi come se fossimo prede.
“Salve,possiamo esservi utili?”
Le liquidai con un “Faccio un giro e poi vi chiamo se ho bisogno”
Vidi Justin che guardava delle T-shirt e mi avvicinai.
“Provale”
“Non ho soldi”
“Provale su”
“Hanna come credi che possa pagare?”
Sbuffai.
Presi un paio di T-Shirt e lo spinsi nel camerino.
Mentre Justin provava le maglie feci un giro per trovare qualche pantalone,quando sentii la sua voce chiamarmi così che ritornai al camerino.
“Come mi sta?”
Lo guardai e indossava una T-Shirt turchese con delle scritte in bianco e non potevo nascondere che quel colore gli stava davvero bene.
Andiamo Hanna,era molto più che ‘carino’,ma non potevo scompormi.
“E’carina”
Si girò verso lo specchio e si diede un’altra occhiata.
“Tieni,misura anche questi jeans”
“Hanna non posso”
“Perché?Ho preso la taglia sbagliata?”
“No,non posso farti spendere tutti questi soldi”
“E’ un regalo” cercai di sorridere nel modo migliore cercando di non apparire come un tricheco in calore e riuscii a convincerlo.
 
Continuammo la nostra passeggiata mangiando un hot-dog per strada e ci fermammo in un parco che ospitava una piccola festa.
C’erano lanterne colorate che rendevano l’aria dolce e accogliente,potevo sentire l’odore dello zucchero filato e delle noccioline,c’erano bancarelle di tiro a segno,c’era chi leggeva il futuro,c’erano le marionette un po’ trasandate e consumate,c’erano i bambini felici con i loro palloncini ai polsi che mi trasmettevano quel filo di felicità.
“Guarda!”
Mi girai verso Justin che aveva in mano un enorme batuffolo di zucchero filato che gli copriva la faccia. “Justin?”
“Un Signore mi ha offerto lo zucchero filato,andiamo,mangia”
Mi porse uno spicchio rosa e lasciai che lo zucchero sporcasse le mie dita rendendole appiccicose.
Justin si fermava ad ogni bancarella curioso come un bimbo,non voleva perdersi nulla.
Provò il tiro con l’arco e vinse un peluche,guardò lo spettacolo delle marionette e batté le mani alla banda che suonava.
Era felice ed il suo sorriso contagiava le mie labbra spontaneamente a fare lo stesso.
Ecco a cos’era bravo Justin.
Mettere un sorriso sui cuori agitati.
“Andiamo lì?”
Justin indicò la ruota panoramica.
“Vuoi andarci davvero?”
“Non dirmi che hai paura”
“No,lo dicevo per te”
“Non vuoi salire perché te la fai sotto dalla paura”
“Oh quello che chiamerà la mammina una volta saliti sarai tu tesoro”
Facemmo il biglietto e salimmo sulle carrozze di ferro.
La giostra iniziò a muoversi lentamente salendo sempre più su,mi sporsi per guardare in basso e le persone sembravano tante formiche pronte per essere schiacciate.
“Non ti sporgere”
Justin si avvicinò e mise la sua mano intorno al mio fianco così da tenermi a se.
“Ecco,così non rischi di cadere”
Disse soddisfatto del suo gesto da eroe.
Continuai a guardare la vista senza dar peso alla mano di Justin sui miei fianchi,arrivammo in cima e potevamo vedere tutto il paese illuminato,era davvero bello.
Un colpo brusco fece fermare la giostra e la carrozza dov’eravamo seduti iniziò a muoversi bruscamente facendomi scivolare da un lato.
“Justin!” Ebbi il fiato di urlare e non so davvero come.
“Ti tengo Hanna tranquilla,ti tengo”
Mi mise tra le sue braccia e continuava a stringermi per tranquillizzarmi.
Una voce da un megafono diceva che c’era un piccolo guasto e a breve lo avrebbero riparato.
“Giostre del cazzo”
“Hai di meglio da fare?”
“No però mi hanno fatto prendere un colpo”
“Però ti ho preso”
“Lo so” dissi calando la voce.
Con due dita Justin prese il mio mento e portò la mia attenzione nei suoi occhi miele.
“Hai dei bei occhi sai?”
“Non credo”
“Fidati,credo siano i miei preferiti”
“Solo perché hai perso la memoria e non ne ricordi altri”
“Saranno sempre i miei preferiti,lo sono stati dal giorno in cui ho riaperto gli occhi,davvero,hai gli occhi belli che per me sono stati vita da quel giorno”
Sentivo il respiro di Justin sulle mie labbra ed il mio cuore che accelerava tanto che avrei potuto sostituirlo con il motore della giostra per farla funzionare.
Le sue mani mi tiravano a lui e il suo respiro stava per scomparire sulla mia bocca.
C’era qualcosa che bussava nel mio stomaco,se quelle erano farfalle,vi prego datemi un insetticida.
La giostra riprese a girare così da rompere quell’atmosfera imbarazzante e riportarmi con i piedi per terra,letteralmente.
  
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