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Autore: massi_97    22/09/2013    1 recensioni
Beh, a tutti noi possono capitare dei momenti… singolari?
Delle circostanze che non si spiegano appieno, di cui ci sfugge qualcosa.
O delle situazioni completamente prive di senso, cose che rasentano l’impossibile, cose che possiamo vedere solo nei nostri sogni… o per meglio dire, nei nostri incubi.
Se c’è qualcuno li fuori che pensa di essere l’unico a cui accadono queste cose, che pensa che capitino tutte a lui, devo dire che si sbaglia di grosso.
Ci sono dei ragazzi a cui queste cose capitano di continuo, e non possono sfuggirvi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gli Dèi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo alla penultima ora e Dylan sta cercando di seguire quello che dice la professoressa di scienze sulla teoria del evoluzione, o perlomeno crede stia parlando di quello.
Una donna prossima alla pensione, ma non per questo rimbambita, anzi.
Ogni minima cosa che bisbigli riesce sempre a sentirti.
Molte volte Dylan si è chiesto se in realtà non fosse un cyborg mandato dal futuro per uccidere qualcuno che poi non ha trovato e ha ripiegato sulla carriera scolastica.
La professoressa Anders ha una fitta ragnatela di rughe che le percorre tutto il viso, sembra che si debba sgretolare da un momento all’altro.
I lunghi capelli bianchi sono raccolti in una cipolla, e sul lungo naso appuntito sono appoggiati un piccolo paio di occhiali.
Le mani nodose sembrano quasi quei rami secchi che ti bussano alla finestra nei giorni di vento, solo per farti paura.
- Bene ragazzi- Dylan si sveglia di soprassalto.
- Per la prossima volta voglio una ricerca sugli adattamenti evolutivi delle piante nei vari habitat- un vocio di disapprovazione riempie la classe.
- Deve essere di almeno 10 pagine, portando dei campioni- un altro lamentio generale più forte del primo.
- Il lavoro si svolgerà in coppie, scelte da me- gli alunni fanno un ultimo tentativo di protesta alzando ancora di più la voce.
- Sempre che non vogliate farlo singolarmente e con il doppio delle pagine- tutti ammutoliscono d’un tratto.
- Come immaginavo. Allora: prima coppia…- inizia a nominare tutte le persone della classe una ad una assegnandogli il compagno, e ogni gruppo nominato è seguito da un verso di amarezza o di gioia, per i pochi fortunati.
- …settima coppia: Dylan Anderson e Max Grani…
La campanella suona poco dopo la fine della formazione dei gruppi e finalmente arriva il primo fine settimana.
Il biondo sgattaiola veloce fuori dalla scuola, tutto quello che vuole in quel momento è andare a casa.
Mentre sta tranquillante andando verso la fermata dello scuola bus, Dylan si sente chiamare
- Anderson! Anderson!
Dylan capisce e alzando gli occhi al cielo pensa “Fantastico!, togliamoci questo dente”.
Si gira e vede un ragazzo che sta cercando di farsi largo tra la mandria di alunni.
È un colosso, a occhi e croce supera abbondantemente il metro e ottanta, poco meno dei giocatori di football della scuola.
- Finalmente ti sei fermato, è da quando è suonata la campanella che ti sto chiamando, ma sei schizzato subito via. Ah, mi stavo dimenticando, piacere, Max Grani- Dice porgendo la mano a Dylan e mostrandogli un largo sorriso.
Ha dei lunghi capelli castano scuro con un’imprecisa riga centrale. Ma la cosa che più colpisce Dylan sono gli occhi, castano scuro nella parte più centrale, verde brillante più esternamente. Ma a parte questo, sono gentili e allegri, a differenza di quelli della squadra di football, a cui tanto somiglia, colmi di sbruffoneria.
- Dylan Anderson.
Risponde stringendo la mano abbozzando un sorriso.
- Beh per quanto riguarda la ricerca di scienza, ti andrebbe bene se ci incontrassimo domani pomeriggio verso le 15:00, ci possiamo incontrare qui.
- Va benissimo, solo che io non è che abbia capito benissimo quello che ci sia da fare.
- Ahahah, non ti preoccupare, lo capisco, oltre ad essere inquietante, l’Anders ha un effetto soporifero quasi su tutti.
Dylan riesce a fare un vero sorriso, dopo tanto tempo.
- Beh ottimo, io adesso vado alla fermata dello scuola bus, tu da che parte vai?
- Anche io vado da quella parte.
I due si avviano.
- Tu sei nuovo di questa scuola vero?- chiede Max
- A dire il vero si.
- Io sono arrivato qui l’anno scorso, stai tranquillo non ci metterai molto ad ambientarti qui, basta solo che segui delle semplici regole.
- Tipo?
- Tipo, cerca di stare alla larga dalla squadra di football, se ti prendono di mira è la fine. Poi non rivolgere mai parola alle cheerleader a meno che tu non sia ricco e famoso o almeno una delle due cose. Non sfottere mai il vicepreside per il suo assurdo accento francese. E cosa ancora più importante, per farti dare la doppia porzione in mensa parla di quanto ti piacciano i gatti alla cuoca, di solito quello che servono è stomachevole ma ti può essere utile di giovedì, è il giorno di pizza.
- Hey Grani!
Cinque degli stessi ragazzi della squadra di football visti sullo scuola bus si stanno avvicinando, tra spintoni e risatine si fanno larga tra la calca sul marciapiede.
Ma il moro fa finta di niente.
Oramai sono arrivati alla fermata.
- Beh credo sia meglio che vada, quindi a domani- dice Max indicando una stradina che passa attraverso un parco naturale a pochi passi da loro.
- A-a domani- dice titubante Dylan.
A lui sembra che quei ragazzi vogliano dare grane a Max, ma lui pare non preoccuparsene, quindi non lo fa più di tanto neanche lui, anche perche gli sembra uno che sa cavarsela da solo.
I giocatori si accorgono che il moro si sta avvicinando al’entrata del parco, come se non fosse la prima volta che accade, e iniziano a corrergli dietro, e certamente non perché tengono a salutarlo.
Max si gira e li vede venirgli incontro, sposta lo sguardo verso Dylan, che stava iniziando ad avere un espressione preoccupata, sorridente  gli fa l’occhiolino e inizia a correre.
Dylan non si sarebbe messo a rincorrere i giocatori se solo, nello sfrecciargli affianco, non avesse viso uno di loro tirare fuori dallo zaino una mazza di legno.
Inizia un inseguimento che si snoda tra alberi e cespugli, hanno ormai lasciato da tempo il sentiero e Max li sta conducendo sempre nella parte più fitta del bosco.
Dylan si tiene a distanza dagli altri per intervenire solo se la situazione si complica.
Ma sembra che non abbia bisogno d’aiuto, corre come una lepre in mezzo alla boscaglia da cui si riesce a vedere solo a tratti.
La corsa ha fine solo quando il gruppo di ragazzi si raduna in uno spiazzo.
Dylan si nasconde dietro ad un albero e cerca di fare silenzio e di trattenere il fiatone.
- Accidenti! Lo abbiamo perso un'altra volta! - lo riconosce, è il capitano della squadra a parlare.
Si sente il colpo della mazza contro un albero.
- Quello stronzetto, lo prenderemo la prossima volta.
- Si! Lo prenderemo! - gli fanno eco gli altri ragazzi.
Tutto il gruppo ritorna di corsa sui loro passi, passando vicino all’ albero dove si nasconde Dylan, che trattenendo il fiato schiaccia la schiena contro il tronco.
Quando ormai non si sentono più nelle vicinanze, esce dal suo nascondiglio con fare incerto.
- Max, Max! - prova a chiamare il suo amico ma senza successo.
Si guarda attorno in cerca di tracce dell’amico, ma vede solo alberi e cespugli.
Una folata di vento scuote le foglie.
Sente un fruscio poco lontano.
Dylan si volta di scatto per vedere se fosse il moro, ancora alberi.
Un ramo si spezza dietro di lui.
Un ombra si muove tra le fronde sopra la sua testa.
Dylan fa qualche passo indietro mantenendo tutti i sensi in allerta.
- BOOOOH! -
Il biondo fa un salto, si gira di scatto e trova Max appeso a testa in giù ad un ramo.
Il moro si lascia cadere e atterra in piedi.
Con le mani portate a tenere la pancia e gli occhi lacrimanti, Max  inizia a ridere fragorosamente.
- Ahahah dovevi vedere la tua faccia! Ahahahah.
Dylan si sente il volto avvampare dalla rabbia.
- Smettila idiota, mi ero preoccupato, avevano una mazza.
- Ahahahah non riesco a respirare!
Il biondo gli molla uno schiaffo sulla nuca.
- Ahi! Mi hai fatto male. Non ti dovevi preoccupare loro non hanno il fegato di utilizzarla, mi volevano solo spaventare, come ho fatto io con te poco fa Ahahah.
A Dylan scappa un sorriso, per quanto sia arrabbiato con lui.
- Ma grazie comunque.
- Di niente, spero solo che tu non mi abbia fatto perdere lo scuola bus.
La cosa che meraviglia Dylan non è tanto il fatto che a lui non interessasse di essere stato quasi minacciato con una mazza, ma il fatto che non ha una goccia di sudore sulla fronte dopo tutta quella corsa e, per quanto possa essere improbabile, non gli è sembrato di sentire nessun rumore mentre lui atterrava dall’albero.
 
  
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