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Autore: Lady Five    22/09/2013    4 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo il “fattaccio”, qualcuno bussò alla porta della cabina di Harlock sull'Arcadia.
“Avanti” disse lui distrattamente, credendo fosse uno dei suoi uomini.
Sbiancò quando invece entrò Mayu.
Non aveva minimamente messo in conto che si sarebbe presentata lei di sua iniziativa.
Ma ci aveva riflettuto a lungo, Mayu, e aveva concluso che era assurdo far finta di niente. Dovevano mettere le carte in tavola e chiarirsi, a qualunque costo. Anche a costo di rimetterci la faccia.
Era piuttosto tesa e aveva tutta l'aria di aver dormito poco, la notte prima. Come lui, del resto.
“Devo parlarti” disse semplicemente.
Harlock tossicchiò imbarazzato. Tutta la sua determinazione lo stava abbandonando. Harlock, sei proprio irriconoscibile! Stai tremando come una foglia davanti a una ragazzina!
“Sì, siediti. Mi hai preceduto, anch'io volevo parlarti...” disse assumendo un'aria grave e un tono deciso.
Mayu gli si sedette di fronte, piantandogli gli occhi dritti nel suo. Era nervosa, ma non sembrava avere affatto paura, lei.
“A proposito di quello che è successo ieri pomeriggio...” esordì.
Harlock la interruppe.
“Sì, ecco, appunto. Volevo chiederti scusa.”
“Scusa? E per che cosa esattamente?”
La domanda lo spiazzò.
“Come... per che cosa?” riuscì solo a balbettare.
“Per avermi baciata o per essertene andato in quel modo subito dopo?”
Harlock era sempre più in preda al panico.
“Beh, ecco... per entrambe le cose - sembrò riprendere la padronanza di sé - Non avrei dovuto turbarti...”
Mayu alzò un sopracciglio.
”Ti sono sembrata turbata? Sapevo esattamente che cosa stavo facendo e che cosa stavo rischiando. Non sono più una ragazzina.”
“Ma io non avrei dovuto... incoraggiarti. E, sì, non avrei nemmeno dovuto scappare in quel modo, ma al momento non sapevo come mettere fine a...”
“A che cosa, Harlock?”
“A quella... situazione, ecco.”
“Perché non dici la parola che hai in mente? Perché non dici a quell'errore?”
Mayu era spietata.
“Preferisci che dica così? D'accordo, a quell'errore, a quel momento di debolezza. Va bene, adesso?”
“E' questo che sono per te? Un errore?”
“Mayu, non far finta di non capire. Non sei tu l'errore. E' quel bacio, l'errore. Qualunque sia il motivo per cui l'hai fatto, non deve ripetersi più, mai più. E non credo sia necessario spiegartene le ragioni, ci puoi arrivare benissimo da sola!”
“Io ce l'ho molto chiaro, il motivo per cui l'ho fatto. Voglio capire perché l'hai fatto tu.”
Sempre più difficile.
“Io... non lo so. Immagino perché tu sei comunque una bella ragazza e io sono pur sempre un uomo... Ma ora basta, ognuno deve riprendere il suo posto.”
“Vuoi dire che l'avresti fatto... con chiunque altra?”
“Come faccio a saperlo? Forse sì...”
“Io invece penso di no. E ti spiego anche perché. Ti ricordi la sera che ti ho trovato svenuto e sono rimasta con te? Ti ricordi che ti avevo detto che parlavi nel sonno?”
Harlock annuì.
“Tu poi mi chiedesti che cosa dicevi e io ti risposi che erano parole inarticolate. Beh, ti ho mentito. Per proteggerti, perché intuivo che avresti preferito non saperlo.”
Harlock si agitò.
“E... quindi? Che cosa dicevo in realtà?”
“Mi chiamavi, Harlock. Chiamasti più volte il mio nome.”
“Non è vero! Te lo stai inventando adesso!”
Mayu continuò imperterrita.
“All'inizio pensai di aver capito male, che tu stessi chiamando Maya, ma poi non ho avuto più dubbi. Era me, che volevi. E quando hai sentito la mia voce, ti sei calmato, anche se non eri cosciente.”
“E... allora? Che cosa significa? Non vorrai prendere sul serio i deliri di un ubriaco?”
Ci fu un breve silenzio carico di tensione.
“Io ti amo, Harlock. Sono innamorata di te da non so più quanto tempo. E penso che anche tu provi qualcosa per me, qualcosa di diverso dal solito, intendo, ma non riesci ad accettarlo. Non vuoi ammetterlo perché ti sembra di tradire i tuoi amici, di venir meno al ruolo che hai sempre avuto verso di me, di commettere un atto impuro. Ma sono soltanto parole senza senso. Perché le cose cambiano, si evolvono... Non siamo costretti a restare imprigionati in certi schemi tutta la vita...”
Sconvolto dalla brutale sincerità di quella confessione, Harlock tentò di replicare.
“Frena un attimo! Non sono parole senza senso, come credi tu. I tuoi genitori ti hanno affidato a me perché potessi, per quanto indegnamente, sostituirli, non perché ti... saltassi addosso una volta cresciuta! Ci sono dei confini precisi, che non devono e non possono essere superati!”
“D'accordo, hai assolto il tuo compito come meglio hai potuto. Ma adesso siamo due persone adulte. Possiamo scegliere noi chi essere.”
Harlock si sforzò di assumere un tono il più possibile comprensivo e paterno.
“Senti, Mayu, non è che io non ti capisca. Ti sei sentita sola tutta la vita, come hai più volte ribadito tu stessa, e io non ho potuto starti vicino come avrei voluto. Non pensi che questa situazione possa aver alterato la percezione che tu hai di me? Possa averti fatto fraintendere i tuoi sentimenti per me? Fatto credere quello che non è? Il fatto di non aver mai conosciuto tuo padre, poi...”
Mayu lo interruppe irritata.
“ Ah no! Risparmiami il predicozzo psicanalitico sul fatto che io cerchi un uomo maturo perché sono cresciuta senza una figura paterna, ecc. ecc.! La conosco anch'io, questa teoria. E sai che cosa ti dico? E se anche fosse? Qualunque sia il motivo, non cambia la realtà. Tu non sei mio padre, non abbiamo legami di sangue. Quindi il problema è un altro, ed è solo nella tua testa!”
“Non esistono solamente i legami di sangue, esistono anche quelli affettivi. Cerca di capirmi, accidenti! Tu mi hai sempre visto come un uomo, un adulto, in fondo, ma per me è diverso... io ti ho praticamente vista nascere... come puoi pensare che questo non conti nulla? Come puoi credere che io ti possa vedere in modo diverso?”
“Non puoi o non vuoi? Perché, vedi, tu a parole puoi fare tanti bei ragionamenti. Ma poi ti tradisci in altri modi. Bacio a parte, credi che non abbia notato come guardavi nella mia scollatura?”
Harlock era esasperato.
“Per forza, me l'hai praticamente sbattuta in faccia! Anche un monaco eremita ultranovantenne ti avrebbe guardato!”
“Sì, ma io ti ho beccato molte altre volte a osservarmi... e poi parlavi nel sonno...!”
Harlock arrossì suo malgrado.
“Ti osservavo per vedere come ti trovavi sull'Arcadia, se andava tutto bene... e ti ricordo che quella notte ero ubriaco fradicio!”
“Appunto! In vino veritas! E comunque non me la bevo, tanto per restare in tema!”
“Mayu, non m'importa di convincerti. Non è così che funziona. Non può funzionare. A parte il fatto che ho quasi il doppio dei tuoi anni...”
“E ti lamenti? Pensa a quanti uomini farebbero carte false per essere al tuo posto!”
“Sii seria, per un momento. Un giorno mi ringrazierai per averti fatto questo discorso. Sei giovane, hai tutta la vita davanti, presto capirai tu stessa che era solo un sogno infantile, e sarai pronta per incontrare e amare qualcun altro. Vedrai che andrà così, fidati...”
La ragazza avrebbe voluto rinfacciargli che per lui non era stato affatto così, che dopo Maya non aveva più incontrato né amato nessun'altra allo stesso modo, ma si trattenne. Sarebbe stato troppo crudele. Ma sentì che stava perdendo, come aveva temuto. In un supremo tentativo, ricacciò indietro le lacrime e si avvicinò ancora di più a lui, fissandolo in volto.
“Giurami che non provi nulla per me, che non mi respingi soltanto per rispetto ai miei genitori, per seguire le regole, tu che non le hai mai seguite in vita tua.”
Harlock scelse la sincerità.
“Mayu, sarò anche mezzo cieco, ma non posso negare di trovarti bellissima, e non solo quello... sei intelligente, dolce, coraggiosa... devo continuare? Ma non posso, semplicemente non posso, andare oltre, anche se volessi. Mi sentirei un mostro, capisci, un reietto, un essere immondo e moralmente disgustoso. Mi dispiace, ma certi tabù sono troppo anche per un fuorilegge come me.”
Lacrime brucianti cominciarono a rigarle le guance, senza più ritegno.
“Non ci vuoi nemmeno provare? Non vuoi farlo per me?”.
Ormai la sua era solo una supplica. Ma Harlock non si lasciò commuovere.
“No, Mayu. Ti farei soltanto del male, e io non sopporterei di causarti coscientemente altre sofferenze.”
E poi tutte le persone a cui voglio bene se ne vanno troppo presto, piccola!
“Allora non c'è nient'altro da dire. Da questo momento io sono solamente un membro qualsiasi del tuo equipaggio.”
Gli prese il volto tra le mani, guardandolo con i suoi occhi d'ambra lucidi di pianto, gli stampò un bacio disperato sulle labbra, e uscì dalla stanza senza voltarsi.

Harlock era esausto. Si lasciò andare sulla poltrona stremato. Avrebbe preferito mille volte affrontare l'intera flotta mazoniana, Noo e Irita tutti insieme, che sopportare anche solo un'altra discussione come quella.
Ma ce l'aveva fatta. Aveva resistito e alla fine anche Mayu aveva dovuto arrendersi. Starà male per un po' e probabilmente mi odierà, ma poi le passerà e tutto tornerà come prima. Magari tra qualche anno mi chiederà di accompagnarla all'altare...Chissà perché però la prospettiva non lo allettava affatto...
Aveva fatto la scelta giusta, si disse soddisfatto.
E allora che cos'era quell'atroce senso di vuoto che sentiva dilagare nella sua anima?

Harlock pensò che adesso poteva tornare da Tochiro. Aveva vinto la sua battaglia e poteva parlargli a testa alta, senza paura. Così si diresse a passi decisi verso la sala del computer centrale. Ma si arrestò di colpo sulla soglia e si nascose d'istinto in un angolo del corridoio. Nella stanza c'era qualcun altro. Si sporse appena e scorse Mayu, seduta per terra, con la fronte appoggiata al computer e le spalle scosse dai singhiozzi. L'ultima volta che l'aveva vista così era una bambina.
Stava parlando con suo padre.
“Aiutami, papà... soltanto tu puoi fargli cambiare idea... io non ce la faccio senza di lui... Cosa ci sarebbe di male? Continuerebbe a prendersi cura di me, ma in un modo diverso, e anch'io potrei prendermi cura di lui. Ne ha bisogno, è stato da solo per troppo tempo, non vedi come è ridotto? Ha anestetizzato i suoi sentimenti, ha rinunciato a vivere e ad amare ancora, solamente per paura. Dice a me che lo dimenticherò e incontrerò qualcun altro, proprio lui che è ancora prigioniero del ricordo di una donna morta da 25 anni! Non puoi più permetterlo! Sei il suo unico vero amico. Ed io sono la tua unica figlia. Non puoi non volere la nostra felicità!”
Harlock non volle ascoltare altro. Tornò indietro terrorizzato e si chiuse nella sua cabina.
Mayu aveva capito tutto! La sua paura, la sua incapacità di lasciarsi andare, la sua rinuncia ad amare... Non si era sentito mai così messo a nudo in vita sua. C'era andata giù pesante, la ragazza! Non vedi come è ridotto? aveva detto!
Harlock non se la sentì più di affrontare Tochiro. Avrebbe potuto reagire in qualsiasi modo: accusarlo di aver messo sua figlia in quella situazione, permettendole di restare a bordo, oppure cercare di spingerlo verso di lei? No, non avrebbe mai acconsentito a una relazione tra lui e Mayu, di questo era certo. E lui, Harlock, che cosa si augurava? Che cosa voleva veramente? Non ne aveva la minima idea. Se pochi minuti prima si sentiva sicuro della sua scelta, ora nella sua mente e nel suo cuore regnava una totale confusione. Non era da lui. Non si riconosceva. Dov'erano la sua sicurezza, il suo sangue freddo, la sua proverbiale lucidità? Le doti che avevano salvato la pelle a lui e al suo equipaggio tante volte?
Non ha importanza quello che penso io. La devo salvare. Da me. Adesso è sconvolta. Bisogna capirla, le ho spezzato il cuore. Ha solo bisogno di tempo.
I pensieri si accavallavano impazziti. E il whisky lo guardava invitante dall'armadietto.

Harlock non aveva compreso appieno che cosa intendesse Mayu con la frase “Da questo momento io sono solamente un membro qualsiasi del tuo equipaggio”. Ma lo capì molto presto.
La ragazza praticamente sparì dalla sua vista. Già prima non avevano molte occasioni di vedersi, perché lei lavorava in altri settori dell'Arcadia, in cui il capitano si recava raramente. In realtà, se non si verificavano situazioni particolari, la vita sull'astronave procedeva indipendentemente da lui, regolata da ritmi prestabiliti e sempre uguali. C'erano componenti della ciurma che lui non vedeva quasi mai. Mayu divenne uno di questi. Non si mostrò più in sala comando, e men che meno nella sua cabina. Ovviamente, le loro cene settimanali cessarono.
Harlock all'inizio si disse che era normale che lei si comportasse così. Doveva accusare il colpo, aspettare che la ferita si rimarginasse. Ma era convinto - chissà perché - che le sarebbe passata presto, e che nel giro di poche settimane sarebbe tornata la Mayu di sempre. Sarebbe tornata da lui. Avrebbe riavuto il suo sorriso, il suo sguardo allegro, la sua risata argentina, le sue parole gentili...
Ma non accadde.
Passarono molti mesi, e non accadde. Se capitava, molto raramente, che si incontrassero in qualche corridoio, lei si limitava a un cenno di saluto e proseguiva senza quasi guardarlo, senza una parola, come se si conoscessero appena. Harlock ogni volta avrebbe voluto fermarla, dirle qualcosa, ma il suo comportamento lo feriva a tal punto che gli mancava il coraggio di farlo. Se Mayu intendeva punirlo, lo stava facendo alla grande. Una vendetta sottile: non mi hai voluto? Bene, non avrai più neanche quello che avevi prima!
Per paura di perderla, l'aveva persa davvero. Per paura di farle del male, gliene aveva fatto troppo.
Il suo atteggiamento tornò a essere cupo, solitario e taciturno. Per mascherare l'angoscia e il senso di vuoto che lo soffocavano ogni giorno di più. Si rese conto che l'unica, piccola luce che rischiarava la sua vita, la sola fiammella che scaldava il suo cuore, si era spenta. Eppure, era sempre dell'idea di avere agito per il meglio e che Mayu si sarebbe ripresa, prima o poi, anche se forse non l'avrebbe mai perdonato.
Ed era giusto che a pagare fosse lui.

Anche Mayu soffriva atrocemente. Capiva Harlock. Le sue obiezioni non facevano una piega, se le aspettava. Ma ciò non toglieva che le aveva spezzato il cuore. Forse, se avesse avuto un posto dove andare, avrebbe lasciato l'Arcadia per sempre. Per non doverlo vedere più, per non respirare più la sua stessa aria, per non guardare lo stesso cielo. Per non stare più così male. Ma sarebbe servito a qualcosa, poi? Mimeh, l'unica con cui si era confidata, aveva cercato di consolarla come meglio poteva, ma senza molto successo. “Vedrai che cambierà idea. Non era preparato, è una situazione nuova anche per lui. Dagli solo un po' di tempo...” le aveva detto. Ma non sembrava troppo convinta nemmeno lei.
Tutti gli altri avevano intuito che era successo qualcosa. Non era poi così difficile capire che qualcosa si era improvvisamente rotto tra il capitano e Mayu. Non si parlavano più, si evitavano, lei aveva perso il sorriso e il suo sguardo era ridiventato malinconico, lui era tornato intrattabile e arcigno. L'atmosfera sulla nave era decisamente peggiorata.

  
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