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Autore: horanslovely    22/09/2013    0 recensioni
«Papà» mi accolse con un sorriso radioso «ti ho aspettato, spiegami» il sorriso si spense.
«Siediti» mi disse, e io feci come detto «sai la storia dell’Olimpo, giusto?» annuii «bene, sicuramente saprai anche che molto spesso gli dei si innamorano di alcuni mortali e spesso da questo amore nascono dei bambini» sospirò «vedi Iris, la tua impulsività, il fatto che dove ci sei te succedono sempre cose strane che poi sfociano in caos..non sono coincidenze, e non lo è neanche il fatto che tu sia riuscita a sconfiggere il leone Nemeo» annuii, non sapendo cosa dire «vedi tu sei..sei una semidea, figlia mia e figlia di una dea, una bellissima dea aggiungerei» sorrise ed io ero sempre più scioccata «Zeus, e sicuramente saprai chi è, decise che gli dei non potessero avere rapporti con i mortali per cui nemmeno con i loro figli e quindi tua madre dovette andarsene, ma se fosse stato per lei non sarebbe mai andata via» disse.
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Questa storia si ispira alla saga con protagonista 'Percy Jackson' soltanto con personaggi diversi, ovvero i one direction che appariranno dal secondo capitolo in poi.
Buona lettura!
Ps. potreste lasciare una piccola recensione? Grazie mille :)
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ἶρις



Esiste un luogo che oserei definire magico, abitato da dodici creature potenti che controllano l’intera umanità. Talvolta però queste creature diventano succubi della bellezza umana tanto da avere figli propri ma che spesso non riconoscono. E bene, questo luogo si chiama Olimpo, la casa degli dei.
 
«Papà! Sbrigati o farò tardi a scuola» urlai io dallo stipite della porta.
«Eccomi eccomi, prendi le chiavi e sali in macchina. Arrivo tra un secondo» rispose mio padre.
Comunque mi sono dimenticata di presentarmi, io sono Iris Collins ed ho sedici anni. Capelli marroni, occhi scuri, abbastanza magra, non troppo alta. Vivo a New York insieme a mio padre e non ho idea di chi sia mia madre, poiché se ne andò di casa quando io ero ancora troppo piccola per impedirglielo. Ho cambiato diverse scuole negli ultimi tre anni a causa di alcuni miei..problemi. Con questo però non intendo che sono in fin di vita o chissà cosa, semplicemente risulto agli occhi dei docenti troppo impulsiva e poco attenta, cosi mio padre mi fa cambiare scuola per vedere se potrebbe andare meglio. Mio padre si chiama Caleb Collins ed è un importante avvocato di New York, è quasi sempre fuori casa ma nella vita non mi ha mai fatto mancare niente, soprattutto non mi ha mai fatto mancare dell’affetto.
«Iris eccomi, pronta per il tuo primo giorno?» mi chiese entusiasta.
«Ho un po’ paura..e se non andasse bene nemmeno in questa scuola?» chiesi di rimando.
«Sono sicuro che quest’anno andrà meglio» mi sorrise rassicurante.
Il tragitto casa scuola non fu tanto lungo e lo passai chiacchierando con mio padre di ciò che avremmo potuto fare per le vacanze di natale.
«..pensavo che potevamo andare in settimana bianca, e magari invitare anche Jenis» esordì lui ad un certo punto.
Jenis, la sua attuale ragazza, era insopportabile. Aveva due labbra grosse e sempre piene di rossetto rosso che sembravano quasi due gommoni, vestiva sempre attillata pur avendo quaranta anni e passa, ma soprattutto si metteva cosi tanto profumo addosso che poteva asfissiare chiunque. Ma nonostante tutto ciò, mio padre sostiene di essere innamorato pazzo di lei, e se lui è felice lo sono anche io.
«Come vuoi, per me è uguale» sorrisi «papà siamo arrivati, ci vediamo più tardi, ti voglio bene» lo baciai sulla guancia e scesi dall’auto «quest’anno sarà diverso, deve essere diverso»
 
Tutto sommato per ora il primo giorno non sta andato male, anzi è andato piuttosto bene e mi sono fatta pure un’amica. Si chiama Daphne, sedicenne, capelli biondi, occhi verdi e di costituzione simile alla mia. E’ simpatica, sempre solare ed ha una particolare passione per i fiori. Dice che il suo fiore preferito è la Diantha, il cosi detto “fiore divino”. La campanella mi riscosse dai miei pensieri e mi avvertì che la lezione di biologia si era conclusa.
«Ehi Daphne, oggi pomeriggio vieni da me? Magari si fanno i compiti per domani» chiesi alla mia amica.
«Certo, per me va benissimo» mi sorrise «Iris att..»mi avvertì troppo tardi ed io cascai a terra come un sacco di patate, ma di certo non perché fossi inciampata! Uno stupido biondino forse del quarto anno mentre correva mi ha urtato e ovviamente lui, dallo scontro, ne esce immune ed io con sicuramente qualche livido.
«Oh scusami non ti avevo visto» rise «vieni ti aiuto» mi offrì la mano, che io rifiutai.
«Grazie ma faccio da sola» mi alzai sentendo un po’ male alla caviglia.
«Ehi tutto apposto?» probabilmente aveva notato la mia espressione.
«Certo! E’ tutto apposto, tranquillo» sorrise.
«Oh menomale» sorrise e io desiderai di potergli togliere quel sorrisino dalla faccia.
«Bene, ciao» mi girai e presi Daphne con me, nel tentativo di allontanarmi il più possibile da quel ragazzo.
«Secondo me dovresti mettere un po’ di ghiaccio sulla caviglia» esordì Daphne «ti si potrebbe gonfiare eccessivamente» mi chiesi come sapesse che mi faceva male la caviglia, era impossibile che lo sapesse, non l’avevo detto a nessuno.
«Come lo sai?» chiesi. Mi sembrò di scorgere negli occhi verdi di Daphne un pizzico di panico, ma forse era solo una mia impressione.
«Ho visto che sei atterrata su quel piede..intuito» sorrise ed io ricambiai.
«Dai, andiamo a casa mia» e ci dirigemmo insieme verso l’uscita della scuola.
 
«Entra pure Daph» le dissi, lei sorrise e si accomodò.
«Che bella casa che hai» mi fece i complimenti «tua madre ha sicuramente buon gusto» mi sorrise contenta.
«ehm..mio padre» la corressi «mi madre se ne andò da qui quando io ero ancora piccola» lei non disse nulla, semplicemente mi guardava e mi sembrava quasi che già lo sapesse.
«Si beh..avrà avuto i suoi motivi» la giustificò lei.
«Dovevano essere veramente buoni, altrimenti perché ci ha abbandonati?» ribattei io. Daphne stava per dire qualcosa quando ad un certo punto sentii un rumore, simile ad un ruggito, provenire dalla mia stanza.
«Torno subito» la informai.
«Meglio che venga con te» riecco il brillio di panico nei suoi occhi, mi stava nascondendo qualcosa e avevo intenzione di scoprire cosa. Ci dirigemmo verso la mia stanza da dove continuava ad arrivare quel rumore, arrivate davanti alla porta l’aprii di scatto ritrovandomi di fronte ad un leone. Gridai terrorizzata insieme a Daphne, chiudendomi la porta alle spalle.
«Cosa ci fa un leone in camera mia?!» urlai.
«Iris non è un semplice leone, hai visto la sua pelle?» ed era vero, la sua pelle sembrava non poter essere ferita in alcun modo e poi aveva zanne che sembravano metallo «ti ricorda qualche animale in particolare?» mi chiese Daphne. In effetti mi ricordava un animale che avevo studiato mentre a scuola si parlava ancora degli antichi greci.
«Il leone Nemeo» Daphne annuì.
«Ti ricordi chi e come lo sconfisse?» mi chiese ancora. Non capivo il perché di tutte quelle domande.
«Eracle se non mi sbaglio..prima lo stordì con una mazza e poi lo strangolò a mani nude» risposi e lei annuì di nuovo.
«Prova a fare la stessa cosa, io ti aiuterò» mi propose.
«Cosa? Ma sei impazzita? Ci ucciderebbe»
«Tentiamo» e aprii nuovamente la porta prendendo la sedia come arma. Io la seguii, non volevo lasciarla sola.
«Daph passami la sedia!» urlai. Daphne fece come detto. Non so perché ma avevo come la sensazione di sapere esattamente cosa fare «a noi due, micio» cominciai a tirargli addosso diversi oggetti difendendomi con la sedia, ma l’idea non sembrava dare i suoi frutti. D’un tratto ripensai a ciò che avevo detto prima su Eracle, cosi presi la sedia e lo colpii più volte sulla testa per stordirlo e alla fine il piano funzionò. Il leone ormai era stordito e non mi restava solo che cercare qualcosa con cui strangolarlo, sapendo bene che con la mia forza non sarei andata da nessuna parte. Vidi in un angolo del letto un paio di cinture, le presi e le legai insieme trasformandole in una specie di corda. La mia attenzione ritornò sul leone che stava riprendendo le forse, dovevo muovermi. Non so come feci ma riuscii a saltare sopra di lui e a bloccare il suo collo con le cinture. Non appena strinsi la corda cominciò a fare versi soffocati fino a che non riuscii ad ucciderlo del tutto. Scomparve in una nuvola di fumo ed io caddi a terra, per la seconda volta in quel giorno.
 
«Sei stata grandiosa!» si congratulò ancora Daphne «bravissima!»
«Daph hai visto cosa è successo? Come è stato possibile?» chiesi ancora confusissima «E la cosa più strana è che io sapevo esattamente cosa fare» alzai la voce in preda al panico. Daphne cercò di calmarmi dicendomi di bere un po’ di thè, preparato esclusivamente da lei.
«Tra poco arriverà tuo padre, ti spiegherà tutto lui. Adesso pensa solo a rilassarti» mi rispose e successivamente mi fece distendere sul divano. Nemmeno un minuto dopo crollai in un sonno profondo, credo di non aver mai sprecato così tante forze in vita mia.
 
D’un tratto mi trovai in una vecchia soffitta, piena di oggetti antichi, che ricordavano tanto la Grecia, ma soprattutto piena di ragnatele. Mi guardai attorno finché non vidi un bagliore verde alle mie spalle. Cacciai un urlo e dopo mi voltai verso la luce. Vidi uno scheletro su una sedia a dondolo, vestito da anni settanta e con gli occhi verdi smeraldo. Ero terrorizzata, volevo solo andarmene.
«La ragazza non riconosciuta si rivelerà
Il caos la richiamerà, la riavrà
Tra gli dei panico sarà
La morte presto arriverà»

Mi svegliai di soprassalto e notai che mio padre e Daphne erano in cucina a parlare, cosi li raggiunsi.
«Papà» mi accolse con un sorriso radioso «ti ho aspettato, spiegami» il sorriso si spense.
«Siediti» mi disse, e io feci come detto «sai la storia dell’Olimpo, giusto?» annuii «bene, sicuramente saprai anche che molto spesso gli dei si innamorano di alcuni mortali e spesso da questo amore nascono dei bambini» sospirò «vedi Iris, la tua impulsività, il fatto che dove ci sei te succedono sempre cose strane che poi sfociano in caos..non sono coincidenze, e non lo è neanche il fatto che tu sia riuscita a sconfiggere il leone Nemeo» annuii, non sapendo cosa dire «vedi tu sei..sei una semidea, figlia mia e figlia di una dea, una bellissima dea aggiungerei» sorrise ed io ero sempre più scioccata «Zeus, e sicuramente saprai chi è, decise che gli dei non potessero avere rapporti con i mortali per cui nemmeno con i loro figli e quindi tua madre dovette andarsene, ma se fosse stato per lei non sarebbe mai andata via» disse.
«Chi è..mi madre?» balbettai. Ero troppo confusa persino per parlare.
«Eris, la dea della discordia e tu sei sua figlia, una semidea a tutti gli effetti» questa frase cambiò per sempre la mia esistenza.
  
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