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Autore: IamShe    23/09/2013    11 recensioni
Non è buffo? È mio marito e padre di mio figlio, ma non conosce quel qualcuno che è la causa scatenante delle mie azioni; quel qualcosa a cui la mia vita si relaziona per essere tale. «Shinichi Kudo» dico. Non lo conosce, sa soltanto che è il mio amico d’infanzia.
Sorrido, afflitta. Di che mi lamento? In fondo è davvero così.

Ran è sposata ed ha un figlio, ma il marito e padre del suo bambino non è Shinichi. Lui è mancato per dieci lunghi anni e continua a mancare. Eppure, anche quando credeva di aver finalmente voltato quella maledetta pagina, di aver dimenticato quel nome, si ritrova a dover fare i conti col suo passato. Un passato che è più vicino di quanto voglia ammettere.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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#7 Il momento più bello
 
 
Apro gli occhi scontrandomi col soffitto beige di casa mia che la luce solare mette in chiaro attraverso le tende delle finestre. Sbatto più volte le palpebre per abituarmi, poi mi alzo e mi metto a sedere. Le coperte mi coprono metà corpo, dato che l’altro lato è quasi fuori dal materasso. Lancio lo sguardo alla mia destra: Shirai non c’è, è già andato a lavoro. Sospiro, ripensando alla nostra conversazione, ripensando al rapporto di ieri sera. Si sarà accorto che non ero a mio agio? Che non volevo, che era tutto -troppo- forzato? Comunque sia, non posso di certo dargli nessuna colpa. Sono io quella stramba, quella cattiva. Sono io quella che tradisce e che è ancora innamorata di Shinichi. Sono io quella che sbaglia, non lui. Dopo un paio di minuti mi alzo e raggiungo la culla di Conan. Dorme ancora, con le manine chiuse in pugni. Gli lascio una carezza ed un bacio, poi fuggo in bagno. Dopo circa dieci minuti riesco a svegliare anche il mio cervello, e sebbene ancora un po’ intontita, mi lascio andare alla caffeina mattutina. Rimango per un po’ di tempo a fissare la mia casa, ancora in disordine. Oggi rivedrò Shinichi. Shirai l’ha chiamato ieri per avvisarlo dell’ultimo biglietto e per invitarlo da noi in pomeriggio. Chissà se verrà prima.
Sembra quasi che qualcuno mi stia ascoltando oltre le mura. Il campanello suona ed io sobbalzo, macchiandomi anche un po’ di caffè. Guardo la porta in lontananza: potrebbe essere lui. Un sorriso mi si apre spontaneo sul volto al pensiero di rivederlo, ma quando corro all’entrata, debbo scontrarmi con la dura realtà. È solo Sonoko.
“Ehilà, migliore amica.” Dice, ed io la saluto con un bacio e la lascio entrare, mentre lei smuove i muscoli facciali in un profondo sbadiglio. “Che ne dici di venire a fare shopping con me?”
“Shopping?” chiedo, ritornando verso il salone. Lei mi imita e si siede sul divano, accavallando le gambe. Posa la borsa di pelle sui cuscini, poi torna ad osservarmi:
“Sì, sai quelle uscite che ogni tanto si fanno tra amiche alla ricerca di abiti scontati sparlando del più o del meno?”
Sorrido, affiancandola. “Tu non hai bisogno di abiti scontati.”
Mi guarda da capo a piedi, notando la mia vestaglia sporca di caffè. “Però tu sì.”
Scoppio a ridere, dandole uno spintone. “Sto bene così, grazie.”
“Dai! Mi manca uscire un po’ con te. Sono mesi che non succede.” Effettivamente è da quando sono rimasta incinta che la mia vita ha subito una scossa d’elettricità che l’ha sconvolta e cambiata. È da un bel po’ che non mi dedico agli altri seriamente. Fortuna che Sonoko mi conosce e mi vuole bene, e che non ha mai polemizzato sul mio assenteismo mentale.
“Non so. C’è Conan.”
“Lascialo ai tuoi. Ha dei nonni, che servano a qualcosa!”
“La fai facile tu.”
“Sennò lo porti con noi. Che male fa? Prima o poi dovrà imparare a fare shopping!”
“Ma se non ha nemmeno due mesi!” scoppio a ridere, e noto che lo fa anche lei.
“Meglio educarli bene fin da piccoli.”
Non ho nemmeno il tempo di replicare che sento, di nuovo, il suono del campanello. Il cuore mi prende a battere più forte del solito, mentre avverto un brivido scorrermi lungo la schiena.
“Chi è che rompe alle nove del mattino?” dice Sonoko, alzandosi dal salotto. Mi guarda ancora seduta e mi da le spalle. “Vado io.”
La saliva nella mia bocca si riduce notevolmente. È come se sentissi che dietro quella porta c’è lui, come se percepissi la sua presenza. Non so se sia possibile o se siano ancora le mie fobie. Seguo lentamente la mia amica verso l’entrata, consapevole che, nel vederlo, Sonoko girerà un film degno di dieci premi oscar. Consapevole che mi tormenterà per sapere se c’è qualcosa tra noi, ed altrettanto certa che ci manderà mille occhiate maliziose e ci renderà protagonisti delle sue battutine. Ma il bello è che non mi importa nulla. Perché questo è quello che accadeva dieci anni fa, e perché per una volta, voglio vivere come se non fossero mai passati.
La vedo aprire la porta, mentre io mi sorreggo al pilastro all’inizio del corridoio.
E come sospettavo, è lui. Mi lascio andare ad un sorriso. È venuto per me, prima. È venuto per stare con me, e non solo per il caso. I miei peli rabbrividiscono mentre io cado in uno stato di shock. Ho giusto l’accortezza di notare le reazioni di entrambi nel vedersi.
Sonoko ha bocca e occhi spalancati, Shinichi non reagisce, sorride soltanto.
“Shinichi Kudo in persona. Quale onore.”
“Sonoko Suzuki in persona. Nessun onore.”
La mia amica sorride enigmatica, forse non sa nemmeno che io sono a spiarli dietro il pilastro.
“Noto che dieci anni non hanno migliorato la tua simpatia.”
Vedo il mio amico d’infanzia ghignare. Shinichi non vede Sonoko da un anno, non da dieci. Ma lei non lo sa.
“Noto che lo stesso vale anche per te” dice lui. Poi si avvicina col viso al suo. “A proposito, ma cosa sono queste?.. Rughe?”
Questo non doveva dirlo, ma io sto ridendo come una pazza dietro il pilastro.
“Non ho nessuna ruga, razza di imbecille.”
“Ah, scusa, è solo la vecchiaia. Piuttosto, ti levi e mi fai entrare?”
Sonoko stringe forte la maniglia nelle sue mani, mentre lui si fa spazio nel corridoio. La mia amica ha il viso tirato ed infastidito, ma so per certo che, in fondo, si sta divertendo.
“Preferirei di no.”
Ma lui è già entrato, ed insieme si stanno avviando verso di me. È il momento di correre al salotto e far finta di non essermi mai mossa. Nel momento esatto in cui mi siedo, sopraggiunge Sonoko.
Si avvicina a me velocemente, mentre Shinichi sbuca dopo qualche secondo.
“Senti un po’ tu, non mi avevi detto che Mr Sotuttoio dovesse venire qui stamattina! È per questo che non volevi uscire?”
Normalmente mi avrebbe imbarazzato una domanda del genere, il problema è che non riesco a smettere di ridere. “Non lo sapevo, scema.”
“Quindi le hai fatto una sorpresa?” chiede a lui, con voce melensa. “Che dolce.”
“Ho bisogno di avvisare per venirti a trovare?”, Shinichi si rivolge a me, e i suoi occhi catturano i miei senza aver voglia di lasciarli andare. Per qualche istante mi scordo della presenza di Sonoko.
Lei tossicchia, ed io rispondo, avvampando: “Certo che no.”
“Mi sono persa qualcosa?” domanda ad entrambi, guardandoci allusiva, ma Shinichi spezza di nuovo la sua ironia: “Sì, il cervello in corridoio. Ti capita spesso, vero?”
“Ah ah ah. Sto morendo dalle risate.” Si irrita lei, ma io sto ridendo sul serio. Li guardo e mi rendo conto che tutto questo mi è mancato tantissimo. Perché nemmeno quando c’era Conan vi era quest’atmosfera: Sonoko che ci prende in giro, noi che cerchiamo di negare. È bellissimo e mi riempie di gioia. Ho le lacrime agli occhi talmente che sono felice. Tiro su col naso, e il rumore fa voltare Shinichi, che sembra preoccuparsi.
“Tutto bene?”
Anche Sonoko me lo domanda, ma evidentemente non riusciranno mai a capire quanto mi siano mancati insieme. Quanto loro mi siano mancati. Quanto tutto ciò mi sia mancato. Mi alzo e li attraggo a me, entrambi. Li abbraccio, stritolandoli. So che non se l’aspettavano, perché rimangono per parecchi secondi zitti. E mentre loro tentano di capire cosa mi stia accadendo, io comincio a lacrimare... a lacrimare sul serio.
“Ran?” mi chiama lui, mentre Sonoko sbiascica uno strano: “Ti senti bene, vero?”
Rido, poi mi allontano di qualche centimetro. La giusta distanza che ci permette di guardarci negli occhi. Ritiro le mie lacrime all’interno.
“Vi voglio bene” sussurro. Poi, notando i loro sguardi esterrefatti, sorrido: “Sono solo felice che siate qui, adesso, entrambi. Tutto qui.”
Li lascio andare, rilasciando un profondo sospiro di serenità. Mi sento come una ragazzina.
“Anche io ti voglio bene amica mia, ma i segni dell’età cominciano a farsi sentire. Vero?” mi prende in giro Sonoko mentre Shinichi si siede sul salotto, ridacchiando.
“Uffa” mi lamento, fingendomi delusa. “Volevo soltanto dimostrarvi un po’ d’affetto. Come siete cattivi.”
“Ho l’impressione che questo tsunami di dolcezza sia dovuto al ritorno del qui presente detective. E sarò sincera, come lo sono sempre stata con te... non mi fa piacere.”
Le sue parole sono dure come sassi. In un primo istante ho pensato stesse scherzando, come sempre, ma nel girarmi a guardarla, ho capito che era seria. Sonoko ha mutato espressione, Shinichi anche ne è rimasto colpito. Ma perché l’ha detto? Perché ha rovinato un momento così bello?
“Che vuoi dire?” le chiedo, incredula. Ero al settimo cielo cinque minuti fa.
“Possiamo parlare... in privato?” mi domanda, ed è estremamente seria. Guardo Shinichi e sembra impassibile, ma so che dietro quella corazza di indifferenza e freddezza nasconde fastidio. Lo vedo alzarsi ed avviarsi verso la mia stanza. Per un attimo ho temuto che stesse andando via.
“Vado dal bambino.” Dice, e sparisce dietro la porta della mia camera matrimoniale, chiudendola.
Guardo Sonoko. Sono inferocita. Ero felice, come ha potuto rovinare una sensazione così bella? Erano anni che non la provavo.
“Si può sapere che ti prende?” le domando, e il mio tono è tutt’altro che gentile.
“No, dimmelo tu che ti prende.” Sbotta lei. “Devo forse ricordarti la tua vita?”
“Ma di che stai parlando?” alzo un po’ la voce, ma me ne pento all’istante: non voglio che Shinichi senta questa conversazione.
“Ran, ti svegli? Il tizio che è nella stanza accanto è la causa di tutti i tuoi pianti! Dieci anni fa è scomparso senza una ragione precisa, e tu lo accogli così? Come se nulla fosse!?”
“Non è scomparso...” mormoro, ma lei mi blocca: “Ah, giusto. Ti telefonava una volta ogni cinque sei mesi, quando gli andava. Ti rendi conto che io ho visto la mia migliore amica piangere per quel tipo ogni giorno?! Poi torna, e tu che fai?”
“Senti, Sonoko...” provo a parlare, ma lei copre di nuovo la mia voce: “E ti rendi conto che sei riuscita a riprenderti un po’ solo grazie a tuo marito? Come puoi perdonarlo, Ran?”
“Mi lasci parlare?”
Finalmente si zittisce, ed io rilascio un sospiro.
“Shinichi non è affatto quello che credi. Ci sono cose che tu non sai, e che io ho scoperto molto tardi, che mi hanno fatto capire chi è davvero. E se ti dico che è la persona più bella che conosca, mi devi credere.” L’ho quasi mormorata l’ultima frase. È che non voglio che ci si faccia un’idea sbagliata di lui. Mi è sempre stato accanto, ed anche se nessuno può saperlo, io so quello che è successo.
Sonoko, però, è ancora scioccata. Ha gli occhi divaricati, e sembra pensare che io sia pazza.
“Non credo alle mie orecchie. La persona più bella che conosci?” Ripete le mie parole con la voce spezzata dalla sorpresa.
“Sì, Sonoko.”
“E quelli che ti sono sempre stati accanto? Quelli che non ti hanno lasciato nemmeno una volta?”
“Anche lui... mi è stato sempre accanto.”
“Cosa?”
Inspiro, socchiudendo gli occhi. “Non posso dirti altro, però credimi. Davvero.”
“Ran, che razza di lavaggio del cervello ti ha fatto? Perché non puoi dirmelo? Lui ti ha lasciato da sola per dieci anni! Cosa ti ha detto per abbindolarti? Sentiamo!”
“Non ha mai fatto nulla per abbindolarmi. Mi ha soltanto detto la verità.”
Sonoko si ferma ad osservarmi negli occhi. Io glielo permetto senza indugi. Passano molti secondi, il tempo sembra quasi fermarsi. Poi lei riprende parola, senza staccare i nostri sguardi.
“Ci sei andata a letto, Ran?”
Deglutisco, distogliendo il contatto visivo. Ma la mia reazione scatena in lei la consapevolezza che sia andata proprio così. Perché ripete la domanda poi, ma il tono è molto più incredulo.
“Ma che vai a pensare...” cerco di negare, ma sono tutt’altro che convincente.
“Ran... ci sei andata a letto!? Cavolo! Sei sposata, hai un figlio!”
Il suo giudizio mi uccide. Perché si sta comportando così? Lei non sa nulla di me e Shinichi, di tutto quello che c’è stato quand’era Conan, di tutti i problemi affrontati insieme. Sento nuovamente le lacrime abbondarmi sulle palpebre, ma stavolta non sono di gioia.
“Lo so, ma tu non puoi capire!” sbotto, asciugandomi le lacrime col polso. Spero solo che lui non stia ascoltando tutto questo.
“Ma perché non me l’hai detto? Io avrei potuto darti un consiglio, un aiuto! Non mi va che continui a sbavargli dietro facendoti prendere per i fondelli!”
Io continuo a piangere e lei continua a non percepire il senso del discorso. È così difficile decifrare quello che provo?
“Non è così... davvero...”
“E allora cos’è?” mi chiede, esasperata.
Do uno sguardo alla porta, è ancora chiusa. Abbasso la voce: “Sono innamorata di lui, Sonoko.”
Lei strabuzza gli occhi ed io continuo: “Non ho mai smesso, e credimi se ti dico che lui non avrebbe mai voluto farmi del male. Credimi se hai un po’ di fiducia in me. Ti prego.”
Sonoko si zittisce. Credo di non averla mai vista come adesso. È sconvolta e disorientata, ma noto che sta facendo di tutto per comportarsi da vera amica. Noto nei suoi occhi una paura mai vista prima, come se temesse che il fuoco con cui sto giocando possa bruciarmi ed uccidermi.
La porta della camera da letto si apre. Shinichi si appoggia allo stipite e ci guarda entrambe, e quando i suoi occhi si incrociano con quelli di Sonoko, li assottiglia.
“Si può sapere che sta succedendo?” chiede lui.
Cerco di ripulirmi delle lacrime all’istante, non voglio mi veda piangere. E mentre sto per rispondere uno stentato “nulla”, Sonoko avanza verso di lui con preoccupante sicurezza.
Si ferma ad un metro di distanza, ed io non ho la più pallida idea di cosa voglia fare.
“Giurami sulla cosa più cara che hai che ci tieni a lei e che non la farai mai più soffrire.”
“Prego?” Lui arrossisce. Io arrossisco.
“Hai sentito bene.”
Mi affretto a raggiungerli, non oso continuare una discussione del genere.
“Ok, adesso basta. Perché non usciamo un po’?”
Ma nessuno dei due mi ascolta. Si stanno fissando talmente intensamente che sembrano legati da qualche strana calamite.
“Allora?” chiede Sonoko.
Shinichi sorride: “Vale se la cosa più cara che ho è lei?”
Il silenzio. Poi soltanto il rumore del battito del mio cuore che accelera e si fa spazio nel mio petto. Ho sentito bene o me lo sono immaginato? La lentezza con cui mi giro a guardarlo è tanta che sembro farlo al rallentatore. Sta ancora fissando Sonoko, ma credo che lei non sia più capace a rispondergli. E nemmeno io.
Poi la mia amica prende parola, e risponde: “S-sì.”
“Lo giuro.”
Passano secondi che sembrano ore. Io non ho il coraggio di fare un passo che possa smuovere questo silenzio. È il momento più imbarazzante della mia vita, e sembra anche durare in eterno. Non posso saltargli addosso perché c’è Sonoko, non posso parlare perché sennò scoppierei di rosso in viso, non posso guardarlo perché mi incanto a sentire l’eco delle sue parole scivolarmi nella mente. Praticamente, non posso fare nulla.
Finalmente, dopo quelli che sembrano secoli, la mia amica torna a spezzare l’attimo. Mi guarda, e notando il mio rossore, guarda lui. Anche lui è leggermente arrossito, ed è ancora più adorabile del normale.
“Ehm... detto questo, mi sono completamente dimenticata che dovevo fare una cosa. Ehm...sì, vi lascio alle vostre cose.” Dice, fuggendo velocemente verso il salotto. Ci guarda un’ultima volta, e finalmente ci mostra un sorriso. Non è falso né stentato, è grande e radioso e le occupa tutto il viso.
“Ehm... ci... ci vediamo in questi giorni. Ok? Fate i bravi e cercate di... insomma... cercate di non farvi beccare dal padrone di casa.” Sono paonazza. “Dai... un bacio al cucciolo da parte mia. Va bene? Ciao!”
Poi sparisce. Dopo due secondi sento la porta di casa aprirsi e chiudersi con un tonfo.
Lei è andata via, ma l’imbarazzo tra me e Shinichi è rimasto. Non so come comportarmi: potrebbe avere sentito le mie parole, ma senza ombra di dubbio io ho ascoltato le sue.
...La sua cosa più cara...
Mi brillano gli occhi al solo pensiero d’essere definita così. E poi ha giurato. Ok, sarà banale, ma lui ha giurato di tenerci a me. Mi ama ed io lo amo.
Riesco finalmente a guardarlo: è leggermente rosso in viso, ma il suo sorriso accecante spegne qualsiasi altro colore.
“Se il buongiorno si vede dal mattino...” Dice, ed io riesco a lasciarmi andare. Rido anche io.
Poi abbasso lo sguardo, imbarazzata: “Hai ascoltato...?”
“Solo qualcosa.” Ammette poi, deglutendo.
Mi avrà sentito dire «sono innamorata di lui, Sonoko»? Mi guardo dentro e penso che mi farebbe piacere. Perché non so se ho il coraggio di ripeterlo.
“Perché piangevi?” mi domanda, ed io torno ad osservarlo.
“Lo sai...” cerco di sorridere. “Io piango sempre.”
“Sì”, è concorde. “Ma perché?”
“Perché è difficile che qualcuno capisca questa situazione... da fuori.”
“Non importa degli altri, Ran.”
E mentre lo dico so già che sto per piangere di nuovo. Shinichi forse se ne accorge, perché mi si avvicina. Sfiora la sua fronte con la mia e mi prende il viso tra le mani, in un tocco calmo e delicato. Ci accarezziamo per un po’ i profili, senza alcuna fretta di andare avanti. Socchiudiamo entrambi gli occhi, mentre ci avviciniamo col corpo, uno contro l’altro. E mentre lui mi tiene il volto, io lascio scivolare le mani dietro la sua schiena, tastandone il tessuto della maglia.
“Cosa hai sentito, Shinichi?” gli chiedo, tornando a guardarci. I suoi occhi azzurri sono a circa tre centimetri dai miei.
“Nulla.” Sorride. “Avrei dovuto sentire qualcosa?”
“No” scuoto il capo. “Non ce n’è bisogno.”
“No?”
Prendo un grosso respiro, uno di quelli che ti riempiono i polmoni e il cuore di vita. Ho bisogno di tutta l’energia che ho in corpo adesso, e solo l’ossigeno non basterà ad aiutarmi. Ma poi mi rendo conto che è semplice: che basta guardare i suoi occhi e lasciarsi andare, che basta aprire il mio cuore e lasciarlo entrare...
“Sono davvero la cosa più cara che hai?”
“Dopo la mia copia originale di A Study In Scarlet?”
Alzo gli occhi a lui, e lo vedo ridacchiare. Rido anche io, scuotendo il capo.
“Che idiota...”
È ormai una settimana che vivere in casa mia rientra tra le più grandi fatiche di Ercole. Il motivo è tanto banale quanto ridicolo: dentro c’è la fotocopia della persona che più ho amato a questo mondo, e che ultimamente sembra aver bevuto litri di tisane al testosterone. Oggi, però, non posso dileguarmi o fingere di dormire: è la notte di Natale. Ed io gli ho fatto comunque un regalo. È stato difficile per me sceglierlo: ogni volta che pensavo a Conan tornavo con la mente ai suoi baci, e concentrarmi sull’ingenuità di un dono natalizio era più difficile di scalare una montagna. Ma alla fine sono riuscita nel mio intento... per uno strano gioco della fortuna. I miei genitori hanno festeggiato il Natale lontani, in albergo, a causa di un viaggio vinto da me al gioco. Ho deciso di regalarlo a loro, cosicché possano stare un po’ da soli a rilassarsi. Ignoravo che il rapporto tra me e Mr Ormoni degenerasse così tragicamente da un momento all’altro, perché sennò li avrei seguiti, tanto per stargli lontano. Entro in casa, rabbrividendo al freddo che fa fuori. Appendo il cappotto al chiodino del muro, poi cammino verso il salone. L’albero e le sue luci illuminano con grazia l’ambiente, e mi permettono di scorgere la figura di Conan, seduta sul salotto, a leggere un libro. Sarà Doyle o qualche altro giallo. Tanto per somigliare a qualcuno.
“Ciao.” Lo saluto, avvicinandomi a lui. Lo fisso negli occhi azzurri ed avverto già le mani sudare. Ogni minuto che passa diventa Shinichi un po’ di più. Adesso è la sua fotocopia, non porta neanche più gli occhiali. Potrebbe essere lui. Già, potrebbe...
“Ciao.” Risponde, sorridendomi. È un sorriso malizioso, lo intuisco. “Dove sei stata?”
Mi siedo a fianco a lui, immergendo lo sguardo nel trionfo di luci dell’albero.
“Ho portato i regali a Sonoko e alla mamma di Shirai.” Gli rispondo, mentre ripenso al fatto che il mio ragazzo abbia avuto da lavorare proprio il periodo di Natale. E in Hokkaido, inoltre!
Lui annuisce, tornando ad osservare il libro. “E a me, niente?”
“Ecco.” Glielo porgo, ma non lo guardo. “Dovrebbe piacerti.”
Ma lui non prende il mio pacchetto. Anzi, tutt’altro: si alza e si avvicina all’albero, dove ne tira fuori uno simile dalla carta regalo rossa e argentata. C’è anche un fiocchetto sopra.
“Prima il mio.” Dice. Non so proprio che aspettarmi: se è davvero identico a quel maledetto detective stacanovista, sarà l’inedita copia di un altro romanzo di Doyle. Ma ragionandoci, è un po’ piccolo per essere un libro.
“Cos’è?” chiedo, esaltata. Lo ammetto: sono felice che abbia pensato a qualcosa per me. Forse anche lui, come me, è stato tormentato da quei baci che mi ha dato...
“Chiudi gli occhi” ordina.
“Eh?”
“Dai, chiudili” dice ancora, sorridente. Io sospiro ed obbedisco, aspettando l’ignoto. Passano alcuni secondi, poi sento le sue mani scivolare sul mio polso. Un brivido mi spinge ad aprire le palpebre, e subito mi accorgo che non è più di fronte a me, ma dietro di me. È seduto sullo schienale del divano, con i piedi appoggiati ai cuscini ai miei lati. Ma ciò che mi colpisce è qualcosa di luccicante sul mio braccio, vicino all’orologio: è un braccialetto con al centro un ciondolo a forma di infinito. Infisso sopra di esso un piccolo diamante. Me ne innamoro all’istante.
“È bellissimo, Conan-kun!”
“Sono felice che ti piaccia.”
Ho un sorriso a trentadue denti e non riesco a spegnerlo. Non faccio che guardarlo.
“Ti sarà costato una fortuna!” obietto, e lo vedo sbuffare.
“Non preoccuparti. Ho abbastanza soldi da spendere.”
“Non dovevi, stupido.” Mi rendo improvvisamente conto che sommando tutti i regali che ho fatto non avrei comunque potuto spendere quanto lui.
“Non sono il tuo ragazzo e non posso regalarti anelli. Ma in qualche modo, un mio per sempre sarà comunque con te.”
Lo osservo, mentre il fiato mi muore in gola. Per fortuna lui distoglie il contatto, mentre torna a prendere il suo regalo da parte mia.
“E vediamo tu a cosa hai pensato.”
Avvampo. “Oddio, non ti aspettare chissà che. Dopo il tuo regalo...”
Lo sento ridere, mentre afferra il pacchetto. Lo scarta velocemente, ed io ho l’imbarazzo alle stelle. E se non gli piacesse? No. Impossibile, conoscendolo. Mi volto verso di lui, e lo vedo strabuzzare gli occhi.
“È... è quello che penso?!”
Scoppio a ridere. Immaginavo avrebbe reagito così. Meglio.
“Sì, la prima copia di A study in scarlet, in versione originale. È la stessa che quel tipo, dieci anni fa, offrì come premio alla riunione dei fan di Holmes. Quello che morì, ricordi?”*
“Come... come l’hai avuta?!” Il suo atteggiamento mi fa sorridere, ma da una parte mi ricorda incredibilmente Shinichi. E mi fa male.
“Pensa un po’, è rimasta ad ammuffire in un negozio dell’antiquariato di Tokyo fin dalla morte del primo proprietario. Chi me l’ha venduta non ne capiva molto di gialli. Pensava fosse un semplice libro straniero.”
Ha le palpebre talmente divaricate che le iridi azzurre potrebbero cadergli giù da un momento all’altro. “Non ci credo!”
“Non so cosa te ne faccia di una copia ammuffita e vecchia di un romanzo che come minimo hai riletto settecento volte, e per di più in inglese, ma ero abbastanza sicura ti avrebbe fatto piacere averlo. Ricordo la faccia che facesti dieci anni fa quando quel tipo mise in premio questa copia!”
Conan alza gli occhi su di me, con le palpebre assottigliate e un sopracciglio tremante. “Ripeti quello che hai detto.”
“Che... ricordo... della... faccia...” ma non riesco a concludere, a causa della sua espressione. Scoppio a ridere. “Dai, non prendertela!”
Ma non ho il tempo di difendermi ancora: Conan mi salta addosso e mi blocca sul divano,affondandomi la testa sotto i cuscini. Ne prende uno e me lo tira contro, scompigliandomi tutti i capelli. Mi ha tirato una cuscinata! Faccio la finta offesa e cerco di colpirlo anche io, ma non ho successo: lui mi blocca i polsi e me ne tira un’altra.
“Come osi, ragazzina?”
Non riesco a smettere di ridere, sebbene senta arrivare sul mio corpo un’altra cuscinata.
“Io sono la ragazzina? E tu... moccioso?” lo sfotto, ignorando le conseguenze della mia frase: Conan si ferma, lascia andare il cuscino dietro di lui, e si avvicina a me. Mi bacia sulle labbra, di nuovo, e con la stessa passione che ho la contraddistinto le altre volte. Ma per un attimo si ferma.
“Però ti fai baciare da un moccioso...” mi soffia sulle labbra, mentre il mio cuore torna a battere come un forsennato nel mio petto. Ci risiamo...
Socchiudo gli occhi e con tutta la forza di volontà che ho in corpo, lo discosto un po’ da me.
“Forse è meglio se... andiamo a dormire.”
Lui si avvicina di nuovo e mi strappa un altro bacio. “Insieme?” sussurra al mio orecchio, sempre più malizioso.
Ma non si ferma: torna a tormentarmi il lobo, mordicchiandolo con avidità. Socchiudo gli occhi, e mi rendo conto di non possedere la necessaria voglia di fermarlo. Ogni volta che mi ricorda Shinichi, ogni azione che lo può ricondurre a lui, ogni gesto o parola che mi riporta al passato, mi sottrae la forza per resistergli. Non ho conteggiato quei baci come tradimenti a Shirai, eppure lo so che lo sono. Perché è come se io lo stessi tradendo con l’ombra di qualcosa, con il fantasma di qualcuno che non c’è. È come se non fosse materiale tutto questo, come se stesse accadendo solo nei miei pensieri.
Avverto la sua mano scivolare sui miei fianchi e accarezzarli piano, mentre la sua bocca risale lungo il mio collo mandando in tilt la mia respirazione. I suoi baci si fermano all’altezza della mia bocca. Lì Conan me la apre con la lingua, mentre io sono inerme e del tutto fusa sotto di lui. Si struscia sul mio corpo, mentre le sue dita scivolano sul mio ventre e risalgono verso il petto. Poi mi protrae verso di lui, mettendomi quasi seduta. Ci fissiamo negli occhi, ma le sue mani non sono ferme: mi liberano della maglietta, ed io non faccio nulla, neanche quando vanno a sganciare il reggiseno. I suoi occhi fissano il mio seno scoperto, ne sembra rapito ed incantato. E solo ora mi rendo conto di quello che sta succedendo: mi copro per quel che posso con le mani, cercando di allontanarmi da lui.
“Oddio... che sta succedendo?” chiedo, più a me stessa che a lui. “Tu hai dieci anni in meno a me! Sei mio fratello, dannazione!”
“Non sono tuo fratello. Non dire eresie.”
“Sei comunque troppo piccolo per me!”
“Davvero lo credi?”
In realtà no. È molto più maturo della maggior parte degli uomini della mia età, ma questo non dovrebbe avere rilevanza. Conan è da sempre... più maturo ed intelligente degli altri.
“Comunque non possiamo. Lo sai.”
Lui sorride. “Perché non possiamo?”
“Perché... perché io sono fidanzata!” titubo un po’. Ammetto che suona come una scusa.
Lui mi guarda qualche secondo, poi torna a parlare:
“Dimmi che non provi piacere nel baciarmi e me ne vado via.”
Trasalgo, presa alla sprovvista. “Eh?”
Lui avvicina di nuovo il viso al mio. “Dimmi che non senti nulla nei miei confronti e me ne vado.”
Deglutisco, dato che lui mi impone di guardarlo negli occhi. È ancora più vicino, i nostri nasi possono quasi toccarsi.
“Dillo.”
Come posso? Come posso ignorare il fatto che avverto un uragano in me ogni volta che si avvicina e mi bacia? Ogni volta che mi tocca, che mi guarda o che mi parla? Non so se sia a causa della sua straordinaria somiglianza con Shinichi, ma qualunque sia la ragione, non posso mentire sui miei istinti. Lui mi piace. Mi piace troppo, talmente tanto che non credo sia solo un’attrazione fisica. C’è qualcosa di molto più profondo tra noi due, qualcosa che ci lega da tantissimo tempo ma che non riesco a spiegarmi. Qualcosa, che io, avvertivo con Shinichi. Solo con lui.
“Io...” abbasso gli occhi, stringendo le dita intorno ai suoi polsi. Ma non ci riesco. Lo guardo e lo bacio: stavolta sono io a volerlo di più. Mi aggrappo a lui e lo trascino su di me, sdraiandoci sul salotto. Lui risponde con la stessa passione, e in un attimo si lascia togliere la maglia e la getta via, sul pavimento, accanto all’albero. Succede tutto molto velocemente: mi toglie la gonna, si sfila i pantaloni e rimaniamo in mutande, entrambi.
Non servono più parole ormai: senza nemmeno la biancheria intima a fermarci, Conan ed io diventiamo una sola cosa. E credo di essere una pazza. Sì, sono una pazza.
Perché mentre lui mi fa sua, io sento di esserlo sempre stata.
Ed io lo sono stata solo di una persona. Shinichi.

 
 
 
 
* Ho ripescato un vecchio ricordo. Nell’episodio “Il Club di Sherlock Holmes”, l’organizzatore della riunione (prima di morire) promette in premio la prima copia originale del primo romanzo di Doyle. Ricordo bene la reazione del piccolo Shin-chan...
 



Ciao a tutti! Eccomi qui, giusto dopo una settimana :D
Spero che l'attesa del capitolo sia stata ricompensata dal capitolo stesso!
Finalmente abbiamo avuto la Sonoko che aspettavamo, il confronto tra le due, ed il tanto atteso flashback principale, dove viene a galla anche la storia del braccialetto! So che stavate aspettando questo momento, e già so i filmini che vi farete! Parlando d'altro: Shinichi si è dichiarato "vale se la cosa più cara che ho è lei?" *___* Non è dolcissimo? Sì, lo è u.u Inoltre vuole tanto fare il finto tonto, ma in realtà ha sentito tutto! Stava origliando, sì sì u.u
Ma non sono fantastici lui e Sonoko che si punzecchiano? E l'ereditiera che se ne va tutta imbarazzata!?
Fatemi sapere cosa ne pensate, come sempre :) 
Vi lascio allo spoiler, ci vediamo il
29 settembre, con il penultimo capitolo!



Spoiler #8 Il puzzle completo
“Ran...” mi chiama Shinichi, dalla voce rotta e fredda. Non mi guarda, ma il suo tono ha interrotto il diverbio fra me e Sonoko. Mi volto verso di lui, incuriosita, e penso che m’abbia bloccato per non rivelare qualcosa di troppo alla mia amica. Ma io non l’avrei mai fatto.
“Comunque è storia vecchia ormai.” Concludo, rivolgendomi a Sonoko con un sorriso.
Lei inarca un sopracciglio, non sembra soddisfatta.
“Ran...”
Adesso lui mi guarda. Ha gli occhi velati da un infinito senso di terrore.
“Che succede?”
“I biglietti.” Deglutisce mentre mi parla. “Sono per Tendo. Siete in pericolo: vogliono uccidere te e Conan.”



Ohi ohi, guai in vista! *devil*
A lunedì,
Tonia
   
 
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