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Autore: Lothiriel_Indil    23/09/2013    0 recensioni
Il Signore Oscuro era tornato, ormai la notizia era di dominio pubblico, ma ai suoi occhi, quelli di uno dei tanti studenti dell’istituto, quella scuola appariva come gli anni precedenti: un posto sicuro, dove niente e nessuno avrebbe potuto fare del male a chi la frequentava.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ultimamente Draco non faceva che domandarsi come potesse resistere quell’apparente calma che, a differentemente dal mondo esterno, dominava ancora ad Hogwarts, in contrasto con i tempi che correvano.
Il Signore Oscuro era tornato, ormai la notizia era di dominio pubblico, ma ai suoi occhi, quelli di uno dei tanti studenti dell’istituto, quella scuola appariva come gli anni precedenti: un posto sicuro, dove niente e nessuno avrebbe potuto fare del male a chi la frequentava.
Proprio per questo gli era stata affidata quella missione, per permettere alle forze oscure di penetrare quelle potenti mura, eludendo la sicurezza garantita dal preside, uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, e degli insegnanti.
Ma le sue convinzioni avevano iniziato a vacillare. Era giusto ciò che stava svolgendo in qualità di mangiamorte e di sostenitore di Voldemort?
Non che avesse scelta. Sapeva cosa succedeva a chi si opponeva al Signore Oscuro e lui non voleva mettere in pericolo la propria vita, e nemmeno quella dei propri cari.
La pioggia battente creava disegni astratti sulle grandi vetrate dell’aula dove si era nascosto in cerca di tranquillità. In quei giorni il tempo sembrava rispecchiare il suo animo, intriso da dubbi e da paure.
Il viso già fin troppo pallido del ragazzo, alla fioca luce delle candele accese allo scopo di donare un po’ di luce all’istituto, in quel momento appariva spettrale. La sua aria da gradasso era completamente svanita, nonostante in compagnia di altri cercasse di mantenere la sua solita postura. Nessuno sapeva ciò che lo rendeva inquieto, nessuno era in grado di capirlo.
Alle sue spalle la porta si chiuse.
Draco, seduto al proprio posto con il viso rivolto verso l’esterno, si voltò a guardare verso l’uscita per lanciare uno sguardo gelido, quando la sensazione che donavano le sue chiare iridi, al nuovo arrivato.
La sua espressione si fece confusa. Potter, Harry Potter, il suo nemico, stava ricambiando il suo sguardo.
Lui nutriva dei sospetti nei suoi confronti, l’aveva dimostrato fin dal primo giorno, quando, sull’espresso per Hogwarts, Draco l’aveva immobilizzato nel tentativo di farlo tornare a Londra senza che nessuno si accorgesse di lui.
Un sorrisetto si dipinse sul viso del biondo che, alzandosi in piedi, si voltò completamente verso di lui e incrociò le braccia al petto per darsi un’aria superiore:”Cosa c’è, Potter? Sei venuto a spiarmi?”
Ma il viso del Grifondoro rimase serio, non che solitamente passassero momenti allegri insieme.
Un passo. Un altro ancora. Potter, lentamente, si avvicinò a lui, forse stando ben attento alle sue mosse. Non una parola abbandonò le sue labbra, non un solo segnale da parte sua.
Probabilmente si trovava davvero lì per controllarlo, per tenerlo d’occhio, ma questa volta sarebbe rimasto a bocca asciutta. Non aveva fatto nulla di male, se non l’aver saltato la lezione di “Difesa contro le arti oscure”. Forse proprio per quello era andato a cercarlo, per non averlo visto seduto in compagnia degli altri Serpeverde.
“Vattene, Potter.”, sibilò minaccioso. Si era escluso per cercare un po’ di tranquillità, di certo non aveva intenzione di discutere con lui.
“Cosa ci fai qui?”, domandò il ragazzo fermandosi a pochi passi da lui.
Draco adocchiò la bacchetta che, come al solito, teneva nelle tasche dei pantaloni. Che anche quell’incontro sarebbe sfociato in un duello? Be, nel caso non si sarebbe tirato indietro. Non di fronte a lui.
“Non ti riguarda.”
“Dovresti essere a lezione.”
“Non ti riguarda.”, si trovò a ripetere col medesimo tono. Non gli avrebbe dato spiegazioni sulla sua presenza in quell’aula vuota. Per una volta non stava facendo nulla di sbagliato.
“Si che mi riguarda.”, ribattè l’altro.
Non aveva senso rispondere, rischiavano di andare avanti all’infinito. Draco, zittendosi, gli diede le spalle e tornò a sedersi comodamente al proprio posto.
L’intera aula cadde in un profondo silenzio, rotto soltanto dalla pioggia battente contro le vetrate e dai respiri agitati di entrambi.
La situazione era diventata pesante, ma non era il caso di provocarlo. Aveva ricevuto istruzioni precise sia da suo padre che dal professor Piton, che lo teneva costantemente d’occhio, non doveva provocare guai, doveva agire stando attento e senza attirare l’attenzione.
Ma cosa poteva farci? Potter non lo lasciava solo nemmeno per un secondo, ormai aveva capito che stava agendo secondo un piano preciso e questo non avrebbe portato a nulla di buono. Non per lui.
“I tuoi amichetti non ti stanno aspettando?”, gli domandò stanco di essere fissato.
“Possono aspettare.”, concluse il moro che, sedendosi, prese posto nel banco di fronte a quello occupato dal biondo.
La situazione non avrebbe potuto peggiorare ulteriormente. Solo, in un’aula vuota, in compagnia del suo peggior nemico.
“Hai tempo da perdere, Potter?”, gli domandò tornando a posare su di lui gli occhi azzurri.
“Molto.”, rispose l’altro facendo spallucce. Era fin troppo calmo per i suoi gusti, cosa che lo faceva irritare non poco.
“Scommetto che la mezzosangue sarebbe più che contenta di passare del tempo in tua compagnia.”
“Non chiamarla così.”, solo ora la voce di Harry fu rotta da un ringhio. Si infuriava sempre quando Draco, inorridito dalla natura della ragazza o semplicemente per farli irritare, la chiamava in quel modo. Ma dopotutto non poteva fare altrimenti, no? Il suo sangue era insudiciato da quello babbano, non era una purosangue.
“E come dovrei chiamarla?”, domandò con tono derisorio.
“Il suo nome è Hermione.”
Il silenzio piombò nuovamente sui due che, uno a destra e l’altro a sinistra, distolsero lo sguardo.
Una risatina raggiunse le orecchie del biondo che, voltandosi per la seconda volta verso la porta, sentì le chiavi girare nella serratura.
Qualcuno li aveva chiusi nella stanza.
Alzandosi di scatto, e facendo cadere indietro la sedia, portò subito la mano ad afferrare la bacchetta che, dopo essersi avvicinato, puntò verso la serratura pronunciando:”Alohomora!”
Non successe nulla. La porta rimase chiusa, cosa che constatò abbassando la maniglia.
Alle sue spalle percepì i passi veloci di Potter, che sembrava agitato quanto lui a causa di quella situazione: si trovavano in un’aula vuota e chiusa a chiave, quanto sarebbe passato prima che qualcuno sarebbe andato a cercarli? Tiger e Goyle erano troppo stupidi per farlo, senza contare che gli aveva detto che non sarebbe tornato prima di qualche ora, ma gli amici di Potter? Solitamente non gli si scollavano mai di dosso.
“Non verranno.”, disse l’altro, come se avesse intuito i suoi interrogativi,”Gli ho detto che avevo da fare.”
Nulla da fare, per quanto cercasse di trovare una scappatoia da quella bruttissima sensazione.
“Per Salazar…”, sbottò il biondo e, voltandosi, calciò la prima sedia che si trovò davanti, provocando così un forte fracasso.
Doveva rimanere calmo, cosa che gli riusciva alquanto difficile in previsione di quelle bruttissime ore in compagnia del ragazzo.
Ma perché sembrava tanto tranquillo? Che fosse colpa sua? Che dopotutto fosse d’accordo con i suoi compagni?
No, era alquanto improbabile. Entrambi si ritenevano insopportabili. Una mossa del genere sarebbe risultata alquanto masochista da parte sua.
Il Grifondoro tornò a sedersi e, sbuffando, si passò una mano nei spettinati capelli, dall’aria davvero indomabile: “ Non possiamo che attendere.”
Purtroppo non poteva che dargli ragione.
Draco, dopo aver respirato profondamente diverse volte nel tentativo di tranquillizzarsi, prese nuovamente posto, dopo aver rialzato la propria sedia.
Piton si sarebbe accorto della sua assenza, era il suo responsabile. Di certo si sarebbe fatto vivo prima del giungere della notte… O almeno ci sperava.

  
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